Giorgio Bianchi Photojournalist
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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
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Forwarded from Piccolenote
🟩🇳🇪I GOLPE AFRICANI MADE IN USA

…un piccolo esempio, da The Intercept del 9 marzo 2022: “Ufficiali addestrati dagli Stati Uniti nell’ultimo anno e mezzo hanno dato vita a sette colpi di stato in Africa, tra riusciti e non,. […] Il giornalista investigativo Nick Turse descrive nel dettaglio il coinvolgimento degli Stati Uniti nelle vicende del continente africano.

Ufficiali addestrati dagli Stati Uniti hanno tentato molti colpi di stato in cinque paesi dell’Africa occidentale: in Guinea, Mauritania e Gambia una volta e ben tre volte sia in Burkina Faso che in Mali”...

Si può notare che, mentre il golpe in Niger ha fatto scalpore sui media occidentali, quelli made in USA sono in genere riferiti tra le note a margine. E fanno capire quanto gli Usa abbiano a cuore la democrazia dei Paesi africani…🇳🇪🟩

LEGGI L'ARTICOLO SU PICCOLE NOTE
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🟦 https://bit.ly/3q3STwJ 🟦
Forwarded from Giubbe Rosse
🇩🇪 PIL AZZERATO, BOOM DI INSOLVENZE E DISOCCUPATI IN AUMENTO: ECCO PERCHÉ LA GERMANIA SBANDA E COSA RISCHIA L'ITALIA
Le ragioni di questo scenario sono molteplici e vanno cercate nel rialzo dei tassi Bce ma anche tra le conseguenze della dipendenza dal gas russo che sta mettendo il Paese di fronte a una profonda debolezza (Fonte: LaStampa)

L'UE sta sprigionando per intero il suo potenziale.

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Burkina Faso e Mali comunicano che un intervento militare contro il Niger sarà considerato equivalente a una dichiarazione di guerra contro di loro. Anche il governo della Guinea esprime solidarietà al nuovo governo nigerino (Burkina Faso, Mali e Guinea sono tutti stati in cui al potere ci sono i militari, dopo uno o più colpi di stato). Peskov, invece, invita alla calma e dice che la posizione della Russia è diversa da quella della Wagner. Io credo che Peskov non dica la verità, o meglio, che dica quello che ci si aspetta che si debba dire in queste situazioni.

https://www.lefigaro.fr/flash-actu/une-intervention-militaire-au-niger-serait-une-declaration-de-guerre-au-burkina-faso-et-au-mali-20230731
NUOVOATLANTE
di Alessandro Orsini
Caso Niger. La propaganda atlantista ha oscurato l’ascesa del mito di Putin

Parlerò della rivolta anti-europea in Niger, ma la materia è complessa e devo procedere con ordine. Nella prima parte dell’articolo, parlerò dei pilastri della propaganda sotto il governo Draghi e sotto il governo Meloni. Nella seconda, mostrerò che questa propaganda ha impedito di vedere l’ascesa del mito politico di Putin in Africa, un fenomeno politico insidioso per gli interessi nazionali dell’Italia.

Procedo.

Sotto il governo Draghi, la propaganda italiana è stata costruita intorno a tre pilastri: 1) la Russia è prossima alla bancarotta; 2) I russi non hanno armi, né voglia di combattere; 3) Putin non ha il consenso di un solo cittadino, soldato o generale e tutti i russi vorrebbero ucciderlo. Ma poi Putin resta al potere, il Pil cresce, Bakhmut è espugnata e i russi odiano la Nato. E così i pilastri della propaganda cambiano sotto il governo Meloni come segue: 1) È soltanto questione di tempo: ricevute le armi, Kiev sbaraglierà i russi; 2) gli ucraini hanno quasi vinto la guerra, ma i “putiniani” offuscano la vista; 3) Putin è isolato internazionalmente.

Ebbene, i pilastri draghiani e meloniani sono diversi, ma comune è l’idea che Putin sia privo di “soft power” giacché la Russia è un Paese senza fascino disprezzato da tutti. Le cose stanno così? L’osservazione emotivamente distaccata della realtà dice altro.

