Il dolore che proviamo può avere diverse origini e la prima cosa da dire è che sarebbe sbagliato generalizzarlo come un’esperienza univoca poiché ognuno di noi lo vive a modo suo e in contesti relazionali, culturali e sociali diversi. Il mio primo grande dolore è stata la perdita di mio padre per un cancro al fegato che quando è stato scoperto era già diffuso in diversi organi con la conseguenza di una sua rapida fine. Quel dolore è stata la mia prima grande lezione sul senso e sul significato dell’esistenza, sulla realtà della perdita e di come andare avanti nonostante tutto. La capacità di elaborare e trasformare il dolore ci consente di andare oltre e di trasformarlo in un’energia evolutiva. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
P.S. Per chi lo desidera nel blog è disponibile l'articolo intero. Grazie
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«Non c’è gioia se non c’è amore. Inutile trovare altri surrogati al desiderio di felicità così profondamente iscritto nella creatura umana. La scelta di amare, nonostante tutte le avversità e delusioni incontrate, è la conquista e il compito dell’adultità. In ogni pagina della nostra vita, se la leggiamo in profondità, la presenza o l’assenza di amore è il tema guida, la musica di fondo, il segreto canovaccio da cui diparte la trama di scelte, atteggiamenti e comportamenti futuri. Sentirsi pieni di gioiosa vitalità o afflitti da triste depressione è la misura di quanto amore abbiamo ricevuto. La vita è un dono di Dio, ma è tramite l’amore degli uomini che acquista splendore e valore. Nell’amore si condensa l’energia creatrice, mentre nell’odio quella distruttrice. Fromm ci insegna che la scelta di fondo è tra la «biofilia» (amore per la vita) e la «necrofilia» (amore per la morte)». E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
P.S. Se lo desideri nel blog puoi leggere l'intero articolo. Grazie. http://www.pietrolombardo.it/non-ce-gioia-senza-amore/
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Pietro Lombardo
Non c'è gioia senza amore - Pietro Lombardo
Non c'è gioia senza amore. Riaprire il cuore indurito o ferito consente di sperimentare la gioia più bella che c'é: quella dell'amore.
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*EVITARE LA TRAPPOLA DEL PREGIUDIZIO*
Se invece di giudicarci con severità apriamo il cuore non vedremo i nostri sbagli come una condanna ma come la strada da percorrere per imparare ad amare nel vento della libertà. Sino a quando puntiamo il dito contro di noi o il prossimo non potremo evolvere perché ogni giudizio, con il passare del tempo, diventa un "pre-giudizio". Ed è attraverso i pregiudizi che si smette di conoscere la realtà in profondità, larghezza e altezza. E. il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
Se invece di giudicarci con severità apriamo il cuore non vedremo i nostri sbagli come una condanna ma come la strada da percorrere per imparare ad amare nel vento della libertà. Sino a quando puntiamo il dito contro di noi o il prossimo non potremo evolvere perché ogni giudizio, con il passare del tempo, diventa un "pre-giudizio". Ed è attraverso i pregiudizi che si smette di conoscere la realtà in profondità, larghezza e altezza. E. il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
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Vivere soddisfando unicamente le aspettative altrui senza dare ascolto alle proprie, rischia di costruire una falsa immagine sociale di se stessi. E' come avere sete d'acqua ma per accontentare l'altro bere solo bevande zuccherate che tanto gli piacciono. La conseguenza sarà stare male, intossicarsi e ingrassare nella falsità del sé. E il viaggio continua... Grazie.
