Giorgio Bianchi Photojournalist
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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.
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Non era una resa: si tornava alla neutralità perpetua, costituzionalmente garantita al momento dell’indipendenza nel 1990. Messo alle strette, Kuleba ha finto di non sentire.

Infine, quando Kuleba è stato spinto ad ammettere il vero scopo ucraino – frantumazione della Federazione Russa – Caracciolo lo ha messo all’angolo chiedendo se Kiev è dunque favorevole all’incameramento di parti della Siberia da parte cinese. Anche a questa domanda Kuleba non ha risposto. È lecito domandarsi se la non risposta equivalga ad assenso.

La puntata di Otto e Mezzo colpisce perché costituisce un’eccezione nel panorama tv. Forse perché finalmente le domande sostituiscono le asserzioni, come si addice alla professione giornalistica. L’insurrezione di Prigožin suscita infatti reazioni ben diverse da quelle di Gruber, Travaglio e Caracciolo, nei giornali scritti e parlati del pensiero unico. I principali commentatori si sono mostrati euforicamente assertivi, nel diagnosticare l’indebolirsi del potere russo. Come se sapessero quel che davvero succede al Cremlino, e sognassero lo stesso sogno distruttore di Kuleba.

Anche se per ora sedata, l’insurrezione ha mostrato che il pericolo di un collasso del potere russo esiste, a cominciare dall’esercito. Che al collasso potrebbe far seguito – come auspicato esplicitamente da Kiev – lo sfaldarsi della Federazione. Le atomiche russe finirebbero in mano a poteri ben più infidi di Putin; il cosiddetto Armageddon si avvicinerebbe.

Persino quando il pericolo dell’insurrezione di Prigožin è apparso chiaro, ci sono stati giornalisti e politici che con visibile compiacimento, e all’unisono con quanto detto e non detto da Kuleba, hanno concluso che la resistenza ucraina aveva infine ottenuto questo gran risultato: Putin era debole, forse aveva i giorni contati. Vale dunque la pena assistere Kiev con invii di armi sempre più offensive e sanzioni antirusse sempre più pesanti, visto lo sfaldamento del barbarico impero che ne può discendere. Neanche per un minuto i commentatori hanno abbandonato la cecità di cui hanno dato prova da quando la guerra è de facto cominciata: non nel 2022 ma nel febbraio 2014, quando è stato evidente che il potere centrale a Kiev non intendeva in alcun modo integrare pacificamente le popolazioni russofone del Sud-Est: 14.000 circa sono i morti della guerra civile fra il febbraio 2014 e il febbraio 2022. L’annessione della Crimea resta illegale, ma non è avvenuta senza motivi, di punto in bianco.

Washington tergiversa, incerta fra due strade opposte (escalation militare ucraina, o pressione su Kiev perché accetti un negoziato e metta fine alla guerra). Quanto all’Europa, per ora sta a guardare, senza pronunciarsi sulla guerra di regime change caldeggiata da Zelensky. Anche in questo caso, chi tace acconsente di fatto. L’Europa continua a fingere ignoranza, sulle radici della guerra e gli allargamenti Nato temuti a Mosca da vent’anni. Il sì dei suoi governi all’ingresso di Kiev nella Nato conferma lo status servile –e l’egemonia nell’Ue di interessi polacchi e baltici– assegnato all’Unione europea da Stati Uniti e Nato. Borrell dixit: dovrà pur finire l”’assedio della giungla al giardino europeo”.

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NUOVOATLANTE
di Alessandro Orsini
Altre storie. Il popolo scende in piazza per rovesciare Macron anziché Putin.

