Giorgio Bianchi Photojournalist
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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
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Forwarded from Giubbe Rosse
🇧🇫🇷🇺 BURKINA FASO FIRMA ACCORDO SUL NUCLARE CON LA RUSSIA
Il Burkina Faso e la Russia hanno firmato oggi un memorandum d'intesa per la costruzione di una centrale nucleare in Burkina Faso.
L’accordo rappresenta il culmine dei colloqui che il governatore militare del Burkina Faso, il capitano Ibrahim Traore, ha avuto con il presidente russo Vladimir Putin a luglio durante il vertice Russia-Africa a Mosca.
"Il protocollo d'intesa sarà firmato tra Rosatom, l'agenzia federale russa per l'energia atomica, e il ministero dell'energia del Burkina Faso, a margine della Settimana energetica russa 2023", si legge inoltre nel rapporto.
Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, il Burkina Faso è uno dei paesi meno elettrificati a livello globale, con solo il 20% circa della popolazione che ha accesso all’elettricità. (Fonte: Africa Intel)

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La giornalista della CNN Sara Sinder, che aveva dato in diretta la notizia dei bambini decapitati da hamas, si scusa per aver diffuso informazioni false.
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Gaza come Coventry

A Gaza siamo tornati ai bombardamenti nazisti nella Seconda guerra mondiale contro le città e la popolazione civile. Mi pare Coventry. Diciamo che Putin, al cospetto di Netanyahu, è un educando con un grosso problema di timidezza. Però Netanyahu è nostro amico quindi può commettere qualunque tipo di crimine contro l'umanità. Ora capite perché l'Occidente abbia perso ogni autorità morale. Capirete anche perché la gente si sganasci dalle risate tutte le volte che i propagandisti della Nato parlano di rispetto del diritto internazionale bla bla bla.

Alessandro Orsini.

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Forwarded from SilvioDallaTorre (Silvio Dalla Torre)
Negli anni Settanta del secolo scorso il Corriere della sera aprì la prima pagina del giornale al contributo di alcuni noti scrittori. I loro nomi erano: Moravia, Pasolini, Parise, Testori. Oggi i loro eredi si chiamano Giordano, Saviano, D'Avenia, Scurati, Trevi .
Basterebbe questo per capire quale pauroso declino vi sia stato nella nostra vita culturale.
A cambiare, però , non è solo la qualità dei singoli. Anche i contenuti sono cambiati.
Negli anni Settanta e Ottanta gli scrittori esprimevano opinioni magari non condivisibili, ma comunque originali. Pasolini, per fare l'esempio più celebre, in una serie di mirabili articoli scese in guerra contro i luoghi comuni della sua epoca, dandoci una apocalittica e profetica rappresentazione della società italiana.
Oggi agli scrittori non viene più chiesto di spiazzare il lettore, ma di fare da megafono alle verità ufficiali. Come i vecchi letterati di corte mettono la loro penna al servizio del regime che li ricompensa profumatamente
Per avere la pace si deve negoziare con i nemici
DI ELENA BASILE

Èdivenuto impossibile ragionare. Non gli estremisti politici, ma simpatici giornalisti, intellettuali moderati, progressisti benpensanti si ostinano ad alimentare in ogni contesto il sonno della ragione. Non si rendono forse conto che stanno preparando il terreno a nuove catastrofi. Sono capaci di analizzare le derive nazionaliste, militariste e autoritarie del secolo scorso e subito dopo, quasi fossero robot i cui comandi sono attivati altrove, si impegnano in discorsi ideologici e oscurantisti in grado di rendere fertile il terreno per il peggior fascismo.

