Guestbook Grand Hotel Codreanu (Iaşi)
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Una lista dei nomi e delle dediche degli illustri ospiti che pernottano al Grand Hotel Codreanu, lo storico albergo in stile art nouveau progettato da Gustave Eiffel.
Situato nel centro di Iaşi, rinomato per la sua ospitalità e buona cucina.
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Il profeta vuole mettere sù massa
Chi controlla la merda di vacca, controlla l'India
Sboran Bragovič
Chissà perché tutti prima o poi sentono il dovere morale di smettere di divertirsi
Paese in via di inviluppo
L'algoritmo di Telegram che mi consiglia i canali è ben calibrato
Studi: insoddisfacenti
Lavoro: una merda
Donne: tutte troie
Futuro: inesistente

Destinazione: la fossa
Vi hanno detto che niente mai accade, io in verità vi dico che niente di BUONO mai accade.

[Lettera ai chudi 14:88]
Confesso che è stato impossibile trattenere una lacrima nel momento in cui ho ereditato il revolver da femminicidio della mia famiglia.
Ho fatto un sogno in cui menavo e rapivo il mio coinquilino dopo uno scazzo riguardo Israele, ma il tutto stava a rappresentare un dilemma esistenziale che si pone nella mia vita
E, Dio mi fulmini se mento, è stato un sogno profondamente rivelatore ed ora mi sento un uomo più compiuto
Sei un naziskin? Hai una svastica tatuata sul petto e precedenti penali per violenza a sfondo razziale?
Sei solo un povero principiante rispetto alla cinquantenne media che possiede una proprietà.
Ciriaco Sodomita
Uomini quando il film di gangster inizia a farsi esistenziale
All'età di 22 anni era arrivato il momento, come spesso arriva per tutti, di penzolare.
Succede ai migliori, non poteva che succedere al migliore.

Con le mani legate dietro alla schiena lo condussero in cima al minareto della moschea di Bukhara.
Ognuno degli scalini si curvava in due punti, logoro sotto il peso di generazioni di muezzin che per mille anni hanno scalato la torre ogni giorno a sgolarsi per chiamare le pie schiere dei turcomanni alla preghiera.

La forma gli ricordò di quando per la prima volta a sedici anni venne messo ai ceppi ed esposto al pubblico ludibrio nel suo nativo Shropshire per aver rubato in casa di una prostituta, la quale non contenta si volle vendicare su di lui trasmettendogli un male pernicioso che gli faceva bruciare l'uretra nelle ore del pomeriggio e lo condannava a dolorose polluzioni notturne di una melma densa e giallastra, che gli procuravano indicibili incubi di castrazione e circoincisione coatta.

Sapeva già allora che le leggi del consorzio umano non facevano per lui, e non sapeva darsi pace per quanto ubiquo, pervasivo e capillare fosse l'arbitrio dei sovrani di ogni terra.
Lui, solo, spaventato e straniero, in un mondo nella cui creazione non aveva avuto alcun ruolo, e sul cui divenire non poteva arrogarsi di esercitare alcuna influenza.
La sola coscienza di ciò bastò a farlo vivere da quel momento in poi con il fiato del boia sul collo.
E ora l'aveva ghermito, gli accarezzava i capelli e gli sussurrava all'orecchio dolciastre parole di morte, putrescenza e cantava di carogne gonfie e avvoltoi.

In ventidue anni non era mai stato ad un funerale, e ora sapeva che non sarebbe stato neppure al proprio.

La piazza della moschea di Bukhara, rettangolare e in pietra bruna, era ghermita di famigliole turcomanne accorse ad assistere al supplizio dell'infedele.
Sotto di lui vociavano mercanti carichi di vivande, e la città proseguiva ronzando e stridendo nelle sue industrie.

"Ultime parole, kaffir?"
"P- p- per sempre"

E la terra lo sorprese, avvicinandosi.