Giorgio Bianchi Photojournalist
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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
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Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
L'impero di Soros sposta l'attenzione dall'Europa ad altre zone del mondo, vale a dire laddove vanno sostenuti gli interessi della finanza anglo-americana e i suoi disvalori. In Europa questi interessi e l'ideologia woke-liberal che ad essi si accompagna godono già di protezione istituzionale: la politica europea viene determinata da Washington. Per questo motivo influenzare la Casa Bianca è molto piu' utile che influenzare ogni singolo governo europeo. Una buona parte dei fondi di Open Society Foundations (OSF) saranno quindi dirottati altrove, soprattutto negli USA dove si terranno le elezioni presidenziali nel 2024, in Asia e Africa che sono i due continenti in cui l'egemonia americana ha bisogno di un assist visto che si sta rafforzando la posizione degli arci-nemici di Soros, la Cina e la Russia. Lo sviluppo dei Paesi del cosiddetto Sud globale sta riducendo le dimensioni della quota europea nell'economia mondiale: l'Europa pesa sempre meno a livello internazionale e Soros lo sa bene. Va precisato che OSF continuerà comunque a finanziare gruppi di pressione in Europa, soprattutto quelli che si occupano di politica estera e manterrà il sostegno alle comunità rom europee.

Continuerà inoltre a finanziare ONG, giornalisti e politici in Ucraina, Moldavia, Kirghizistan e nei Balcani occidentali dove gli USA temono la concorrenza russa. Ai primi di luglio Alex Soros aveva annunciato che OSF avrebbe tagliato il personale del 40%. Ma una riduzione sostanziale del personale non significa che il modus operandi della fondazione sarà meno tossico. In realtà, un'organizzazione più snella significa avere più denaro disponibile per operazioni di lobbying. OSF ha formato una generazione di politici che ora ricevono i loro stipendi direttamente da organizzazioni internazionali e sovranazionali, oltre che da governi e partiti. A pagare gli stipendi sono i contribuenti, non Soros. Missione compiuta. ▪️Non c'è motivo di credere che l'obiettivo principale dell'impero sia cambiato. È sempre lo stesso: il dominio del mondo attraverso un "nuovo tipo" di società senza Stati nazionali, senza religione e privilegiando i diritti delle minoranze (razziali, sessuali, etniche...) per erodere il potere della maggioranza. I mezzi per raggiungere questo obiettivo sono la propaganda e l'infiltrazione degli adepti della setta sorosiana in tutti i livelli di governo dei Paesi in cui opera OSF. @LauraRuHK
Forwarded from Giubbe Rosse
🇺🇸 PAKISTAN: DOCUMENTI RIVELANO LE PRESSIONI USA DIETRO LA DESTITUZIONE DI IMRAN KHAN
Emergono nuovi elementi intorno alla vicenda dell’ex primo ministro pakistano Imran Khan, rimosso dal suo ruolo in seguito ad un voto di sfiducia parlamentare nel 2022 e da allora al centro dell’attenzione mediatica nazionale e internazionale per la sua lotta contro l’esercito e i suoi oppositori politici, accusati apertamente da Khan di avere agito dietro pressione diretta degli Stati Uniti d’America. La potenza a stelle e strisce, infatti, mal tollerava la posizione neutra assunta dal politico pakistano rispetto al conflitto in Ucraina, nonché la sua apertura verso la cooperazione politica e commerciale con Russia e Cina. Le accuse di Khan sono sempre state respinte sia dall’esercito e dai suoi oppositori politici che dagli stessi Stati Uniti. Tuttavia, è emerso ora un documento segreto, nello specifico un cablogramma ottenuto dal giornale online The Intercept, che confermerebbe la versione dell’ex primo ministro pakistano secondo cui gli Stati Uniti sono intervenuti per far sì che il capo del Movimento per la Giustizia del Pakistan fosse destituito. In seguito alla sua rimozione da primo ministro, si sono scatenate importanti e partecipate proteste in difesa di Khan e ne è seguito un grave dissidio politico interno. Secondo The Intercept, il cablogramma contiene il resoconto di un incontro tra l’ambasciatore pakistano negli Stati Uniti e due funzionari americani avvenuto il 7 marzo 2022, durante il quale il Dipartimento di Stato americano ha incoraggiato alcuni politici pakistani a rimuovere Khan dal suo incarico, promettendo in cambio relazioni più amichevoli col Paese asiatico oppure isolamento, nel caso in cui si fossero rifiutati di destituire l’allora primo ministro. L’incontro diplomatico è avvenuto due settimane dopo l’invasione russa dell’Ucraina, iniziata mentre Khan era in viaggio verso Mosca, una visita che ha fatto infuriare Washington. (Fonte: L'Indipendente)