L’atroce violenza eseguita da Hamas ha bisogno di una risposta efficace. Per rispetto delle vittime bisognerebbe tornare alla Politica, a una strategia coerente con obiettivi realistici di breve e di lungo periodo. Lo scenario è complicato da innumerevoli attori e dall’inerzia con la quale si è lasciata incancrenire la situazione a Gaza e in Cisgiordania. Come Gideon Levy scrive su Haaretz, la mostruosa e barbarica violenza di Hamas è figlia delle atrocità e dei crimini contro l’umanità dello Stato di Israele a Gaza, prigione a cielo aperto, denunciate dalle Nazioni Unite e dalle stesse organizzazioni umanitarie israeliane, del sistema di apartheid creato in Cisgiordania. Hamas, che ha nel suo statuto l’eliminazione dello Stato di Israele, è stato dall’inizio un interlocutore difficile, reso inesistente dalla follia normativa dell’Occidente che lo ha considerato una organizzazione terroristica e non eletta a Gaza. I ragazzi assoldati da Hamas non sono bestie e mostri, ma come spiega Domenico Quirico su La Stampa, il prodotto di una vita nella miseria, nella quotidiana assuefazione alle ingiustizie e violenze.

Gli accordi di Abramo, a cui le migliori menti diplomatiche fino all’altroieri si dedicavano, sono una composizione di interessi e di collaborazioni economiche e militari per conseguire una normalizzazione dei rapporti in funzione anti Teheran. Sono stati recepiti a ragione come l’affossamento definitivo della causa del popolo palestinese. I condizionamenti delle lobby ebraiche sull’elezione del presidente Usa non hanno permesso una strategia occidentale in grado di contribuire alla pace. L’Unione europea, la cui struttura istituzionale ingessa ogni decisione, ha tradito i propri interessi nel Mediterraneo con anni di inerzia rispetto al conflitto di pace in Medio Oriente. La vecchia Europa, i Paesi fondatori, ma anche la Svezia di tradizione socialdemocratica e sensibile alla causa palestinese, si sono appiattiti sul sodalizio con Israele senza se e senza ma, facendo inorridire con i doppi standard il resto del mondo.

L’atlantismo muscolare ha posto fine alla cooperazione con Russia e Cina, che avrebbe potuto essere produttiva di azioni per la pace in Medioriente dell’Onu e del quartetto. L’Iran, attraverso gli Hezbollah e in collaborazione con Hamas, ha portato avanti una politica provocatoria intesa a dare fastidio alle monarchie del Golfo e a presentarsi come unico rappresentante della causa palestinese. La Russia ha eccellenti rapporti con Israele, Arabia Saudita e Iran. Mantenendo una posizione più pacata e neutrale, ha qualcosa da dire sulla questione non avendo perso la credibilità. I veri possibili mediatori sono oggi la Turchia più dell’Egitto e il Qatar, tradizionali amici dei fratelli musulmani.

Questo molto sinteticamente è il quadro. Cosa auspicare a breve? Che i Paesi europei maggiormente illuminati prendano le distanze dalle dichiarazioni bellicistiche di Stoltenberg e Von der Leyen. Bisognerebbe esercitare una pressione morale su Tel Aviv affinché non si lasci andare a un uso incontrollato della forza. La rabbia è comprensibile, ma va mitigata per salvare Israele da se stesso. Bisogna far aprire il valico dell’Egitto per i mezzi di sostentamento alla popolazione di Gaza. Creare corridoi umanitari. Evitare sfollamenti forzati della popolazione, che darebbero mano libera alla repressione senza rispetto del diritto umanitario.

Segue...
Operare mediazioni che abbiano gli ostaggi e la mitigazione della violenza quali strumenti di negoziato.

Bisognerebbe apprendere la lezione di una crisi che colpisce Israele al cuore per ritornare alla politica. Si difendano i diritti dei palestinesi in Cisgiordania, fermando gli insediamenti, anche ventilando sanzioni alle esportazioni. L’unica soluzione possibile resta il riconoscimento dello Stato di Palestina accanto a quello di Israele, il ritiro dei coloni, la terra per la pace. Concessioni sostanziali alle richieste del popolo palestinese farebbero diminuire i consensi di Hamas.

Per costruire la pace bisogna dialogare con i nemici, la Russia come l’Iran. Ricorrere alla sola forza militare non aumenterà la sicurezza, ma ingrandirà il problema del terrorismo.

