Giorgio Bianchi Photojournalist
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NON SOLO L’ITALIA - La Difesa pensa a 10 mila riservisti, Londra a cittadini addestrati. E dopo l’allarme tedesco, Svezia e Finlandia si riarmano
DI SABRINA PROVENZANI

Nelle ultime settimane una serie di leader politici e militari europei si sono allineati su una nuova linea bellicista in funzione anti-russa. Il 19 gennaio la Svezia, la cui entrata nella Nato è imminente, ha introdotto una forma di servizio militare che prevede addestramento in caso di guerra chimica, batteriologica e nucleare: il prossimo anno saranno chiamati circa 100 mila giovani. All’inizio del mese, a una conferenza sulla sicurezza nazionale, Carl-Oskar Bohlin, ministro della Difesa civile, ha annunciato: “Potrebbe esserci una guerra in Svezia”. La vicina Finlandia, la cui sicurezza e politica estera è largamente determinata dalla confinante Russia, è in grado di mobilitare un esercito di riservisti in pochi giorni. La scorsa settimana il capo del comitato militare della Nato, l’ammiraglio Rob Bauer dei Paesi Bassi, ha avvertito della possibilità di una guerra con la Russia nei prossimi 20 anni, in cui “sarà coinvolta l’intera società, che ci piaccia o no”.

Il ministro della Difesa della Germania, Boris Pistorius, gli ha fatto eco suggerendo tempi più stretti: tra cinque e otto anni. Il 16 gennaio il tabloid tedesco Bild rivelava l’esistenza di un piano dettagliato delle forze armate in caso di conflitto fra Mosca e la Nato. Che scoppierebbe nell’agosto 2025, con 300 mila soldati dell’alleanza atlantica contro 200 mila nuovi coscritti russi.

Questa settimana il capo dell’esercito del Regno Unito, il Generale Peter Sanders, ha dichiarato che non siamo più una società post, ma prebellica, e ha fatto appello alle autorità perché preparino i cittadini alla guerra: non ha chiesto un ritorno alla leva obbligatoria ma ha evocato la necessità di preparare un esercito di riservisti addestrati che possano andare volontari al fronte. Un discorso non concordato con Downing Street, che ne ha preso le distanze: ma quasi in contemporanea il ministero della Difesa, Grant Shapp, ha mandato un messaggio simile, dicendo che il Regno deve prepararsi alla guerra, anche se ha negato ci siano piani per una coscrizione obbligatoria. Il capo della Marina degli Stati Uniti Carlos Del Toro ha commentato che è “molto importante” che Londra investa nella sue forze armate, viste le tensioni con la Russia e gli Houthi in Yemen. Ieri la rivelazione del Telegraph, che ha potuto visionare documenti del Pentagono: gli Usa avrebbero intenzione di piazzare armi nucleari nel Regno Unito, in funzione antirussa, 15 anni dopo averle rimosse. E poi l’Italia, con il ministro della Difesa Guido Crosetto che da novembre parla della necessità di un esercito di riservisti “per prepararsi a qualsiasi eventualità” e sta lavorando all’introduzione, entro due anni e previo passaggio parlamentare, di una riserva ausiliaria dello Stato da 10 mila soldati. L’Italia, a suo modo, si prepara. E non è un caso che nel giorno in cui il Fatto riferisce i dubbi del ministro Crosetto sulle missioni nel Mar Rosso (vedi pezzo di pagina 4), dalla Farnesina Antonio Tajani precisa la natura europea delle operazioni: “La missione Ue nel Mar Rosso è un passo in più in direzione di una politica estera comune – assicura a Radio 24 – L’Ue ha già una missione importante, la Atalanta, che opera nel sud del Mar Rosso e protegge i mercantili. C’è una seconda missione Ue che opera nello Stretto di Hormuz. Abbiamo deciso di allargare questa missione fino a Suez per proteggere le navi in maniera attiva. Siamo parte dell’Ue e lavoriamo in sintonia”. Il riferimento non è scontato. Dal ministero sottolineano che Tajani già nei giorni scorsi aveva precisato l’autonomia di Bruxelles rispetto a Washington: “La difesa da parte americana è legittima per quanto riguarda la sicurezza delle loro navi – era stata la posizione espressa nei primi giorni della crisi – Però l’Italia non può partecipare a missioni di guerra senza l’approvazione del Parlamento”.