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Forwarded from Piccolenote
UCRAINA: I TRE NIET USA ALLA FINE DELLA GUERRA

Articolo storico quello di Ted Snider pubblicato su The American Conservative del 16 agosto. Ne pubblichiamo ampi stralci.

"Il 25 febbraio, il giorno dopo l'inizio dell'invasione, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ebbe a dichiarare di essere pronto ad abbandonare l'idea di far aderire l'Ucraina alla NATO".

Primo tentativo di pace: il primo, Zelensky

Così Zelensky: "Non abbiamo paura di parlare con la Russia. Non abbiamo paura di parlare delle garanzie di sicurezza per il nostro stato. Non abbiamo paura di parlare della possibilità di uno stato neutrale. Non siamo nella NATO adesso... Dobbiamo parlare della fine dell'invasione. Dobbiamo parlare di un cessate il fuoco".
Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino, aveva confermato: "l'Ucraina vuole la pace ed è pronta per un negoziato con la Russia, anche sullo status neutrale in rapporto alla NATO". Interpellato dalla alla Reuters il 25 febbraio aveva detto: “Se i colloqui sono possibili, si devono fare. Se a Mosca dicono di voler negoziare, anche sullo status neutrale, non abbiamo timore di farlo. Possiamo parlare anche di questo".

"[...] Il 27 febbraio, a soli tre giorni dall'inizio della guerra, Russia e Ucraina hanno così annunciato che avrebbero tenuto dei colloqui in Bielorussia. La delegazione ucraina vi giungeva con la volontà di negoziare la neutralità. Infatti, Zelensky aveva dichiarato: 'Abbiamo concordato che la delegazione ucraina s'incontrerà con quella russa senza precondizioni'".
"Dopo il primo round negoziale, le due delegazioni tornarono in patria per consultazioni, dopo aver però già focalizzato i temi prioritari [dell'accordo]. A incoraggiare le aspettative, l'intesa per un secondo round [...] svolti in Bielorussia, al confine tra Bielorussia e Ucraina, il 3 marzo".

"Sebbene l'Ucraina fosse disposta a discutere la neutralità e 'la fine dell'invasione', gli Stati Uniti non lo erano affatto. Il 25 febbraio, lo stesso giorno in cui Zelensky aveva dichiarato di 'non aver paura di parlare con la Russia' e di 'non aver paura di parlare di neutralità del suo stato', il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price, in una conferenza stampa, dichiarava: '[...] Osserviamo che Mosca suggerisce l'avvio di contatti diplomatici mentre ha i fucili spianati e mentre i razzi, i mortai e l'artiglieria di Mosca prendono di mira il popolo ucraino. Questa non è vera diplomazia. Queste non sono le condizioni per una vera diplomazia'. Gli Stati Uniti hanno detto no ai colloqui con la Bielorussia", conclude Snider.

Leggi l’articolo su Piccole Note:

bit.ly/45BKM9L
Se riescono a negare le evidenze figurarsi cosa combinano con ciò che non è oggettivo e di immediata percezione.

Il meteorologo racconta che Nerone è sempre più potente, ma noi siamo al di sotto della media stagionale da giorni.
Forwarded from la fionda📗
E chi non ci credeva era chiamato negazionista della stabilità economica

👉 Smantella l'UE, leggi i post di t.me/lafionda
Forwarded from Lettera da Mosca
È iniziato il dispiegamento dei reparti delle forze armate della Polonia ai confini con la Bielorussia. Si tratta in gran parte di forze speciali specializzate, oltre che nel condurre ricognizioni e sabotaggi, nelle operazioni d’assalto prima dell'avanzata delle forze di terra.
Forwarded from Donbass italia
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La Bielorussia risponderà immediatamente all'aggressione dell'Occidente, e non solo con armi nucleari, ma con tutto ciò che ha, ha avvertito Alexander Lukashenko.

