Giorgio Bianchi Photojournalist
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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
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Quali elementi definiscono il gap tra le politiche anti migratorie propagandate dalla Meloni e gli attuali sbarchi dall'Africa?

Giochi geopolitici sulle spalle della popolazione italiana e pure degli africani, proprio nel momento in cui in diversi Paesi africani si gioca la partita della liberazione dalla dipendenza Occidentale.

Il 12 settembre a Lampedusa ci sono stati oltre 110 sbarchi e sono arrivate più di 5000 persone in un solo giorno. L'isola è al collasso, con immigrati che giungono senza documenti. Francia e Germania comunicano lo stop dell'accoglienza agli immigrati dall’Italia.
Nel frattempo l'UE continua a non affrontare la situazione dei centri di detenzione libici mentre in Libia sostiene il governo che copre il traffico di esseri umani.

Stati europei con più richieste di asilo nel 2022 (Eurostat):
Germania: 243.835
Francia: 156.455
Austria: 112.245
Spagna: 117.945
Italia: 84.290
Grecia: 37.375
Paesi Bassi: 37.020
Belgio: 36.740
Cipro: 22.190
Bulgaria: 20.390
Svezia: 18.605
Forwarded from Piccolenote
🚨🇫🇷🇳🇪La guerra "benedetta" del Sahel

...se ci sarà guerra totale nel Shael, oltre agli eserciti regolari, in campo scenderanno anche le milizie jihadiste e terroriste che infestano la regione, tra i quali anche Boko Haram.

A giudicare da quanto accade in Mali e quanto già accaduto in Libia, Siria e Yemen, i valorosi estremisti islamici si muoveranno in convergenza con le forze affiliate all’Occidente. E la guerra incrementerà ancor più la loro forza, come avvenuto per i conflitti citati...🇫🇷🇳🇪🚨

LEGGI L'ARTICOLO COMPLETO
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🟦 https://bit.ly/3sVpp5f 🟦
Dopo aver visto questo tweet stavo calando nei commenti per chiedere come mai la Libia da stato prospero si era trasformata in disastro. Ma sono rimasto stupito dal fatto che nell'articolo allegato (https://www.bbc.com/news/world-africa-66797307?at_bbc_team=editorial&at_campaign=Social_Flow&at_link_id=F89D1254-5257-11EE-BB44-48093AE5AB7B&at_campaign_type=owned&at_ptr_name=twitter&at_medium=social&at_link_type=web_link&at_link_origin=BBCAfrica&at_format=link) è invece scritto esplicitamente che "Libya has been beset by chaos since forces backed by the West's Nato military alliance overthrew long-serving ruler Col Muammar Gaddafi in October 2011. The oil-rich country once had one of the highest standards of living in Africa, with free healthcare and free education, although Gaddafi ran a ruthless regime that had little time for critics. Since the fall of Gaddafi, Libya has been split between two rival governments and mired in conflict between numerous different militias". Incredibile.
è tutto vero raga, l'ha detto anche Mentana.

Michele Morrone.

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L’Ucraina è il nuovo Afghanistan: le prossime europee siano un referendum per la pace (di Elena Basile).

L’Ue compra, a caro prezzo, il gas
dagli Usa. La corsa al riarmo alimenta la crescita statunitense. E la relazione speciale tra Germania e Russia è finita per sempre. Il progetto neo-con
ha raggiunto tutti i suoi obiettivi. Ma il costo umano ed economico è altissimo e il negoziato resta l’unica via d’uscita.
Solo gli elettori però possono imporlo ai Governi.

https://www-tpi-it.cdn.ampproject.org/c/s/www.tpi.it/esteri/guerra-ucraina-europee-referendum-pace-basile-202309131040549/amp/

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Forwarded from Giubbe Rosse
🇷🇺🇪🇺 Dallo scoppio delle ostilità in Ucraina, i miliardari russi hanno ritirato dall’Europa beni per un valore di almeno 50 miliardi di dollari (Fonte: Bloomberg, via Marco Bordoni)

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GOMBLODDO!
di Marco Travaglio