Scoppiata la guerra in Ucraina, l’Italia si è radicalizzata sotto la spinta dei principali quotidiani. Per radicalizzazione, intendo il processo socio-psicologico che spinge un individuo ad abbracciare idee estremiste. L’estremismo di questi quotidiani può essere riassunto in tre idee che forgiano uno schema cognitivo radicale. La prima idea prevede la sconfitta della Russia sul campo a tutti i costi, incluso il rischio dell’escalation nucleare: nessuna diplomazia, soltanto guerra. La seconda idea è che il mondo sia diviso tra le forze del bene e quelle del male. Il criterio per distinguere i due campi è la politica della Casa Bianca. La linea di Biden è sacra e non può essere discussa. Chiunque la critichi finisce in una lista di proscrizione e poi esposto al pubblico ludibrio e all’insulto collettivo. I pacifisti non esistono: esistono soltanto i “pacifinti”. È ciò che nei miei studi chiamo “mentalità a codice binario”. La terza idea estremista è che esistano soltanto due tipi di civiltà: la civiltà superiore dell’Unione Europea e quella inferiore della Russia che non ha niente di attraente. I russi vivono nella miseria e sono prossimi alla bancarotta. Non hanno armi né voglia di combattere perché sono soggiogati da un dittatore che odiano e contro il quale sono pronti a ribellarsi. La vita dei russi è triste e miserabile. I russi sono un popolo fallito, facile da sconfiggere.

Quattro fatti hanno smentito questo schema mentale che, come tutti gli schemi cognitivi estremisti, sopravvive all’evidenza.

Il primo è la crescita del Pil russo.

Il secondo è la vittoria dei russi a Bakhmut, la battaglia più importante della guerra.

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Il terzo è la rivolta di Prigozhin: il popolo russo e la sua classe dirigente hanno avuto l’occasione per ribellarsi a Putin, ma si sono stretti intorno a lui.

Il quarto fatto è la rivolta di Parigi. Secondo i principali quotidiani, il popolo sarebbe dovuto scendere in piazza in Russia per rovesciare Putin. Invece, è sceso in piazza in Europa per rovesciare Macron. La rivolta di Parigi è uguale alle rivolte in Tunisia, Egitto, Libia e Siria. Lo stesso odio visto contro Bassar al Assad in Siria appare in Francia contro Macron e Ursula von der Leyen. Con la differenza che in Francia non c’è nessun Paese islamico che fornisca ai ribelli mitragliatori e bombe a mano, come il blocco occidentale ha fatto con i ribelli siriani con il piano segreto della Cia, “Timber Sycamore”, voluto da Biden ai tempi di Obama. Se un blocco islamico facesse alla Francia ciò che il blocco occidentale ha fatto alla Siria, la Francia sarebbe finita e, probabilmente, anche l’Unione Europea. I morti in Francia sarebbero decine di migliaia e la rivolta si estenderebbe quasi certamente ad altri Paesi dell’Unione Europea.

Che cosa possiamo imparare da questi quattro fatti? Sotto il profilo antropologico-culturale, impariamo che la cultura liberale dell’Unione Europea è uguale alla cultura fascista degli anni Trenta sotto tre aspetti. Il primo è la convinzione di essere una civiltà superiore; il secondo è l’aggressività militare secondo cui tutti i problemi si risolvono con le guerre; il terzo è la convinzione di essere imbattibili. Oltre agli elementi culturali, vi sono anche elementi sistemici comuni, tra cui la corsa agli armamenti e una grande potenza revanscista in Europa, la Russia. Con una novità: le testate nucleari in Bielorussia puntate sull’Ucraina.
EMERGENZE O DEMOCRAZIA?

Il 24 e il 25 giugno,a Ficulle (TR), si è svolta una due giorni di conferenze e musica curata dal fotografo e documentarista Giorgio Bianchi. Diversi gli ospiti e i temi che hanno animato il dibattito, ma il filo conduttore è stato quello delle emergenze – distorte, amplificate e strumentalizzate – divenute ormai strumento di governo attraverso cui vengono smantellate le garanzie sociali e politiche su cui si erano fondate le democrazie occidentali del Dopoguerra.

Se nelle precedenti edizioni dell’incontro avevano tenuto banco l’emergenza Covid e la guerra in Ucraina, in quest’ultimo appuntamento si è aggiunta l’analisi della cosiddetta emergenza climatica, attraverso la quale vengono giustificate politiche di enorme impatto sulla vita dei cittadini. Il fisico e climatologo Franco Prodi ha dettagliatamente argomentato l’inconsistenza scientifica delle tesi proposte dall’IPCC e propagandate dalla quasi totalità dei media, mentre Elisabetta Frezza si è soffermata sull’infantilizzazione del discorso politico portato avanti da gruppi come “Ultima generazione”.

