Giorgio Bianchi Photojournalist
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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
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In principio era il verbo o, se preferite, "un fatto senza storytelling non è reale".

Questa lezione di Baricco è forse stata la più importante della mia vita.

https://youtu.be/T3Kzsii1z-8?si=53OdLYiygslDf1JH

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Giorgio Bianchi Photojournalist pinned «In principio era il verbo o, se preferite, "un fatto senza storytelling non è reale". Questa lezione di Baricco è forse stata la più importante della mia vita. https://youtu.be/T3Kzsii1z-8?si=53OdLYiygslDf1JH 🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui…»
Dopo lo scivolone su Meluzzi è tornato a più miti consigli.

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Forwarded from la fionda📕
Vincenzo Costa, Categorie della politica. Dopo Destra e Sinistra
Giulio Menegoni

“La Pace è finita” titola un fortunato saggio di L. Caracciolo recentemente pubblicato. La Storia si è rimessa in moto ed è appena il caso di starne al passo, se non si vuole esserne travolti. Ma il passo, per muoversi, ha da superare l’inciampo. La pietra che gli vieta la via. Il laccio che… Continua... 👇
https://www.lafionda.org/2023/12/11/vincenzo-costa-categorie-della-politica-dopo-destra-e-sinistra/

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Forwarded from Giubbe Rosse
🇺🇦🇷🇺 ZELENSKY ANNUNCIA: "COLLOQUI DI PACE CON LA RUSSIA"
Zelenskyj annuncia a sorpresa "colloqui di pace" in Svizzera, probabilmente a margine del Forum economico mondiale di Klaus Schwab a Davos (Fonte: X)

Scaricato da tutti e con la Russia che avanza inesorabilmente non gli rimane altro da fare.

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Da "per Putin è finita" a "Putin è vicino ad una vittoria devastante" è stato un attimo.

Tramite Giubbe Rosse

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Mi preme ricordare che l'Ucraina ha perso la guerra con la Russia combattuta per conto della Nato. Mario Draghi si era battuto per l'esecrazione della diplomazia e per il solo invio di armi. E' giusto che uno dei principali responsabili del massacro dell'Ucraina diventi presidente della Commissione europea o, magari, il prossimo presidente della Repubblica Italiana? Perché, nell'Occidente democratico, i potenti responsabili del massacro di interi popoli e della distruzione di interi Paesi non pagano mai un prezzo con il ritiro dalla vita poltiica? Perché la stampa italiana non bersaglia Mario Draghi per i disastri che le sue politiche hanno causato in Ucraina, in Italia e in Europa? Una documentazione esorbitante mostra che Draghi è un uomo di guerra. Che cosa vi aspettate che faccia, come presidente della Commissione europea, se non preparare e finanziare guerre per i nostri figli?

Alessandro Orsini

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FABIO FAZIO, L’ANTIEROE PER ECCELLENZA

