Giorgio Bianchi Photojournalist
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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
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Forwarded from RangeloniNews
Strage di Konstantinovka, cittadina nella regione di Donetsk controllata da Kiev, relativamente distante dal fronte. Una manciata di minuti dopo le 14:00 del 6 settembre un missile colpisce il mercato uccidendo 15 persone, diverse decine di civili rimangono ferite. Sin dai primi minuti dopo l’esplosione si diffondono dubbi sull’accaduto. Le immagini delle telecamere di sorveglianza mostrano persone che seguono con lo sguardo un missile, il cui riflesso si vede distintamente anche sul tetto di un’auto parcheggiata nelle vicinanze. Questi sguardi sono rivolti a nord-ovest, in direzione opposta al fronte.

Nonostante ciò, per buona parte della stampa italiana il verdetto è immediato, perché il nemico, a prescindere anche da questi elementi e dai dubbi, è solo uno: “strage commessa dai russi”. Qualcuno parla anche di genocidio, ricalcando i toni delle autorità ucraine.

Poi, però, accade che qualcun altro prova ad approfondire la questione e scopre che tutti gli indizi portano a stabilire la responsabilità di Kiev. E lo fa il New York Times, non certo accusabile di essere al soldo di Mosca…

Non è la prima volta. E non sarà ciò a cambiare il modo di fare informazione da parte di molti media. Per i lettori, invece, può essere una nuova occasione per conoscere meglio chi diffonde queste notizie che influenzano e modellano l’opinione pubblica, nonché meccanismi più profondi all’interno del nostro paese.

✍️ RangeloniNews
L’euro-riarmo vola: nel 2025 la spesa militare a 290 mld (+35%)
LE PREVISIONI DI BRUXELLES - La corsa. Nel 2022 Lituania +60%, +52% la Grecia e +38% la Polonia
DI NICOLA BORZI


La guerra in Ucraina accelera il riarmo nel Vecchio continente. Non c’è solo la Nato a premere sui governi per allineare i bilanci pubblici alla media del 2% di stanziamenti per la difesa: dall’anno scorso anche la stessa Unione europea ha messo in piedi finanziamenti diretti all’industria delle armi. La spinta dà nuovo impulso a un trend già galoppante: entro due anni, nel 2025, i 27 Paesi della Ue stanzieranno per i propri bilanci nazionali della Difesa un totale di 290 miliardi. Nel 2021, ultimo anno prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i budget ammontavano complessivamente a 214 miliardi. Gli ulteriori 76 miliardi in quattro anni significano +35,5%. Un vero boom che però era già in atto prima del conflitto tra Mosca e Kiev.

Le previsioni sono dell’Agenzia per la difesa europea (Eda) e arrivano da un rapporto del Servizio studi del Parlamento europeo (Eprs). L’analisi riguarda il programma Edipra, il piano di rafforzamento dell’industria della difesa attraverso norme comuni sugli appalti che è stato varato martedì scorso, 12 settembre, dallo stesso Parlamento Ue con 530 voti favorevoli, 66 contrari e 32 astensioni e che ora, per entrare in vigore, attende solo l’approvazione del Consiglio Ue. Il regolamento stanzia 300 milioni fino al 31 dicembre 2025 dedicati al sostegno della produzione di armi destinate a rimpinguare gli arsenali della Ue, svuotati dagli aiuti all’Ucraina.

Nonostante l’accelerazione in corso, nel suo rapporto il think tank del Parlamento di Strasburgo lamenta il ritardo dei Paesi membri nella corsa al riarmo: “Per anni gli Stati membri della Ue hanno fortemente sottoinvestito nella difesa. Nell’ultimo decennio, competitori strategici come Russia e Cina hanno aumentato i loro bilanci per la difesa rispettivamente di quasi il 300 e il 600%, rispetto a un aumento complessivo di circa il 20% da parte degli Stati membri della Ue”, scrive Eprs che aggiunge: “Secondo la Commissione Ue, se tutti gli Stati membri avessero speso il 2% del loro Pil per la difesa dal 2006 al 2020 ciò si sarebbe tradotto in 1.100 miliardi aggiuntivi”. Di certo, secondo i dati più recenti dell’Istituto di ricerca internazionale sulla pace di Stoccolma (Sipri), al 31 dicembre scorso la sola spesa militare dei 27 Paesi Ue aveva raggiunto i 245,3 miliardi, con una crescita di oltre il 18% rispetto al 2020. Con 31,84 miliardi l’Italia segnava +10,2% e si piazzava al terzo posto nell’Unione dietro gl altri big spender Germania (53 miliardi, +13,3%) e Francia (51 miliardi, +10,2%). Ma, nel loro piccolo, alcuni Stati Ue hanno ritmi di crescita ben più impressionanti: la Lituania (1,65 miliardi) ha segnato +60% sul 2020, la Grecia (7,7 miliardi) +52%, la Croazia +45% e la Polonia +38% a 15,8 miliardi, quarta nella Ue.

