Giorgio Bianchi Photojournalist
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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
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‼️🇮🇹🇺🇦 IL COMUNE DI MILANO SPONSORIZZA UNA MOSTRA SUI NEONAZISTI UCRAINI
"Uno sguardo negli occhi dei difensori di Mariupol", recita così la scritta in sovraimpressione sulla foto pubblicata per sponsorizzare l'evento. Lo sguardo del "difensore" è quello di Denys Prokopenko, suprematista bianco e comandante del Battaglione Azov.

Come riportano i colleghi di Voxkomm: «[Prokopenko] era un membro del gruppo ultras neonazista "White Boys Club", poi [si è unito alla] Borodach Division (che ha il simbolo del Totenkopf nazista con la barba).»

Se volete lasciare un messaggio al Municipio 1 di Milano, questa è mail istituzionale: M.Municipio1@comune.milano.it

❗️FERMIAMO LA NORMALIZZAZIONE DEL NEONAZISMO UCRAINO IN ITALIA

NOTE
▪️L'indagine di Robeson su Prokopenko e altri dell'Azov
▪️Report Radicalism parla del gruppo ultras neonazista WBC
▪️L'Azov ha occupato per 8 anni Mariupol, il 70% dei civili stava dalla parte dei separatisti

Segui 👉@ComitatoDonbass
E alla fine anche dalle parti de La Stampa si sono accorti che i neo-kantiani sono in realtà un tantinello neo-nazisti.
Buongiornissimo.

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ALLARMI E RIVELAZIONI

La Finlandia: “Resta il rischio dell’utilizzo di armi nucleari”
de Il Fatto Quotidiano

Il presidente della Finlandia Sauli Niinisto ha avvertito della possibilità che la guerra in Ucraina si estenda ad altri Paesi della regione e ha chiesto alla comunità internazionale di “prendere sul serio” il rischio dell’uso di armi nucleari. “È facile dire che i timori sono infondati, ma i politici devono essere preparati al rischio di un’escalation”, ha detto Niinisto durante un incontro con l’Associazione della stampa finlandese. È necessario, ha affermato, “prendere sul serio il rischio dell’uso delle armi atomiche”, un pericolo che è “assolutamente enorme; se verranno usate le armi nucleari, sarà la fine del mondo”. Riguardo alla caduta dei droni russi sul territorio rumeno, il presidente finlandese ha affermato che ciò dimostra che in Europa esiste un “equilibrio del terrore” a seguito dell’invasione dell’Ucraina. “Ricordiamo tutti che un missile è caduto in Polonia. Anche queste piccole cose possono cambiare tutto, purtroppo, in peggio”.

A proposito di nucleare, Elon Musk disattivò i satelliti Starlink vicino alla costa della Crimea lo scorso anno per sventare un attacco ucraino alla flotta russa ed evitare così una possibile “mini Pearl Harbor”: con i satelliti spenti, i droni sottomarini di Kiev che si stavano avvicinando alle navi russe furono infatti costretti ad allontanarsi verso riva senza danni. L’ordine impartito dal miliardario agli ingegneri di Starlink troverebbe spiegazione nei timori di Musk per una reazione con armi nucleari da parte di Mosca. A svelare il retroscena è Elon Musk, la nuova biografia del patron di Tesla e del social X curata da Walter Isaacson che sarà in libreria il 12 settembre e di cui la Cnn ha ottenuto alcuni estratti che raccontano il dilemma del controverso tycoon di fronte al conflitto e il suo ruolo. Dopo l’incidente dei satelliti disattivati, infatti, le autorità ucraine supplicarono il miliardario di ripristinare le connessioni mentre i governi americano ed europei iniziarono a interrogarsi sul tema dei pagamenti dei satelliti per Kiev. Concludendo che affidarsi alla beneficenza dell’eccentrico Musk sarebbe stato troppo rischioso, facendosi poi carico delle spese.

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“La Russia nel ’21 voleva trattare, la Nato no”
IL SEGRETARIO GENERALE - All’Europarlamento Jens Stoltenberg rivendica il rifiuto di 2 anni fa a Putin: “Proposte irricevibili”
DI SALVATORE CANNAVÒ

“Nell’autunno del 2021, il presidente russo Vladimir Putin ci inviò una bozza di trattato: voleva che la Nato firmasse l’impegno a non allargarsi più. Naturalmente non lo abbiamo firmato”. Nel giorno in cui il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, viene audito dalla commissione Affari Esteri del Parlamento europeo, e sottolinea i successi dell’esercito ucraino – “Avanza di cento metri al giorno” – e i fallimenti russi – “Era il secondo esercito al mondo, oggi è il secondo esercito in Ucraina” – l’affermazione che colpisce maggiormente è quella che ammette la rigidità della Nato rispetto alle proposte di trattativa da parte russa.

