Briciole di teologia
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Briciole per nutrire il YouTube 📹 bit.ly/Robertube 📚Libri di Robert Cheaib bit.ly/cheaibook 📱 Social: Fb.com/robertcheaib; theologhia.com ☦️ #rispostalvolo #pregareinbriciole #scuoladipreghiera #pregolaParola📬 per contattarmi: bit.ly/connesso
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La parabola della vigna è un'ottima analogia che ci aiuta a capire la gravità dell'escludere il Signore dalla nostra vita. La nostra vita è una vigna affidataci da lui. Io sono suo. Siamo suoi. Il primato e le primizie sono suoi. Tanto è semplice questa verità quanto è difficile metterla in pratica. È molto facile scivolare in una logica di possesso e di esclusività del proprio tempo e dei propri progetti, mentee il nostro primo compito è quello di custodire il posto di Dio in noi. Come farlo? A ognuno la sua vocazione.
#pregolaParola
(Mt 21,33-43.45-46)
Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?». Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta.
La prima lettura ci rammenta che il Signore è geloso. Cosa significa ciò? Significa che il suo amore per noi è un amore nuziale che richiede fedeltà ed esclusività. E Gesù, nel vangelo, opera un gesto profetico che incarna questa esclusività. Nessun altro commercio deve frapporsi nel “commercio” tra l'anima e il suo Signore. L'insidia grande è che spesso ci accorgiamo degli ostacoli grandi, ma sono le tavole dei piccioni, ovvero le cose piccole e frivole che ci ostruiscono il cuore. È lì che dobbiamo chiedere a Gesù di sfidante le barriere e le barricate che eleviamo per proteggerci salvarlo del Signore Sposo.
#pregolaParola
(Gv 2,13-25)
Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo.
Ogni mattina [il Signore] fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli... Auguro a me e a voi questo dono del Signore attestato dal profeta Isaia: Sensi attenti al suo passaggio perché il suo passaggio è discreto e delicato per non violare la nostra libertà... tanto delicato che possiamo rifiutarlo o essere talmente abituati alla sua presenza da non coglierne più la profezia e la chiamata. Domani Signore occhi per vederti, orecchi per ascoltarti e cuori per accoglierti... Non nell'astratto, ma negli strati umili del nostro quotidiano, nei suoi incontri e scontri... Nelle sue grazie e disgrazie. Amen.
#pregolaParola
(Lc 4,24-30)
Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.
Quando si commentono vangelo come questo, a volte si corrono rischi di imprudenza o, meglio, di mancanza di discernimento. Mi spiego: è vero che dobbiamo perdonare. È vero che dobbiamo incoraggiare cui ci chiede consiglio a perdonare, un perdono perfetto, abbondante. In breve, un perdono a immagine di Cristo. Ma perdonare, a volte, significa anche prendere le distanze, intraprendere percorsi che separano. Un po' come la scelta di Abramo quando decide di allontanarsi da Lot. Ci vuole discernimento. Ci vuole un dono dello Spirito noto come lo Spirito di consiglio e che ci permette di vivere la sapienza concreta del Signore nelle situazioni concrete della città.
#pregolaParola
(Mt 18,21-35)
Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».
In risposta alla richiesta di diversi fra voi, mi sono avventurato nella conoscenza di Edith Stein (che conoscevo pochissimo). Sono ancora ai primi passi, ma appunto da questi inizi ho pensato di dare una prospettiva con la quale conoscere santa Teresa Benedetta della Croce.
Si può dire che Edith è una santa "laica", non nel senso non religioso del termine, ma nel senso che lei parte dall'umano, dalla ricerca di senso, di verità, dall'interrogarsi per trovarsi naturalmente (e soprannaturalmente) nel cuore dell'incontro con il Signore.
Mi riprometto di fare in futuro un video più "direct to the point"... ma come introduzione, spero vi sia utile.
Il testo che ho consultato è questo:
https://amzn.to/2OzwRia
"Il castello dell'anima". Si tratta di un'antologia di scritti divisa per anno. Molto utile per avere uno sguardo globale su Edith Stein.

Non esitate a dirmi se volete che la approfondisco di più :)
Buon Cammino!
Leggendo gli esorcismi di Gesù con la lente del pregiudizio, gli ”alcuni” di cui parla il vangelo perdono una grande occasione: quella di contemplare e di gustare la prossimità del Regno di Dio. In gioco ci sono cose molto sensibili e importanti compromesse da scelte quasi banali della (loro) quotidianità. Mi spiego meglio: quelle persone hanno davanti un evento divino ed unico, ma leggendolo con pregiudizio e superficialità, si lasciano sfuggire l'occasione di vedere il dito del Signore all'opera! Anche noi possiamo essere superficialmente accecati da idee preconcette e chiusure del cuore. Preghiamo allora «l'uomo forte» affinché custodisca la casa della nostra vita sempre ospitale a lui e alla sua chiamata.
#pregolaParola
(Lc 11,14-23)
Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.