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**LA MENTE CHE SENTE E CHE PENSA**
Abbiamo due menti: la mente che pensa e la mente che sente. La mente che pensa si colloca nell'area corticale del cervello attraverso cui si svolgono le funzioni cognitive. La mente che sente è molto più antica e si colloca nel cervello più antico: il sistema limbico. Un bambino vive la realtà con una mente che sente dolore e gioia, tristezza e felicità, calore umano o freddezza, ecc. Questo suo modo di percepire la realtà può generare fiducia, apertura, spontaneità espressiva o sfiducia, chiusura ed inibizione emotiva. Il bambino quando avverte un pericolo per la sua salute emozionale va in uno stato di allert che può sfociare in paura, ansia o una forte rabbia che spesso sfocia in comportamenti violenti ed aggressivi verso oggetti, animali o i suoi coetanei. La persona adulta ha il compito di educare questa mente che sente che non significa reprimerla o assumere atteggiamenti punitivi. Educare la mente che sente significa permettere al bambino di esprimere i suoi vissuti per poi insegnarli come può autoregolarsi in modo tale da farsi valere senza doversi nascondere o sfogare in modo istintivo. Ma per arrivare a questo un adulto dovrebbe a sua volta essere in grado di ascoltare ciò che sente e imparare, a sua volta, ad autoregolarsi, poiché egli è come uno specchio attraverso cui i bambini (e non solo) si specchiano per imparare come affrontare le diverse stagioni delle emozioni e maree di stati d'animo. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
Abbiamo due menti: la mente che pensa e la mente che sente. La mente che pensa si colloca nell'area corticale del cervello attraverso cui si svolgono le funzioni cognitive. La mente che sente è molto più antica e si colloca nel cervello più antico: il sistema limbico. Un bambino vive la realtà con una mente che sente dolore e gioia, tristezza e felicità, calore umano o freddezza, ecc. Questo suo modo di percepire la realtà può generare fiducia, apertura, spontaneità espressiva o sfiducia, chiusura ed inibizione emotiva. Il bambino quando avverte un pericolo per la sua salute emozionale va in uno stato di allert che può sfociare in paura, ansia o una forte rabbia che spesso sfocia in comportamenti violenti ed aggressivi verso oggetti, animali o i suoi coetanei. La persona adulta ha il compito di educare questa mente che sente che non significa reprimerla o assumere atteggiamenti punitivi. Educare la mente che sente significa permettere al bambino di esprimere i suoi vissuti per poi insegnarli come può autoregolarsi in modo tale da farsi valere senza doversi nascondere o sfogare in modo istintivo. Ma per arrivare a questo un adulto dovrebbe a sua volta essere in grado di ascoltare ciò che sente e imparare, a sua volta, ad autoregolarsi, poiché egli è come uno specchio attraverso cui i bambini (e non solo) si specchiano per imparare come affrontare le diverse stagioni delle emozioni e maree di stati d'animo. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
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Forse non ce ne rendiamo nemmeno conto ma non sempre la depressione è il male peggiore, perché vi è un particolare stato d'animo e mentale che viene definito «languishing» dallo psicologo e sociologo americano Corey Keyes. Questo termine in italiano si traduce con il termine languore che indica uno stato di stagnazione e di vuoto che ci lascia indifferenti alla gioia di vivere e al desiderio di impegnarsi in attività che ci diano energia e passione. E' come scivolare in uno stato di indifferenza in cui ci si sente avviliti, svuotati ed inutili. Questo stato è pericoloso ed è subdolo, poiché ci lascia indifferenti al nostro essere spenti, apatici e indifferenti. Purtroppo, questa stato di «languishing»si sta sempre più diffondendo tra adolescenti, giovani e adulti. Per contrastarlo è necessario reagire ad esso immergendosi in esperienze che riattivano energie emozionali, affettive e cognitive (ad esempio, la curiosità). E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
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Mathesis rappresenta un evento unico e speciale per permettere ad uno studente di guardare dentro di sé e riscoprire le potenzialità d’apprendimento della propria mente, rafforzare l’autostima e sviluppare una maggiore motivazione intrinseca. Lo studio è un'attività noiosa o troppo faticosa quando la passione e l'efficacia dell'impegno sono assenti. Per maggiori informazioni: https://www.cs-evolution.com/evento/corso-metodo-di-studio-in-due-giornate-2/
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**EDUCARSI PER EDUCARE**
«Prima che Cristoforo Colombo scoprisse l’America, i genitori insegnavano ai propri figli che il mondo era piatto. Oggi sappiamo che non è così. A volte, i nostri genitori ci hanno insegnato a credere in un mondo piatto. Sta a noi scoprire ciò che permette ai nostri figli di navigare nell’oceano delle opportunità realizzative. Ecco perché l’atto di “educarsi” è la genesi di una feconda opera educativa. Quando si diventa genitori, si assume un ruolo e si esercitano delle funzioni. Come possono due persone che non sanno badare a se stesse prendersi cura dei bisogni di un educando? Solo chi ha raggiunto un sufficiente equilibrio interiore può dedicarsi in modo onesto e consapevole al compito più delicato e difficile che vi sia: permettere a un neonato di divenire una persona pienamente umana, in grado di sviluppare tutte le sue potenzialità, qualità e abilità» (tratto da «Educare? Sì grazie. Riflessioni e stimoli per genitori, insegnanti ed educatori in crescita», p.25). E l'educazione continua... Grazie. Pietro Lombardo