Di lui la miglior definizione la diede anni fa Beppe Grillo: «un impiegato». In effetti, Fabio Fazio incarna alla perfezione la figura del mero esecutore, l’opposto di quello che dovrebbe essere un giornalista. L’impiegato esegue fedelmente le direttive dei suoi superiori, ai quali soltanto è tenuto a rispondere.
Il giornalista risponde soltanto alla collettività, informandola sui fatti di interesse pubblico nella maniera più obiettiva possibile. Per il giornalista avere dei padroni è qualcosa di deontologicamente inconcepibile.
Sembrerà strano, ma Fazio in teoria sarebbe un giornalista. Invece, anche ieri sera ha svolto più che egregiamente il proprio lavoro da impiegato con un’intervista in ginocchio alla icona emergente del mainstream, Gino Cecchettin, il padre della povera Giulia, che purtroppo non possiamo escludere a priori che lo stesse in qualche modo ascoltando. Obiettivo: lustrarne la figura per contrastare la macchina del fango avviata sui social dopo le imbarazzanti chat trovate nel suo profilo twitter.
E quale modo migliore di ripulire la sua figura dopo quegli imbarazzanti messaggi che hanno intasato il mondo digitale? Non chiedergli nulla di quei messaggi, ovviamente. Ma soltanto sottolineare i punti più toccanti del discorso letto al funerale della figlia.
E pensare che quelle chat hanno un indubbio rilievo pubblico. Non hanno nulla, ma proprio nulla di privato e personale. Perché se è vero che essere un porcone appartiene alla sfera sessuale, che è quella più privata, intangibile per antonomasia, è altrettanto vero che diventa di straordinario interesse pubblico quando spiana i principi sui quali un individuo ha fatto leva per imbastire la sua dimensione pubblica.
Fabio Fazio, in quanto giornalista, avrebbe dovuto chiedergli conto di quei messaggi, proprio per ristabilire il corretto, reale rapporto tra Gino Cecchettin e la collettività, che va basato soltanto sulla verità, non sull’opportunismo. Perché quei messaggi mal si conciliano con i presunti ideali di chi è diventato un personaggio pubblico convincendo la gente di voler rigirare come un calzino la mentalità maschilista e patriarcale che alberga in noi maschi e che ci rende, nessuno escluso, potenziali femminicidi.
Ma è comprensibile che l’antieroe Fazio abbia sorvolato. Che cosa avrebbe mai potuto rispondere l’ingegnere informatico Gino? Ripetere pubblicamente che è stato hackerato? Che i suoi hater sono oggi riusciti persino a modificare la data di quei messaggi compromettenti? Se può essere credibile, entro certi limiti, essere hackerati nel presente, soltanto le «legioni di stolti» di echiana memoria potrebbero pensare che un hacker avrebbe l’anno scorso, due, tre, dieci anni fa previsto che Gino, il macho di twitter autodefinitosi «alto, bello, divertente e soprattutto che scopa da Dio», sarebbe diventato l’odierno fustigatore pubblico dell’universo maschile, in concomitanza con quanto di peggio possa accadere a un padre.

Antonello Tomanelli

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Media is too big
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Anche Giorgio Bianchi, con la sua preparazione e la sua lucidità di analisi, sarà fra i protagonisti del nuovo documentario di Paolo Cassina “Non è andato tutto bene”.

"Non è andato tutto bene" sarà offerto alla collettività, com'è già stato fatto per "Invisibili", in centinaia di proiezioni dal basso e, se ci riusciremo, lo porteremo al cinema.
La verità non potrà più essere negata.
Ciò che è successo non deve più accadere.
Puoi guardare il trailer e aiutarci a sostenere le spese di realizzazione cliccando qui: https://playmastermovie.com/non-e-andato-tutto-bene/
Uniti siamo invincibili 🙂
Grazie a Giorgio Bianchi!
Forwarded from Lettera da Mosca
Volkswagen, Siemens e altre aziende tedesche chiedono un risarcimento al Governo federale tedesco perché non sono state in grado di continuare la loro attività in Russia dopo l'avvio dell’invasione dell’Ucraina.
Lo speciale di Byoblu a cura di Virginia Camerieri che ringrazio per avere ripreso parte della mia intervista al XVI Forum Eurasiatico di Verona in Samarcanda, Uzbekistan.

Tra gli altri, il Consigliere di Vladimir Putin, Valéry Fadeev, Konstantin Simonov, Presidente della Fondazione Russa per l'Energia, il vice Ministro degli Esteri della Federazione Russa, Alexander Grushko e gli italiani Pino Arlacchi e Francesco Sidoti. Ovviamente, il Presidente Antonio Fallico.

Sono graditi commenti, critiche e la condivisione!

Demostenes Floros

https://www.byoblu.com/2023/12/11/il-mondo-che-ci-tengono-nascosto-il-reportage-da-samarcanda-speciale-xxi/

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C'è molta eccitazione politica circa il tasso di occupazione al 61,2%, con tanto di fanfare e petti gonfi.

Tuttavia, è il dato peggiore d' Europa.

Eric Packer

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Il mio post su Cecchettin, oltre a TANTISSIME persone normali, equilibrate ecc... ha fatto venir fuori anche una minoranza di picchiatelli divisi in due squadre ugualmente agguerrite e combattive. Quella che Cecchettin è malvagio, se ne frega della figlia, è satanico, omicidio massonico, anzi la ragazza e viva e suona l'ukulele con Elvis in un atollo del Pacifico e quella di: Cecchettin è l'uomo del destino, Egli, insieme a fabiofazio e lorenzotosa evangelizzerà il maschio malvagio, deciolizzandolo e risolvendo così 'sto fatto dei femminicidi.