“E il colpo sarà inaccettabile. Non siamo in concorrenza con loro. Polonia, Lituania, Lettonia: dietro di loro c'è la NATO. Naturalmente, comprendiamo che le forze sono incommensurabili. Ma infliggeremo loro un colpo inaccettabile e riceveranno danni e danni inaccettabili. Questo è ciò su cui si basa il nostro concetto di sicurezza", ha dichiarato in un'intervista per il canale YouTube della giornalista ucraina Diana Panchenko.

Fonte 🟩 RT in russo
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Covid oggi Italia, 5.919 casi e 56 morti: bollettino ultima settimana.
Numeri del Covid in Italia dal 10 al 16 agosto, i dati della Protezione Civile e del ministero della Salute.

Un giornalista serio si porrebbe le seguenti domande: i cosiddetti "casi" e i "morti" attribuiti al Covid, quante dosi si erano sparati?
Così, giusto per capire se tutto il circo che è stato messo in piedi aveva una qualche ragione di essere.

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Forwarded from Donbass italia
❗️La difesa aerea russa abbatte un drone a Mosca

La difesa aerea russa ha abbattuto nelle prime ore di venerdì un drone che stava tentando di attaccare strutture nella capitale del Paese, ha riferito il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin.

Il funzionario ha spiegato che i resti del velivolo senza pilota sono caduti vicino al centro commerciale della città di Mosca, ma non ci sono danni o feriti significativi.

🗣 " I servizi di emergenza della città sono sul posto", ha aggiunto Sobianin.

Nel frattempo, i media locali hanno riferito che lo spazio aereo vicino all'aeroporto di Vnukovo nella capitale russa è chiuso e che le partenze e gli arrivi sono stati riprogrammati.

Da parte sua, il ministero della Difesa russo ha riferito che verso le 4 del mattino (ora di Mosca) “il regime di Kiev ha lanciato un altro attacco terroristico contro le strutture di Mosca e della provincia circostante.

Secondo il portafoglio della Difesa , "dopo essere stato colpito da armi di difesa antiaerea, il velivolo senza pilota ha cambiato la sua traiettoria di volo ed è caduto in un edificio non residenziale".

Fonte
: RT in spagnolo,
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Maledette tute...

Michele Morrone.

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Caro Direttore del Corriere della Sera,

ma allora è vero che i russi si limitano a copiare gli occidentali! Le scosse elettriche sui genitali sono il fiore all'occhiello degli eserciti occidentali! Guardi la foto di questo prigioniero iraqeno ad Abu Ghraib. Ma noi non siamo moralmente superiori?

Alessandro Orsini.

Con la differenza che nel caso delle torture targate USA, le prove ci sono e chi le ha prodotte, Julian Assange, rischia 175 anni di carcere.

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TRUFFE D'ASSALTO.
di Marco Travaglio

Ora che anche il numero 2 della Nato parla come Orsini, ci aspettavamo un aggiornamento delle liste dei putiniani made in Corriere&Repubblica. Invece i nostri atlantisti preferiti battono la fiacca, dispersi in chissà quale località balneare. E si lasciano sfuggire l’occasione di smascherare l’ultimo pacifinto al soldo del Cremlino che vuole la resa dell’Ucraina e confonde aggressore e aggredito: Stian Jenssen, capo di gabinetto del segretario generale Jens Stoltenberg. Il quale, senza che Johnny Riotta, Sambuca Molinari e il duo Sarzanini-Guerzoni facessero una piega, s’è permesso di dichiarare: “La soluzione potrebbe essere che l’Ucraina ceda suoi territori in cambio dell’adesione alla Nato”. E di spiegare che la controffensiva ucraina è ormai mission impossible: lo stallo dura praticamente intatto da un anno, le regioni occupate di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zhaporizhzhia restano in mano della Russia che “sta lottando enormemente, ma sembra irrealistico che possa conquistare nuovi territori. Piuttosto la questione è cosa l’Ucraina riuscirà a riprendersi”. Anche perchè a settembre torneranno la pioggia e il fango a impantanare tutto. Par di sentire, oltre ai “putiniani” del Fatto, il generale Mark Milley, capo di Stato maggiore Usa, che lo diceva già l’11 novembre. Se gli avessero dato retta allora, l’Ucraina si sarebbe risparmiata otto mesi di bombardamenti, immani distruzioni e decine di migliaia di morti.