Abbaiare a Mosca.
Stoltenberg conferma, agilmente, l’immodificabilità del progetto espansivo della Nato, quello che induceva così il pontefice a denunciarne “l’abbaiare alle porte della Russia”.

Il segretario Nato sottolinea le condizioni proibitive chieste da Mosca: “Voleva che rimuovessimo le infrastrutture militari in tutti i Paesi entrati dal 1997, il che voleva dire che avremmo dovuto rimuovere la Nato dall’Europa Centrale e Orientale, introducendo una membership di seconda classe. Lo abbiamo rifiutato e lui è andato alla guerra, per evitare di avere confini più vicini alla Nato”. Le richieste russe, come vedremo fra poco, sembravano un po’ diverse e meno dirompenti, ma in questa affermazione c’è la conferma di una postura aggressiva della Nato che, dopo il crollo dell’ex Urss nel 1991, ha voluto affermarsi come gendarme del mondo. Questo non elimina le responsabilità russe o la sua aggressività imperiale, ma la complessità delle cause va comunque tenuta in conto.

Il piano dello zar.
La Russia aveva presentato le sue “proposte concrete” il 15 dicembre 2021. Il documento fu accolto in Occidente come un diktat anche se gli uomini di Putin lo consideravano comunque una bozza su cui avviare la trattativa. I nove articoli muovevano da un “preambolo” che citava vari trattati, da quello di Helsinki del 1975 sino alla Carta per la sicurezza europea del 1999 per poi sostenere l’impegno delle parti “a non partecipare o sostenere attività che incidano sulla sicurezza dell’altra parte”, a non usare “il territorio di altri Stati per preparare o effettuare un attacco armato” o ad azioni che ledano “la sicurezza essenziale” reciproca facendo in modo che le alleanze militari o le coalizioni di cui fanno parte rispettino “i principi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite”.

Decisivo l’articolo 4: “Gli Stati Uniti s’impegnano a escludere qualsiasi ulteriore espansione verso Est della Nato e a rifiutare l’ammissione all’Alleanza degli Stati che facevano parte dell’Unione Sovietica; gli Usa non stabiliranno basi militari sul territorio degli Stati già membri dell’Urss che non sono della Nato né useranno le loro infrastrutture per qualsiasi attività militare né svilupperanno con essi una cooperazione militare bilaterale”. Richiesta forte, ma che non metteva in discussione tutto l’Est europeo quanto i soli Paesi baltici, Estonia, Lettonia e Lituania, gli unici Paesi ex Urss a essere entrati nell’Alleanza, nel 2004. La Russia chiedeva di “non schierare missili terrestri a raggio corto e intermedio” sia fuori dal territorio nazionale che in patria, se questi minacciano l’altra parte, e di “evitare il dispiegamento di armi nucleari al di fuori del territorio nazionale”, nonché “il rientro nei confini” di quanto già dislocato all’estero.

Nel documento riservato alla Nato, le parti si sarebbero impegnate a “non creare condizioni o situazioni che costituiscano o possano essere percepite come una minaccia alla sicurezza nazionale di altre parti”, con una certa “moderazione” nell’organizzazione delle esercitazioni. Per la risoluzione delle controversie si rimandava ai rapporti bilaterali e al consiglio Nato-Russia, con la richiesta di creare hotline di emergenza

Segue...
Infine la richiesta esiziale per gli sviluppi futuri della Nato: “Tutti gli Stati membri della Nato s’impegnano ad astenersi da qualsiasi ulteriore allargamento dell’Alleanza, compresa l’adesione dell’Ucraina e di altri Stati; le parti che sono membri della Nato non condurranno alcuna attività militare sul territorio dell’Ucraina e di altri Stati dell’Europa orientale, del Caucaso meridionale e dell’Asia centrale”. Da notare che all’epoca Putin chiese all’Italia di giocare un ruolo speciale nella “normalizzazione delle relazioni tra Russia e Ue”.