Io direi che è il momento di affittare il Colosseo, buttarli tutti dentro con i leoni, ci mettiamo pure i maneskin e forse risolviamo una bella fetta di problemi.

Alberto Scotti

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Una delle leggende alle quali i nostri "analisti" sono maggiormente affezionati è che la Russia non abbia ormai né uomini né mezzi e sia ridotta a mandare al fronte carcerati, casi umani che per mille rubli ammazzerebbero la madre e fondi di magazzino degli anni '60. I motivi di questa affezione sono ovvi ed evidenti: sì, la controffensiva ucraina è fallita miseramente ("non ha raggiunto la totalità degli obiettivi che si era prefissata"), le speranze di recuperare territorio sono prossime allo zero ("la guerra è in fase di stallo") ma la Russia è conciata peggio e non si riprenderà mai più, al contrario dell'Ucraina che grazie ai futuri finanziamenti NATO e UE è avviata a un futuro radioso e pur perdendo (per modo di dire, naturalmente!) la guerra alla fine la vincerà.
Nessuna di queste cose è vera, chiaramente, ma abbiamo visto che la verità, o almeno una sua decente approssimazione, non è tra le esigenze primarie di chi racconta il conflitto. La verità, o almeno una sua decente approssimazione, è invece che l'esercito russo di fine 2023 è notevolmente più numeroso, meglio armato e meglio equipaggiato di quello di inizio 2022. Perché non c'è niente di meglio di una bella guerra, possibilmente contro un pari o un quasi-pari strategico, per toglierti l'illusione che il tuo esercito sia congegnato bene. E quindi, se (a differenza del tuo avversario) la tua struttura produttiva è intatta e già in tempo di pace superiore alla sua, metti mano ai ripari. Hai tamponato coi galeotti e coi T-62, e ora stai producendo sistemi d'arma ed equipaggiamenti che non hanno più niente a che vedere con quelli coi quali hai avventatamente provato a fare il regime-change a febbraio 2022.
Gli esempi sono moltissimi - le bombe guidate, i Lancet con autonomia raddoppiata, le cupolette Volnoretz per contromisure elettroniche in dotazione a ogni blindato, le coperture per ridurre la traccia termica dei mezzi, l'integrazione tra aerei A-50 e missili S-400, eccetera (magari ci farò dei post più avanti, se a qualcuno interessa la roba tecnica) e non si limitano solo alle armi ma anche all'equipaggiamento individuale, e così arriviamo alle foto che ho allegato.
Che questa sia la guerra dei droni è un'ovvietà: dei droni, dell'artiglieria, e delle armi leggere. La conseguenza è l'aumento spropositato di ferite multiple e la possibilità molto concreta che i feriti non possano essere evacuati dal campo di battaglia, o perché non si fa in tempo (per via appunto delle ferite multiple e del dissanguamento che provocano) o perché gli onnipresenti droni rendono impossibile l'evacuazione. Il risultato è un numero abbastanza elevato di feriti che muoiono quando invece potrebbero essere salvati. L'esercito russo si è posto dunque il problema di come fare a minimizzare i rischi di ferite che portino dissanguamento in tempi troppo rapidi (il che contrasta con un'altra favola alla quale gli "analisti" sono molto affezionati, che la vita dei soldati russi non valga, per le autorità civili e militari, nulla). Il risultato di questa preoccupazione lo vedete nelle foto, che vengono da un manuale che sta circolando "sui canali che frequento io" (copyright Giuliano Marrucci) e che vi agevolo come screenshot sperando che l'FSB non mi venga a pigliare a casa (ma non penso, alla fine è tutta pubblicità). Si tratta del nuovo sistema di equipaggiamento per le truppe di prima linea, chiamato "KBS-Strelok", che va a sostituire il vecchio "Ratnik" che vecchio non è per niente, e non è nemmeno male - ma questo è parecchio meglio (lo ha sviluppato la Triada-TKO, una delle ditte della galassia Kalašnikov che non si limita affatto a produrre fucili).
Foto 1: l'equipaggiamento nel suo insieme, che si indossa al di sopra della normale divisa. Ho cerchiato i punti in cui si è intervenuti per aumentare la protezione: collo, spalle/ascelle, braccia, inguine, bacino/parte superiore della coscia, che sono quelli dove maggiore è il rischio di dissanguamento anche per ferite non particolarmente gravi. L'intervento sulla protezione dell'inguine è particolarmente importante: la piastra protettiva usata in precedenza per il "Ratnik" era un pezzo unico e limitava la mobilità, ragion per cui spesso non veniva utilizzata. Questa è fatta "a foglie" e permette ogni movimento.
Foto 2: l'equipaggiamento completo. È modulare, si può adattare a seconda delle esigenze e delle preferenze individuali.
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Pubble fantastica come sempre !!! 🤩🤩🤩🤩🤩