Di questo, ora che l’ha capito anche il vertice Nato, dovrebbero discutere i governi europei per far cessare subito l’inutile strage sposando senza indugi le iniziative diplomatiche del Vaticano e della Cina. Nell’interesse non di Putin, ma del popolo ucraino e dell’Europa. E, nell’Ue, i più attivi dovrebbero essere i governi “sovranisti”, a partire dal nostro. Invece tutti tacciono, aspettando non si sa bene cosa, anzi si sa benissimo: altre stragi e devastazioni, finché sua maestà Joe Biden o chi verrà dopo chiuderà i rubinetti degli armamenti e dei miliardi, abbandonando l’Ucraina al suo destino. Possibile che nemmeno l’uscita del braccio destro di Stoltenberg svegli dal letargo i nostri intellettuali e i nostri media, per non parlare del Pd, tutti stancamente accucciati su un atlantismo di maniera che non convince più nessuno e non serve a nulla? Ieri, dopo la svolta della Nato, il sito di Rep tentava di alzare il morale della truppa con un titolo degno di Lercio e Osho: “La previsione di Bellingcat: ‘Tra sei mesi Prigozhin sarà morto o ci sarà un altro golpe in Russia’”. Noi non sappiamo se fra sei mesi Putin e Prigozhin saranno vivi o morti. Ma sappiamo che migliaia di ucraini oggi vivi saranno morti, per giunta invano. E la colpa sarà di chi non avrà fatto nulla per salvarli.

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La nato lavora per Biden contro Europa e Ucraina
DI ELENA BASILE

Si vorrebbero mantenere toni umili e moderati quando si scrive di politica internazionale. Purtroppo l’indignazione gioca brutti scherzi. Se si guarda alle vittime dei conflitti, la violenza verbale che fu del Cristo quando scacciava i farisei dal tempio può prendere il sopravvento.

Il vertice di Gedda viene celebrato come un passo avanti per la pace. Sarebbe una vittoria dell’Occidente che, pur non invitando la Russia, è riuscita a ottenere la presenza cinese accanto a quella dei Paesi emergenti alla riunione internazionale presieduta dal mandante del delitto Khashoggi, il principe saudita Mohamed Bin Salman.

Mentre i giovani ucraini continuano a morire in una controffensiva che persino gli americani giudicano debole, Zelensky lancia da Gedda un nuovo ultimatum alla Russia. La pace giusta contempla il ritiro di Mosca da tutti i territori occupati. Alcuni giornali riportano il tweet del consigliere diplomatico della Meloni, come se il bravo e simpatico Francesco Talò avesse una qualche possibilità di influenzare la politica della Presidente del Consiglio, ridotta a una brutta e zelante imitazione di quella Nato. “L’Italia sostiene l’Ucraina nella ricerca della pace giusta”. Parole vuote di senso. Quale è la pace giusta? Quella unilaterale e parziale di una delle parti in conflitto. Quindi la pace è possibile solo con la sconfitta militare della Russia. A che pro quindi il vertice di Gedda? Lasciamo ai fratelli Marx la risposta. A Gedda non c’è stata diplomazia, ma soltanto uno spettacolo ridicolo che ha permesso alla Nato e ai suoi membri di ripetere vuoti slogan.

La Cina ha partecipato per sottolineare la fine del monopolio dei G7 e il protagonismo dei Paesi emergenti. Le migliori penne diplomatiche hanno insistito su un latente avvicinamento cinese all’Occidente dovuto all’abbandono dell’accordo sul grano da parte della Russia. Non vedo purtroppo alcun fondamento in questo nuovo sogno a occhi aperti della nostra stampa.