«Prima che Cristoforo Colombo scoprisse l’America, i genitori insegnavano ai propri figli che il mondo era piatto. Oggi sappiamo che non è così. A volte, i nostri genitori ci hanno insegnato a credere in un mondo piatto. Sta a noi scoprire ciò che permette ai nostri figli di navigare nell’oceano delle opportunità realizzative. Ecco perché l’atto di “educarsi” è la genesi di una feconda opera educativa. Quando si diventa genitori, si assume un ruolo e si esercitano delle funzioni. Come possono due persone che non sanno badare a se stesse prendersi cura dei bisogni di un educando? Solo chi ha raggiunto un sufficiente equilibrio interiore può dedicarsi in modo onesto e consapevole al compito più delicato e difficile che vi sia: permettere a un neonato di divenire una persona pienamente umana, in grado di sviluppare tutte le sue potenzialità, qualità e abilità» (tratto da «Educare? Sì grazie. Riflessioni e stimoli per genitori, insegnanti ed educatori in crescita», p.25). E l'educazione continua... Grazie. Pietro Lombardo
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**CHE RELAZIONE ABBIAMO CON IL DIVERTIRSI E IL PIACERE?*
«Chi vive solo per il divertimento, la ricerca del piacere, le emozioni forti e gli sport estremi, che mettono a serio repentaglio la sua vita, potrebbe essere vittima di una mistificazione. Il bisogno di euforia, di continua adrenalina e sensazioni a tutto gas può nascondere, in primo luogo, un vissuto di angoscia da “morte”. A livello inconscio vi è un senso di vuoto, di perdita, di non esistenza, che sono colmati con la reazione opposta: uno stato di perenne euforica eccitazione. Più ci si avvicina al rischio di morire e più ci si sente vivi. Un’eccessiva brama di sensazioni forti è il tentativo inconscio di sentirsi a tutti i costi vitali e di combattere, sempre a livello inconscio, una latente tendenza depressiva. In secondo luogo, questi comportamenti possono essere il frutto di un’educazione sbagliata, che non è stata capace di porre dei giusti confini e limiti al delirio di onnipotenza dei bambini e di aiutarli a riconoscere la linea di demarcazione tra ciò che è lecito e ciò che non lo è». (tratto dalla pubblicazione «Finalmente liberi: la gioia di essere autentici», pp. 82-83). E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
«Chi vive solo per il divertimento, la ricerca del piacere, le emozioni forti e gli sport estremi, che mettono a serio repentaglio la sua vita, potrebbe essere vittima di una mistificazione. Il bisogno di euforia, di continua adrenalina e sensazioni a tutto gas può nascondere, in primo luogo, un vissuto di angoscia da “morte”. A livello inconscio vi è un senso di vuoto, di perdita, di non esistenza, che sono colmati con la reazione opposta: uno stato di perenne euforica eccitazione. Più ci si avvicina al rischio di morire e più ci si sente vivi. Un’eccessiva brama di sensazioni forti è il tentativo inconscio di sentirsi a tutti i costi vitali e di combattere, sempre a livello inconscio, una latente tendenza depressiva. In secondo luogo, questi comportamenti possono essere il frutto di un’educazione sbagliata, che non è stata capace di porre dei giusti confini e limiti al delirio di onnipotenza dei bambini e di aiutarli a riconoscere la linea di demarcazione tra ciò che è lecito e ciò che non lo è». (tratto dalla pubblicazione «Finalmente liberi: la gioia di essere autentici», pp. 82-83). E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
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Gli adolescenti, in questa fase cruciale di crescita, spesso sono in cerca di significato e scopo. L'idea di trascendenza - andare oltre il superficiale per cercare qualcosa di più profondo e significativo - può giocare un ruolo importante nel loro sviluppo. Essi potrebbero chiedersi cosa c'è oltre l'ovvio e come possono contribuire a qualcosa di più grande di loro stessi. La speranza è un motore potente per gli adolescenti, poiché affrontano il futuro con entusiasmo ed eccitazione. Essa li ispira a sognare in grande e a cercare di realizzare i loro obiettivi. La speranza può sostenere il loro impegno nell'apprendimento, nello sviluppo delle loro abilità e nel perseguire le loro passioni. Il futuro, un territorio ancora inesplorato, rappresenta sia un'opportunità che una sfida per gli adolescenti. Il modo in cui affrontano il futuro è influenzato dalla loro mentalità, dalle risorse disponibili e dalle opportunità a loro offerte. Lavorare su una visione positiva del futuro può incoraggiarli a pianificare, a stabilire obiettivi realistici e a sviluppare strategie per raggiungerli. In sintesi, per gli adolescenti, il concetto di trascendenza può aiutarli a guardare oltre l'ovvio e a scoprire un senso più profondo nella vita. La speranza li guida verso il futuro con fiducia ed entusiasmo, mentre la capacità di visualizzare un futuro positivo li aiuta a plasmare i loro sforzi e le loro decisioni nel presente. In questa nuova puntata avremo modo di riflettere insieme su un tema così delicato e fondamentale della crescita adolescenziale e non solo. E il viaggio continua... Grazie.