La risposta Nato arrivò a strettissimo giro: “La Russia cambi il suo comportamento provocatorio. Noi non scenderemo mai a compromessi sul rispetto della sovranità territoriale dell’Ucraina”, rispose il 16 dicembre Jens Stoltenberg nel corso di una conferenza stampa con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Per quanto la mossa russa potesse essere un bluff per andare a vedere il gioco Nato, questa rivelò interamente le proprie intenzioni, già ampiamente decise e prefissate.

Espandersi o perire.
La sintesi della risposta occidentale fu la dichiarazione fatta qualche giorno prima dalla Casa Bianca e poi ripetuta dallo stesso Stoltenberg: “È la Nato che decide chi aderisce all’Alleanza, non la Russia”. E questo fu il punto chiave dell’incontro tra Biden e Putin svoltosi qualche giorno prima, il 7 dicembre, sia pure a distanza. Putin chiese di non addossare alla Russia la responsabilità della crisi nei rapporti con l’Occidente “poiché è la Nato che sta facendo pericolosi tentativi di conquistare il territorio ucraino e sta aumentando il suo potenziale militare ai nostri confini”. La risposta di Biden fece capire che le decisioni erano state già prese, la Nato non aveva alcuna intenzione di modificare la propria strategia e la mossa russa era comunque giudicata tardiva o poco plausibile. In quei giorni la prestigiosa rivista Usa, Foreign Affairs, suggeriva l’ingresso degli Usa nel “formato Normandia” (Francia, Germania, Russia e Ucraina) incaricato di monitorare gli accordi di Minsk II del 2015. Una mossa che avrebbe potuto aiutare Kiev a sentirsi meno minacciata da Mosca e contestualmente garantire al Cremlino un dialogo diretto con la Casa Bianca e una sua maggiore attenzione sullo scacchiere europeo. Ma nulla fu preso in considerazione, in particolare nessun ruolo decisero in quel momento di giocare i Paesi europei, puri spettatori di un conflitto che rinverdiva i nefasti riti della Guerra fredda.

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È il caro-guerra: la Difesa ha speso 4 miliardi in più
MELONI “SCORPORIAMO COSTI DA REGOLE UE” - Il sottosegretario Perego: “Incremento causato da inflazione e impegni sul fronte orientale”
DI LUCA DE CAROLIS

Quattro miliardi in più di spese nel 2023 per il ministero della Difesa, in un Paese che fatica a tenere aperti i Pronto soccorso. Il prezzo, anche e soprattutto, della guerra in Ucraina. Lo ha certificato nero su bianco due giorni fa il sottosegretario forzista Matteo Perego di Cremnago, davanti alla commissione Difesa della Camera dove si discuteva del rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2022: di fatto l’analisi della gestione del bilancio dello Stato, che ogni anno va presentata per l’approvazione al Parlamento. In quella sede, Perego ha spiegato come gli stanziamenti di spesa della Difesa siano passati in un anno da 25,5 a 29,5 miliardi. “Un incremento – ha sostenuto – che va messo in correlazione, da un lato all’incremento dei prezzi provocato dal rialzo dell’inflazione e, dall’altro agli impegni assunti dall’Italia nell’ambito del potenziamento dei diversi dispositivi Nato dispiegati sul confine orientale dell’Unione europea in seguito al conflitto russo-ucraino”.

Tradotto: gli impegni internazionali legati alla guerra hanno drenato soldi, tanti. In commissione Pd e Cinque Stelle si sono astenuti sulla proposta di relazione di maggioranza sul rendiconto, votando poi contro l’assestamento di bilancio per l’anno finanziario 2023. Ma ciò che conta sono quei miliardi in più, su cui hanno inciso il protrarsi del conflitto e l’inflazione. Il dazio per un governo che ha scelto la linea del sostegno militare all’Ucraina, sempre e comunque. Pesante anche per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ieri in conferenza stampa ha invocato il cambio delle vecchie regole del Patto di Stabilità europeo, citando proprio “il tema della difesa che si dispiega con la guerra in Ucraina” come esempio di quegli investimenti che il governo italiano vorrebbe “liberare” dai vincoli, “perché l’Europa non può chiedere determinate strategie e poi non tenerne conto”.

