Giorgio Bianchi Photojournalist
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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
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Wikipedia è uno dei tanti strumenti utilizzati dall'establishment liberale statunitense e dai suoi alleati nella comunità dell'intelligence per intraprendere una "guerra dell'informazione", ha detto al giornalista Glenn Greenwald il co-fondatore del sito, Larry Sanger.
Parlando al podcast "System Update" di Greenwald, Sanger si è lamentato di come il sito che ha contribuito a fondare nel 2001 sia diventato uno strumento di "controllo" nelle mani dell'establishment liberale di sinistra, tra cui annovera la CIA, l'FBI e altri servizi segreti statunitensi agenzie.
"Abbiamo prove che, già nel 2008, i computer della CIA e dell'FBI sono stati utilizzati per modificare Wikipedia", ha detto. "Pensi che abbiano smesso di farlo allora?"

https://www.rt.com/news/580735-cia-fbi-edits-wikipedia/

Tramite Laura Ruggeri.

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"Abbiamo l'uranio, abbiamo i diamanti, abbiamo l'oro, eppure viviamo come schiavi? Non lo accetteremo. La presenza francese in Niger deve finire" (African Stream)

🗞️ Niger, cosa sta accadendo in sintesi e come mai ci riguarda. Nuovo articolo su Sfero! 👇

https://sfero.me/article/niger-cosa-sta-accadendo-
Niger: le deliranti opinioni dal Pd alla Lega
Dal Pd alla Lega delirano all’unisono: davanti al golpe in Niger invocano un intervento americano dove l’Italia ha almeno 350 militari in un contingente europeo di alcune migliaia di soldati. Tutta colpa della Wagner? Oppure questo è soprattutto il fallimento di anni della politica francese ed europea nel Sahel? Non studiano, non sanno nulla e parlano, parlano...

Alberto Negri.

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Con l'Africa!!! Da sempre e per sempre!
L'aspetto più grave della questione non è neppure la censura o la partigianeria, che c'è sempre stata nella televisione pubblica.
È il fatto che la censura neppure si fanno scrupolo di negarla: come se ormai fosse pacifico che deve essere ammessa una sola opinione, quella "giusta", che è inappellabile perché ha avuto il placet del governo e della "scienza ufficiale".
Proprio come da tre anni a questa parte per quell'altra cosa che non si può nominare.

Davide Mulas
Bombe su Mosca: l’Italia che ignora stranamore
DI RANIERO LA VALLE

Zelensky ha bombardato Mosca, attaccando due edifici, apparentemente due torri nel centro della città. Ha detto che in tal modo la guerra sta arrivando in Russia, sui suoi centri simbolici e sulle basi militari, e che questo “è un processo inevitabile, naturale e assolutamente giusto”.

Il suo errore, devastante e assolutamente irragionevole, sta in ciò, che il corso di una guerra non è affatto un processo naturale. Ci sono eventi in essa che sono imprevedibili e tanto meno inevitabili e che sono capaci di produrre conseguenze epocali. Pearl Harbour provocò la trasformazione della guerra europea nella Seconda guerra mondiale. Hiroshima e Nagasaki provocarono il passaggio dalla guerra convenzionale alla guerra atomica e fondarono le relazioni tra gli Stati nei decenni successivi sulla minaccia nucleare e l’equilibrio del terrore. L’attacco alle Due Torri di New York produsse la lotta globale contro il terrorismo e contro un assortimento di “Stati canaglia” e il passaggio della strategia militare americana dal concetto di difesa e di risposta a un’aggressione al concetto della prevenzione e dell’offesa come la miglior difesa. E questa “dottrina” fu poi consacrata in tutte le successive “strategie della sicurezza nazionale degli Stati Uniti” e nell’idea che tale sicurezza sta nel dominio del mondo.

Oggi non c’è più bisogno, per attaccare due torri nel cuore delle capitali avversarie, di sacrificare terroristi che si impadroniscano di aerei di linea e li dirottino: ci sono i droni comandati a distanza, che non costano nemmeno lo stress psicologico del distruggere e dell’uccidere.