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Forwarded from Giubbe Rosse
🇵🇸 UNICEF: PIÙ DI 700 I BAMBINI MORTI A GAZA
Portavoce dell'UNICEF ad Al Jazeera: "Più di 700 bambini hanno perso la vita nella Striscia di Gaza dall'inizio dei bombardamenti israeliani, e non c'è più un posto sicuro per i bambini a Gaza, non c'è più acqua, cibo o medicine".
UNICEF sottolinea anche che le priorità assolute in questo momento sono un immediato cessate il fuoco e l'arrivo di aiuti umanitari. (Fonte: Al Jazeera, via Ragip Soylu/Middle East Eye)

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Forwarded from Andrea Zhok
LA CRISI DELL’OCCIDENTE E LA BATTAGLIA PER LE ANIME EUROPEE

La fase storica che stiamo vivendo è contrassegnata da una profonda crisi, forse terminale, dell’impero americano. Con il riflusso della globalizzazione economica e il decrescere della presa USA sul mondo i processi di controllo, ricatto e destabilizzazione strategica promossi dai centri di potere americani hanno subito un’accelerazione.

Essendo i paesi del blocco di alleanze americano tutte liberaldemocrazie, il problema del controllo dell’opinione pubblica è centrale. Si è avviata così una fondamentale battaglia per le anime delle popolazioni occidentali, e questa battaglia ha il suo epicentro non in America, ma in Europa, dove la tradizione di una cultura critica e plurale era assai più vigorosa che negli USA.

Il primo passo in questa direzione è stato l’assoggettamento dell’Unione Europea alla catena di comando americana, assoggettamento testato dalla vicenda pandemica, ed oramai conclamato. Pochi ricordano che il progetto europeo era nato sotto gli auspici di rappresentare un contraltare alla potenza americana, un terzo polo organizzato che rifuggisse non solo il modello sovietico, ma anche quello degli alleati americani. Questo ruolo autonomo, ispirato all’esperienza dei welfare state europei del dopoguerra, è entrato in crisi con la trasformazione della Comunità Europea in Unione Europea, con la svolta neoliberale del Trattato di Maastricht, ed è oggi soltanto un ricordo remoto.

Per comprendere gli estremi della battaglia per le anime in corso gettiamo uno sguardo, a titolo di campionatura, ad alcuni fatti recenti, relati al conflitto israelo-palestinese.

In questi giorni l’UE ha chiesto a META di rimuovere dalle loro piattaforme tutti i contenuti ritenuti “disinformazione”, pena sanzioni fino al 6% del fatturato mondiale.

Il commissario europeo Thierry Breton è intervenuto ufficialmente presso Elon Musk per sollecitare interventi di controllo e censura sulla “disinformazione” su Twitter in occasione del conflitto israelo-palestinese.

Il Digital Services Act approvato dall’Unione Europea nel 2022 è il primo intervento legislativo che istituzionalizza la censura sulle piattaforme mediatiche europee. Naturalmente ciò che riceve lo stigma di “disinformazione” e “fake news” sono sempre soltanto le tesi che turbano la narrativa corrente, e il controllo sulle agenzie di “fact-checkers indipendenti” garantisce che vengano alzate continuamente alle autorità le palle giuste da schiacciare.

Intanto è ripartita la giostra delle modifiche ed emendazioni delle pagine di Wikipedia con contenuti scomodi, sulla stessa linea vista per il Covid e per l’Ucraina.

In Italia l’apparato di manganellatori mediatici a servizio permanente che popolano TV e giornali si è attivato nelle oramai usuali spedizioni punitive verso i dissenzienti con un profilo pubblico rilevante. Così Alessandro Orsini ed Elena Basile sono divenuti l’insistente oggetto di sfottò, agguati mediatici e fatwe. Il povero Patrick Zaki, da idolo del mainstream, è caduto istantaneamente in disgrazia giocandosi candidature europee e benefit vari per aver ingenuamente detto quello che pensava su Israele e Palestina. Moni Ovadia, per il quale gli squadristi mediatici non riescono a ricorrere alla solita equazione antisionista = antisemita, è stato sollecitato a lasciare il posto di direttore del Teatro comunale di Ferrara.