Secondo Francesco Vignarca, esperto analista dell’Osservatorio Milex, “sono ritmi di crescita incredibili: negli ultimi anni c’era già un aumento rilevante, ma l’impatto della guerra in Ucraina ha dato impulso alle scelte politiche. Gli ultimi dati di Sipri dimostrano che l’Europa è l’area mondiale con il maggior incremento di spesa per la difesa ed è praticamente tornata ai livelli della guerra fredda. Agli stanziamento nazionali si aggiungono poi i nuovi budget europei come Edirpa, il Fondo europeo per la difesa Edf e gli stanziamenti per l’Ucraina. Tutte somme in passato catalogate come aiuti Ue all’industria ma di natura chiaramente militare, ora Bruxelles ne ha stanziate alcune dedicate direttamente alle armi, come il programma Asap che finanzia la produzione di munizioni: un salto di qualità”. “L’anno scorso la spesa militare mondiale ha raggiunto il record di 2.240 miliardi di dollari, in crescita del 3,7% in termini reali sul 2021: ben 127 miliardi in più.

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5.500 morti e 7.000 feriti. È il bilancio provvisorio del disastro in Libia, causato non solo da eventi climatici estremi, ma soprattutto dalla mancata manutenzione di due enormi dighe.
Dighe di fatto abbandonate a se stesse dal 2011, data della "caduta" di Gheddafi.
Migliaia di morti che si aggiungono ad altre migliaia a causa dei bombardamenti occidentali, delle successive guerre intestine e relative pulizie etniche.
L'eutanasia di una nazione, l'Italia, ed il sacrificio di sangue di un'altra, la Libia.

Oggi, per un curioso effetto distorsivo della realtà, la colpa del disastro in Libia non è dei francesi che fecero la prima mossa, della Alleanza Atlantica che fece finta di nulla, dei Lerner, Formigli e De Gregorio che crearono il clima adatto al consenso sull'operazione, di Berlusconi che fece per viltade il gran rifiuto.
No! La colpa è nostra che abbiamo un'auto a benzina. (G.B.)
Forwarded from la fionda📗
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Dopo mesi di trattative, provocazioni e indifferenza internazionale, è ricominciata la guerra del Nagorno-Karabakh.

Il Ministero della Difesa dell'Azerbaigian 🇦🇿 ha dichiarato che sono state avviate "misure antiterrorismo" in Karabakh "per ripristinare l'ordine costituzionale". Si tratta di operazioni contro le Forze Armate armene 🇦🇲.

Pesanti bombardamenti in corso a Step'anakert, la capitale della regione, mentre l'Azerbaigian ha chiuso lo spazio aereo.

In video un drone kamikaze azero distrugge una postazione radar delle forze armate armene.

Ancora una volta un conflitto dove a rimetterci saranno civili innocenti.