Nella guerra in corso, un evento di questo tipo può provocare conseguenze imprevedibili. Credevamo che il Dottor Stranamore fosse soltanto un film; non è così. Putin ha sbagliato i suoi calcoli, voleva fare una “operazione militare speciale” e non una guerra, ma il Paese attaccato e tutto lo schieramento avversario, divenuto sempre più forte, ha preferito la guerra e la vuole fino alla vittoria. Oggi il bombardamento di Mosca rimuove gli ultimi vincoli a una guerra controllata, mette in gioco la popolarità di Putin come capace di difendere il suo Paese, eccita i generali dissenzienti, critici sulla condotta circospetta della guerra, dà ragione a Prigozhin, può costringere la Russia a una reazione disperata e causare la novità di una guerra civile mondiale: dissimile, ma non in meglio, dalla stessa guerra nucleare.

Noi, come tutti gli alleati minori dell’Ucraina, non abbiamo alcun controllo su questo processo, ma vi siamo esplicitamente coinvolti. Poiché le armi che noi mandiamo in regalo all’Ucraina sono secretate si potrebbe perfino pensare o potrebbero dirci che i droni che hanno bombardato Mosca li abbiamo forniti noi. E in tutto ciò l’opinione pubblica è plagiata, il Parlamento tace e il governo acconsente.

Resta il presidente della Repubblica: la guerra dipende da lui. Potrebbe dire a Giorgia Meloni, e magari al Parlamento, che la politica estera dell’Italia non è fatta solo dell’intimità con gli Stati Uniti, ma anche dei rapporti con la Russia, la Cina, la Palestina, la Tunisia; che qui c’è un rovesciamento della politica estera italiana; e che questo non dovrebbe essere deciso solo dal governo o addirittura, dato che il ministro degli Esteri non sembra interessarsene più di tanto, solo dalla presidente del Consiglio.

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Piano Mattei, sovranisti finti e altre prese in giro
DI ELENA BASILE

La parola inglese accountability rende bene il significato di quel che è stato perso nella vita politica italiana. Potrebbe essere tradotta con una perifrasi: “assumersi la responsabilità e dare conto del proprio operato”.

Al cittadino appare chiaro che i politici, le istituzioni, persino i giornalisti e gli operatori culturali sono liberi da un tale fardello essenziale alla civiltà liberale e democratica.

Gli esempi potrebbero essere tanti. I giornalisti che avevano previsto il crollo economico della Russia e un cambio di potere a Mosca pontificano sulla probabile sconfitta militare della Russia, per nulla imbarazzati dalle loro precedenti errate previsioni. Romanzi premiati e pompati dal mercato non rispondono a volte ad alcun requisito letterario, ma le macchine della pubblicità, i critici, le case editrici e gli amichetti continuano indisturbati a distruggere la cultura. Il governo della destra “sovranista” di Meloni attua un programma in politica estera e in Europa che avrebbe potuto essere del Pd e del centrosinistra. Gli elettori restano fedeli nella sconcertante convinzione che la presidente non ha alternative se vuole restare al potere.

Le decisioni sono prese altrove. La finanza, le grandi multinazionali tirano i fili delle marionette politiche. Le indagini sociologiche serie hanno illustrato come il presidente degli Stati Uniti sia eletto grazie all’accordo di tali poteri forti.

Non c’è nulla di automatico e deterministico. L’azione umana è piena di imprevisti. Ma, come l’assenza di partecipazione alla politica se non per interessi settoriali e la stessa astensione dal voto dimostrano, si è rotto quel filo che fino agli anni 80 ha legato società civile e istituzioni.

Prendiamo la politica mediterranea. Diplomatici e nuovi pennivendoli si affannano a illustrare il cosiddetto Piano Mattei. Senza pudore si utilizza un nome mitico. Enrico Mattei si rivolta nella tomba. Il grande imprenditore, che ha pagato con la propria vita il coraggio di perseguire l’interesse nazionale contro quello delle “sette sorelle”, il fine politico che ha creduto nel bene comune di Stati mediterranei e africani, viene strappato alla memoria collettiva e strumentalizzato per le carnevalate odierne. La presidente del Consiglio (ma Draghi o altri di centrosinistra non avrebbero fatto diversamente) si genuflette alle richieste militari ed economiche statunitensi, rinuncia agli interessi commerciali italiani nei rapporti con Pechino, elemosina senza ottenere una politica del Fmi diversa nei confronti della Tunisia, e nomina senza alcun pudore Enrico Mattei per riferirsi al piano energetico tra Italia e l’Africa fornitrice di energia. Nessun giornalista o economista si dà la pena di spiegare come mai decenni di politica mediterranea europea (dal processo di Barcellona 1995 all’Upm 2008) siano falliti nonostante gli sforzi di partnership egualitaria, di codecisione, di approccio olistico e non settoriale. Qualche brillante collega addirittura sostiene che la Nato, data la menzione del Fianco Sud nel prolisso e illeggibile comunicato finale a Vilnius, aprirà le porte a una cooperazione differente con i Paesi nordafricani. Mattei, a partire dal 1958, aveva stipulato con l’Urss accordi energetici favorevoli allo sviluppo economico italiano contro l’oligopolio delle multinazionali. Il governo italiano strumentalizza il suo nome mentre si lega mani e piedi all’energia statunitense venduta a caro prezzo e a frammentate fonti di approvvigionamento con dittature di umore instabile.