Una volta, fra scie chimiche, chip sottopelle e falsi sbarchi sulla Luna, i complottisti erano i baluba a 5Stelle. Poi il complottismo ha infettato chi lo denunciava in casa d’altri (come le fake news). Tipo il Corriere, che sbatté in prima le foto segnaletiche di 12 “putiniani d’Italia” segnalati dai Servizi, poi si scoprì che se li era inventati il Corriere. O tipo Repubblica, che quest’estate ha sgominato una Spectre ancor più tentacolare e perniciosa: quella dei pescatori (“Commercianti, balneari e pescatori: la destra nelle mani delle lobby”). Siccome un complotto tira l’altro, ha spopolato quello sui “dossieraggi” della “nuova P2” che avrebbe svelato a un giornale la notizia più pubblica del mondo: i suoi compensi di consulente per Leonardo. Poi è emerso che la temibile loggia era composta da un solo finanziere della Dna che vagliava le segnalazioni antiriciclaggio sui suoi soci in un b&b. Grande eco anche alle vili minacce a Roberto Calderoli, ministro notoriamente scomodo in certi ambientacci per la sua riforma dell’Autonomia: “Se non la smetti col genocidio del Sud, ti uccideremo con la nostra potenza di fuoco. Siamo la mafia”. Che poi è la tipica firma usata dall’ufficio marketing di Cosa Nostra. Molto clamore per la denuncia di Marco Cappato, in mirabile sincronia con la sua autocandidatura a Monza: “Chiedo a Meloni se sia vera l’informazione, giuntami anonimamente, che sarei intercettato da mesi dai servizi segreti” (che, com’è noto, adorano morire di noia). Palazzo Chigi ha risposto “No”. E morta lì.

Con i complotti della brigata Wagner in tutto l’orbe terracqueo si può riempire una Treccani. Ma la scomparsa di Prigozhin, già “macellaio di Putin”, promosso a “chef” dal fan club atlantista dopo la retromarcia su Mosca, ha levato letteralmente il pane di bocca ai complottisti de noantri. Il norcino stellato ha comunque fatto in tempo a patrocinare il golpe in Niger, la nuova crisi in Kosovo e il boom di sbarchi dal Nordafrica (i barconi li varava personalmente lui sul bagnasciuga), prima di venire prematuramente a mancare. Poi il suo jet è precipitato in Russia e i complottisti nello sconforto, non sapendo più a chi dare la colpa di tutto. Il golpe in Gabon, per dire, con la cacciata dell’amico Ali Bongo, è ancora in cerca d’autore. Fortuna che ci è rimasto Putin, a cui Rep è riuscita ad affibbiare con una sola intervista a Cicchitto ben due farse: la caduta di Draghi e il libro di Vannacci. Poi tutti a stupirsi se Meloni e Salvini, con giornalucci al seguito, gridano al complotto persino per il loro strepitoso fiasco sui migranti. Il Giorgiale di Sallusti ci vede financo “la regìa del Pd”, come se i dem fossero in grado di dirigere qualcosa, non riuscendoci neppure con se stessi. Più probabile che il regista sia Prigozhin, da morto.

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UCRAINA
Podolyak, l’uomo che per Kiev spara su Croce rossa, Onu e Papa
IL RITRATTO - La vera storia del consigliere del presidente: è stato al servizio di chiunque, anche accanito filorusso prima di passare con Zelensky
DI MICHELA A. G. IACCARINO

