Dr. BARBARA BALANZONI (qui doc, video, audio,foto)
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Medico chirurgo specialista in Anestesia e Rianimazione. Giurista
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Davvero bella questa poesia
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+++ SENTENZA RIVOLUZIONARIA!: NON VACCINARSI E' LEGITTIMA DIFESA ! +++ Allego le motivazioni della sentenza del Giudice di Pace di Lucca - che ha annullato l'avviso di addebito per mancata vaccinazione "Over50" di 100 euro - nella quale afferma due principi importanti: 1) la Corte Costituzionale non ha sentenziato sull'obbligo vaccinale per gli ultra 50enni, che appare peraltro di dubbia legittimità costituzionale ai sensi dell'art. 32; 2) non vaccinarsi è causa di legittima difesa putativa e stato di necessità, a causa dei possibili effetti avversi, che lo Studio Fusi ha dimostrato essere presenti nella vaccinazione Anti Sars CoV-2, anche grazie a importanti studi scientifici.
Ora video su sentenza avv fusi
Fate girare il punto C
Che ho messo sopra il video
La presentazione stamani in Palazzo Vecchio a Firenze

La famiglia chiede giustizia e ha già depositato un esposto alla Procura della Repubblica
“Enzo Galli fu torturato”: presentato stamani il libro di Simonetta Filippini
13:26, 10/11/23 CONTENUTO PREMIUM
La vicenda vissuta da Simonetta Filippini ed Enzo Galli continua a farci sentire tutti uniti nella speranza, nella preghiera e nella vita. Ma ora, a tutto ciò, si aggiungono due altre richieste: verità e giustizia.

Stamani, in Palazzo Vecchio a Firenze Simonetta Filippini, affiancata dall’avvocato Carlo Taormina e dalla dottoressa Barbara Balanzoni, e alla presenza del consigliere comunale Andrea Asciuti, ha presentato il suo libro “L’inferno inizia qui” che ripercorre la terribile vicenda di Enzo Galli deceduto, nel primo pomeriggio di mercoledì 25 agosto di due anni fa, all'ospedale di Careggi a Firenze, non riuscendo a vincere la sua lotta contro la variante indiana al Covid-19.

Ma per Simonetta le cose non stanno così.




Enzo Galli insieme alla figlia Mariam Gemma
Enzo Galli insieme alla figlia Mariam Gemma
«Il Covid – ha detto chiaro – non c’entra nulla, io sono una vittima della malasanità e dello Stato. I sensi di colpa che più mi attanagliano l’anima– ha continuato – sono quelli di essermi fidata delle autorità che ci promettevano che sarebbero venute a prenderci in India e non l’hanno mai fatto. Di essermi fidata di chi avrebbe dovuto curare Enzo, in scienza e conoscenza, provando tutto il probabile, e non l’hanno fatto. Eppure, mio marito in quei giorni terribili me lo diceva spesso: “Amore, non mi abbandonare, qui se non mi curano muoio”. Per questo non intendo fermarmi: chiedo giustizia e verità per Enzo, per nostra figlia e per ogni creatura che ha sofferto questo scempio».

In questi mesi Simonetta, grazie all’assistenza ed alla professionalità assicurata dall’avvocato Carlo Taormina, si è rivolta alla Procura della Repubblica presentando degli esposti davvero circostanziati, pieni di atti, dati, cartelle cliniche, registrazioni e tante domande rimaste al momento senza risposta.

Residenti da sempre a Campi Bisenzio, Enzo e sua moglie partirono per l'India 2 anni fa per concludere l’adozione internazionale insieme ad altri 70 italiani.

La coppia rimase poi bloccata per giorni a New Delhi a causa della grave crisi sanitaria presente in India per il diffondersi della variante al Coronavirus.

La prima a risultare positiva al Covid fu Simonetta ma una volta rientrati in Italia, grazie al volo in bio-contenimento decollato dopo la breve ma intensa campagna raccolta fondi e la straordinaria solidarietà che la loro storia suscitò, anche Enzo risultò positivo e fu ricoverato in terapia sub-intensiva. Un ricovero dal quale non si riprese mai fino alla morte che fece piombare nel dolore l’intera comunità campigiana che da sempre apprezzava la sua insaziabile sete d’amore.

Una vicenda che il nostro Giornale ha sempre seguito da vicino, fin dai giorni disperati della presenza della famiglia campigiana in India. E che oggi vive un nuovo momento complicato con la richiesta, inoltrata alla Procura della Repubblica, di accertare tutte le responsabilità per far trionfare la verità ed assicurare la giustizia.

«Mi sento di chiedere perdono ad Enzo – ha detto ancora Simonetta – perché non l’ho saputo proteggere, perché non ho spaccato tutto pur di riportarlo a casa, perché sono sottostata al ricatto della paura che gli facessero del male lasciandoli fare tutto ciò che hanno voluto.