Il cittadino ,nel leggere alcuni giornali, prova un terribile senso di presa in giro. Mieli realizza buoni programmi televisivi, recentemente una ricostruzione storica della rivoluzione cubana. Ci propina tuttavia articoli in cui racconta la fine dell’accordo sul grano come una decisione unilaterale del lupo cattivo.

Segue...
Dimentica di elencare le condizioni previste dall’accordo e non realizzate a partire dalla mancata revoca delle sanzioni sui pezzi di ricambio delle macchine agricole russe fino alla negata adesione della banca russa agricola al sistema di pagamenti Swift. Tace sulle percentuali di grano esportate (80% ai Paesi europei, 3% agli africani) che secondo l’Oxfam non risolverebbero i problemi dei Paesi emergenti, ma contribuirebbero a limitare l’inflazione di generi alimentari nei Paesi ricchi.

Quanti intellettuali e rappresentanti istituzionali si prestano a questi giochi in malafede con appelli moralistici a favore dei Paesi emergenti smarrendo la visione oggettiva di quanto accade sulla scena internazionale? La sensazione sconcertante è che le élite al potere in Europa e i loro ‘cani da guardia” abbiano venduto l’anima e che la politica come l’economia e la cultura siano soltanto tecnica. Viviamo ormai in un eterno Barbie, film di visualità sublime privo di contenuti e con uno script demenziale.

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Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
Le autorità cinesi hanno proposto di limitare l'uso degli smartphone da parte dei minori.

La bozza di regolamento è stata presentata dalla Cyberspace Administration of China.

Le nuove regole prevedono che gli smartphone abbiano una modalità per i minori che consenta ai genitori di controllare ciò che viene proposto ai figli mentre i fornitori di servizi Internet possono mostrare solo contenuti adatti all'età dell'utente, vale a dire niente porno, violenza, pubblicita' di prodotti non adatti alla fascia di eta'.

I bambini di età inferiore agli otto anni non dovrebbero trascorrere più di 40 minuti al giorno con uno smartphone. I bambini di età compresa tra gli 8 e i 16 anni possono utilizzare il telefono per non più di un'ora al giorno. Quelli di età compresa tra i 16 e i 17 anni possono usare il telefono per non più di due ore.

Il telefono non deve fornire servizi ai bambini tra le 22:00 e le 6:00 del giorno successivo.

I programmi di sostegno alla didattica e le app per i servizi di emergenza non sono soggetti a limiti temporali. (da Nikolai Vavilov) @LauraRuHK
Oggi il Papa ha sul suo tavolo tutta la documentazione relativa alla morte di Lisa provocata nell'ospedale Bambino Gesù da una infusione di 350 mL di globuli rossi incompatibili.
Oggi ricorrono 2 anni dall'istituzione del donatore di riserva nei casi di trapianti di midollo osseo non urgenti, approvato a seguito della morte di Lisa su nostra iniziativa con il supporto di 85.000 firme.
Oggi sono 33 mesi che Lisa ci è stata strappata via per colpa grave.
Oggi sit-in alle 19 davanti al Bambino Gesù per far presente tutto questo.
Mai più come per Lisa.

Maurizio Federico.

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Forwarded from Martina Pastorelli
Siamo nelle mani di una classe senza morale che ci considera massa manipolabile.
In Occidente vige la “politica dello spavento”: come durante la strategia della tensione, i governi attaccano la propria popolazione creando una situazione di paura diffusa, per indurla ad accettare una certa direzione.