L’Onu, Amnesty, la Cina, il papa. Pure la Croce rossa. Le frecce accusatorie del consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, hanno colpito, dall’inizio del conflitto, praticamente quasi tutti gli alleati di Kiev. Più che falco, mastino. Podolyak è pronto a inviare mediatiche saette velenose a chiunque inclini anche solo di un millimetro il sostegno a Kiev: lo sanno il cancelliere Scholz o Elon Musk “complice dei russi”. Ma anche Amnesty, la Croce Rossa, appunto, definite “organizzazioni fittizie che sporcano la mente con informazioni spazzatura”. O il comitato del Nobel, criticato perché ha assegnato alla russa Memorial e al bielorusso dissidente Bialiatsky il premio per la pace ex aequo con gli ucraini. O l’Onu: “Un’organizzazione per le lobby che fa guadagnare un bel po’ di soldi”. India, Cina, Turchia che hanno “un debole potenziale intellettuale”. Bergoglio, Podolyak, lo ha chiamato in diretta “filorusso”, nella stessa frase in cui asseriva che la Sede Sede è finanziata dal Cremlino (prove alle illazioni non le mostra mai). Le dichiarazioni del consigliere passano, la sua attitudine resta: lasciare l’impronta è la strategia. Podolyak è tante parole, tante foto, tanti social, pochi freni, anzi: quasi nessuno. Sembra così da sempre; prima la stessa furia verbale la riservava al partito di Zelesky: lo battezzò “raduno di piccoli meschini sfacciati”.

Nato negli anni 70 a Lvov, Podolyak dal 1989 studia Medicina in Bielorussia per capire però presto che “il giornalismo è ciò di cui voglio vivere”: lo dirà durante un’intervista parlando di quegli anni 90 trascorsi nella Minsk blindata di Lukashenko, saltando dal giornale Fm Bulvar, al Narodnaja Volja, alla Belorusskaya gazeta. Quando finisce in tribunale per aver denunciato Anatoly Tosik, capo del comitato di controllo dello Stato, la gazzetta Nasha Svaboda viene chiusa per ordine, pare, del presidente in persona. Per i suoi articoli su Vremja (il giornale che fonda l’editore di Svoboda dopo la chiusura) si ritrova sulla soglia di casa il Kgb, servizi segreti bielorussi, che lo accusano di voler destabilizzare il Paese. Viene deportato in patria nel 2004: è l’anno della rivoluzione arancione.

Di carica in carica, sempre alto in rango tra le scrivanie, fulmine delle redazioni. Dopo essere stato redattore capo della Gazetta ucraina, passa all’Obozrevatel’ del tycoon e politico ucraino Mykhailo Brodskyy, di cui diventa collaboratore. L’abusata retorica della metamorfosi dopo una profonda cesura non è legittima: con Podolyak è più la prima vita che si trasforma in una seconda, una professione che ne genera un’altra, una prima fase che alimenta la successiva. Diventa pr, esperto di “management della reputazione” dei politici. Non solo ucraini, pure russi e bielorussi. Tra i clienti Yuri Ivanyushchennko, alias Yura Yenakiyevsky: così chiamavano i media l’oligarca criminale finito poi sotto processo. Era membro del Partito delle Regioni, di quel Yanukovich che la rivoluzione di Maidan farà fuggire in Russia, proprio come un altro uomo che incrocerà la strada e il talento dell’oggi consigliere: Sergey Levochkin, ex capo dello staff del filo-russo. I media hanno provato a ricostruire i rapporti di Podolyak con Boris Lozhkin, capo dell’amministrazione presidenziale di Petro Poroshenko, ex rivale di Zelensky, e altri oligarchi; una cosa sembra certa: i politici lo cercano, è un efficacissimo polittecnolog, letteralmente “tecnologo politico”, un termine slavo che rende ben più di spin doctor o stratega mediatico.

Un lungo profilo di Podolyak nell’anno in cui comincia a marcare a uomo Zelensky lo stila il media indipendente ucraino Babel, in contatto con fonti interne che non si fanno identificare: “L’ufficio del presidente ha un nuovo consulente.

Segue...
Era un oppositore in Bielorussia, un giornalista filo-governativo sotto Yanukovich, ora risolve le crisi del potere”. Neppure Babel riesce a spiegare l’ascesa dello stratega nell’ufficio del capo dell’amministrazione presidenziale, di quell’Andrey Yermak che lo stesso Podolyak aveva battezzato (prima di andare a lavorare proprio per lui) “demone oscuro” che confabula alle spalle del presidente. Varca la soglia della Rada nello stesso 2020 in cui il fratello di Yermak finisce nei guai per presunta compravendita di cariche, accuse nate da filmati girati da telecamere nascoste: ai reporter che gli hanno chiesto se doveva “sbiancare” qualche biografia, Podolyak ha risposto che era una coincidenza temporale e nulla più. È con l’invasione russa che Podolyak abbandona quinte e retroscena e varca la linea d’ombra per mettere sotto i riflettori il suo volto, che diventa ben presto uno dei più noti della squadra del presidente. Partecipa ai primi falliti negoziati. Buca gli schermi di talk show e tg internazionali, spara accuse a mitraglia, conosce il gioco. Il regista è diventato protagonista.