Il gesto muscolare di Putin in Ucraina ha rilanciato la sua immagine a livello mondiale. Anziché isolarlo e farlo apparire debole, l’invasione dell’Ucraina, ovvero la decisione di fronteggiare la Nato al gran completo, ha trasformato il presidente russo nell’idolo di molti africani. Lo dimostra l’assalto all’ambasciata di Francia in Niger al grido di: “Viva Putin, viva la Russia, abbasso la Francia”. Lo studio della storia dimostra che chi ricorre alla forza trova sempre i propri ammiratori. Che si tratti dei governi o delle organizzazioni terroristiche, la forza genera eccitazione in molti strati della popolazione. Che l’esibizione della violenza generi entusiasmo è un fenomeno registrato empiricamente negli articoli apparsi su Corriere della Sera, La Stampa e Repubblica, il 30 settembre 2015, quando Putin intervenne militarmente in Siria contro l’Isis. Lo ricordo bene giacché, in quegli anni, la mia presenza in televisione era quasi quotidiana. I media dominanti, Rai inclusa, ritraevano Putin come un eroe per il massacro che operava contro i jihadisti di al-Baghdadi. Molti africani hanno iniziato ad amare Putin più di Biden a partire dal 24 febbraio 2022. Perché? Secondo la propaganda italiana, la guerra in Ucraina è una guerra del forte (Putin) contro il debole (Zelensky). Secondo molti africani, i cinesi e un numero esorbitante di mediorientali, è la guerra del debole (la Russia) contro il forte (la Nato).

Molti africani interpretano la guerra come uno scontro tra Russia e Nato.

Stoltenberg fa di tutto per alimentare questa interpretazione. Una simile differenza nelle prospettive cognitive aiuta a comprendere l’ascesa del mito di Putin in Africa. A questo punto, direi che la rivolta in Niger porta a quattro le conseguenze non desiderate della guerra in Ucraina: 1) il trasferimento delle testate nucleari russe in Bielorussia; 2) l’avvicinamento della Cina alla Russia; 3) l’impoverimento dell’Europa; 4) l’ascesa del mito di Putin in Africa, Cina e Medio Oriente. Non proprio un buon affare per l’Italia che in Niger ha interessi nazionali da difendere.

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Solidarietà con #Niger : #Guinée , #Burkina_Faso e #Mali respingono le sanzioni di #CEDEAO

In un gesto di solidarietà con il Niger, tre paesi vicini, ovvero Guinea, Burkina Faso e Mali, hanno deciso di non applicare le sanzioni imposte dall'ECOWAS. Queste nazioni, anch'esse soggette a sanzioni su pressione delle potenze occidentali, hanno scelto di non adottare misure punitive contro il popolo del Niger.

L'embargo, definito "disumano e immorale", è stato rifiutato anche da Algeria e Libia, che hanno espresso il loro disaccordo con questa controversa decisione dell'ECOWAS.

Questa posizione comune testimonia la volontà di questi paesi africani di sostenere il Niger in un contesto di pressioni esterne. Una reazione che solleva interrogativi sul potenziale impatto sulle relazioni regionali all'interno dell'ECOWAS e mette in evidenza le tensioni che circondano le politiche di sanzioni imposte dalle potenze straniere.
🇬🇧Londra:
Nel medesimo momento in cui si studia come calcolare e soppesare “l’impronta ecologica” di ogni individuo al fine di controllarne i consumi (ricordiamo a cosa servirono i lockdown?), le banche che lavorano per sviluppare standard globali sulla contabilità delle emissioni di carbonio nella sottoscrizione di obbligazioni o azioni hanno votato per escludere la maggior parte di queste emissioni dalla propria impronta di carbonio.
E hanno deciso di escludere due terzi delle emissioni legate alle loro attività sui mercati dei capitali dall'essere loro attribuite nella contabilità del carbonio.
Nel frattempo la figlia di Schwab ci fa gentilmente sapere che i lockdown energetici ci saranno, ci piaccia o no.
Perché “io sono io e voi non siete …ecc. ecc.”

EURONOMIS INFORMA
Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
Da oggi entrano in vigore restrizioni sulle esportazioni cinesi di gallio e germanio, due materiali fondamentali per la produzione di semiconduttori e altri prodotti ad alta tecnologia. La Cina è il principale fornitore di entrambi i materiali, con le esportazioni di gallio che rappresentano il 94% dell'offerta globale e quelle di germanio l'83%. Gli analisti prevedono che queste misure colpiranno in primo luogo le aziende dei Paesi che hanno imposto restrizioni alla Cina.

