Briciole di teologia
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Gli amici in Dio sono quelli che, quando li incontri o semplicemente li pensi, accrescono in te il desiderio di essere più santo, più presente, più generoso, più gioioso, più Christiforme
#amici #santi #vigiliadituttiisanti
Quasi puntualmente verso questa speciale festa, la festa di tutti i santi, mi si affaccia qualche sfasato - senza essere interpellato - che inizia ad accusare la Chiesa di Cristo, il Vero Gregge, di idolatria e di eresia... della serie il bue che dice all'asino cornuto...
Condivido un video di un annetto fa che spiega, sebbene in briciole, l'essenza biblica della devozione cattolica ai santi.
Buona festa in anticipo...
domani vi ricordo in preghiera ad #Assisi <3
👇🎬📽
https://www.youtube.com/watch?v=R21KJYgfuAM&feature=youtu.be
Il vangelo delle beatitudini, il vangelo dei santi, il nostro vangelo, inizia con la beatitudine dei poveri in spirito. Inizia con l'indicare che i primi beati sono quelli che sanno che la santità non è un'impresa nostra, ma un dono del Signore. San Giovanni Crisostomo commenta questo passo dicendo: "Il Signore comincia alla radice, estirpando l'orgoglio che è la radice e la sorgente di ogni male, ergendo il suo opposto, l'umiltà, come fondamento solido. Se questo fondamento è ben posto, tutte le altre virtù potranno essere edificate sopra di esso; se questo fondamento è fiacco, qualsiasi bene che poggerai su di esso, perirà". In altre parole, la prima beatitudine è riconoscere che tutto il nostro bene è presso il Signore. Lui è la nostra virtù, lui è la nostra santità, lui è la nostra forza. Beato chi riconosce il proprio assoluto bisogno di Cristo. Perché più lo fa, più la sua vita sarà una presenza reale di Gesù Cristo.
#pregolaParola
Mt 5,1-12a
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Commentando l'espressione del libro del Deuteronomio, bada a te stesso, san Basilio di Cesarea scrive: «Bada a te stesso (cf. Dt 15,9) significa, allora, che devi osservare te stesso in ogni punto. Tieni l’occhio dell’anima sempre desto per custodire te stesso. Cammini in mezzo ai lacci. Ovunque ci sono lacci nascosti, tesi dall’avversario. Osserva, dunque, tutto intorno, per salvarti come un’antilope dai lacci, e come un uccello da una trappola
[…] Bada a te stesso significa non badare alle tue cose, a quelle di chi ti sta attorno, ma soltanto a te stesso. Una cosa, infatti, siamo noi, altro sono le nostre cose, altro ancora quelle di coloro che ci stanno attorno.
[…] Bada, dunque, a te stesso, perché tu possa badare anche a Dio».
Continua la lettura sul link 👇
https://www.theologhia.com/2019/10/bada-te-stesso-basilio-di-cesarea.html
Il filo conduttore delle letture di oggi è uguale al filo che ci lega ai nostri cari defunti: la speranza. La speranza di rivederci. La speranza di essere nel Signore. La speranza della vita eterna. Questa speranza è anche di Dio. Gesù è venuto su questa terra a fare la volontà del Padre. E qual è questa volontà? Ascoltiamo le sue parole: «E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno». È la speranza di un santo pagano dell'Antico Testamento, Giobbe. È la speranza che - Paolo spiega - viene generata spontaneamente dall'«amore di Dio versato nel nostro cuore per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato». La speranza cristiana non è un auspicio, è una «speranza certa» che attinge la sua certezza da Colui che ci ha creato per essere la Chiesa sposa, per sempre.
#pregolaParola
(Gv 6,37-40)
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno».
La nuova rubrica Chiedilo a Credere si apre con una domanda legata alla commemorazione di oggi, la commemorazione dei defunti. Vi do appuntamento ogni altra settimana su Credere San Paolo
Come nell'episodio di Zaccheo, nella vita di ognuno ci sono cose, persone o abitudini che fanno da “folla”, ovvero da agenti che ostacolano la visione di Gesù. E ci sono poi alcune cose, persone, pratiche che fungono da sicomori. Questi richiedono da noi il discernimento per riconoscerli e il coraggio di “arrampicarci“, per così dire, ovvero di investire noi stessi. Anche se può essere costoso o difficile, ne vale la pena. Perché niente è più bello del sentire il Signore che dice: «Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
#pregolaParola
(Lc 19,1-10)

Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Che la bontà abbia la sua ricompensa nella risurrezione dei giusti, è il Giudice stesso a darcene la certezza. Ma su questa terra possiamo fare esperienza di come tali gesti di generosità, di bontà a casaccio, abbiano già da questa vita la loro ricompensa. No, non nella gratitudine o nei favori ricambiati, ma in quella gioia che donano i gesti di bene fatti con gratuità e sincerità. E da dove viene questa gioia così pura? Viene dal fatto che il fare questi gesti è frutto dell'assecondare il Soffio di Dio, che l'uomo lo sappia o meno. Questa gioia viene dall'imitazione di Dio il quale è per eccellenza Colui che dona a chi non può ricambiare.
#pregolaParola
(Lc 14,12-14)
Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Almeno per un istante vorrei identificarmi con gli invitati che rifiutano l'invito. Siamo sinceri: quante volte riceviamo la notizia di essere invitati a una festa di nozze con la stessa angoscia con la quale riceviamo una multa? E quante volte ringraziamo il Cielo per avere una scusante valida per quella data?
Cosa cambia allora con questa festa di nozze di cui ci parla il vangelo? Cambia un dettaglio importante che la trama della parabola non fa trapelare, ma la comprensione generale del mistero della salvezza sì. Cambia il fatto che, in questa festa di nozze, noi non siamo meri invitati, ma siamo la Sposa. Dio ci chiama alla comunione piena con Lui. Questa comunione è l'unica vera pienezza che colma il cuore umano. Rifiutare questa festa di nozze è rifiutare la propria pienezza, abortire la propria gioia.
#pregolaParola
(Lc 14,15-24)
Uno dei commensali, avendo udito questo, gli disse: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: «Venite, è pronto». Ma tutti, uno dopo l'altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: «Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi». