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RUSSIA-UCRAINA

Guerra, cancellare la parola vittoria
L’OROLOGIO DELL’APOCALISSE ATOMICA - Che prevalga Mosca oppure Kiev, per il mondo la sciagura sarebbe la stessa. Unica via d’uscita: nessuno finisca sconfitto. Il vanto della Nato per la “riconquista” di cento metri

DI BIAGIO DI GRAZIA
* già Capufficio delle Operazioni e Piani nel Comando
di Reazione Rapida della Nato

Non avevo mai sentito nominare il Doomsday Clock (“Orologio dell’Apocalisse”) fino al 1985, quando uscì la canzone del noto cantautore Gordon Matthew Thomas Sumner, in arte “Sting”, che seguivo da tempo, con l’uscita della canzone Russians.

La musica era come al solito bella, malinconica e significativa; ma il video correlato era intrigante e mostrava una scenografia cupa dominata da un orologio con una sola lancetta, che veniva mostrato più volte. Studiai la canzone e venni a capo che si trattava del Doomsday Clock. Al tempo della diffusione della canzone occupavo un importante incarico nella Nato, che ho servito con fedeltà e onore. Ma questo non mi ha impedito di scrivere un libro, con la prefazione di Domenico Gallo, che critica fortemente l’Alleanza Atlantica; ma l’ho fatto dopo aver lasciato il servizio attivo nell’Esercito, per pura correttezza istituzionale.

L’incubo nucleare ha dominato la scena mondiale per tutto il tempo della Guerra Fredda e, con alcune varianti, fino ai giorni d’oggi. I militari della mia generazione – sono entrato in Accademia Militare nel 1966 – hanno vissuto questo periodo di ansia storica, in cui si sarebbe potuto replicare l’orrore di Hiroshima e Nagasaki, con la consapevolezza che Usa e Unione Sovietica avevano attivato i dovuti controlli sull’uso dei rispettivi arsenali e il confronto sarebbe stato evitato dal terrore della vicendevole distruzione. Un dominio nucleare mantenuto in esclusiva dalle due Superpotenze e mai sottoposto a vincolo esterno. Questo reciproco comportamento ha fatto sì che le guerre che si sono succedute in tutto il mondo, si siano sviluppate senza che lo scambio atomico sia stato posto sul piatto; le due Superpotenze sono state libere per 80 anni di confrontarsi in sanguinose guerre “per procura” ovunque. Questi comportamenti di sicurezza di Usa e Russia sono terminati con la guerra in Ucraina, in virtù della particolare configurazione del conflitto, che ha assunto il carattere di scontro mortale tra due Stati, Ucraina e Russia, in cui la sconfitta pregiudica la sopravvivenza dell’una o dell’altra nazione.

Si tratta di un conflitto europeo in cui una potenza nucleare, la Russia, è direttamente impegnata in campo di battaglia; l’altra potenza nucleare, gli Usa, partecipa alla guerra “da remoto”. È evidente che Russia e Usa sono in uno stato di guerra. Ma quali sono i percorsi operativi per giungere a un confronto nucleare tra i due Paesi? Essenzialmente due. Il primo consiste nella incauta entrata dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica, che indurrebbe la Nato all’applicazione dell’articolo 5 per fronteggiare la Russia; il confronto globale con utilizzo di armi “convenzionali” tra Nato e Russia non avrebbe storia: la Nato è superiore e la Russia non avrebbe altra scelta che il ricorso all’arma nucleare per riequilibrare la situazione; se la Nato poi reagisce con pari nucleare, il genere umano scompare. La recente riunione della Nato a Vilnius ha negato, per ora, l’entrata dell’Ucraina nella Nato; ma non passa giorno che il presidente ucraino Zelensky rinnovi questo appello che segnerebbe il tragico sviluppo della vicenda. Il secondo percorso per giungere allo scontro nucleare è legato alla parola “Vittoria” che molti leader occidentali evocano come unica soluzione. Ma esaminiamo cosa significhi “vittoria” per l’uno o l’altro dei contendenti in combattimento su suolo ucraino. La vittoria russa segnerebbe la divisione dell’Ucraina in due parti; la prima soggetta ai russi a Sud; la seconda soggetta all’Europa a Nord.