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Parlare di libri russi si può (in carcere)
I DENTRO E I FUORI - Ho discusso di Dostoevskij con i detenuti di Opera. Tra i “liberi” molti ripetono “ora certe cose è meglio dirle a bassa voce”. Tra gli ergastolani una cosa del genere non l’avrebbe pensata nessuno
DI PAOLO NORI

Giovedì scorso sono stato nel carcere di Opera a incontrare un gruppo di detenuti che avevano letto Delitto e castigo. Non sono sicuro di aver fatto bene. Non sono quasi mai sicuro, delle cose che faccio, ma giovedì sera in particolare.

Non vado quasi mai nelle carceri per lo stesso motivo per cui non vado quasi mai nelle scuole. Per arroganza, credo. Perché preferisco che chi mi viene a sentire decida lui, di venirmi a sentire, non si senta obbligato da un’insegnante o da un’autorità giudiziaria o non so da cosa. Non ero per niente sicuro di aver fatto bene, giovedì. Ma ormai ero lì. Non potevo mica tornare indietro.

[...] E l’altra sera, dopo, tornato dal carcere di Opera, mentre scrivevo questo pezzetto in un albergo per uomini d’affari vicino alla stazione centrale di Milano mi è tornata in mente una cosa che mi è successa in settembre, quando sono andato a presentare con Dacia Maraini l’ultimo romanzo che ho scritto, che è un romanzo su Anna Achmatova. L’abbiamo presentato, con la Maraini, bella presentazione, eravamo contenti, poi siamo andati a cena. Alla fine della cena è arrivato un signore che ha salutato molto affettuosamente la Maraini, l’ex sindaco di quel posto dove presentavamo il libro, mi han detto, oggi parlamentare. La Maraini mi ha indicato gli ha detto “Lui è Paolo Nori, abbiamo, appena presentato insieme il suo romanzo su Anna Achmatova”.

Il parlamentare ha fatto una faccia come di uno che non sapeva chi era, Anna Achmatova, che è una cosa normale, la maggior parte della popolazione italiana non lo sa, chi è, Anna Achmatova. “Una grande poetessa russa” gli ho detto io, “io sono un appassionato di letteratura russa”. “Eh”, ha detto il parlamentare cambiando ancora faccia e guardandosi intorno, e poi ha sussurrato “queste son cose, in questi giorni, che bisognerebbe dirle a bassa voce”. “Ecco”, gli ho detto io, “io non faccio altro che dirle ad alta voce”.

Questo, mi è tornato in mente l’altra sera in un albergo per uomini d’affari a Milano. E che io, mi è venuto da pensare, la maggior parte della gente che ha sentito parlare di me credo l’abbia fatto in relazione al fatto che due anni fa hanno vietato, all’università Bicocca di Milano, di tenere quattro conferenze su Dostoevskij che mi avevano chiesto loro di preparare. Ecco. E giovedì sera, alla fine, ho pensato che l’incontro di Opera è stato forse il primo incontro, in questi due anni, in cui, se qualcuno avesse accennato al fatto che forse non era opportuno parlare di un libro di uno scrittore russo, sarebbe sembrato un marziano. E ho pensato, alla fine, in un albergo per uomini d’affari, che era ora. E che proprio in un carcere, doveva succedere, una cosa del genere.