A livello internazionale, gli eventuali giornalisti che non si limitassero a ricopiare le veline degli apparati americani corrono sistematicamente il rischio di prendersi un’accidentale sventagliata di mitra. Così è successo l’altrieri ai giornalisti della Reuters e di Al Jazeera, ma l’elenco dei giornalisti uccisi dall’esercito israeliano in questi anni è lungo.
Grazie al cielo ci sono giornalisti come i nostri, che se ne stanno nel tinello romano a roteare bandierine da tifosi ed esercitarsi come ventriloqui dell’amico americano; altrimenti non si saprebbe dove veicolare prebende e riconoscimenti.
Forwarded from Andrea Zhok
In questa fase l’interesse americano è tutto rivolto alla moltiplicazione di focolai di conflitto perché ciò gli permette di mettere a frutto i suoi due ultimi, residuali, punti di forza: la perdurante preminenza nell’armamentario convenzionale e la collocazione geografica isolata, che rende l’America immune dalle conseguenze immediate dei conflitti che rinfocola. È in quest’ottica che si comprende quanto rivelato ieri dalla visione di e-mail interne (Huffington Post), ovvero che il Dipartimento di Stato USA ha scoraggiato i diplomatici che lavorano alle questioni mediorientali dal fare dichiarazioni pubbliche che contengano parole come "de-escalation", "cessate il fuoco", "fine della violenza", "spargimento di sangue", "ripristino della calma". Gli ordini di scuderia sono di gettare benzina sul fuoco.

In questo contesto il controllo dei flussi di opinione pubblica è determinante.

Il metodo – è importante comprenderlo – non è più quello della censura sistematica che era richiesto dagli autocrati di un secolo fa, ma quello della manipolazione e censura qualificata.

Si può prendere a questo proposito l’esempio della “notizia” di quattro giorni fa intorno ai 40 neonati decapitati da Hamas. La notizia è stata diffusa sulla base di un sentito dire, e il giorno dopo era la notizia di apertura di più o meno tutte le testate mondiali. Ieri la giornalista della CNN Sarah Snider, che ha reso inizialmente virale la “notizia” si è scusata perché la notizia non era poi stata confermata. Sky News ha detto oggi che la notizia non è stata “ancora” confermata (dopo quattro giorni su cosa si confida? sugli esperti di effetti speciali?)

Ora, c’è chi dirà ingenuamente che quest’ammissione della CNN è un segno del fatto che in occidente esiste la libertà di stampa. Ma naturalmente l’asimmetria tra una notizia clamorosa sbattuta in prima pagina in tutto il mondo e gli eventuali dubbi che in seguito filtrano qua e là tra le righe equivalgono sul piano politico ad aver indirizzato la maggioranza dell’opinione pubblica in una direzione definita (sdegno emozionale contro gli assassini), anche se tra qualche mese o anno si dovesse ammettere serenamente che la notizia era effettivamente destituita di fondamento.

È quello che potremmo chiamare “metodo Colin Powell”, o metodo “gli indiani buoni sono gli indiani morti”.

Prima si crea un caso sufficiente a demonizzare una parte e lo si fa con sufficiente vigore da produrre un’operazione di sterminio.

Dopo di che, ad operazione conclusa, si ammette cavallerescamente che invero le cose non stavano proprio così, vantandosi peraltro della propria onestà e trasparenza.

Prima si agitano fialette di presunte armi chimiche all’ONU, si spiana uno stato sovrano, donne, bambini, cani e criceti, poi anni dopo – tra uno scotch e l’altro – si ammette con un sorriso distratto che vabbè, era un espediente, che vogliamo farci, chi ha avuto ha avuto ha avuto.

Prima si stermina la popolazione autoctona di pellerossa, dipingendoli come mostri assetati di sangue bianco, poi quando oramai sono ridotti ad attrazioni folcloristiche, si dà avvio ad una cinematografia piena di indiani buoni e coloni coscienziosi.