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Ciò costituirebbe un grave danno alla integrità territoriale ucraina che diverrebbe terra di ulteriore competizione armata entro la Regione: ma non si avrebbe nessun innesco di confronto nucleare tra superpotenze. Non è vero che l’Ucraina scomparirebbe e, molto probabilmente, la porzione residua a Nord diverrebbe parte della Nato e, soprattutto, dell’Europa, che sarebbe chiamata a sostenerla finanziariamente per (almeno) i prossimi 20 anni. Il secondo caso, la vittoria ucraina sulla Russia, sotto la declamatoria di salvaguardia della democrazia e della libertà, avvierebbe una deflagrazione strutturale della nazione russa, con sviluppi gravi in tutto il mondo.

Nella Russia, così è stato storicamente nei casi gravi di sconfitte militari, oppure rovesci in politica estera: nel 1905, dopo la débâcle subita dalla flotta giapponese; così avvenne nel 1917, a seguito delle sconfitte russe sul fronte occidentale durante la Prima guerra mondiale che segnò la fine dello Zar; infine, dopo il fatidico 1989, in cui l’Unione Sovietica si suicidò e divenne facile preda dell’espansionismo americano.

Una sconfitta in Ucraina indurrebbe la Cina ad avere facile gioco nell’acquisire la Siberia e il potere assoluto in Asia; i Baltici e la Polonia interverrebbero sulle spoglie russe per regolare una volta per tutte i conti storici con la Russia; il sistema di governo di Mosca ne sarebbe distrutto. La guerra nucleare diverrebbe naturale, doverosa e improrogabile reazione del popolo russo nella sua interezza, qualunque fosse la dirigenza superstite. Le lancette del Doomsday Clock sarebbero innescate e segnerebbero l’inizio del confronto nucleare e della scomparsa del genere umano.

Come evitare tutto ciò? Con la sospensione della guerra e, soprattutto, senza che ci sia un vincitore! La parola “vittoria” dovrebbe scomparire definitivamente dal lessico internazionale: nessuno parli di vittoria e nessuno sia lo sconfitto. I confini tra Ucraina e Russia rimarranno forzatamente quelli segnati dal confronto militare sul terreno; l’Ucraina e la Russia ne uscirebbero ambedue penalizzate, ma senza innesco del confronto nucleare. D’altra parte è evidente che al momento, sul terreno, nessuno stia vincendo e si è in una fase di stallo, dove le battaglie si sostanziano con l’acquisizione o la perdita di un paesino di nessuna importanza. In questa situazione sono gli ucraini a sopportare le perdite maggiori, costretti a una sconsiderata “controffensiva”, in condizioni di inferiorità numerica, il che è un assurdo in termini militari. Sul campo di battaglia esistono regole che non possono essere sovvertite: chi attacca deve disporre di superiorità in uomini e mezzi di almeno 3 a 1; e una logistica di almeno 7 a 1; si tratta di regole fondamentali che solo in casi eccezionali, una delle quali è la supremazia assoluta dei cieli, il che non è il caso in Ucraina, possono subire variazioni.

Queste regole militari fondamentali, normalmente adottate dalla Nato, non sono seguite dagli Ucraini; chi ha imposto ai generali ucraini di attaccare, a qualunque costo e con dispendio incredibile di vite umane? Qual è il tributo da pagare? E a chi? Per tre anni sono stato capoufficio delle Operazioni e Piani nel Comando di Reazione Rapida della Nato, che è l’unità operativa di eccellenza dell’Alleanza, e sono stato responsabile della pianificazione di azioni di guerra, alcune delle quali trovarono, purtroppo, effettiva attuazione in Jugoslavia. Le cose che affermo sono frutto della mia esperienza. Il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, evoca i successi da 100 metri al giorno quale risultato della controffensiva ucraina. Ma cosa significano 100 metri e quante vite umane al giorno costano quei pochi metri? Nessun comandante Nato farebbe una cosa simile, senza essere cacciato per palese incapacità militare.