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NEW YORK TIMES

Guerra in Ucraina. Russia, sanzioni aggirate: produzione bellica a mille
GUERRA - “Mosca è tornata a livelli pre-guerra con una capacità di produrre munizioni sette volte maggiore rispetto all’Occidente”
DI SALVATORE CANNAVÒ

Secondo funzionari statunitensi, europei e ucraini, la Russia è riuscita ad aggirare le sanzioni e i controlli sulle esportazioni espandendo la produzione bellica a livelli prebellici ed esponendo l’Ucraina ad attacchi molto pericolosi nei prossimi mesi.

Lo scrive il New York Times, non la Pravda, utilizzando dichiarazioni dei funzionari statunitensi. Ancora una volta l’Occidente sembra essere spiazzato dall’agilità economica di un Paese dato molte volte per spacciato. Le sanzioni sembrano non funzionare anche se nei primi sei mesi, forse nel primo anno, avevano imposto un rallentamento della produzione militare. Ma alla fine del 2022, scrive il quotidiano Usa, “la produzione industriale militare di Mosca ha ripreso a prendere velocità”. I russi hanno aggirato i controlli sulle esportazioni e l’allarme era stato lanciato qualche mese fa anche da David O’Sullivan l’inviato europeo incaricato di monitorare le sanzioni.

Secondo il Nyt, invece, “in meno di un anno dall’inizio della guerra, la Russia ha ricostruito il commercio di componenti critici facendoli passare attraverso Paesi come Armenia e Turchia. Le autorità di regolamentazione statunitensi ed europee hanno cercato di lavorare insieme per frenare l’esportazione di chip verso la Russia, ma hanno faticato a fermare il flusso attraverso Paesi con legami con Mosca”.

Il problema si intreccia con l’effetto più evidente della guerra, la costruzione di legami più forti da parte di Mosca con l’Asia, che del resto il presidente russo ha indicato come “priorità strategica del XXI secolo” intervenendo il 12 settembre all’Eastern economic forum di Vladivostock. La capacità produttiva – che potrebbe essere ulteriormente rafforzata dal possibile accordo sulle munizioni in discussione con la Corea del Nord – spaventa l’intelligence Usa perché rafforzerebbe l’artiglieria russa e quindi la sua capacità di colpire pesantemente le linee ucraine e le infrastrutture civili ipotizzando “un inverno particolarmente buio e freddo per i cittadini ucraini”. “Prima della guerra, spiegano i funzionari anonimamente al Nyt, la Russia poteva produrre 100 carri armati all’anno; ora ne producono 200”. Kusti Salm, un alto funzionario del ministero della Difesa estone, “ha stimato che l’attuale produzione di munizioni della Russia è sette volte maggiore di quella dell’Occidente”.

L’unica nota “positiva”, secondo i funzionari Usa, sia pure come paradosso, è che nonostante la grande capacità produttiva – circa due milioni di munizioni all’anno – i russi ne consumano molte di più, circa 10 milioni lo scorso anno. Da qui la necessità di parlare con la Corea del Nord.

Ma la ripresa della produzione militare ha anche un effetto “keynesiano” sull’economia russa. La spesa militare infatti dovrebbe raggiungere i 100 miliardi di dollari nel 2023, finanziata a debito – la Russia ha uno dei debiti più bassi del mondo, il 15% del Pil – con un impatto sulla crescita che il Fmi ha stimato nell’1,5% quest’anno mentre la Banca centrale russa spera addirittura di arrivare al 2,5%. L’unico freno potrebbe derivare dalla stretta monetaria decisa recentemente per raffreddare la pressione inflazionistica. Ma, in ogni caso, la sottovalutazione del potenziale russo continua.