L’endocrinologo Vanni Frajese ha concentrato l’attenzione sulla necessità di ricucire le fratture sociali deliberatamente attuate nell’epoca Covid, la giornalista Angela Camuso ha raccontato dello sconcertante allineamento da parte della stampa mainstream e il virologo Maurizio Federico ha sottolineato la consapevolezza, da parte della comunità scientifica, circa l’inefficacia dei vaccini anti-Covid fin dall’inizio delle inoculazioni di massa.

Gli analisti geopolitici Demostenes Floros e Giacomo Gabellini hanno proposto le proprie letture circa l’ammutinamento della compagnia Wagner, descrivendo la nuova configurazione politica ed economica globale che la guerra in Ucraina sta alimentando. L’urbanista Sergio Porta ha ripercorso i crimini delle élite angloamericane. Nella mattina conclusiva Francesco Toscano ha deliziato la platea insieme a Giorgio Bianchi con la lettura dei quotidiani “più venduti”, che in quei giorni vaneggiavano sulla figura di Prigozin e sull’esito del ‘colpo di Stato’ in Russia.

A conclusione delle conferenze hanno raggiunto Ficulle 3 grandi musicisti che negli scorsi anni hanno tenuto fede alla propria indipendenza artistica e di pensiero: Petra Magoni, Francesco Tricarico e Andrea Ra, i quali hanno dato vita ad un concerto improvvisato e ricco di emozioni.

https://www.byoblu.com/2023/07/03/emergenze-o-democrazia/

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Forwarded from Laura Ru (Laura Ru)
L'UE INTENDE SPALANCARE LA PORTA AGLI OGM Per anni le multinazionali americane hanno fatto pressione sull'Europa perche' autorizzasse le coltivazioni OGM. Ora con l'UE completamente subordinata agli interessi USA non sorprende che Bruxelles stia per approvare una legge che legalizzerebbe le nuove tecnologie di editing genetico per le colture in tutta l'Unione Europea. A protestare contro questa legge ci sono alcuni legislatori, gruppi di difesa dell'ambiente, agricoltori biologici, piccoli agricoltori e più di 400.000 cittadini dell'UE che hanno firmato una petizione contro la deregolamentazione di quelli che chiamano "nuovi OGM".

Questi gruppi sostengono che le regole stringeranno ulteriormente la morsa di poche multinazionali, consentendo loro di rivendicare brevetti su colture che avrebbero potuto essere ottenute con metodi di riproduzione convenzionali, minacciando al contempo la produzione non geneticamente modificata e biologica. Inoltre, poiché i nuovi OGM sono in circolazione solo da poco più di un decennio, rimangono molti dubbi sulla loro sicurezza per la salute e l'ambiente. @LauraRuHK
Media is too big
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EMERGENZE O DEMOCRAZIA?

Lo speciale di Byoblu a cura di Adalberto Gianuario sulla due giorni organizzata da Giorgio Bianchi a Ficulle (Tr). 24-25 Giugno 2023.

Nel lungo servizio presentato da Byoblu, gli interventi di:
Angela Camuso, Maurizio Federico, Demostenes Floros, Giovanni Frajese, Elisabetta Frezza, Giacomo Gabellini, Petra Magoni, Sergio Porta, Franco Prodi, Andrea Ra, Francesco Toscano, Francesco Tricarico.
Evento organizzato da Giorgio Bianchi a Ficulle, 24 e 25 giugno 2023

"Andiamo bene a CENSURA! Dopo una settimana di lavoro ieri sera riesco finalmente a caricare tutti i video su YouTube e già stamattina mi hanno rimosso il video di Angela Camuso e per aver violato le norme della community non posso fare più azioni sul mio canele FUSLUKE e il video di Elisabetta Frezza che è impostato come privato (?) non posso più modificarne la privacy ed è visibile solo a me!!
Questo perché siamo in un paese "democratico"!!!
Ripubblicherò tutto su Rumble ma ci vorrà un po' di tempo.
Immagino che anche questo post sia a rischio di censura.
Intanto vi mando il link della Playlist. "

Luca Fuscaldi


Nel video ci sono gli interventi completi di tutti i relatori (a parte quelli censurati da YouTube):

⬇️

https://youtube.com/playlist?list=PLXjCLoTm9x9xlm3sNh78a4OgC5xQXrRou
Resta alto l'allarme per Zaporizhzhia.