🔴 Non rimanere indifferente, unisciti a @lafionda
L'Azerbaijan ha annunciato l'inizio di "misure anti-terrorismo" sul territorio del Nagorno Karabakh. Al momento si segnalano attacchi missilistici a strutture militari. A Stepanakert suona l'allarme aereo e si segnala la presenza di droni azeri, soprattutto degli israeliani Harop già impiegati con successo durante il conflitto del 2020. Non c'è, ameno per ora, movimento di truppe di terra e quindi è presto per dire se si tratta dell'inizio di un'offensiva o solo di una dimostrazione di forza, tra l'altro proprio nell'ultimo giorno delle esercitazioni congiunte tra truppe USA e armene in Armenia. Però le autorità militari azere, nonostante affermino che gli obiettivi degli attacchi sono solo installazioni militari, esortano la popolazione a lasciare la regione, cosa che potrebbe fare presagire il prossimo inizio di un'invasione vera e propria.
Per ora, nessuna reazione diplomatica armena.
Forwarded from Marco Cosentino
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Ero in piazza durante il Maidan e sono tornato in Donbass ogni anno, restandovi anche per mesi.
Alla stessa maniera ho seguito la guerra in Siria. Le due situazioni sono speculari e in qualche modo la Siria può essere considerato il test necessario per poi attaccare la Russia su vasta scala.

Eppure vi dico che andare in un posto - così come viverci - non garantisce la comprensione dei fenomeni. A tal fine occorrono studio, analisi, capacità di mettere in relazione situazioni ed eventi. (E servono onestà e libertà intellettuale, aggiungo io).

Resta il fatto che chi segue il conflitto dal 2014 può raccontare che colui il quale è invaso oggi, ieri era l'invasore. Che nel 2014 sono state attaccate popolazioni innocenti che avevano come unica colpa quella di parlare il russo e che è stato compiuto un vero e proprio tentativo di pulizia etnica.

Giorgio Bianchi
Trento, 17 Settembre 2023
Il “pallone-spia” cinese era una balla degli americani: non spiava nulla
DI ALESSANDRA COLARIZI

Un pallone-spia senza licenza di spiare. A sette mesi da uno dei peggiori incidenti diplomatici tra Cina e Stati Uniti, il generale Mark Milley il 17 settembre ha riferito a Cbs News Sunday Morning quanto sospettato da tempo: che il pallone-spia cinese beccato a sorvolare il Nord America lo scorso gennaio non stava spiando. “La valutazione della comunità dell’intelligence è che il pallone non ha raccolto informazioni”, ha ammesso il capo di Stato maggiore intervistato dall’emittente di New York. L’episodio è quello noto dell’aerostato cinese abbattuto dopo diversi giorni da un caccia F-22 con un missile aria-aria. Le autorità cinesi hanno sempre sostenuto che si trattasse di un pallone meteorologico andato fuori rotta. Ma davanti alle accuse di negligenza del Congresso, Biden era parso quasi costretto ad adottare l’approccio duro, pur nutrendo dubbi sulla reale missione della sonda. Sospesa la visita a Pechino del segretario di Stato, Antony Blinken (avvenuta solo a giugno), la Casa Bianca ha ridotto al minimo i contatti ufficiali con i vertici cinesi. Ora la versione più accreditata – come confermato dal capo di stato maggiore Milley – è che il pallone (effettivamente destinato alla raccolta di intelligence) fosse in realtà diretto alle Hawaii, ma che a causa delle forti correnti abbia deviato finendo sopra l’Alaska e il Canada, per poi proseguire più a sud verso il Montana. Secondo il New York Times, il presidente cinese Xi Jinping avrebbe persino “rimproverato gli alti ufficiali per non avergli riferito che il pallone era andato fuori rotta”. Usa e Cina hanno avuto l’ultimo bilaterale “schietto, sostanziale e costruttivo” a Malta con il ministro degli Esteri Wang Yi e il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan.

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NUOVOATLANTE
di Alessandro Orsini
Libera stampa. L’offensiva ucraina è fallita, ma guai a chi lo dice (in Italia)