In seguito il governo cinese potrebbe frenare anche le esportazioni di terre rare, sferrando cosi' un altro colpo contro i paesi che ostacolano lo sviluppo industriale della Cina. @LauraRuHK
Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
Non si e' fatta attendere la risposta cinese alle dichiarazioni offensive fatte da Crosetto nell'intervista al Corriere. Il Ministro della Difesa, avventurandosi in un campo che non conosce e non gli compete, quello dell'economia e del commercio, aveva definito l'adesione dell'Italia alla Via della Seta una decisione "improvvisata e scellerata" e aveva snocciolato una serie di falsita' sulla mancanza di benefici per l'Italia. In realtà, da oltre quattro anni, il volume degli scambi bilaterali tra Cina e Italia ha ripetutamente toccato nuovi massimi. Dal 2019 al 2022 è aumentato di quasi il 42%. L'anno scorso ha raggiunto quasi 78 miliardi di dollari. Dal 2019 al 2021, le esportazioni italiane in Cina sono cresciute del 42%. Nei primi cinque mesi di quest'anno, del 58%. Queste cifre riflettono in modo inconfutabile l'effetto positivo dell'adesione italiana alla Via della Seta. Perche' non chiedere agli esportatori italiani cosa ne pensano invece di appiattirsi su una posizione ideologica e preconcetta, dettata da chi ha interessi geopolitici che non corrispondono agli interessi economici dell'Italia? Mentre il PIL registra un'imprevista flessione, l'industria italiana puo' permettersi di perdere contratti con uno dei suoi maggiori partner commerciali? L'editoriale del Global Times sottolinea la tempistica sospetta delle dichiarazioni inopportune di Crosetto, giunte alla conclusione della visita di Giorgia Meloni a Washington. @LauraRuHK https://www.globaltimes.cn/page/202308/1295423.shtml
Siccome i mezzi pubblici diminuiscono la circolazione di auto e, in definitiva, rappresentano una scelta ecologica, invece di una riduzione, il costo del biglietto subisce un aumento. Coerente, no?

E sconti per chi paga con carta, partecipando a tracciamento di massa e progressivo processo di abolizione del contante.
Forwarded from Lettera da Mosca
MOSCA - Colpita nella notte da un drone ucraino lo stesso grattacielo di Moscow City già colpito due giorni fa. Nessuna vittima.
Forwarded from Lettera da Mosca
MOSCA - Il grattacielo colpito stanotte dal drone ucraino a Moscow City ospita gli uffici del ministero dello Sviluppo economico. Il personale ora lavora a distanza via computer.
🗓️ Milano, Venerdì 4 agosto
Dalle ore 17.30 alle 21
📌 Piazza Argentina

Presidio!
Volantinaggio e sondaggi
👉 Si scende in piazza nel cuore della "Loreto 15 minuti" con due obiettivi: iniziare a sensibilizzare i cittadini del quartiere sul progetto LOC e sondarne le opinioni su ZTL, rincari, videocamere e transizione ecologica.

👉 Dopo l'approfondimento tematico e dopo le assemblee, è ora di iniziare il lavoro territoriale di contrasto alla Milano Smart City!

https://t.me/canalemiracolomilano
miracoloamilano@protonmail.com
Forwarded from Giubbe Rosse
🇩🇪 GERMANIA, AFD SEMPRE PIÙ IN ALTO, ORMAI AD UN PASSO DA ESSERE IL PRIMO PARTITO.

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"NOI CAPI DI STATO AFRICANI DOBBIAMO SMETTERE DI ESSERE LE MARIONETTE DELL'IMPERIALISMO"

Discorso del capitano Ibrahim Traoré (Burkina Faso), presidente a interim del Burkina Faso, al Vertice Russia-Africa a San Pietroburgo, luglio 2023.