Nel mondo contemporaneo non c’è nessun bisogno di tentare l’impresa, complessa quanto inutile, di bloccare il 100% delle informazioni vere. Basta manipolare, censurare, filtrare selettivamente per le masse di pubblico e per il tempo sufficienti a creare un certo danno irreversibile.

Ma si illuderebbe il cinico che pensasse che oggi questo gioco distruttivo ha al suo centro soltanto qualche milione di “pedine palestinesi sacrificabili”. Se la situazione non viene immediatamente congelata e disinnescata, al centro dell’attuale grande operazione demolitiva sono e saranno innanzitutto i popoli europei.

È l’Europa che sta già subendo e subirà l’impatto della devastazione dei rapporti verso Est con la guerra in Ucraina.
Forwarded from Andrea Zhok
Ed è l’Europa che subirà l’impatto di una destabilizzazione duratura nel medio oriente, dove un conflitto che chiamasse in causa Israele, Siria, Libano, Iran e magari anche Iraq, Egitto, Giordania, ecc. rappresenterebbe una bomba sociale ed economica a tempo indeterminato per l’Europa – per tacere dei rischi di un coinvolgimento bellico diretto.

E curiosamente l’unico minimo comune denominatore di questi conflitti sta nel ruolo degli USA, che sono anche la forza che ne trae i maggiori vantaggi e quella che ha la maggiore capacità di influsso sui media internazionali.
Ma va da sé che chi unisce i puntini è un complottista.
Forwarded from Giubbe Rosse
💉💉💉 COVID, ANCHE I MEDICI DISERTANO LA CAMPAGNA: “SOLTANTO 426 VACCINATI SU 37 MILA”
"Tra i più esposti ci sono i camici bianchi, «che devono proteggere i propri pazienti»".
(Fonte: Repubblica)

"Io non mi faccio curare da un medico non vaccinato!" Era così no?

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Palestinesi censurati come i russi, in occidente si usa così.
⬇️
Libreria Tamu:
La Fiera del Libro di Francoforte sospende la cerimonia di premiazione della scrittrice palestinese Adania Shibli per il suo libro Tafsil Thanawi - Un dettaglio minore.
" I suoi libri restituiscono le conseguenze fisiche ed emotive del vivere da palestinesi sotto il controllo israeliano dei territori e lo fanno con una scrittura che va dritto al cuore delle cose, che intreccia i "dettagli minori" delle storie con la Storia che si ripete, sempre uguale a se stessa.
Vi invitiamo, se non l'avete già fatto, a scoprire l'opera della scrittrice. In italiano sono stati tradotti: la raccolta di racconti Pallidi segni di quiete, il romanzo Sensi (entrambi usciti per Argo) e Un dettaglio minore, per La nave di Teseo, perché leggere serve anche a questo; proteggersi dall'idiozia di chi prende simili decisioni."
Forwarded from Giubbe Rosse
Media is too big
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🇿🇦 SUDAFRICA - Il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa ha solidarizzato con il popolo palestinese, affermando che sta lottando contro l'occupazione e l'apartheid.

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Forwarded from Giubbe Rosse
🇮🇷🇮🇱 IRAN: "COSTRETTI A INTERVENIRE SE L'OPERAZIONE A GAZA PROSEGUE"
Sabato l'Iran ha inviato un messaggio a Israele tramite l'ONU sottolineando che non vuole un'ulteriore escalation nella guerra Hamas-Israele, ma che dovrà intervenire se l'operazione israeliana a Gaza dovesse continuare. (Fonte: Barak Ravid, Axios)

Non ci pare di ricordare messaggi così aggressivi da parte dell'Iran.