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Adesso, non vorrei mai stare nei panni di chi ha creduto a questi qua. Solidarietà.
Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
Il leader nord-coreano Kim Jong Un e' stato aggiunto alla lista di proscrizione del sito ucraino Mirotvorets.🤡 https://t.me/smotri_media/59134
Forwarded from Marco Cosentino
TRE ANNI FA 🌺🌺🌺
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Presso la sede dell’Agenzia Italiana del farmaco, a Roma, si è svolto il primo appuntamento di un’iniziativa chiamata “AIFA incontra”.

L'Aifa ha definito prive di contenuto e decontestualizzate le mail diffuse da Fuori dal Coro attraverso cui la pubblica opinione è venuta a conoscenza di tutte le verità negate e le perplessità espresse sul vaccino nelle segrete stanze.

Interrogato da Byoblu sulla vaccinazione ai guariti, Palù addirittura ha paragonato la vaccinazione covid a quella anti influenzale. Peccato abbiano fatto partire la campagna vaccinale promettendo immunizzazione e immunità di gregge.
Sempre Palù, ha affermato che l'rna nella cellula duri qualche minuto, mentre diversi studi ne dimostrano la persistenza per settimane.

A conclusione della conferenza, Gianuario ha chiesto a Palù se sia disposto a confrontarsi con professionisti del medesimo H-Index. Restiamo in attesa.

Fonte: https://www.byoblu.com/2023/09/14/aifa-ai-microfoni-di-byoblu-giorgio-palu-accetta-un-confronto-manterra-limpegno/
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Mai una gioia. Già festeggiavamo il nostro nuovo eroe ma niente, il dottor Fernando Lunedì ha ritrattato quanto detto.

Durante il tgr Lazio, il medico responsabile del Centro long covid INI Città Bianca aveva asserito che tipologia di vaccino e numero di dosi incidessero sui sintomi rientranti nel long covid.
Testuale: "Eh eh, dobbiamo dire che il long covid in un paziente vaccinato sicuramente ha una pertinenza, un impatto maggiore, rispetto a chi non lo è". ⬅️ VERSIONE 1

Prontamente è arrivata la "precisazione" attraverso un'intervista pubblicata sul sito del gruppo sanitario per cui lavora.

Fernando Lunedì specifica di essere convintamente vaccinato, che vaccino e presidi sanitari siano stati determinanti nel contrasto al covid e che - al contrario - il vaccino ha avuto un'azione curativa sui pazienti affetti da long covid. ⬅️ VERSIONE 2

Suggeriamo di leggere l'intervista che trovate qui. Ne viene fuori una pesante sconfessione dell'intervento al tg attraverso forzature abnormi e paradossali.
​​🎙 Estratti dal discorso del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin all'8° Forum Economico Orientale

Il Forum Economico Orientale ha riunito dirigenti d'azienda, esperti ed esponenti delle istituzioni della Federazione Russa e di decine di altri Paesi di tutto il mondo.
 
Negli ultimi anni, l'economia globale è cambiata e continua a cambiare; ciò anche per il fatto che alcuni Paesi, soprattutto occidentali, con le loro stesse mani, stanno distruggendo il sistema delle relazioni finanziarie, commerciali ed economi da loro stessi in buona parte ideato e costruito.
 
In questo contesto, si fa sempre più spazio nel mondo un’autentica cooperazione economica tra Stati che non si sottomettono a pressioni esterne e perseguono i propri interessi nazionali. La loro attività non è incentrata sul contingente opportunismo politico, bensì sulla promozione dei propri progetti nel campo dei trasporti, dell’energia, dell’industria, della finanza e nella sfera umanitaria. Sono progetti in grado di tradursi in un diretto beneficio a lungo termine per la popolazione di questi Paesi.
 
Sta nascendo un nuovo modello d'interazione e d'integrazione non più improntato ai cliché occidentali, ma rivolto a tutta l'umanità, all'intero mondo multipolare che agisce e progredisce.
 