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‼️🚨 COINCIDENZA:

1) L’UNRWA è una fonte di prove chiave per il processo della Corte internazionale di giustizia contro Israele

2) L'ICJ afferma che le accuse di genocidio contro Israele sono plausibili e continua il processo

3) Il giorno successivo la maggior parte delle nazioni occidentali contrarie al processo tagliano i fondi all’UNRWA

Tramite Laura Ruggeri

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Buonasera Sig. Bianchi, approfitto del tramite dell'amica Alessandra. Mi chiamo Alessandro Ziviani e sono di Mantova. Sono stato oggi a Montecatini per la conferenza [Verso un nuovo mondo Multipolare Ndr] e ho scoperto che era stata annullata solo quando ero già la ! Ho trovato davanti all'albergo almeno una ventina di tutori dell'ordine fra carabinieri, polizia, finanzieri e alcuni in borghese ! Mi è stato riferito dagli organizzatori delle pressioni (indebite) ricevute dall'albergatore ... Siamo ormai in piena deriva antidemocratica e non è permesso manifestare un pensiero diverso rispetto alla narrazione imposta dai padroni del discorso. Come (magra) consolazione, un vecchio proverbio che recita che "la strada della verità non è mai piana" (ma prima o poi deve emergere). La seguo sempre e ci avrei tenuto enormemente a conoscerLa di persona e manifestarLe il mio apprezzamento per la Sua opera Informativa. Riguardo alle accuse di "disinformaziya" da chi vuole tappare la bocca ai tanti che non sono disposti a sciropparsi le panzane che raccontano, cito un detto delle mie parti: "la prima gallina che canta è quella che ha fatto l'uovo" che, parafrasando, sarebbe a dire che quelli che gridano alla disinformazione, sono quelli che la praticano ! Per fare sintesi del mio pensiero, che coincide largamente con il Suo. Con stima e simpatia.

Alessandro Ziviani

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Oggi, quelli che spingono per le privatizzazioni sono gli stessi che fecero bere al popolo beota l'idea che la cessione di Telecom Italia e Seat per 24.533 miliardi di lire nel 1996 fosse un affare per lo stato, laddove nel 1997 la stessa Telecom generò un cash flow netto d'imposte pari a 14.000 miliardi di lire e ricavi pari a 42.800 miliardi di lire.

Pietà.

Eric Packer

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Forwarded from RangeloniNews
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Donbass, immagini della battaglia per Avdeevka

Proseguono gli scontri attorno alla cittadina-roccaforte sotto il controllo di Kiev, assediata dai russi. Dopo gli attacchi condotti con successo da parte dei russi sul fianco meridionale, l’esercito di Kiev tenta in ogni modo di riconquistare le posizioni perdute lanciando attacchi, spesso mal preparati.

