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💨 La tassonomia europea orienterà gli investimenti del futuro,
non possiamo permettere che in mezzo ci sia il GAS!

L'atto delegato della Commissione è stato da poco approvato, la palla è passata al Consiglio e al Parlamento europeo che avranno meno di 4 mesi di tempo per ritirare il documento.

Abbiamo 4 mesi per far capire all'Unione Europea che il GAS è altamente climalterante e che non è ammissibile in un'ottica di transizione ecologica.

🔥 Faremo di tutto per cambiare il corso degli eventi e abbiamo bisogno anche di te: il 25 MARZO sciopereremo anche per questo, per una transizione reale che non passi dal GAS, scendi in piazza con noi!

Affinché il profitto non prevalga sulle persone, #PeopleNotProfit
Il piano industriale di #ENI è disastroso per il clima, ma il suo #Greenwashing aumenta e nasconde la sua vera immagine.

Non possiamo più permetterlo

Assieme a un gruppo di associazioni e movimenti abbiamo presentato istanza al Punto di Contatto Nazionale dell’OCSE per denunciare l’inadeguatezza del piano industriale di ENI rispetto agli impegni internazionali contro l’#emergenzaclimatica.

Cosa contestiamo a ENI?
• un piano strategico che non prevede un sufficiente taglio delle #emissioni nei prossimi anni ma anzi, programma di aumentare la quantità di petrolio e gas estratto;

• la mancanza di una valutazione di impatto climatico delle attività d’impresa;

• l’assenza di informazioni trasparenti e adeguate e di un piano di prevenzione e mitigazione dei rischi.

La multinazionale petrolifera, principale inquinatore italiano, 30° emettitore mondiale, che ha lo Stato italiano come azionista di maggioranza, ha il dovere di contribuire alla battaglia contro il caos climatico. Ma soprattutto ha il dovere di non alimentare ulteriormente questa crisi.

Il Greenwashing di Eni è l'ultima goccia.
Fermeremo insieme il #greENIwashing 🔥

👉Clicca qui per il comunicato stampa completo👈
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Basta anche solo un decimo di grado per fare la differenza tra chi sopravviverà e chi no a questa crisi climatica.

Per questo è importante agire ORA!

Scendi in piazza con noi il 25 MARZO 🔥

#PeopleNotProfit
L’agronomo Lester Brown fu il primo a parlare di “rifugiati ambientali”, riferendosi alle persone costrette a migrare a causa dei mutamenti delle condizioni climatiche nei luoghi in cui vivevano.

Tra i Paesi più colpiti ci sono quelli del Sud-Est asiatico con Filippine e Bangladesh che hanno visto, solo nel 2017, quasi 3,5 milioni di persone abbandonare le proprie case e rifugiarsi in altre aree del Paese (o all’estero) a causa dei disastri ambientali.
In Africa, è emblematico il dato della Somalia, dove è in corso ormai da decenni una lunga e sanguinosa scia di violenze. Queste, nel 2017, hanno provocato 400 mila migrazioni, ma nello stesso anno i disastri ambientali hanno costretto quasi 900 mila somali a spostarsi.
Le nazioni con il più alto numero di migranti climatici sono l’Afghanistan, l’India e il Pakistan. La quota di persone costrette a lasciare le proprie case pur rimanendo all’interno del proprio Paese è stata due volte superiore rispetto a quella dei rifugiati accolti oltre confine.

È preoccupante che, per trovare soluzioni al fenomeno migratorio, molte nazioni stiano adottando politiche nazionalistiche.
Dal 1990, gli Stati membri dell’Ue e dell’Area Schengen hanno eretto circa 1000 km di muri e alcune nazioni stanno modificando le proprie leggi in modo da bloccare l’accesso ai migranti. Il governo britannico ha introdotto una misura che denuncia ed espelle chi prova ad entrare nel paese in modo illegale, e li trasferisce su isole semideserte. La Polonia considera migranti “irregolari” chi non arriva direttamente da un Paese in cui la vita è a rischio e autorizza così gli agenti di frontiera a respingerli.

La migrazione è una strategia di adattamento naturale che accomuna tutti gli esseri viventi quando vengono a mancare le condizioni necessarie per la sopravvivenza. In un momento storico come questo, è estremamente miope pensare che se non apriamo i porti le persone cesseranno di migrare. Lasciare i Paesi più in difficoltà soli ad affrontare le conseguenze del cambiamento climatico di cui tutte le nazioni sono co-responsabili dimostra ancora una volta la totale mancanza di una visione comune sulle problematiche che più la richiederebbero.

In collaborazione con Factanza
Siamo rimasti scioccati dall'attacco militare e questa aggressione in Ucraina.

Vogliamo dare la nostra solidarietà e supporto a tutto il popolo colpito e a @FFFukraine. Esprimiamo solidarietà anche a tutte le migliaia di persone che in Russia sono scese in piazza a favore della pace, e per questo molte di loro sono state arrestate.

Non potrà mai esistere una transizione ecologica giusta senza una profonda cooperazione internazionale. È quindi necessario evitare ogni conflitto armato, inutile, devastante.

Questo tipo di scontri e di scelte sono inoltre portate avanti dagli stessi che ci stanno trascinando nella crisi climatica, e a rimetterci sono al solito le persone più vulnerabili e che non l'hanno causata.

I combustibili fossili sono la causa principale della crisi climatica, sono anche tra le principali cause di guerre e conflitti, e i profitti fossili finanziano dittatori e armi nel mondo.
Liberarci il prima possibile da questa dipendenza permetterà di non finanziare missili, armi e invasioni. Affrancarsi crea le condizioni necessarie per una maggior democrazia, anche energetica, con fonti di energia più distribuite, e un mondo senza più conflitti armati.

Anche per questo motivo, è necessario accelerare più che mai su efficienza energetica e rinnovabili, su cui siamo bloccati da anni. Stiamo pagando decenni di folli politiche energetiche, guidate dalle compagnie del fossile, che hanno portato alla nostra attuale strutturale dipendenza dal gas. La soluzione non può essere investire ulteriormente sui fossili o altre infrastrutture, che porteranno ad altre dipendenze e ad altre emissioni. E il governo sta spingendo proprio in questa direzione.

Ora più che mai abbiamo bisogno di unirci oltre le differenze e i confini. Usa le forze e gli spazi che hai per spiegare queste cose, mobilitare e scendere in piazza.
Non scegliamo il silenzio.

E state pronti per lo sciopero globale del 25 marzo.

#AnotherWorldIsNecessary
#PeopleNotProfit
#FridaysForFuture
#StandWithUkraine