“Come gestire un disastro causato da una nube radioattiva proveniente dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia”. Questo articolo campeggia sulla prima pagina del Kyiv Post di oggi, autorevole media ucraino a trazione britannica, che nella nota spiega di agli ucraini, nel caso si verificasse quanto paventato, di stare tranquilli, di obbedire alle indicazioni che verranno date, che Kiev non corre rischi (davvero?) etc.

Un articolo che non tranquillizza. Come non tranquillizza il fatto che il 1 luglio Zelensky si sia recato nella centrale nucleare di Rivne, al confine bielorusso, dove ha tenuto un incontro con “Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina, e Valerii Zaluzhnyi, comandante in capo delle forze armate”, nel quale si è discusso anche del rischio di un incidente nucleare presso la centrale nucleare di Zaporizhzhia.

Non solo, il 3 luglio Zaluzhnyi è tornato a visitare la centrale atomica di Rivne. Questo il comunicato stampa ufficiale: “Il comandante in capo delle forze armate, generale Valerii Zaluzhnyi, e il capo di stato maggiore generale, tenente generale Serhii Shaptala, insieme al presidente della NNEGC Energoatom, Petro Kotin, e al direttore della centrale nucleare di Rivne, Pavlo Kovtoniuk, hanno tenuto un incontro sullo scambio di informazioni tra i militari e l’industria energetica al fine di analizzare, pianificare e prevedere possibili scenari di sviluppo degli eventi della centrale nucleare di Zaporizhzhia”.

Il fatidico 11 luglio
Si avvicina l’11 luglio, nel quale si celebrerà il vertice Nato di Vilnius, e l’Ucraina deve a tutti i costi far vedere ai suoi sponsor che i tanti soldi investiti in questa guerra sono stati ben spesi. La controffensiva deve avere un qualche esito tangibile, che ad oggi non si vede.

Così da qualche giorno hanno moltiplicato gli attacchi al fronte, ma anche questi non vanno bene, anche perché dal 4 giugno – data dell’inizio dell’offensiva – ad oggi hanno subito enormi perdite di uomini e materiale, perdite che hanno eroso non poco la loro forza d’urto.

Resta la possibilità di un incidente nucleare, che drammatizzerebbe al massimo il conflitto, portando nuova linfa alla guerra infinita cara ai neocon. Un incidente che, ovviamente, come accadde per la diga di Kachovka, verrebbe attribuito ai russi.

Proprio l’incidente della diga aiuta a capire cosa succederebbe nel caso di un problema alla centrale di Zaporizhzhia. Ad oggi gli Stati Uniti non hanno ancora confermato le accuse mosse dall’Ucraina alla Russia.

Infatti, la posizione Usa resta ancora quella esposta dal portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby: “Stiamo facendo del nostro meglio per valutare i documenti e stiamo lavorando con gli ucraini per raccogliere maggiori informazioni. In questo momento non possiamo dire in modo definitivo cosa sia successo”.

L’unica conferma alla versione ucraina è venuta da un’inchiesta del New York Times talmente labile da risultare risibile (vedi Piccolenote). Peraltro, un’indagine seria dovrebbe usare fonti diverse e opposte, non solo quelle di una parte, ma tant’è.

Eppure, nonostante non vi siano prove, il collasso della diga viene attribuito ai russi (peraltro, il suo crollo ha portato più danni a essi che ai loro nemici). Sarà così anche per un eventuale incidente alla centrale atomica di Zaporizhzhia.