Dopodiché il conto finale raccontato dal sottosegretario forzista solleva riflessioni più ampie su come e perché spendere miliardi in armi. Così ecco Arturo Scotto, deputato del Pd: “Questi numeri confermano che bisogna approfondire quanto ha giustamente detto Elly Schlein. Non è più tempo di riarmo per i singoli Paesi, ma bisogna piuttosto ragionare in termini di difesa comune europea, per una politica di sicurezza condivisa”.

E ovviamente il riferimento è alle dichiarazioni di pochi giorni fa della segretaria dem, che aveva condiviso la scelta della Germania di rinviare di cinque anni l’aumento delle spese militari al 2 per cento del Pil, invocato da tempo dalla Nato. Frasi che non sono affatto piaciute a un altro maggiorente del Pd, l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che dal palco della festa nazionale dem di Ravenna ha invocato “una discussione nel partito prima di decidere sul tema”.

La certezza è che l’Italia ha rinviato l’aumento al 2028, “ma con queste cifre si rischia di fare prima” teme Scotto, che rilancia: “Quei miliardi in più avrei voluto vederli sulla sanità”. Ossia sul comparto su cui il centrosinistra promette di incalzare il governo da qui ai prossimi mesi, dentro e fuori il Parlamento. Nell’attesa Marco Pellegrini, deputato del M5S, membro della commissione Difesa: “C’ero quando Perego ha letto quei numeri, e posso dire che è una follia spendere così quei soldi in un momento di grave difficoltà del Paese. Avremmo bisogno di provvedimenti con cui redistribuire risorse, e invece…”. E invece il governo ha seguito un’altra strada, e non ha intenzione di cambiarla.

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Per chi fosse interessato, ci vediamo questa sera alle 20 30, presso la splendida cornice dello storico Cinema Aurora.

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Forwarded from Giubbe Rosse
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ALLA PRESENTAZIONE DI BASTARDEN UN GIORNALISTA CHIEDE COME MAI IL CAST NON SIA PER NIENTE INCLUSIVO, ESSENDO FORMATO SOLO DA EUROPEI SCANDINAVI.
ARCEL:"BEH, È AMBIENTATO IN DANIMARCA NEGLI ANNI 50 DEL '700..."
(Fonte: @Matt1news)

Nel prossimo futuro il massimo che potremo fare sarà ridere dentro, ricordiamocelo.

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Forwarded from Giubbe Rosse
CALL OF DUTY PRENDE DI MIRA LA DISCRIMINAZIONE DELLA CHAT VOCALE: I VOSTRI DISCORSI TOSSICI VERRANNO FINALMENTE MODERATI IN TEMPO REALE DALL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE
"Activision collaborerà con Modulate per offrire una moderazione globale della chat vocale in tempo reale, su larga scala, a partire dal prossimo blockbuster Call of Duty di questo autunno.

Il nuovo sistema di moderazione della chat vocale di Call of Duty utilizza ToxMod, la tecnologia di moderazione della chat vocale basata sull'intelligenza artificiale di Modulate, per identificare in tempo reale e far rispettare i discorsi tossici, inclusi incitamento all'odio, linguaggio discriminatorio, molestie e altro ancora". (Fonte: Activision)

Un videogioco il cui scopo è ammazzare il diverso si impegna a moderare la tossicità dei discorsi. Puoi ammazzare, ma senza insulti.

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Forwarded from Piccolenote
🌐🇷🇺🇺🇦UCRAINA. LE DIRETTIVE DI GÖRING E L'ESCALATION GRADUALE

Parole di stretta attualità [ quelle di Göring ] per quanto riguarda il conflitto ucraino.

L’aggressione all’Ucraina minaccia il mondo è il refrain che riecheggia dall’inizio della guerra, concetto ribadito da Blinken nella sua recente visita a Kiev: “:La sicurezza dell’Ucraina è parte integrante della sicurezza dell’intera comunità euro-atlantica e anzi è parte integrante della sicurezza di tutto il mondo”.

Inutile ribadire come siano ostracizzati, se non peggio, quanti – pochi in realtà – invocano pace e negoziati, additati come disfattisti e filo-putiniani...🇷🇺🇺🇦🌐

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Michele Morrone.