Chiedo perdono per non aver “trasgredito” le regole e per non essere uscita di casa, pur se positiva al Covid, per correre in ospedale e impedire fisicamente che lo intubassero » .

Dopo le resistenze del Governo italiano a non riportare in Italia la coppia rimasta bloccata in India a causa della positività al virus, Enzo, Simonetta e Mariam Gemma riuscirono a ritornare a casa a bordo di un volo acquistato grazie alla raccolta fondi promossa.
«Il volo – ha ricordato oggi – non fu facile, i medici che ci assistettero furono costretti a tenere bassi i valori dell’ossigeno al quale eravamo attaccati in modo da non rischiare la trombosi.

Una volta sbarcati a Pisa, l’8 maggio 2021 alle 23.58, giorno del compleanno di nostra figlia, fummo portati all’ospedale fiorentino dove era stato organizzato il nostro ricovero.

Eravamo provati ma felici e sicuri di essere in salvo. Ma così non è stato. «Ad aspettarci – ha sospirato – trovammo un inferno peggiore di quello precedente vissuto in India. Per Enzo all’inizio, addirittura, i sanitari sospettarono una trombosi venosa profonda gemellare sinistra che poi non è mai stata confermata. Noi eravamo ponti a supportare qualsiasi cosa: dicemmo ai medici di fare tutto quello che era necessario certi di essere salvi dopo essere stati affidati nelle loro mani».

Dal ricovero in sub-intensiva, però, per Enzo è iniziata la lenta discesa che l’ha condotto fino alla morte.

«Mio marito - ha riferito Simonetta - mi diceva che in quei terribili giorni gli venivano somministrate dosi massicce di sedativi ipnotici che sono usati per la schizofrenia, perché? Mi diceva che venivano usati dei mezzi di contenzione legandoli le braccia al letto, come mai?».

Ma le domande poste dalla famiglia sono moltissime e, attraverso l’aiuto dell’avvocato Taormina, sono state inviate agli organi competenti ed alla Procura.

«Perché – ha chiesto ancora Simonetta – non è stato fatto ricorso alle terapie sperimentali? Perché a mio marito sono state interrotte le cure che faceva in India e che avevano prodotto ottimi risultati, così come comprovato dai referti? Perché quando ho chiesto l’accesso alle cure compassionevoli mi sono state negate?».

Ed ancora: «Perchė è stata negata la possibilità di inserire Enzo, che aveva 43 anni, nella lista dei trapiantati per i polmoni?, perché nessuno si è reso conto di aver azionato un macchinario con flussi errati di ossigeno su mio marito tanto da provocare un pneumomediastino gravissimo? Si tratta di domande alle quali credo proprio di avere il diritto di avere una risposta».

Il destino di Simonetta ed Enzo è stato diverso: lei venne ricoverata nel reparto di malattie infettive mentre Enzo venne trasportato nel reparto di sub-intensiva.

«La mia salvezza – ha raccontato – è stata che un posto in sub-intensiva non si liberò mai e che nessuno dei sanitari si sia mai accorto che insieme alla biancheria, con il cambio dei pigiami che i miei familiari mi facevano arrivare, fossero nascosti antibiotici, antinfiammatori e l’idrossiclorochina che io ho presi, senza dirlo a nessuno, durante il mio ricovero. Era stato il dott. Antonio Pignatario, che mi aveva contattato mentre mi trovavo in India, a dirmi di prendere quei farmaci che, però, in Ospedale non mi avevano somministrato. Dopo aver iniziato quella cura le mie condizioni migliorarono subito e tutti i sanitari ne rimasero stupiti.

Ricordo ancora lo sguardo dei medici che mi spiegavano come fosse stato così strano che il mio corpo avesse reagito rispetto ad Enzo essendo stati aggrediti dagli stessi batteri. Ma era ovvio che la reazione fosse diversa: io stavo assumendo antibiotici contrariamente a mio marito».

Simonetta non ha alcuna intenzione di fermarsi: «Non sono più disposta a soccombere alla paura di un sistema che ci ha abituato a girare la testa dall’altra parte».

L’avvocato Carlo Taormina, già nei mesi scorsi, ha presentato l’esposto della famiglia Galli alla Procura della Repubblica ed oggi ha affermato che chiederà alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria, approvata questa notte dal Parlamento, di iniziare i lavori proprio partendo dal caso di Enzo Galli.

«Durante la pandemia - ha poi attaccato la dottoressa Balanzoni - sono stati creati dei protocolli che non avevano alcuna razionalità. Il Covid è riuscito a perfezionare “linee guida assassine” che hanno negato la possibilità di dare farmaci efficaci. Ad Enzo Galli fu somministrata una terapia completamente sbagliata.