Nessuno in Italia scriverebbe mai che la controffensiva ucraina è stata un fallimento, nonostante la stampa americana lo dica da mesi. Una frase così chiara certificherebbe il fallimento di un’intera classe politica e mediatica. Pensate a tutti quei direttori di reti televisive, speaker radiofonici, leader di partito, direttori di istituti di ricerca sulla politica internazionale, schierati contro la diplomazia all’inizio della guerra per la sconfitta della Russia. Potreste mai immaginare che la classe mediatica riconosca di essere moralmente e politicamente corresponsabile della tragica situazione in cui l’Ucraina si contorce con Mario Draghi che viene riproposto come una pietanza che si ripropone al Quirinale verso il giorno più stomachevole della Repubblica Italiana? I signori dei media ricorrono a due strategie per non dire che la controffensiva è un fallimento: la strategia della “lente d’ingrandimento” e quella del “domani è un altro giorno”. La strategia della “lente di ingrandimento” ingigantisce conquiste ucraine talmente limitate che, cartograficamente parlando, non sono nemmeno visibili sulla mappa. È il caso di Andriivka, a sud di Bakhmut, che equivale grosso modo alla conquista di Villa Lazzaroni a Roma sulla Tuscolana. Con la differenza che Villa Lazzaroni ospita qualche piccolo ripostiglio per gli utensili, mentre Andriivka non ha nemmeno quelli essendo stata rasa al suolo al costo di decine di migliaia di ucraini uccisi e una quantità impressionante di mezzi Nato distrutti. Conquistare Villa Lazzaroni in una settimana è un fallimento reale; conquistarla dopo oltre tre mesi di devastazioni e sofferenze umane indicibili è un fallimento fantasy. La ragione per cui i media ingigantiscono la conquista di Andriivka si spiega con l’intreccio nefasto tra potere politico, giornalismo mainstream e dipartimenti di scienza politica all’italiana. Crosetto sarà presto chiamato a inviare nuove armi per la distruzione definitiva dell’Ucraina e, quindi, i soliti (s)giornalisti e i soliti (s)direttori di dipartimento dovranno spiegare che la strategia di Biden funziona. Conquistare Villa Lazzaroni in tre mesi di super-massacri e centinaia di bambini ucraini sotto terra dimostra che Ursula von der Leyen ha capito tutto della guerra in Ucraina. Se poi il teatro dell’assurdo vacilla, ecco intervenire la strategia del “domani è un altro giorno”. Agli italiani bisogna sempre spiegare che la vittoria arriverà domani perché la Nato aveva dimenticato di inviare l’arma magica. Gli ucraini vinceranno grazie agli Himars. Anzi no, grazie ai Samp/T di Crosetto. Anzi no, grazie agli Abrams. Anzi no, grazie alle bombe a grappolo. Anzi no, grazie ai 40 caccia di quarta generazione in primavera però la Russia ne ha 1000 subito. La strategia del “domani è un altro giorno” consente di rimandare all’infinito il giorno in cui le televisioni dovranno dichiarare che l’Unione europea è guidata da una classe politica fallita sorretta da una classe mediatica e accademica iper-corrotta. Mi raccomando: si tenga nascosto agli italiani che la Russia ha ammassato circa 100.000 soldati, 900 carri armati e 555 sistemi di artiglieria per lo sfondamento dell’oblast di Kharkiv. Con il dissanguamento per Villa Lazzaroni, vorrò vedere come Kiev respingerà un assalto frontale di quel tipo. Ecco il paradosso: quando una classe politico-mediatica è perfettamente fallita, si rappresenta come perfettamente vittoriosa. Crosetto aiuta il Corriere della Sera e il Corriere della Sera aiuta Crosetto. In tal modo, un po’ con lo scotch, un po’ con collanti odorosi meno nobili, gli zombie si compattano.

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🔭 Esclusivo: Dopo Trento, Venezia, Milano... la nuova distopia urbana approda ora a Palermo.

👉 "Si chiama CORO ed è il progetto per la Control Room del Comune" inaugurato alla presenza del Ministro degli Interni Piantedosi, di Schifani e del sindaco Lagalla, oltre che del Prefetto e del Questore. "La fase sperimentale verrà avviata in questi giorni, mentre la piena operatività verrà raggiunta l'anno prossimo" (Blogsicilia)

👉 Con la nuova control room, "Palermo diventa una Smart City", "un piccolo passo avanti verso la Città Digitale". Il sistema è stato realizzato dalla SISPI, una società a partecipazione comunale per la "realizzazione di soluzioni innovative e complesse" che si occupa, appunto, di Smart City, transizione digitale e gestione dati "in linea con lo sviluppo del modello di Smart Community indicato dal Comune" (un termine che, per chi avesse letto il nostro dossier dedicato, deve far scattare l'allarme).