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Forwarded from Giubbe Rosse
🇪🇺 DIRETTIVA "CASE GREEN". COMMISSIONE E MAGGIORANZA CI RIPROVANO
Sergio Giraldo su La Verità di oggi spiega come l'attuale maggioranza cerchi un colpo di mano prima delle elezioni del 2024 per imporre l'efficientamento energetico degli immobili in 27 Paesi:

La Commissione europea e la maggioranza di centro-sinistra, o per meglio dire ciò che ne resta, al Parlamento europeo provano a forzare la mano sulla contestata direttiva europea sul rendimento energetico dell'edilizia, meglio nota come direttiva “case green”. La Energy Performance of building directive (Epbd) imporrebbe, se approvata, onerose ristrutturazioni edilizie a gran parte dello stock immobiliare dei 27 Stati membri. Per l'Italia si tratterebbe di milioni di case, da adattare in modo che le case ristrutturate rispondano a requisiti di efficienza energetica stringenti, per una spesa media stimata 35.000 € per ogni casa.
La direttiva sulle è un assurdo economico e lo è pure dal punto di vista della presunta lotta ai cambiamenti climatici indotti dall'uomo, considerati vari elementi. Il primo è che tali ristrutturazioni avrebbero l'obiettivo di ridurre le emissioni di CO2, ma, in realtà, le case di per sé non emettono, anzi, il cemento ha delle lievi proprietà assorbenti. Le case emettono CO2 se esistono due condizioni: se sono abitate, cioè se le persone che vi abitano consumano energia per viverci, e se l'energia utilizzata dagli abitanti non è prodotta da fonti rinnovabili o dal nucleare (al netto delle emissioni intrinseche).

Una media stimata di 35.000 Euro a immobile. La riprova di come le politiche green siano la scusa perfetta per prosciugare risparmi dalla base della piramide e trasferirli verso la punta.

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Forwarded from la fionda📗
Sanna Marin si unisce alla No-profit del criminale di guerra Tony Blair? Effettivamente non vediamo errori.

🔴 Basta con questi guerrafondai, entra nel canale Telegram de @lafionda
Forwarded from La Mia Russia (Marco Bordoni)
Elon Musk conferma le voci secondo cui, per evitare un'escalation, avrebbe negato i dati Starlink per un attacco alla flotta russa di Sebastopoli.
Ovvero Elon Musk sostiene di avere una propria politica estera diversa da quella del suo paese.
Forwarded from la fionda📗
Andate anche voi a dirne due a quelli di Repubblica 👇
https://twitter.com/RivistaLaFionda/status/1700140941913334095?t=gnIJiK6byDhj1XD7WP9bVw&s=09

🔴 Basta con la russofobia che alimenta il clima di guerra, entra nel canale Telegram de @lafionda
Forwarded from Giubbe Rosse
🇺🇦🇻🇦🇷🇺 UCRAINA: "IL PAPA È FILORUSSO, NESSUN RUOLO MEDIAZIONE"
Consigliere del presidente ucraino, investimenti russi nella Ior (Fonte: Ansa)

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❗️Dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa in merito all’“Accordo sul grano”

⚡️A fronte della crescente attenzione che viene rivolta all’“Iniziativa del Mar Nero” per l’esportazione di generi alimentari ucraini (interrotta il 17 luglio), siglata a Istanbul il 22 luglio del 2022 in un unico “pacchetto” assieme al Memorandum Russia-ONU riguardante la normalizzazione delle esportazioni russe di prodotti agricoli (in vigore fino al 2025), operazioni alle quali si fa riferimento con la denominazione “Accordo sul grano”, riteniamo sia legittimo chiarire ancora una volta e in maniera approfondita la posizione della Russia.

🔗 Testo completo.
Forwarded from Piccolenote
🟦🟨🇫🇮🇬🇧ANNA MARIN, IL GIOVIN SIGNORE BLAIR E LA SUA FONDAZIONE

Probabile che, essendo di giovane età, la ragazza non ricordi come Blair fosse un convinto assertore dell’invasione irachena e che anzi avesse convinto George W. Bush della bontà di quel tragico passo, sul quale l’imbelle imperatore pur recalcitrava.

Né alcuno deve averle raccontato del pignolo lavorio della COMMISSIONE CHILCOT , grazie alla quale il Parlamento britannico ha potuto far luce sulla trame del giovin signore del laburismo inglese, che con quella sciagurata guerra non solo devastò in modo duraturo un intero Paese, ma fece dilagare il seme del Terrore in tutto il mondo…

…Ipocrisia, propaganda, disinformazione creano una realtà alternativa, quella che ogni giorno viene offerta all’opinione pubblica globale come verità rivelata…🇫🇮🇬🇧🟦🟨

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