Pechino ha una civiltà millenaria, una storia e una cultura che impediscono le acrobazie tattiche e le politiche di breve corso occidentale. Al netto delle farneticazioni moralistiche della Nato, l’unica ipotesi di mediazione può derivare dai 12 punti cinesi, princìpi essenziali alla ricomposizione degli interessi. La sovranità territoriale e politica di tutti gli Stati deve essere coniugata con un’applicazione equa senza doppi standard del Diritto Internazionale. La fine della mentalità da guerra fredda implica l’accettazione degli interessi legittimi di sicurezza degli altri Stati. La sicurezza di uno Stato non può essere rafforzata a spese di un altro Stato. Il rafforzamento della sicurezza regionale non può essere ottenuto con l’avanzamento di blocchi militari. L’imposizione di sanzioni unilaterali è illegittima. Questi i valori cui la Cina consiglia di fare riferimento per una piattaforma realistica di pace che permetta una nuova Architettura di Sicurezza Europea e una stabilizzazione del Pacifico. Gli altri punti elencati dai cinesi sono: rifiuto dell’utilizzo delle armi nucleari e garanzie di protezione delle centrali nucleari, applicazione del diritto umanitario e scambio di prigionieri, soluzioni, non strumentalizzazioni, per la crisi alimentare mondiale, sostegno al commercio e alla cooperazione internazionale.

L’Occidente tuttavia sembra abbia già scelto la fine della globalizzazione, il “decoupling” che penalizzerà le imprese europee. Si preferisce l’arroccamento del dollaro, il ripiegamento delle democrazie su sé stesse nella estrema difesa del potere egemonico Usa.

Ci si potrebbe ancora opporre alla prospettiva del muro coreano che sorgerà al centro dell’Europa, emblema della divisione del mondo in blocchi l’un contro l’altro armati. I dodici saggi punti cinesi sono il riferimento. La Russia a marzo si sarebbe accontentata del Donbass. Dopo le perdite subite e la minaccia sempre presente di un’Ucraina atlantica, non desisterà dall’obiettivo di arrivare a Odessa.

Segue...
L’Ucraina dimezzata, senza sbocco al mare potrà divenire membro Nato. Sarà posto in questo modo il sigillo alla seconda guerra fredda.

Il piano di pace potrebbe invece basarsi su: 1) neutralità dell’Ucraina; 2) ritiro graduale delle sanzioni a cui corrisponderà la rinuncia di Mosca ad avanzare su Odessa, il ritiro a piccoli passi dai territori occupati e l’accettazione con necessarie garanzie internazionali dell’autonomia del Donbass; 3) riconoscimento della Crimea russa; 4) costruzione di un’architettura di sicurezza europea basata sull’indivisibilità della sicurezza. Un ritorno ai principi di Helsinki. L’Occidente al contrario sostiene la guerra fino all’ultimo ucraino. Alla fine Washington, forse in vista delle elezioni, porrà fine alle armi. Avrà raggiunto i suoi scopi: separazione di Mosca dall’Europa ormai vassalla, arroccamento dell’occidente a protezione del dollaro. Gli ucraini piangeranno i morti, il Paese dimezzato e distrutto.

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Chissà se anche a questo Nobel qui riserveranno la cura Montagnier.

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Forwarded from Donbass italia
“Zelensky senza il nostro sostegno avrebbe subito una schiacciante sconfitta in guerra. E con il nostro aiuto, non vincerà. La situazione è ora di stallo".

Andy Harris, uno dei principali alleati dell'Ucraina al Congresso degli Stati Uniti, ha riconosciuto il fallimento dell'offensiva UAF e la necessità di colloqui di pace, scrive Politico.

È uno dei co-presidenti della coalizione bipartisan che sostiene legami più forti con Kiev, e siede anche nel comitato per gli stanziamenti della Camera e può influenzare le decisioni di spesa.

In precedenza, ha sostenuto un'assistenza globale all'Ucraina, ma ora ha affermato che gli Stati stessi hanno una carenza di fondi dopo la pandemia e sarà contrario all'assegnazione di nuovi fondi a Kiev senza la supervisione dell'ispettore generale. Il politico teme, tra l'altro, sprechi e frodi, chiarisce la pubblicazione.

Secondo WP, parte dei membri del Congresso degli Stati Uniti, a causa delle previsioni negative dell'intelligence sull'offensiva delle forze armate ucraine, sono ora contrari a un nuovo pacchetto di aiuti a Kiev.

Fonte 🟩 RT in russo
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Forwarded from La Mia Russia
Un drone ucraino ha colpito un rione commerciale di Mosca, verso le quattro di stamattina. Non si registrano vittime.