GINO CECCHETTIN : CHE (BRUTTO) TEMPO CHE FA.

https://www.youtube.com/watch?v=wFLCNZPLwXM
Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
Le rassegne stampa che arrivano sulle scrivanie dei diplomatici europei sono un pot-pourri mefitico in cui domina la puzza delle fake news prodotte in serie e poi amplificate a reti e testate unificate. Si tratta di un circolo vizioso tra politici che rigurgitano informazioni false lette sui giornali e giornalisti che poi le ripubblicano in un riciclaggio infinito di tali narrazioni fantasiose. Vedi Antonio Tajani, che insieme ai ministri degli esteri di Francia e Germania applaude alla proposta di Josep Borrell di creare “un regime sanzionatorio contro i dirigenti di Hamas in solidarietà ad Israele”. Secondo Tajani Hamas si è macchiato di crimini immondi: “Andare a cercare la gente casa per casa, uccidere i bambini di tre mesi, violentare donne e poi ucciderle, giocare a calcio con i seni delle donne è una cosa che grida vendetta e non può essere accettata da nessuno”. Dove abbia letto questa valanga di cazzate non e' dato sapere.

Il ministro degli esteri italiano ha poi sottolineato che non si possono bandire i coloni israeliani dall’area Schengen in quanto "i coloni non sono un’organizzazione terroristica. Quella di usare violenza o di aggredire la popolazione palestinese in Cisgiordania è una scelta che non condivido, ma non possiamo equiparare Hamas ai coloni ebrei che vivono la’." Ecco. Secondo Tajani i coloni che dopo aver compiuto una pulizia etnica dei territori palestinesi sparano a chi vorrebbe solo ritornare nelle proprie case sono legittimati a farlo, non si sa da chi, nonostante queste occupazioni siano state condannate anche dall'ONU. @LauraRuHK
DAL VIETNAM A GAZA

Gli imperi terminali e le guerre inutili
AVVENTURE CHE DIVENTANO DISASTRI - Interessi militari e industriali accecano la capacità di giudizio: le amministrazioni Usa hanno scelto l’autolesionismo. E i morti sono boomerang geopolitici: ecco la mappa
DI PINO ARLACCHI

C’è un filo che collega le guerre imperiali contemporanee, dal Vietnam a Gaza. Il filo dell’autolesionismo di chi le scatena, cioè della stupidità dei loro perpetratori, intrecciata con l’oscenità dei loro effetti sulla popolazione civile e sugli stessi combattenti.

Il detto di Clausewitz che “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi” è molto popolare. Ma è anche molto logoro, perché a ben vedere è una mezza verità, che vale solo per le guerre di conquista, scatenate da un potere imperiale in espansione, la cui politica estera consiste nella predazione di risorse altrui e nell’intimidazione dei concorrenti attuali o potenziali.

La guerra si tramuta poi in una gravosa necessità nel momento in cui la politica del vincitore è diventata quella di salvaguardare il bottino dalle mire dei competitori e dalla reazione armata degli assoggettati.

Ma è nel momento del declino di una potenza egemone che la guerra divorzia dalla politica, ed è costretta a mostrare la sua natura più profonda, cioè la sua oscenità e stupidità assolute. Oscenità per lo scempio di vite innocenti e di soldati causato da operazioni militari sempre più sbagliate e sconsiderate. E stupidità nel senso di un danno che lo stupido – secondo i manuali sul tema – infligge a se stesso oltre che agli altri.

Gli imperi declinanti tendono a fare delle guerre inutili, prive di un lucido calcolo dei costi e dei benefici. Avventure che si risolvono in disastri che accelerano anziché rallentare la fase terminale della loro supremazia. Dal Vietnam a Gaza, si sono combattuti conflitti che il più forte poteva evitare se la nebbia della stupidità, emessa copiosa dagli interessi industriali e militari in gioco, non ne avesse compromesso la capacità di giudizio.