👉 "Quello di Palermo è un esempio per tutto il Paese. L'intelligenza artificiale entra nella gestione del controllo di sicurezza delle città" ha affermato Piantedosi. Insomma, non solo videocamere, ma sensoristica capillare, IA ed un nuovo paradigma di gestione del rapporto cittadino/territorio/pubblica amministrazione.

👉 Sono numerosi gli ambiti in cui opera la piattaforma: trasporti, sicurezza, rifiuti, ambiente, emergenze varie e anche "Attività produttive". (Monreale Press)

Queste sono solo alcune delle caratteristiche di una progettualità sperimentale che non si limita alla sorveglianza e al controllo del territorio e della popolazione, ma che mira ad "efficientarne" gli spazi, le attività, le abitudini e quindi la vita secondo gli interessi e la visione del Capitale finanziario e tecnologico, oltre che di tutti le consorterie, pubbliche e private, nazionali e sovranazionali, che ne promuovono l'attuazione.

Rise up against the TECHNOCRACY!
https://t.me/canalemiracolomilano
miracoloamilano@protonmail.com
Vi recapito un messagio da parte del Reverendo Charles James Townschend:

«Lavorate, lavorate giorno e notte; lavorando accrescete la vostra miseria, e la vostra miseria ci dispensa dall’imporvi il lavoro con la forza della legge. La costrizione legale al lavoro comporta troppi problemi, richiede troppa violenza e fa troppo rumore; la fame invece, non solo esercita una pressione pacifica, silenziosa e incessante ma, essendo il movente piú naturale del lavoro e dell’industria, provoca gli sforzi piú efficaci».

Eric Packer.

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Forwarded from Giubbe Rosse
UN GENOCIDIO DIMENTICATO: 3 MILIONI DI FILIPPINI MASSACRATI DAGLI AMERICANI ALL’INIZIO DEL XX SECOLO
di Redazione
La cifra tra 200.000 e 300.000 morti semplicemente non può essere accurata. Solo a Batangas sono stati uccisi 300.000 filippini e questo fatto da solo dimostra che i numeri sono sbagliati. Il libro “American Neocolonialism” di William Pomeroy (1970) cita la cifra di 600.000 filippini morti nella sola Luzon nel 1902. Ciò è confermato dallo stesso generale Bell, che dichiarò “stimiamo di aver ucciso un sesto della popolazione dell’isola principale di Luzon, circa 600.000 persone.”

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Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
Nagorno Karabakh
La responsabilità di quanto sta succedendo in queste ore non può che essere attribuita alla leadership armena che, quasi di proposito, ha fatto di tutto per aggravare la situazione.
È stata la squadra di Pashinyan a rovinare i rapporti con la Russia, a rifiutare le esercitazioni militari del CSTO previste a gennaio, a ritirare il suo rappresentante dall'organizzazione e, più recentemente, a organizzare esercitazioni con gli Stati Uniti sul territorio armeno.
Ha firmato alcuni accordi attraverso la Francia, ha negoziato qualcos'altro attraverso gli Stati Uniti.
E, infine, ha riconosciuto il suo "amato" Artsakh (nome armeno del Nagorno Karabakh) come territorio dell'Azerbaigian.....
Non so cosa abbiano promesso a Pashinyan i suoi nuovi amici, ma il risultato e' una vera e propria catastrofe umanitaria per la popolazione del Karabakh.
È stata la dichiarazione di Praga di Pashinyan a rendere le azioni sul territorio del Nagorno Karabakh un affare interno dell'Azerbaigian, e le forze di pace russe hanno lo status di osservatori senza il diritto di usare le armi a meno che non vengano attaccate. Questo è il loro status, che porta la firma di Pashinyan stesso.
È strano e sciocco pretendere ora l'impossibile dalla Russia. (Fonte: Aleksey Mukhin) @LauraRuHK
Forwarded from Giubbe Rosse
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🇺🇦 ZELENSKY ALLE NAZIONI UNITE: "L'UMANITÀ NON STA RIUSCENDO A RAGGIUNGERE I SUOI OBIETTIVI DI POLITICA CLIMATICA". (Fonte: Disclose)

Le bombe e i missili ucraini non inquinano.

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