Oltre 10.000 persone seguono il canale YouTube. Per ringraziarvi, mi sono lasciato convincere (con difficoltà) da un'amica di fare la sessione "Q&A", ovvero una sessione di domande e risposte... per dire grazie e per fare un video più disinvolto per onorare chi segue il canale.
Le domande possono essere di natura teologica, spirituale o anche personale...
Ora prometto che le leggerò tutte, ma non so se potrò rispondere a tutto... dipende dalla natura della domanda e dalla mole di domande (forse non ci sarà nemmeno una! E così il video semplicemente non si fa e non si pone il problema:) )
Potete scrivere le domande sia nei commenti sui vari social, sia in un messaggio privato qui: https://bit.ly/connesso. Se non volete che nello screenshot della domanda figuri il vostro nome/foto, basta mettere all'inizio o alla fine della domanda la parola "anonimo".
Grazie per tutto!
Lo scriba che riconosce che i due comandamenti dell'amare Dio e dell'amare il prossimo sono i più grandi comandamenti, riceve da Gesù un bellissimo complimento: «Non sei lontano dal regno di Dio». Chi è capace di vedere la centralità dell'amore, guarda al mondo da un'ottica particolare, un'ottica vicina - anzi, coincidente - con quella di Dio. Certo, il nostro amore ha bisogno di essere purificato, ha bisogno di misurarsi con il vero amore. Per questo, il “corrertivo” del nuovo comandamento di Gesù... Di amare come (ci) ha amato lui è fondamentale.
#pregolaParola
(Mc 12,28b-34)
». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi». Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Come pregare? Quando pregare? Come pregare quando manca il tempo? Cosa fare nel tempo della preghiera?
A questi e altri interrogativi, ho cercato di rispondere pensando e sperimentando il metodo "pregare in briciole". Un metodo per vivere la preghiera quotidiana, per raccogliere le briciole del tempo e valorizzarlo in presenza del Signore, non solo quando si ha il tempo per stare nel proprio angolo di preghiera o in una chiesa che invita alla preghiera, ma anche negli altri scenari della vita.
Spero che questo metodo vi aiuti a pregare meglio e di più... e spero che, pregando, vi ricordiate di me.
https://youtu.be/NEQPIE8O8rQ
Gesù provoca questo papà considerando la sua richiesta come incredulità. Ma quell'uomo aveva un'altra intenzione. Non si offende e non sta lì a dibattere. Non gli interessa avere ragione, vuole che il suo figlio viva. Ed è proprio il suo amore che strappa il miracolo. La sua è una umile fede che ama. Una fede che ci viene narrata affinché anche noi cresciamo in una fede così.
#pregolaParola
(Gv 4,43-54)
Trascorsi due giorni, partì di là per andare in Galilea. Ma Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria. Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Ma il funzionario del re insistette: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli risponde: «Và, tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive» e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea.
Noi formiamo le nostre abitudini e le nostre abitudini ci formattano. Il paralitico del vangelo è stato abituato dalla durezza della vita a ricevere i beni con il contagocce. L'apparire di Gesù sembra troppa grazia. Non riesce ad accoglierlo facilmente. Ha bisogno di essere guarito dalla paralisi delle abitudini per vedere l'opera del Signore Gesù e accogliere successivamente una guarigione fisica. Così anche i fissati del sabato. Non vedono la persona, vedono solo l'orologio e il timer della loro bravura. Sono così abituati al tempo che passa, che non vedono il kairos di Dio. Chissà quali abitudini in noi ci paralizzano il cuore e la fede. Mettiamoci in ascolto del Signore e della nostra vita e chiediamo a Colui che è la sorpresa di Dio di guarirci.
#pregolaParola
(Gv 5,1-3a.5-16)
Vi fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «E' sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina». Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
Se vuoi capire cos'è veramente l'amore, ascolta Gesù parlare del Padre e ascoltalo mentre narra l'amore concreto del Padre per lui. L'amore tra il Padre e il Figlio è un continuo riconoscimento reciproco. Ognuno è dono totale all'altro. La relazione non è una fra le tante cose che definiscono l'identità di ognuno. No, l'essere del Padre è interamente donato al Figlio. L'essere del Foglio è totalmente ricevuto e reso di nuovo al Padre. Lo Spirito è il sigillo eterno di questo amore. Non perdiamoci in parole, perdiamoci invece in questo Amore. È lì che troveremo il vero senso e la vera gioia, perché è per stare lì, nella dinamica dell'amore trinitario, che siamo nati.
#pregolaParola
(Gv 5,17-30)
Ma Gesù rispose loro: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero». Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
«Per me l'archivio è Gesù Cristo, i miei archivi inamovibili la sua croce, la sua morte e resurrezione e la fede che viene da lui». Queste parole di fuoco di quel pazzo di Cristo, San Ignazio d'Antiochia, mantengono, a distanza di circa 2000 anni, il loro ardore. Sono parole che ci fanno focalizzare lo sguardo su Gesù, sulla sua persona, sul suo amore e sulle sue azioni. Alcune definizioni dicono che i cristiani sono «la gente del libro». È sbagliato o, almeno, è incompleto. I cristiani sono la gente di Cristo, i seguaci di Cristo. Il cuore della loro fede è l'imitazione di Cristo e la sequela Christi. Lui è compimento delle Scritture e ha la testimonianza stessa del Padre che l'ha risuscitato, primizia della nostra resurrezione. Il cristianesimo è Cristo. È essere con Lui e, nello Spirito, essere come Lui.