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Chi non fa terrorismo scagli la prima pietra
DI ELENA BASILE

Noi non siamo il governo di Israele. Siamo la gioventù ebraica e il popolo ebraico che pagano a proprie spese, col proprio dolore, l’inettitudine delle loro classi dirigenti. Siamo i bambini di Gaza, siamo gli innocenti che, se nati dopo il 2007, non hanno conosciuto che una prigione a cielo aperto.

Non entrerò nel confronto paradossale tra le violenze barbariche di Hamas e quelle dello Stato di Israele. Che smemorati i nostri intellettuali progressisti! Hanno già dimenticato Sabra e Chatila, il massacro durato 19 ore, durante il quale le falangi libanesi trucidarono 1300 civili, donne e bambini, sotto la protezione e la benevola sorveglianza delle truppe di Sharon. Come mi ricordava un collega, l’ambasciatore Cardilli, si potrebbero richiamare alla memoria anche le 200 vittime del massacro di Deir Yasin perpetrato nel 1947 dai terroristi ebraici guidati da Begin che divenne poi primo ministro.

Non entrerò in un dibattito sottoculturale. La guerra è orrore. Non ci sono buoni e cattivi. La nostra civiltà non è migliore delle altre. Crociate, guerre di religione, colonialismo, neo colonialismo, guerre di esportazione della democrazia, Julian Assange (non dobbiamo mai dimenticare che langue sotto tortura nell’indifferenza dei sostenitori dei diritti umani): i crimini dell’Occidente sono noti a chiunque abbia letto un libro di storia. Quindi, cari politici progressisti che per fare un passetto avanti nella vostra carriera di servitori del potere e non dello Stato dimenticate tutto, i terroristi non sono solo quelli di Hamas. Il terrorismo è un fenomeno storico. La violenza terrorista nasce quando i canali politici si chiudono e risultano impraticabili. I carbonari, celebrati come eroi nei sussidiari di scuola elementare, erano dei terroristi.

Tutto diviene surreale. La sproporzione di armi tra Israele e Hamas è evidente. Eppure il Quintetto si riunisce per testimoniare solidarietà a Israele con l’invio di nuove armi. Gaza soffoca, ora che la rappresaglia di Netanyahu, feroce e contraria al diritto umanitario e allo Statuto della Corte penale internazionale (la stessa Corte che ha considerato Putin criminale di guerra), ha avuto inizio e la prima decisione europea, poi fortunatamente rivista, era quella di sospendere gli aiuti a Gaza.

Il dilemma degli analisti occidentali è il seguente: come sbarazzarsi una volta per tutte di Hamas e salvare gli ostaggi israeliani? Sono esterrefatta. Invece muoiano pure i bambini, i civili, le donne, gli anziani di Gaza? Come ogni persona di media cultura comprenderebbe, reprimere Hamas nel sangue farà rinascere altri gruppi terroristici: il sangue chiama sangue. Israele può essere salvato da se stesso soltanto se si rimuovono le cause del conflitto con mediazioni che riescano a tener conto dei diritti degli israeliani come dei palestinesi. Si ritorni alla soluzione dei due Stati. Sul punto, non condivido lo scetticismo di Lucio Caracciolo. La volontà politica può molto più di quanto si pensi. Il conflitto franco-tedesco sembrava impossibile da sanare, un dramma storico con vittime innumerevoli. Eppure oggi Francia e Germania sono potenze alleate.