Segue...

https://www.piccolenote.it/mondo/resta-alto-lallarme-per-zaporizhzhia

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Forwarded from La Mia Russia
Oltre l'80% delle aziende occidentali continua a lavorare nella Federazione Russa e a generare entrate per lo stato russo dopo l'inizio del conflitto in Ucraina, scrive il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, citando un rapporto della Kiev School of Economics (KSE ) e l'organizzazione non governativa B4Ukraine.
Come affermato nell'articolo, 1.146 società straniere su 1.387 continuano a operare in Russia.Il loro fatturato totale è stimato in 213,9 miliardi di dollari e il loro profitto è di 14,1 miliardi di dollari, di cui 3,5 miliardi di dollari sono stati versati al bilancio dello stato. https://t.me/bbbreaking/159772
Caro Direttore di "Open", lei ha un gran faccia tosta. Perché scrive falsamente che sono un propagandista del Cremlino quando lei è veramente un propagandista della Casa Bianca? Gli articoli fintamente oggettivi di Open, che invece sono ripetizioni pappagallesche della propaganda della Casa Bianca o del governo di Kiev, sono moltissimi. Quindi la smetta di insolentirmi e si guardi allo specchio. Nel frattempo, ricordo a tutti la credibilità del suo quotidiano con la foto qui sotto. Se Open ha diffuso tutta questa propaganda di Zelensky, come dimostra quest'articolo su Bakhmut, perché dovrebbe dire qualcosa di vero sul mio conto? Infatti, su di me, avete detto sempre e soltanto menzogne.
Se le riesce, faccia il suo lavoro seriamente.
Grazie.

Alessandro Orsini.

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Ci sono tre centrali nucleari sul territorio controllato dall'Ucraina -- Rivno, Khmelnitsky e Ucraina meridionale -- ma la Russia sta tramando un atto di terrorismo nucleare su una centrale sotto il suo controllo e possesso?

Potresti praticare un buco nella tua testa e risucchiare tutto il tuo cervello, e saresti comunque mille volte più intelligente dei pazzi che pensano che la Russia farebbe saltare in aria la sua stessa centrale nucleare.

Tramite Laura Ruggeri.

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Forwarded from Giubbe Rosse
LA COMMISSIONE UE PRONTA ALLA DEREGULATION SUI NUOVI OGM. E SI SCATENANO GLI APPETITI DELLE MULTINAZIONALI PER PRIVATIZZARE LA BIODIVERSITÀ
Le quattro multinazionali hanno già richiesto 139 brevetti su applicazioni delle nuove biotecnologie per l’editing genomico sulle piante. Obiettivo: acquisire la proprietà esclusiva di varietà vegetali geneticamente modificate per vent’anni e rivenderle agli agricoltori. Bayer-Monsanto, Corteva, BASF e Syngenta controllano già oggi il 62% del mercato globale delle sementi e il 51% di quello dei pesticidi. Tramite i brevetti sulle Ngt questa quota potrebbe crescere ancora “rendendo gli agricoltori sempre più dipendenti da un piccolo gruppo di aziende” (Fonte: IlFattoQuotidiano)

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Per chi fosse interessato ci vediamo domani a Porto San Giorgio, nella splendida cornice di Rocca Tiepolo, per l'ultimo appuntamento della stagione.

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La posizione di Kiev mette a rischio tutti gli ucraini
DI ELENA BASILE
(Elena Basile è una scrittrice e diplomatica italiana. Dal 2013 al 2021 è stata ambasciatrice in Svezia e Belgio. È stata insignita dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.)

Abbiamo ascoltato le dichiarazioni del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, in una bella puntata di Otto e Mezzo su La7 con Lilli Gruber.

Devo dire che ancora una volta non ho potuto provare una dolorosa indignazione nell’ascoltare da lui metafore calcistiche (la prossima vittoria di Kiev come quella del Liverpool contro il Milan in Champions League), quasi che la guerra fosse un gioco e non implicasse la sofferenza di un popolo, il massacro di un’intera generazione di ucraini.

Il ministro parte da assunti fideistici, come se non fossimo nel 2023, ma ancora nel Medioevo quando si combattevano guerre di religione. È del resto confortato dalla propaganda occidentale. La storia recente è abolita. L’“ingiustificata e non provocata” aggressione russa costituirebbe una minaccia di invasione da parte del nuovo zar imperialista che vorrebbe dominare sull’Europa tutta, “fino a Lisbona” come ha ripetuto un ascoltato e simpatico giornalista. Quindi è giusto che gli ucraini muoiano e soffrano per la loro libertà e per la libertà dell’Europa. Strano. Se il ministro fosse veramente convinto di quel che afferma, avrebbe molte armi per convincere i membri della Nato a scendere in guerra “stivali nel campo”. Se tenesse al suo popolo e al suo Paese, potrebbe far valere una comprensibile posizione: l’esercito ucraino non è disposto a morire per la libertà dell’Europa se i membri della Ue e della Nato non fronteggiano insieme a quelli di Kiev il comune pericolo.