In queste riprese effettuate dai droni del “gruppo del Francese”, risalenti a qualche giorno fa, è possibile vedere una delle fasi di queste battaglie. Gli assaltatori ucraini, supportati da veicoli corazzati da combattimento, si portano a ridosso delle posizioni conquistare dai russi, dando inizio a scontri ravvicinati. I russi a loro volta attaccano gli avversari: dove non riescono ad arrivare i soldati vengono lanciati i droni kamikaze, che non lasciano scampo.
La retorica bellicista della Gran Bretagna, questa idea che relativamente presto ci sarà una grande guerra contro la Russia e bisogna prepararsi con nuovi armamenti e, perché no, anche con la leva militare (qui qualche esempio degli ultimi giorni:https://www.theguardian.com/uk-news/2024/jan/24/army-chief-says-people-of-uk-are-prewar-generation-who-must-be-ready-to-fight-russia; https://www.mirror.co.uk/news/uk-news/whole-uk-must-prepare-conscription-31978009), non solo non si sta placando ma contagia anche altri paesi dell'anglosfera - tipo l'Australia, dove spuntano articoli di tenore simile (tipo questo: https://www.news.com.au/technology/innovation/military/australia-must-consider-bringing-back-conscription-as-allout-war-with-russia-looms-expert-says/news-story/b1ced960b821027163b05b15ad47e5e6) - e, ovviamente, producendo apoteosi di cringe tipo l'articolo, con video annesso (guardatelo, mi raccomando) in cui Boris Johnson si mette a disposizione dell'esercito: https://www.dailymail.co.uk/debate/article-13010871/BORIS-JOHNSON-fight-King-country.html.
Resta da chiedersi, surrealismo di Johnson a parte, quale sia il motivo di questa retorica, e se si tratta solo di retorica o se davvero c'è il piano di portare la Gran Bretagna a un'economia di guerra. Da un certo punto di vista potrebbe essere una buona idea perché le cose, pare, non stanno andando benissimo (qui qualche dato abbastanza agghiacciante: https://www.theguardian.com/business/2024/jan/22/more-than-47000-uk-businesses-on-brink-of-collapse-warn-insolvency-experts). Poi se davvero ci si vuole impegnare nel contrasto globale alla Russia, non avendo più proxy tipo l'Ucraina a disposizione bisogna rimettere in piedi un esercito decente, perché le truppe di cui la Gran Bretagna dispone al momento entrano tutte senza nessun problema, e standoci larghe, nello stadio di Wembley. Poi, certo, potrebbe essere un modo di salvarsi la pellaccia, politicamente parlando: sì, siamo un governo penoso, ma tra poco dobbiamo andare in guerra quindi non è il caso di cacciarci coi forconi come avete fatto con Johnson e May. Potrebbe anche essere un tentativo di deterrenza nei confronti della Russia, ovviamente (e l'orizzonte temporale così variamente spostato nel tempo - tre anni, otto anni, vent'anni, ma certo non il 2025): non pensiate che la partita si chiuda con l'Ucraina, non pensiate di essere l'unico stato che può triplicare la sua produzione militare e aumentare il numero dei propri effettivi, non pensiate che non possiamo o non vogliamo avviarci anche noi su questa strada. Facile dirsi che bisognerà aspettare e vedere cosa succede: se davvero queste proposte di riforma verranno portate a termine (o meglio: se verranno avviate, perché per il momento le leggiamo solo sui giornali, e nemmeno su tutti); se dopo l'Ucraina si manderanno avanti i paesi baltici (l'articolo 5 è MOLTO meno lapidario di quanto la gente comunemente pensi, e di certo non si sacrificheranno né Manchester né, oltreoceano, Boston per Riga o Vilnius); se qualcuno, nell'Unione Europea, si scoccerà magari di essere solo la propaggine economica della NATO, e così via.
Forwarded from Giubbe Rosse
🇧🇫🇲🇱🇳🇪 BURKINA FASO, MALI E NIGER LASCIANO L'ECOWAS
Tre paesi vicini nella regione del Sahel hanno annunciato oggi congiuntamente il loro immediato ritiro dalla Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (ECOWAS) motivando la decisione con il fatto che il blocco è asservito a "potenze straniere". Burkina Faso, Mali e Niger hanno incolpato la presunta "deviazione dai suoi ideali fondanti" del blocco regionale per la loro uscita.
L'annuncio ha scatenato onde d'urto nei 15 membri dell'ECOWAS, con preoccupazioni per la potenziale instabilità politica ed economica nella già fragile regione del Sahel. Burkina Faso, Mali e Niger, tutti membri fondatori dell'ECOWAS sin dalla sua istituzione nel 1975, hanno espresso profonda insoddisfazione per l'attuale traiettoria del gruppo.
Il blocco è stato inizialmente formato per promuovere l'integrazione economica e la cooperazione tra gli stati dell'Africa occidentale.
La dichiarazione di ritiro cita molteplici lamentele, tra cui la "mancanza di sostegno concreto nella lotta contro il terrorismo" da parte dell'ECOWAS e l'imposizione di sanzioni ai governanti militari del Mali.
I tre paesi affermano che l'ECOWAS si è allontanata dai suoi obiettivi originali di "sviluppo economico, progresso sociale e integrazione culturale" e ora è "manipolata da forze esterne". (Fonte: Anadolu)

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Su col morale ragazzi, basta dire che tra dieci anni c'è da fare la guerra con la Russia e vedi come arrivano i soldi.
Forwarded from Giubbe Rosse
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Forwarded from Giubbe Rosse
🇺🇸 USA. OLTRE A GRAHAM DIVERSI REPUBBLICANI CHIEDONO DI COLPIRE L'IRAN
Senatore John Cornyn: "Colpite Teheran".