La mediazione è sempre possibile se si mettono sul tavolo i veri interessi in gioco, se si esce dal radicalismo etico e ipocrita di un Occidente che ripiega su se stesso credendosi superiore non solo ad Hamas, ma alla Russia, alla Cina, ai Brics, al Sud globale.

Mi sembra evidente che l’approccio europeo alla guerra russo-ucraina e al conflitto israelo-palestinese sia simile in molti aspetti. Provo a elencarli: 1) appiattimento sulle posizioni statunitensi con la presa di posizioni ideologiche radicate nel finto moralismo e partigiane del governo dell’Ucraina e del governo israeliano; 2) rimozione della storia e delle cause dei conflitti; 3) demonizzazione del nemico, sua delegittimazione totale che impedisce ogni genere di dialogo; 4) fiducia nella catarsi dello scontro militare, della repressione, della vittoria sul campo grazie alla superiorità militare.

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È triste vedere le marionette politiche inconsapevoli di star recitando un copione da altri preparato. I neoconservatori americani, di cui Vittoria Nuland è un esempio emblematico, assistente di Dick Cheney e vice di Antony Blinken, legati a doppio filo con i poteri finanziari, hanno da tempo attuato una strategia demenziale quanto coerente. L’egemonia in crisi di Washington si difende con la guerra permanente. Una guerra a bassa intensità che non li coinvolga veramente e non si trasformi in un conflitto nucleare. Il Pentagono è più prudente dei politici e intellettuali “moderati” che chiamano l’Occidente alla guerra contro il nuovo Hitler, identificato ora con Putin, ora con Hamas, ora l’Iran, domani con Xi Jinping. La realtà supera la finzione.

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Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
Infatti. MAI visto. Massacro immaginario. Come tutte le narrazioni di atrocita' imputate al nemico di turno dell'Occidente. Questa storiella ha fatto il giro del mondo prima di schiantarsi contro la smentita 24 ore dopo. Nel frattempo ha fatto il suo sporco lavoro sulla psiche di milioni di persone. @LauraRuHK
Forwarded from Giubbe Rosse
🇵🇸 GAZA - Nella centrale elettrica di Gaza sono rimasti solo 300.000 litri di gasolio, appena sufficienti per funzionare per altre 10-12 ore, ha detto il capo dell'autorità energetica di Gaza. (Fonte: Jerusalem Post)

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Forwarded from Giubbe Rosse
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🇮🇱 ISRAELE - La fonte della notizia dei “bambini decapitati” è Nicole Zedeck, corrispondente del canale israeliano i24 News.
Un’indagine di Haaretz ha portato alla luce tempo fa che i24 News funziona come una sorta di proxy della famiglia Netanyahu. Le direttive a volte provengono direttamente dall’ufficio del Primo Ministro israeliano.
i24 News impiega nel personale almeno 35 veterani delle forze di occupazione israeliane. (via Lowkey)

Nel frattempo, però, la notizia è passata e ha fatto il giro del mondo. Anche nei talk show italiani viene discussa e amplificata come un dato acquisito. Qui Paolo Mieli ne parla da Bruno Vespa.

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Forwarded from Giubbe Rosse
🇪🇺 THIERRY BRETON ORA FA PUBBLICITÀ A BLUESKY
Thierry Breton, il commissario europeo per il mercato interno e i servizi che ieri sera ha dato 24 ore a Elon Musk per rimuovere da X quelli che definisce "contenuti illegali e disinformazione”, adesso si è messo a promuovere la piattaforma Bluesky, di proprietà dell'ex fondatore e CEO di Twitter Jack Dorsey. Curiosamente ha usato proprio X per farlo. (via Disclose.tv)

Un messaggio preciso. La commissione UE predilige il modello di piattaforma alla Dorsey, dove FBI, agenzie di intelligence, gruppi di pressione governativi, non ultimo la stessa Commissione UE hanno voce in capitolo nel decidere quali contenuti sono leciti e quali sono illeciti. Quelli sgraditi vengono classificati come "disinformazione" e censurati o depotenziati, quelli graditi vengono lasciati inalterati o addirittura potenziati.