Purtroppo egli sa bene che non c’è alcuna minaccia all’Europa e che non ci sarebbe stata invasione dell’Ucraina se il suo governo avesse difeso un percorso a vantaggio del suo popolo che poteva essere facilmente negoziato con Russia e Stati Uniti. L’Ucraina si sarebbe salvata se: 1) avesse imposto il proprio avvicinamento all’Europa grazie a liberi investimenti occidentali, apertura commerciale e serie riforme di una democrazia debolissima, dominata da oligarchi e da forze nazionaliste radicali, bisognosa di riforme dell’amministrazione, dell’Istruzione e della Sanità; 2) avesse negoziato una neutralità protetta da forti garanzie internazionali; 3) avesse applicato gli accordi di Minsk e concesso l’autonomia linguistica e uno status egualitario (si possono ancora recuperare i discorsi dei presidenti ucraini che minacciano di togliere scuole e pensioni agli abitanti del Donbass) alle regioni divenute poi separatiste; 4) avesse evitato sul proprio territorio una penetrazione militare anglosassone che non poteva non avere conseguenze sulla minaccia recepita da Mosca, che mai è stata ambigua sulle esigenze che considera esistenziali per la propria sicurezza e ha stabilito linee rosse sin dal discorso di Putin nel 2007.

Se avesse avuto statisti che hanno a cuore le sorti del loro Paese, l’Ucraina oggi non sarebbe quello che è sotto gli occhi di tutti: un Paese in bancarotta, tenuto artificialmente in vita dall’Occidente, distrutto nelle sue belle città e infrastrutture, che ha mandato a morte 250.000 giovanissimi (arrotondo per difetto) e sta per farne massacrare altri, assecondando la volontà della Nato. Washington e purtroppo l’Europa tutta stanno utilizzando Kiev per realizzare una strategia pericolosa e demenziale, con cui perseguono la sconfitta della Russia e l’indebolimento del regime di Putin. L’obiettivo finale è il recupero nei confronti della Cina e sulla scena internazionale di un potere egemonico dell’Occidente che il mondo multipolare sta mettendo in discussione.

Avvicinamento economico all’Europa, neutralità, referendum nel Donbass e autonomia linguistica erano i capisaldi di una proposta russa circolata poche settimane dopo l’invasione. Ricordo che fu pubblicizzata dal programma Di Martedì(La7) e non perché se la fosse inventata il conduttore Giovanni Floris.

Segue...
Era pervenuta alle istanze occidentali e destinata a essere ripresa dall’unico piano di pace occidentale: quello circolato grazie alla diplomazia italiana e in particolare alla direzione degli Affari politici della Farnesina, che prevedeva anche i capisaldi di una nuova architettura di sicurezza europea.

È stato triste, ma utile lo show del nazionalismo ucraino: la vittoria come in una partita di calcio sarebbe l’unico obiettivo perseguibile insieme allo smembramento della Russia “imperiale”, le cui risorse energetiche e minerarie devono essere spartite dall’Occidente, come è cosa buona e giusta. Non amo l’élite ucraina. Amo il popolo ucraino. Gli Usa e le classi dirigenti europee stanno sacrificando bambini, ragazzi, donne e gli altri cittadini fingendo di assecondare la volontà di libertà del loro governo. Che ridicola ipocrisia! Kiev è in vita grazie all’Occidente e si vorrebbe far credere che è l’Ucraina a decidere e non Washington?

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Forwarded from RangeloniNews
L’esercito ucraino prosegue quotidianamente ad attaccare nella regione di Zaporozhye, ma l'artiglieria russa non rimane a guardare e prosegue a rispondere a queste azioni colpendo gli avversari con attacchi di precisione.

L’esercito di Mosca, come dimostrano i nuovi video dei droni russi che mi hanno inviato fonti in loco, testimoniano la distruzione dell’ennesimo carro armato Leopard e del suo equipaggio.