Senatore Tom Cotton: "L'unica risposta a questi attacchi deve essere una rappresaglia militare devastante contro le forze terroristiche dell'Iran, sia in Iran che in Medio Oriente".

Rappresentante Mike Johnson, speaker della Camera: "L’America deve inviare un messaggio chiaro e cristallino a tutto il mondo: gli attacchi alle nostre truppe non saranno tollerati."

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Forwarded from Guerra nordica (Alessandro Maccari)
ELEZIONI FINLANDESI - VERSO IL BALLOTTAGGIO TRA STUBB E HAAVISTO

Vanno verso il ballottaggio tra Alexander Stubb, candidato del Partito di Coalizione Nazionale (Kokoomus) attualmente al governo, e Pekka Haavisto, ex ministro degli esteri e candidato del partito dei verdi (Vihreät), le elezioni presidenziali il cui primo turno si è concluso poco più di un'ora fa. Le proiezioni, basate su circa tre quarti dei seggi, davano Stubb oltre il 28% e Haavisto circa al 25%.

A distanza si trovano Jussi Halla-Aho, candidato del partito dei finlandesi, e l'ex commissario europeo Olli Rehn, entrambi intorno al 15% dei voti.

Staccati tutti gli altri candidati, tra cui è degno di nota l'exploit della leader del partito comunista Li Andersson, che sembra aver superato il 5%. Delusione per Jutta Urpilainen, da molti ritenuta l'erede di Sanna Marin, che si ferma intorno al 5%.

I risultati si conosceranno intorno alla mezzanotte. Il ballottaggio pare oramai certo, e si terrà tra due settimane.

Guerra Nordica.
In un incontro privato presso l'Hotel St. Regis di Roma, organizzato da Ernst&Young Italia, il ministro della Difesa Italiano Guido Crosetto ha presentato le sue previsioni per il 2024 con dirigenti aziendali e imprenditori italiani.

Pur mantenendo la riservatezza senza coinvolgere la stampa, alcune prospettive geopolitiche del ministro sono trapelate attraverso alcuni partecipanti:

Stati Uniti d'America

Il ministro Crosetto anticipa la vittoria di Trump alle Presidenziali di novembre, sostenendo che sarà sicura, con poco margine di successo per il presidente Biden e i democratici.

Guerra russo-ucraina

Crosetto prevede che entro l'anno Kiev cederà definitivamente, e Putin, sentendosi abbastanza forte, potrebbe tentare altre invasioni o attacchi contro Estonia e Lituania, portando a uno scontro diretto con la NATO.

Estremo Oriente

Si prevede un peggioramento della situazione in Estremo Oriente, con la Cina che, irritata dal governo di Taipei filo-americano, potrebbe decidere di usare la forza contro Taiwan.

Medio Oriente

Il ministro non vede una soluzione possibile al conflitto in Medio Oriente, ma solo la possibilità di un suo allargamento. Suggerisce che l'Italia dovrebbe avviare un progressivo disimpegno militare e adottare una posizione neutrale per evitare di rimanere coinvolta in situazioni complesse.

Tramite Federico Mussuto

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Forwarded from Giubbe Rosse
🇮🇹 REPUBBLICA E I SUOI TITOLI
Incuriosito da questo titolo, ho letto l’intervista alla direttrice del FMI, ma al giornalista che le chiede “L’Italia non ha ratificato il MES, perché dovrebbe farlo?”, la Georgieva risponde: “È una questione sovrana. Ogni Paese decide per il meglio”. Poi spiega che il Mes sarebbe utile per l’Unione bancaria europea ma non si spinge oltre.
È molto attenta a misurare le parole, com’è consuetudine in questo tipo di interviste; dunque nessun invito esplicito all’Italia a ripensare il Mes, coerentemente con il declamato rispetto per la decisione italiana.
L’invito esplicito se lo è inventato Repubblica. E ci ha aperto il giornale.