La Russia è disposta a rafforzare i legami commerciali e la cooperazione reciproca: il potenziale di questa collaborazione può difficilmente essere sopravvalutato.
 
Il Distretto Federale dell'Estremo Oriente occupa il 40% del territorio della Federazione Russa. Qui si trova quasi la metà delle nostre foreste e delle nostre riserve auree, oltre il 70% dei pesci, dei diamanti, oltre il 30% del titanio, del rame e così via. Qui operano imprese strategiche di primaria importanza, porti marittimi e reti ferroviarie. Qui ci sono particolari vantaggi fiscali, amministrativi e doganali, si costruiscono infrastrutture, si collegano alle reti dei servizi i siti industriali.
 
Grazie al sostegno statale ai progetti dell'Estremo Oriente, sono stati siglati accordi per investimenti da oltre 7,7 trilioni di rubli, di cui 3,4 trilioni già investiti. Sono stati creati 125.000 posti di lavoro, sono state avviate circa 700 nuove imprese.
 
La crescita industriale in Estremo Oriente supera il tasso medio della Russia. In 10 anni, il fatturato delle merci dei porti marittimi dell'Estremo Oriente è aumentato di 1,6 volte, la produzione annuale di oro nell'Est del Paese è aumentata di 1,6 volte e quella di carbone di 2,8 volte.
 
In Estremo Oriente, in media, l'esplorazione del sottosuolo  in tutte le regioni è ora del 35%. Ciò suggerisce che ci sono tutte le opportunità per un’ulteriore crescita dell'industria estrattiva. Per aumentare il volume dell’esplorazione geologica, è stata adottato il progetto strategico “Geologia. Rinascita di una leggenda”.
 
A livello federale è stata lanciata una piattaforma d'investimento a cluster,  meccanismo destinato a finanziare progetti su larga scala d'importanza trasversale, soprattutto per la produzione di materiali, componenti e prodotti finiti dell’industria manifatturiera.
 
La portata dei progetti che la Russia sta realizzando in Estremo Oriente richiede che venga aggiornato in egual misura il sistema energetico di queste regioni. Allo stesso tempo, esistono condizioni davvero uniche per lo sviluppo dell’energia idroelettrica, nucleare e rinnovabile nel rispetto dell’ambiente.
 
Per sostenere le iniziative imprenditoriali e l’economia dell’Artico e dell’Estremo Oriente, grande importanza rivestono i progetti nel settore dei trasporti, che includono un'espansione delle rotte logistiche esistenti e l’apertura di nuovi corridoi per il trasporto merci.
 
L’Estremo Oriente russo dovrebbe diventare una piattaforma per le industrie della “nuova economia”, compreso lo sviluppo del turismo nei parchi nazionali del Primorye, della regione di Khabarovsk, di Yakutia, Buriazia, Kamchatka, Isole Curili e altre zone.

