Guestbook Grand Hotel Codreanu (Iaşi)
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Una lista dei nomi e delle dediche degli illustri ospiti che pernottano al Grand Hotel Codreanu, lo storico albergo in stile art nouveau progettato da Gustave Eiffel.
Situato nel centro di Iaşi, rinomato per la sua ospitalità e buona cucina.
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Gentili ospiti,
durante la sbronza di "ieri" il portiere del Grand Hotel ha accidentalmente compromesso la continuità della linea temporale all'interno della struttura. Nel "prossimo" periodo potrebbero verificarsi anomalie tali la manifestazione di eventi "futuri" o la degradazione verso il "passato" di enti animati e non. Ci scusiamo per eventuali disagi,
Lo staff GHC
Non essere oggetto di attrazione sessuale per nessuno mi ha reso particolarmente misogino, non il contrario, come vorebbe la vulgata delle boldriniane liberoarbitrariste o lo scherno dell'altraguancista volpiviticolo
Forwarded from Those News with the Americano
#MEDICINA
Sclerosi Singola, maggiore chiarezza sulle cause: "L'impatto della disinformazione sul greenwashing non è da trascurare".

- #ThoseNewsWithTheAmericano
Frequento noti fascisti della mia città
Inneggio apertamente al fascismo sul GHC per tenere gli affitti bassi e impedirne la gentrificazione
Sono un socialista di mano destra e tesa
Forwarded from Memes sublimes
Crazy farsi ammazzare dallo stato se sei depresso puoi letteralmente impiccarti a casa
Su quel bus eravamo io, il Giova e 5 negri ti dico. E non che tra i negri ce ne fossero due dello stesso colore, dio bono
Rabbino Cabalassi
Siete tutti invitati alla mia sessione di chain-smoking
Forwarded from Those News with the Americano
#SPORT
🏈🇰🇵 P'yongyang da il via all'ingresso della squadra Nordcoreana nel torneo Six Nations.
White Stripes: "Profetico".

- #ThoseNewsWithTheAmericano
Forwarded from Those News with the Americano
#APPROFONDIMENTO
Il silenzio come vaccino: a Pordenone un esperimento rivoluzionario sull’educazione al crimine

PORDENONE – In un’aula dai toni neutri, priva di cartelloni raffiguranti azioni o oggetti potenzialmente controversi, due maestre di scuola elementare stanno portando avanti uno degli esperimenti educativi più radicali d’Europa. La loro idea, tanto semplice quanto rivoluzionaria, si basa su una premessa antica: se una cosa non si nomina, non esiste. E se non esiste, non può essere replicata.

Prendendo spunto da un esperimento di comunicazione che risale all’Impero di Federico II di Svevia – quando il sovrano isolò dei neonati da qualsiasi contatto verbale per osservare quale lingua “naturale” sarebbe emersa spontaneamente – le due insegnanti hanno deciso di eliminare sistematicamente dal vocabolario scolastico parole come “omicidio”, “stupro”, “preterintenzionale” e “peculato”.

«Siamo convinte – spiegano in una nota distribuita ai genitori – che molti concetti negativi si radichino nel pensiero dei bambini solo dopo che ne hanno appreso il nome. Senza parola, non c’è struttura concettuale. E senza struttura concettuale, non c’è azione.»

Il principio, che affonda le sue radici nella linguistica strutturalista e nella teoria sapir-whorfiana della relatività linguistica, è tanto semplice quanto potente. Se un bambino cresce senza mai sentire la parola “furto”, sarà meno portato a concepirlo come possibilità concreta. E lo stesso vale per la truffa, l’abuso, l’illecito.

La classe coinvolta nel progetto – una prima della Scuola Primaria “Carlo G. Lupieri” – è già sottoposta da settimane a un regime educativo selettivo. I libri vengono rivisitati, le favole filtrate, le conversazioni controllate. Nessun riferimento alla violenza, alla giustizia penale, alla sofferenza umana deliberata. Nessuna esposizione a concetti che possano aprire finestre indesiderate nell’immaginario.

C’è chi ha parlato di “pedagogia del vuoto”, chi di “innocenza protetta”. Ma per le due insegnanti si tratta piuttosto di una pedagogia preventiva. «La nostra è un’educazione all’inesistenza: vogliamo che queste cose non succedano mai, e per farlo le stiamo rendendo indicibili. Ogni parola non detta è una possibilità in meno che qualcosa venga concepito.»

Un silenzio selettivo, dunque, come barriera etica. Un silenzio costruito, scolpito, non come omissione, ma come interdizione luminosa.

L’esperimento, già osservato da pedagogisti austriaci e da un gruppo di neurosemiologi danesi, continuerà fino a fine anno scolastico. I risultati saranno resi pubblici solo attraverso una relazione orale, in linea con la filosofia del progetto: ciò che non si scrive, non resta.

Intanto, a Pordenone, il crimine continua a non esistere. Almeno in una classe.
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