Marcello Foa, X

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L'UNRWA è l'agenzia dell'Onu appositamente creata per l'assistenza dei profughi palestinesi, i quali non sono stati resi profughi da una catastrofe naturale, ma dalla costituzione sulla loro terra dello stato d'Israele. Una catastrofe ancora peggiore di un meteorite, di cui l'Onu ha la responsabilità piena ed assoluta.
Ricordate le parole del criminale di guerra e genocida Yoav Gallant il polacco nel momento in cui veniva scatenata la tempesta di fuoco su Gaza? Disse testualmente che nella striscia non sarebbero più arrivati cibo, né acqua, né corrente elettrica. Nulla. E aggiunse che l'assedio medievale era l'unico modo per sbarazzarsi degli "animali umani".
Il 6 gennaio scorso le sue parole furono riprese da un membro della knesset, Noga Arbell, la quale testualmente disse: "Bisognerà colpire l'UNRWA, solo in questo modo le condizioni dei palestinesi saranno sufficientemente compromesse". Rendere la striscia di Gaza invivibile. Ridurre alla fame ed alla sete una popolazione stremata per "convincerla" ad andar via.
Detto fatto. Incidentalmente, certo, come sempre avviene nella breve e sanguinosa storia di questo stato artificiale, i cui sogni in una maniera o nell'altra si i realizzano sempre. E quindi viene data alla stampa la notizia che alcuni lavoratori palestinesi impiegati negli uffici dell'UNRWA abbiano "avuto contatti" non meglio specificati con membri della resistenza. La pistola fumante che Israele cercava. I valletti occidentali raccolgono la notizia, senza verificarla ovviamente, e decidono di tagliare i fondi all'agenzia delle Nazioni Unite. È chiara la sequenza temporale? Il tutto avviene mentre questo stata canaglia viene riconosciuto possibile colpevole di un genocidio dalla Corte Internazionale dell'Aja.
Due considerazioni finali: il record di falsità, bugie, manipolazioni ed impostura di questa accolita di avventurieri è fuori norma. Tralasciando il loro passato di inganni, hanno mentito praticamente su tutto da ottobre ad oggi. Non una delle loro accuse strumentali è stata mai dimostrata e corroborata da prove chiare, limpide, oggettive. Il concetto del "trust me, Bro" con cui bypassano la nozione civile di "prova" è davvero imbarazzante in qualsiasi consesso.
Inoltre, dovrebbe essere chiaro a tutti, in nome del sacrosanto principio del relativismo, che per i palestinesi la resistenza NON è terrorismo, così come non lo è per i tre quarti del mondo al di fuori della decadente bolla occidentale.

Rossella Ahmad
Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
L'UE intende sabotare l'economia ungherese se Budapest blocca i nuovi aiuti all'Ucraina durante il vertice di questa settimana. Bruxelles ha delineato una strategia per colpire i punti deboli dell'economia ungherese, far crollare la sua valuta e la fiducia degli investitori nel tentativo di danneggiare "l'occupazione e la crescita" se Budapest si rifiuterà di togliere il veto agli aiuti a Kiev.
Viktor Orbán ha promesso di bloccare l'uso del bilancio dell'UE per fornire aiuti finanziari all'Ucraina per €50 miliardi.
Se non farà marcia indietro, gli altri leader dell'UE interromperanno in modo permanente tutti i finanziamenti dell'UE a Budapest con l'intenzione di spaventare i mercati, si legge nel documento riservato.▪️ La natura totalitaria dell'UE è ormai innegabile. Il consenso è stato sostituito da coercizione, intimidazione e minacce - vale a dire mezzi illegali per ottenere i risultati voluti. @LauraRuHK