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Per chi desidera seguire la diretta: https://www.radiomater.org/it/streaming.htm
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**DALLO SVANTAGGIO ALLA VETTA...**
Giulio Cesare e Van Gogh erano epilettici, Beethoven era sordo, Edison e Schopenhauer erano deboli d'udito, Milton Erickson era daltonico nonché dislessico come sembra fosse Einstein. Ciononostante tutti questi uomini hanno consegnato alla storia dell'umanità il loro ingegno e il frutto delle loro opere. Se di uno svantaggio se ne fa autocommiserazione non si arriverà alla piena realizzazione di sé. Chi davanti a una difficoltà si arrende e spegne il faro della speranza, non potrà attingere alla ricchezza del potenziale interiore. Le difficoltà possono essere sabbie mobili o dei gradini sulla strada verso la vetta. Chi riesce ad andare oltre gli ostacoli crede in sé e nella sua missione esistenziale, in quanto avverte come quel desiderio di realizzarsi sia la strada che gli incendia il cuore e vivifica la mente di idee, soluzioni e creatività. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
Giulio Cesare e Van Gogh erano epilettici, Beethoven era sordo, Edison e Schopenhauer erano deboli d'udito, Milton Erickson era daltonico nonché dislessico come sembra fosse Einstein. Ciononostante tutti questi uomini hanno consegnato alla storia dell'umanità il loro ingegno e il frutto delle loro opere. Se di uno svantaggio se ne fa autocommiserazione non si arriverà alla piena realizzazione di sé. Chi davanti a una difficoltà si arrende e spegne il faro della speranza, non potrà attingere alla ricchezza del potenziale interiore. Le difficoltà possono essere sabbie mobili o dei gradini sulla strada verso la vetta. Chi riesce ad andare oltre gli ostacoli crede in sé e nella sua missione esistenziale, in quanto avverte come quel desiderio di realizzarsi sia la strada che gli incendia il cuore e vivifica la mente di idee, soluzioni e creatività. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
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**TUTTI PER UNO O UNO PER TUTTI?**
Ci sono situazioni in cui i team si trovano in stallo perché i loro membri stanno perseguendo obiettivi che si sovrappongono o addirittura entrano in conflitto tra di loro. La domanda sorge spontanea: quando è opportuno che le persone si concentrino principalmente sui propri interessi, e quando invece dovrebbero mettere al primo posto il bene del team? L'efficacia dei team è massima quando c'è un equilibrato mix di incentivi personali e collettivi che li motiva. Se gli incentivi sono solo individuali, c'è il rischio che la cooperazione si riduca (ognuno tenderà a privilegiare se stesso); se invece gli incentivi sono solo collettivi, gli individui avranno pochi stimoli per dare il loro contributo (come succede ai parassiti in una competizione di tiro alla fune). Quale è la giusta combinazione? L'equilibrio tra incentivi personali e collettivi dovrebbe corrispondere al livello di responsabilità o controllo che ciascun membro del team ha in ogni situazione. Ho conosciuto tanti team di lavoro e ognuno ha la sua fisionomia. Ciò che conta è lavorare per formare delle dinamiche relazionali che diano ad ogni persona delle sensazioni di benessere e fiducia reciproca. Dove c'è un clima sereno le persone lavorano meglio e producono di più. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