Su La Verità mia intervista all’accademico americano Thomas Harrington.
Dal suo ufficio di ministro della Funzione pubblica, Brunetta telefonava a mezzo mondo per tentare di piazzare degli osceni tappi nasali prodotti dal suo socio in periodo Covid. In particolare, tentava di farli accreditare presso le scuole elementari, nonostante ne fosse vietato l'utilizzo ai minori di 12 anni. Brunetta è quell'organismo pluricellulare che con ghigno demoniaco diceva "fatevi infilare i cotton fioc fino al cervello...". Ora è indagato per finanziamento illecito e falso.

Questi sono i personaggi che hanno sguazzato nel moralismo pandemico. Gente in conflitto di interessi, interessata solo al proprio tornaconto, gente con il culo al posto del cuore.

Adalberto Gianuario.

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Chiunque si arroghi il diritto di appellarsi "scienziato" negando il confronto con chi ha pari titoli accademici o superiori, pretendendo di imporre il suo sapere come dogma assoluto e indiscutibile usurpa un titolo che gli deve infine essere negato, in quanto contrario ai principi della scienza stessa. Chiunque e in qualunque sede usi qualsivoglia argomento "scientifico" per imporlo attraverso la coercizione non rientra nei principi della democrazia e come tale deve essere escluso dalla vita politica di un paese che si definisca democratico.

Aldo Nove.

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No, ma dai, facciamolo un altro post furbissimo per spiegare che Samuele Bersani ha torto perché nella trap è normale usare l'autotune e non occorre saper cantare. Ma come faremmo senza questi straordinari debunker che ci spiegano le robe? Brancoleremmo nel buio!
"No, nella trap non serve saper cantare e vi spieghiamo il perché". Come se non fosse evidente che Bersani ha solo colto la palla al balzo per spalare un po' di merda su 'sta monnezza da centro commerciale per ragazzini scemi.

In ogni cosa c'è sempre il piano della sostanza e quello della forma. Nel 90% dei casi i cosiddetti debunker, quelli che ci fanno gli spiegoni, servono a una sola cosa: allontanarci dalla sostanza, dal cuore delle cose, dal significato, attaccandosi all'aspetto tecnico-formale.

Se a uno di questi gli racconti che sei distrutto dal dolore perché hai perso un figlio a causa di un'infezione virale causata dell'ingestione di un determinato alimento, mentre sei lì che piangi disperato ti spiegherà con calma che "No, quell'alimento non può provocare quel tipo di infezione, sarà stato sicuramente un altro alimento". Ma non così, eh. Usando 500.000 parole.

Alberto Scotti.

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Forwarded from Giubbe Rosse
🇮🇹😷 EMERGENZA CLIMATICA, MATTARELLA E ALTRI 5 CAPI DI STATO DETTANO LA LINEA AL GOVERNO ITALIANO: “NON C’È PIÙ TEMPO PER COMPROMESSI
Il presidente della Repubblica con i rappresentanti di Croazia, Grecia, Malta, Portogallo e Slovenia fanno appello all'Unione Europea, ai paesi del Mediterraneo e alla comunità internazionale «perché mantengano questo tema in cima alla loro agenda politica» (Fonte: LaStampa)

EVITATE OFFESE

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Forwarded from la fionda📗
L’estrema destra in Ucraina
Matteo Bortolon

Il neonazismo in Ucraina è diventato un tabù. Da quando è scoppiata la guerra con la Russia i commentatori fanno del loro meglio per sminuire o negare tale imbarazzante presenza. Eppure da fonti insospettabili sappiamo che tale presenza è radicata e non episodica, tale da aver costituito la nuova mecca per i neofascisti diContinua... 👇
https://www.lafionda.org/2023/08/03/lestrema-destra-in-ucraina/

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Forwarded from Piccolenote
⚠️☢️🇳🇪IL GOLPE IN NIGER E LE MONTAGNE DI RIFIUTI RADIOATTIVI

…il dossier, che parla anche della contaminazione radioattiva causata dalle miniere...Contaminazione che provoca “malattie ignote” ai minatori e alla popolazione, delle quali, però, non parla nessuno. Per avere un’idea di quanto si è consumato in Niger, la testimonianza della documentarista Amina Weira, sempre nel dossier.

“Arlit è la mia città, è lì che estraiamo la ricchezza del paese. Si chiama ‘Piccola Parigi’. Vorrei davvero che fosse così! Si ha l’impressione che sia circondata da montagne, come quelle vicino alle quali i Tuareg si stabiliscono per proteggersi dal vento del deserto. Ma queste montagne sono state create da zero. Infatti, sono formate dall’accumulo delle scorie radioattive derivanti dall’estrazione dell’uranio”…

La Francia sa perfettamente la situazione. Gli USA hanno diverse basi militari in Niger. Possibile che non si siano mai accorti di niente? Tale “il mondo basato sulle regole”, formula cara all’Occidente.