C’è qualcuno in grado di dimostrare quale vantaggio abbiano tratto gli Stati Uniti dalla guerra del Vietnam? Il cosiddetto “effetto domino” – cioè il contagio che una vittoria dei vietcong comunisti avrebbe inferto all’Asia e che avrebbe imposto l’intervento militare in quel Paese in nome del mondo libero – non si è visto. Non c’era prima, e non si è manifestato dopo la sconfitta e il ritiro delle truppe americane al prezzo di 58 mila morti da un lato e tre milioni dall’altro.

Ancora più inconsistente è stata, poi, la motivazione dell’invasione dell’Afghanistan nell’ottobre 2001, un mese dopo l’11 settembre. Quel Paese è stato attaccato perché non si poteva attaccare l’Arabia Saudita, patria di 15 dei 19 dirottatori contro le due Torri. I talebani non avevano avuto alcun ruolo nell’attentato, la cui matrice saudita era subito emersa, ma doveva essere nascosta perché di possibile grande imbarazzo per il presidente in carica e per la famiglia Bush in rapporti di affari decennali con l’establishment saudita, famiglia Bin Laden inclusa. L’occupazione si è conclusa 20 anni dopo con una sconfitta militare, politica ed economica senza attenuanti. E con il ritorno dei talebani.

Due anni dopo è stato il turno dell’Iraq, invaso e occupato perché il suo governo avrebbe detenuto armi di distruzione di massa. Mai trovate dopo l’invasione perché mai esistite. Il danno politico autoinflitto qui è consistito in un cambio di regime risoltosi in un governo iracheno favorevole all’Iran, cioè al maggiore avversario degli Stati Uniti nella regione. Il danno economico è stato quantificato in quasi 2.000 miliardi di dollari finiti nelle fauci dell’industria militare e in un contributo al super-indebitamento di Washington. Con la ciliegina sulla torta – come ammesso da Obama nel 2015 – della nascita dell’Isis come effetto della guerra.

Segue...
L’assalto alla Siria di Assad nel 2011 è stata una guerra largamente per procura, dove gli Usa di Obama hanno armato e finanziato formazioni terroristiche sunnite riconducibili ad al Qaeda e a quelle degli autori dell’11 settembre. Ne è risultata una guerra civile da 500 mila morti, terminata con l’intervento della Russia e dell’Iran a fianco di Assad, che è adesso al potere più forte di prima.

Ucraina. È vero che è stata la Russia ad attaccare l’Ucraina in risposta a 30 anni di espansione minacciosa della Nato fino ai suoi confini. Ma lo scontro poteva durare solo poche settimane perché Mosca e Kiev avevano raggiunto un accordo secondo cui i russi avrebbero ritirato le proprie truppe in cambio della neutralità dell’Ucraina. Com’è noto, l’accordo fu sabotato dall’intervento dell’Europa e degli Stati Uniti, che hanno trasformato il conflitto tra Russia e Ucraina in una guerra tra Nato e Russia. La quale sta emergendo vittoriosa sia sul piano militare sia su quello politico, godendo della neutralità o dell’appoggio della “maggioranza globale”, cioè del 90% degli Stati del pianeta.

Valeva la pena di aggiungere 300 mila morti e la devastazione dell’Ucraina alla lista delle sconfitte imperiali?

Anche il conflitto tra Israele e palestinesi di Gaza è guidato dalla sindrome autolesionista di un impero che tramonta. Lo Stato di Israele e le sue forze armate sono tenuti in piedi dal sostegno incondizionato del governo Usa, che è il decisore di ultima istanza di ciò che fa Tel Aviv. Siccome tutto lascia pensare che Hamas non sarà distrutto né militarmente né politicamente perché ha già raggiunto i suoi obiettivi – la propria sopravvivenza dentro e fuori Gaza, il ritorno della questione palestinese al centro dell’agenda politica mondiale, la fine del mito dell’invincibilità dell’esercito di Israele e dell’infallibilità della sua intelligence – è il caso di continuare a seguire un altro canone della stupidità? Quello definito da Einstein come la pretesa di ottenere risultati diversi ripetendo sempre la stessa azione. Dal Vietnam a Gaza.

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