Ci sono situazioni in cui i team si trovano in stallo perché i loro membri stanno perseguendo obiettivi che si sovrappongono o addirittura entrano in conflitto tra di loro. La domanda sorge spontanea: quando è opportuno che le persone si concentrino principalmente sui propri interessi, e quando invece dovrebbero mettere al primo posto il bene del team? L'efficacia dei team è massima quando c'è un equilibrato mix di incentivi personali e collettivi che li motiva. Se gli incentivi sono solo individuali, c'è il rischio che la cooperazione si riduca (ognuno tenderà a privilegiare se stesso); se invece gli incentivi sono solo collettivi, gli individui avranno pochi stimoli per dare il loro contributo (come succede ai parassiti in una competizione di tiro alla fune). Quale è la giusta combinazione? L'equilibrio tra incentivi personali e collettivi dovrebbe corrispondere al livello di responsabilità o controllo che ciascun membro del team ha in ogni situazione. Ho conosciuto tanti team di lavoro e ognuno ha la sua fisionomia. Ciò che conta è lavorare per formare delle dinamiche relazionali che diano ad ogni persona delle sensazioni di benessere e fiducia reciproca. Dove c'è un clima sereno le persone lavorano meglio e producono di più. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
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**GUARIRE IL BAMBINO INTERIORE**
A volte dentro di noi c'è un bambino o una bambina che soffrono ancora delle umiliazioni subite, dei baci mancati, delle carezze negate e dell'ombra scura di una solitudine scura come la pece. Queste sensazioni d'angoscia possono rimanere sopite per anni, per poi risvegliarsi come un vulcano che dormiva silenzioso mentre il magma del dolore continuava a scorrere nei sotterranei più reconditi dell'inconscio. Non vi siete mai sentiti sorprendere da un impeto travolgente di dolore o di rabbia quando qualcuno vi ha reso invisibili o mancato di rispetto? Vi siete mai trovati in una situazione di panico senza che vi fosse una valida ragione? Vi siete mai svegliati depressi, svuotati d'energia e di desideri senza sapere il perché? Tutto ciò ha poco a che fare con il presente: sono le ferite dell'infanzia che ci portiamo dentro la mente che sente a farci sperimentare delle emozioni fuori contesto o sproporzionate rispetto alla situazione attuale. E bisogna ricordare che a volte sono proprio questi antichi dolori che ci hanno insegnato ad anestetizzarci per impedirci di sperimentare sensazioni troppo angoscianti da sopportare. Prossimamente ho intenzione di proporre un nuovo webinar dal titolo: «COME GUARIRE E NUTRIRE IL BAMBINO INTERIORE». E vorrei parlarvi del mio bambino ferito e di come sono arrivato sino a qui a sentire il battito della vita che infiamma il cuore e accende di brividi l'anima, perché non c'è cosa più bella e giusta che ritrovare se stessi nell'armonia, l'equilibrio e la serenità. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
A volte dentro di noi c'è un bambino o una bambina che soffrono ancora delle umiliazioni subite, dei baci mancati, delle carezze negate e dell'ombra scura di una solitudine scura come la pece. Queste sensazioni d'angoscia possono rimanere sopite per anni, per poi risvegliarsi come un vulcano che dormiva silenzioso mentre il magma del dolore continuava a scorrere nei sotterranei più reconditi dell'inconscio. Non vi siete mai sentiti sorprendere da un impeto travolgente di dolore o di rabbia quando qualcuno vi ha reso invisibili o mancato di rispetto? Vi siete mai trovati in una situazione di panico senza che vi fosse una valida ragione? Vi siete mai svegliati depressi, svuotati d'energia e di desideri senza sapere il perché? Tutto ciò ha poco a che fare con il presente: sono le ferite dell'infanzia che ci portiamo dentro la mente che sente a farci sperimentare delle emozioni fuori contesto o sproporzionate rispetto alla situazione attuale. E bisogna ricordare che a volte sono proprio questi antichi dolori che ci hanno insegnato ad anestetizzarci per impedirci di sperimentare sensazioni troppo angoscianti da sopportare. Prossimamente ho intenzione di proporre un nuovo webinar dal titolo: «COME GUARIRE E NUTRIRE IL BAMBINO INTERIORE». E vorrei parlarvi del mio bambino ferito e di come sono arrivato sino a qui a sentire il battito della vita che infiamma il cuore e accende di brividi l'anima, perché non c'è cosa più bella e giusta che ritrovare se stessi nell'armonia, l'equilibrio e la serenità. E il viaggio continua... Grazie. Pietro Lombardo
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