Compagno presidente Vladimir Putin, compagni presidenti e capi di Stato africani, compagni capi delegazione, buongiorno.
E’ un onore intervenire qui oggi. Vi porto il saluto del popolo del Birkina Faso, il paese degli integri. Ringrazio Dio che ci ha permesso di riunirsi qui stamattina in buona salute per parlare del futuro e del benessere dei nostri popoli.
Chiedo scusa ai presenti più anziani, africanité oblige, La mia generazione ha molte domande e non trova risposte. Qui possiamo però riflettere, perché ci sentiamo in famiglia. Anche la Russia infatti fa parte della famiglia, per l’Africa. Abbiamo la stessa storia. La Russia ha accettato enormi sacrifici per liberare il mondo dal nazismo nella seconda guerra mondiale. E anche molti africani, i nostri nonni, sono stati arruolati di forza per aiutare l’Europa a sbarazzarsi del nazismo. Condividiamo la stessa storia nel senso che siamo i popoli dimenticati del mondo. Nei libri di storia, nei documentari e nei film, si tenda ad accantonare il ruolo preponderante giocato dalla Russia, e il ruolo dell’Africa nella lotta contro il nazismo.
Adesso siamo insieme per parlare del futuro dei nostri popoli, di quello che accadrà domani, del mondo libero al quale aspiriamo. Un mondo senza ingerenze nei nostri affari interni. Abbiamo le stesse prospettive e auspico che questo vertice sia l’occasione per poter tessere ottime relazioni per il migliore avvenire possibile per i nostri popoli.
Le questioni che la mia generazione si pone sono le seguenti, per riassumerle. Non capiamo perché l’Africa con tante ricchezze nel sottosuolo, una natura generosa, sole in abbondanza, acqua, è oggi il continente con le popolazioni più povere. E’ un continente affamato. E come mai i capi di Stato vanno in giro per il mondo a mendicare. Non abbiamo risposte.
Abbiamo l’occasione di stringere nuove relazioni e spero che possano dare un futuro migliore ai nostri popoli.
I giovani della mia generazione mi incaricano anche di dire che a causa della povertà sono obbligati ad attraversare il mare per cercare di arrivare in Europa. Muoiono in mare. Ma presto non attraverseranno più. Andranno davanti ai palazzi governativi per cercare il necessario.
Quanto al Burkina Faso, da otto anni siamo costretti ad affrontare alla manifestazione più barbara e violenta del neocolonialismo, dell’imperialismo, la schiavitù che cercano ancora di imporci. E i nostri predecessori ci hanno insegnato una cosa: lo schiavo che non è capace di rivoltarsi contro la propria sorte non merita che si provi pietà per la sua sorte. Noi non ci commiseriamo e non chiediamo compassione: il popolo burkinabè ha deciso di lottare contro il terrorismo. In questa lotta, tanti volontari hanno preso le armi contro il terrorismo.
Siamo sorpresi vedendo che gli imperialisti definiscono questi volontari “milizie” e di delinquenti. Eppure, quando in Europa le popolazioni hanno imbracciato le armi per difendere la patria, sono stati definiti patrioti. I nostri nonni sono stati deportati per salvare l’Europa. Eppure al ritorno, quando hanno voluto difendere i loro diritti, sono stati massacrati.
Ed ecco che adesso chi cerca di difendersi è definito “milizia”. Ma non importa.
Il problema è piuttosto vedere capi di Stato africani che non aiutano in alcun modo i popoli che si battono, e che cantano lo stesso coro degli imperialisti e ci definiscono milizie e gruppi che non rispettano i diritti umani. Di quali diritti umani parliamo?
Occorre che noi, capi di Stato africani, smettiamo di comportarci come marionette che si muovono grazie ai fili del degli imperialisti.

Segue...
Ieri il presidente Vladimir Putin ha annunciato l’invio dei cereali in Africa, ne siamo lieti e lo ringraziamo. Ma è anche un messaggio ai capi di Stato africani, perché al prossimo forum non dovremo venire qua senza aver assicurato l’autosufficienza alimentare dei nostri popoli. Dobbiamo assumere l’esperienza di quelli che ci sono già arrivati, in Africa; e approfondire le relazioni con la Federazione russa per arrivare a soddisfare le necessità delle nostre popolazioni.
Termino dicendo che dobbiamo rendere omaggio ai nostri popoli, i nostri popoli che si battono. Gloria ai nostri popoli. Dignità ai nostri popoli.
La patrie ou la mort nous vaincrons!

Il giovane capitano Ibrahim Traorè (Burkina Faso), presidente a interim del Burkina Faso

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