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Forwarded from Giubbe Rosse
🇱🇧 HEZBOLLAH: "SIAMO PRONTI. QUANDO VERRÀ IL MOMENTO DI AGIRE, AGIREMO"
Durante una manifestazione di solidarietà a Beirut, il vice capo di Hezbollah Naim Qassem ha dichiarato: "Noi, come Hezbollah, stiamo contribuendo allo scontro e continueremo a farlo nell'ambito della nostra visione e del nostro piano".
"Siamo pienamente preparati e, quando arriverà il momento di agire, agiremo", ha detto, aggiungendo: "Contribuiremo al confronto nell'ambito del nostro piano... quando arriverà il momento di qualsiasi azione, la porteremo avanti".
Il coinvolgimento da parte di "grandi paesi, paesi arabi e inviati delle Nazioni Unite, direttamente e indirettamente, che ci chiederanno di non interferire nella battaglia, non ci influenzerà", ha detto, aggiungendo: "Hezbollah conosce i suoi doveri". (Fonte: Asharq Al-Awsat)

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Forwarded from Giubbe Rosse
OMS: "L'ORDINE DI EVACUAZIONE DAGLI OSPEDALI IMPARTITO DA ISRAELE È UNA CONDANNA A MORTE PER MALATI E FERITI"
L'agenzia responsabile della sanità pubblica, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), condanna fermamente i ripetuti ordini di Israele di evacuare 22 ospedali che curano più di 2000 pazienti ricoverati nel nord di Gaza. L’evacuazione forzata di pazienti e operatori sanitari peggiorerà ulteriormente l’attuale catastrofe umanitaria e sanitaria pubblica.
Le vite di molti pazienti critici e fragili sono in bilico: quelli in terapia intensiva o che fanno affidamento sul supporto vitale; pazienti sottoposti a emodialisi; neonati in incubatrici; donne con complicazioni della gravidanza e altre persone affrontano un imminente deterioramento delle loro condizioni o la morte se costrette a spostarsi e verrebbero tagliate fuori da cure mediche salvavita durante l'evacuazione.
Le strutture sanitarie nel nord di Gaza continuano a ricevere un afflusso di pazienti feriti e faticano a operare oltre la capacità massima. Alcuni pazienti vengono curati nei corridoi e all’aperto nelle strade circostanti a causa della mancanza di letti ospedalieri.
Costringere più di 2000 pazienti a trasferirsi nel sud di Gaza, dove le strutture sanitarie funzionano già alla massima capacità e non sono in grado di assorbire un drammatico aumento del numero di pazienti, potrebbe equivalere a una condanna a morte. (Fonte: OMS, Twitter)

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Chi l'avrebbe mai detto.
Talmente assurda che se la sono bevuta tutti.

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Le strutture nazionali ed europee approntate in fretta e furia da capitalisti e politici di servizio per il controllo del flusso informativo sui social e, di riflesso, nella vita reale ricorda qualcosa di già visto nel passato.

Oggi come allora, col pretesto farlocco di validare o etichettare come fake le notizie, si è predisposto un mastodontico Grande Fratello a guardia dei dogmi occidentali all' esito dell' osservanza dei quali si giunge invariabilmente allo stesso risultato: noi tutti buoni, resto del mondo cattivo; noi sempre dalla parte della ragione, resto del mondo sempre dalla parte del torto.

Nel 1622, Papa Gregorio XV temendo la diffusione della dottrina protestante decise di ampliare le strutture amministrative dello Stato Pontificio dotandolo della "Congregatio de propaganda fide".

Delle pecore che si "smarrivano miseramente" ascoltando altre campane, Papa Gregorio XV scrisse: «E' auspicabile che, ispirati dalla grazia divina, cessino di vagare in mezzo alle eresie, per i pascoli infelici dell'infedeltà, bevendo acque mortali e velenose, ma siano posti nel pascolo della vera fede, affinché siano radunati insieme nella dottrina salvifica e siano condotte alle sorgenti delle acque della vita».

L' Europa e l' Italia oggi chiedono al cittadino medio di smettere di valutare in prima persona i fatti, dedicendo in maniera centralizzata quali siano le acque mortali e velenose dell' informazione al fine di radunare le pecore intorno alla dottrina salvifica dei fact-checkers.

E' richiesta fedeltà al sistema mentre il dubbio non è più ammesso.

Eric Packer.

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