#pregolaParola

(Gv 5,31-47)
Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».
Quando guardo a San Giuseppe, non lo vedo solo alla luce delle pagine evangeliche, pagine stupende e ricchissime, ma anche alla luce dell'esperienza di grandi santi come Teresa d'Avila, Francesco di Sales, Edith Stein e tanti altri. E la loro esperienza mi permette di comprendere il vangelo ancora meglio. Capisco, infatti, che la cura e la custodia di Giuseppe verso Maria e Gesù non è una cura esclusiva, ma espansiva. Giuseppe si prende cura di noi oggi come si era preso cura di Maria e di Gesù. Maria rappresenta la Chiesa e anticipa nella sua persona la custodia di Giuseppe verso la Chiesa come comunità e come singoli. Ite ad Joseph.
#pregolaParola
(Mt 1,16.18-21.24a)
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa,
Cosa significa Benedire? Cos'è la preghiera di adorazione? E la preghiera di lode?
Questo nuovo video della serie "pregare in briciole" #pregareinbriciole, riflette sulla prima lettera - B di "Benedire" - che personalmente uso come sinonimo di Adorare e di lodare...
Ok, basta introduzioni... Vi lascio al video.

https://youtu.be/Jkmz2t2hOn0
San Bernardo consigliava di guardare con uno sguardo da discepoli alla natura per imparare le cose grandi e anche soprannaturali. Scriveva: «Imparerai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno le cose che mai nessun maestro ti dirà». Questo insegnamento si applica benissimo alle letture di oggi, specie al vangelo. Parlare di risurrezione in astratto solleverebbe subito le antenne dell'incredulità. Gesù sceglie la strada della contemplazione della natura intorno a lui. Sceglie l'esempio del seme. E così la risurrezione non resta più una cosa così strana. Le stagioni, la semina, il tramonto e l'alba... Tutti parlano di qualcosa che somiglia alla risurrezione. In questa domenica in particolare, le letture ci parlano del cuore nuovo. Ed io e te, affaticati della nostra povertà e del fallimento di tanti tentativi, possiamo riporre la nostra fiducia nella semina del cuore di Cristo nel nostro petto, affinché non viviamo più noi, ma Gesù viva in noi.
#pregolaParola
(Gv 12,20-33)
Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose: «E' giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!». La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Rispose Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me». Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire.
«Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono». Questa frase sembra una totale follia. Gesù sta praticamente dicendo che quando mi metterete sulla croce, crocifisso e morto, saprete che sono Dio, che sono il vivente!
Sembra una contraddizione totale. Eppure così è accaduto ed è accaduto per molti. A cominciare dal centurione di cui il vangelo di Marco ci testimonia che, vedendo com'è morto Gesù, esclama: «questi era veramente il Figlio di Dio!». E perché mai la morte dovrebbe farci credere al Dio della vita? Perché la vera vita è la vita donata. Gesù non muore spento, muore irradiando, muore obbedendo al Padre e dandosi per quelli che sono stati i suoi uccisori. Non muore, dà la vita.
E questo vangelo, a me, oggi, cosa dice? Dice che potrei essere morto sebbene sia vivo se non vivo per ascoltare, amare e donarmi. Mi rammenta la constatazione di Giovanni che in una lettera scrive: «Noi siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo».
#pregolaParola
(Gv 8,21-30)
Di nuovo Gesù disse loro: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico. Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.
Il discorso di Gesù sul peccato che rende schiavi e sulla Verità che rende liberi è un discorso ricco di consolazione per noi. È un vero e proprio discorso di liberazione e di responsabilità. Pensate se la salvezza fosse legata alla genealogia! Saremmo legati a un predeterminismo che decide per noi a priori se siamo salvi o meno. Gesù invece insegna che non è chi ci ha generato che conta, ma cosa generiamo. Sono le nostre libere azioni che fanno spazio alla libertà dei figli di Dio. Insomma, siamo collaboratori dell'opera di Dio e non meri spettatori. A questa verità di responsabilità si aggiunge l'efficacia della Parola che ci è annunciata. Gesù ci assicura che se rimaniamo nella sua parola, rimaniamo nella nostra vera libertà. È un modo diverso per dirci che la libertà del discepolo non è l'essere senza vincoli, ma è l'avere questo legame fondamentale con Cristo. Un legame che ci dona la libertà del Figlio. Cos'è questa libertà, la libertà e la grazia di dire sempre di sì all'amore del Padre.
#pregolaParola
(Gv 8,31-42)
Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!». Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.