I militari che hanno preso il potere dicono di voler salvare il Paese. Non sappiamo se sia vero né se possano farlo. Ma che il Paese debba essere salvato è un dato. E non può farlo chi lo ha devastato né quanti sono stati conniventi…🇳🇪☢️⚠️

LEGGI L'ARTICOLO SU PICCOLE NOTE
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⚠️ https://bit.ly/44TU7cQ ⚠️
Continua il "cambio di paradigma" sulla stampa USA. Tom Rogan (sì, si chiama come uno dei cattivi di IT, poveraccio, l'ex marito di Beverly), lo stesso che il 15 maggio del 2018 sosteneva che l'Ucraina dovesse bombardare il ponte di Crimea (https://www.washingtonexaminer.com/opinion/ukraine-should-blow-up-putins-crimea-bridge) l'altro ieri si è chiesto perché l'Ucraina debba essere così "maleducata" riguardo agli aiuti internazionali che riceve, descrivendone i membri del governo come "sempre più maleducati e petulanti" e facendo un piccolo riepilogo degli ultimi screzi, quello con la Gran Bretagna durante il vertice di Vilnius e quello molto più recente degli ultimi giorni con la Polonia (https://www.washingtonexaminer.com/opinion/ukraine-rude-foreign-aid). Ah, questi ucraini ingrati: gli abbiamo promesso tutto, gli stiamo mandando poco, e loro fanno i petulanti. Con toni meno accesi, ieri la CNBC ha rilanciato (https://www.cnbc.com/2023/08/02/ukraines-military-strategy-and-demands-have-tested-allies-patience.html): sebbene sia inevitabile che i rapporti tra Ucraina e partner occidentali diventino "ogni giorno più complessi", l'Ucraina "cammina su una linea molto sottile" per quanto riguarda gli aiuti che riceve, e le sue continue richieste stanno "mettendo alla prova la pazienza" degli alleati. E fin qui ci siamo. L'articolo però introduce un altro argomento nella conclusione: la gestione ucraina degli aiuti occidentali. La difesa a tutti i costi di Bahmut, dice, era stata sconsigliata dagli Stati Uniti, ma la leadership e il comando ucraino non hanno voluto sentire ragioni e hanno perso moltissimo materiale e uomini, cosa che "ha causato costernazione" negli USA. Eccolo, il cambio di paradigma vero: sostenere l'Ucraina per sempre e a qualunque costo, ma cosa fanno delle cose che gli mandiamo? Come le usano? Vuoi vedere che le usano male?
E su questo si aggancia l'ultimo articolo di questa mini-rassegna stampa, pubblicato sempre ieri sul New York Times (https://www.nytimes.com/2023/08/02/us/politics/ukraine-troops-counteroffensive-training.html?smtyp=cur&smid=tw-nytimes): "Le truppe ucraine addestrate dall'Occidente incespicano in battaglia" e nemmeno "le avanzate armi americane" e le "formidabili macchine da combattimento occidentali" riescono a cambiare la situazione. In una lunga analisi, pare che il problema sia che gli ucraini non hanno appreso le complicate caratteristiche dell'arte della guerra occidentale (i cui pilastri gli autori dell'articolo si guardano bene dall'elucidare, a parte vaghi accenni alla "iniziativa" concessa agli ufficiali inferiori e all'onnipresente "tattica delle armi combinate" che, senza armi combinate tipo l'aviazione e senza superiorità di materiale non serve a nulla) e che abbiano "commesso parecchi sbagli", sebbene gli venga graziosamente concesso che non hanno avuto molto tempo per padroneggiarle.
La colpa del mancato successo, quindi, non è delle formidabili armi occidentali o delle straordinarie tattiche NATO, sono loro che non le sanno applicare. Quindi, poche illusioni: il cambio di paradigma non riguarda lo sganciamento occidentale dal conflitto. Riguarda il fatto che gli ucraini devono smetterla di rompere le scatole, essere grati di qualsiasi rottame gli venga spedito, e combattere seguendo alla lettera gli ordini della NATO. E se perderanno, naturalmente sarà solo colpa loro.