12 settembre 2023
Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
Nella mia esperienza i russi hanno una caratteristica che raramente ho riscontrato nei paesi nord-europei: quando l'aderenza rigida ad una regola crea un problema o un intralcio, la regola viene interpretata in modo "creativo" per trovare una soluzione. Insomma i russi dimostrano flessibilita' e adattabilita', doti che a mio parere denotano un alto grado di intelligenza, esattamente come i cinesi e gli italiani di un tempo. Quando mi trovo davanti dei replicanti programmati per eseguire ordini il cui senso gli sfugge o la cui logica cozza con una situazione imprevista, penso che i transumani siano ormai tra noi e non e' un pensiero rassicurante. L'ultima disavventura mi e' capitata all'aeroporto di Helsinki, a cui sono arrivata dopo un viaggio estenuante e una notte insonne. Il mio bagaglio a mano, per il quale ormai si paga extra, rientrava nelle misure stabilite ma era leggermente piu' pesante del consentito. Era stato pesato solo perche' avevo fatto il check-in al banco invece che attraverso un'interfaccia digitale. L'addetta mi chiede di pagare 50 euro in piu', cosa folle per un bagaglio di quelle dimensioni, e per trovare una soluzione le dico che avrei tolto qualche maglione dalla valigia e me lo sarei messa addosso o legato in vita. Lei risponde che se facessero tutti cosi' le regole non le rispetterebbe nessuno. Cercando complicita' le faccio notare che io peso molto meno della media e quindi c'e' margine per un minimo di flessibilita' sul bagaglio. Lei per tutta risposta mi fulmina con lo sguardo, probabilmente ho toccato un tasto troppo sensibile nell'epoca in cui il fat shaming e' praticamente un crimine. Emette la carta d'imbarco mentre io davanti a lei apro la valigia e tolgo alcuni indumenti. Pensando che la cosa sia finita li', mi rilasso per un paio d'ore prima della partenza. Ma al momento di imbarcarmi sul volo appare una luce rossa al varco su cui ho strisciato il mio documento di viaggio, il tornello resta chiuso. Arriva un'altra addetta che mi informa che mi e' stato vietato salire sull'aereo perche' non ho pagato il biglietto per il bagaglio eccessivo. Le spiego che deve esserci un errore, visto che la valigina che porto e' decisamente piu' leggera di quando ho fatto il check-in e che la sua collega ha volutamente ignorato il fatto che l'ho mezza svuotata. Le mostro gli strati che ho addosso sotto il piumino, ma niente. Lei dice che fa fede la carta d'imbarco e quella contiene un codice che mi impedisce di imbarcarmi. Io rifiuto di muovermi dal varco, nel frattempo la coda dietro di me cresce e appare chiaro che l'aereo subira' un ritardo a causa di questa disputa assurda. Per spostarmi pretendo che qualcuno porti una pesa se non crede alla mie parole. Arriva il superiore e mi dice di calmarmi, quando in realta' sono calmissima e sto solo cercando di chiarire un equivoco. Anche lui si appella a fantomatiche regole. Gli chiedo se esiste una regola che impedisce a un passeggero di mettersi tre strati addosso. Non sa cosa rispondere. Dopo piu' di un quarto d'ora arriva la pesa e dimostra senza ombra di dubbio che la valigia non eccede il peso massimo di 8 chili. Finalmente mi fanno passare ma la cosa piu' inquietante e' che tutti gli addetti recitano come droni la formuletta "Saremo felici di servirLa ancora in futuro. Buon viaggio con FinAir". Avrei voluto chiedergli se era sarcasmo, ma dubito che avrebbero compreso. In compenso la mancanza di flessibilita' ha causato ritardo al volo, danno maggiore di qualche grammo in piu', e il vestiario che ho spostato dalla valigia alla mia persona mi ha solo fatto sudare e non ha certo cambiato il peso totale. @LauraRuHK
🇮🇹 ITALIA: LA CRISI NERA DEI GIORNALI

Sono usciti i nuovi dati delle vendite dei giornali in edicola. Rispetto ad un anno fa, il crollo è evidente.
Forwarded from Piccolenote
🟢🇺🇦IN VIOLAZIONE DELLA CONVENZIONE DI GINEVRA

Al di là che i giornalisti, anche quelli embedded quindi votati decisamente alla propaganda (propria sia dei cronisti di guerra russi che occidentali), ricadono sotto la protezione della Convenzione di Ginevra, esplicitamente violata dalla stralunata signora, il video in questione si colloca decisamente nell’ambito più ristretto del terrorismo.

Dichiarazioni simili pronunciate da una figura istituzionale quale il portavoce ufficiale dell’esercito dà la misura della deriva di cui è preda la leadership ucraina...🇺🇦🟢

LEGGI L'ARTICOLO COMPLETO
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🟦 https://bit.ly/3rgoICY 🟦
Clamoroso.
Prima il dottor Fernando Lunedì rilascia un'intervista nella quale ritratta quanto detto durante il tgr Lazio rispetto all'incidenza del vaccino nel long covid.
Adesso la Rai ha rimosso la pagina dalla quale nel primo pomeriggio avevamo estrapolato il video.