Ormai è chiaro: Orwell era un dilettante.

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Forwarded from Giubbe Rosse
🇵🇸 GAZA, ENERGIA FINITA
L'unica centrale elettrica nella Striscia di Gaza ha interrotto la distribuzione di energia alle 14:00 perché era senza carburante. Così il capo dell'Autorità per l'Energia di Gaza. Restano accesi, ancora per poco, alcuni generatori privati.
Due milioni di persone sono senza elettricità e senza acqua. Se la situazione non si sblocca, si rischia una catastrofe umanitaria senza precedenti.

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Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
Eccola la fonte dei "40 neonati decapitati". Ora la giornalista israeliana fa marcia indietro e ammette di non aver visto niente, che alcuni soldati le hanno detto che credono che 40 bambini siano stati uccisi ma che nessuno conosce ancora il numero esatto delle vittime. Ovviamente nessun riferimento a teste mozzate, storia tanto assurda che un tempo sarebbe stata pubblicata solo da riviste scandalistiche tipo Cronaca Vera insieme a quella del bambino nato con tre teste. @LauraRuHK
Forwarded from Lettera da Mosca
CRIMEA - È stato messo in vendita dalle autorità della Crimea l’attico degli Zelensky a Livadia. L’appartamento, intestato a Elena, moglie del presidente ucraino, ha un valore di mercato di 24 milioni di euro.
Forwarded from Piccolenote
🌐🇮🇱🇵🇸GAZA: EVITARE LA TERZA GUERRA MONDIALE

🔶I soliti neocon gettano benzina sul fuoco, obiettivo Iran.

🔶Netanyahu e il governo di unità nazionale.

🔶I rischi per tutto il medio oriente.

LEGGI L'ARTICOLO ➡️ https://bit.ly/45ujK3z
KFAR AZZA

Dopo aver presentato l'uccisione di 40 bambini ad opera di hamas come un fatto - facendo in modo che tutta la stampa internazionale riportasse la notizia - la giornalista Nicole Zedek ha specificato che la circostanza le fosse stata riportata dai soldati e che il numero delle vittime fosse sconosciuto.

Dopo questa prima parziale smentita, a negare la notizia due giornalisti che hanno partecipato al tour presso Kfar Azza.

Samuel Forey, di le Monde, afferma che nessuno gli abbia fatto menzione dei bambini uccisi, Oren Ziv aggiunge che ciò non significa non siano state commesse atrocità e si dispiace che queste verranno utilizzate da Israele per attaccare più fortemente Gaza.

I giornalisti sono stati portati a Kfar Azza in tour...
Giorgio Bianchi Photojournalist pinned «Il mio intervento di oggi per 100 Giorni da Leoni. Parliamo della situazione a Gaza, della possibilità di effetto domino nell'area e più in generale del rischio che divampino anche i focolai in Sahel, Kosovo e Taiwan. https://www.youtube.com/live/CiBBd7h…»
Stasera, a Fuori dal Coro, come si evince dalle anticipazioni, Giordano torna "nel coro".

Nell'affrontare la crisi in Palestina, il tentativo sarà quello di assimilare la resistenza palestinese al terrorismo islamico stile ISIS (made-in-usrael, Hillary Clinton docet) .

A conferma di ciò, la risposta della giornalista Marianna Cané inviata da Giordano alla manifestazione per la Palestina che si è tenuta ieri a Milano:

nel momento in cui le è stata raccomandata obiettività nella copertura dell'evento e della situazione tra israele e Palestina, ha consigliato di "non guardare la puntata della trasmissione" .

Scommettiamo che la piazza in difesa dei diritti dei palestinesi sarà presentata come una massa di estremisti?

Sarà importante guardare il servizio e successivamente, se scorretto, far sentire il proprio dissenso sulle loro pagine social, esattamente come successe per la farsa pandemica e la farsa ukronazi.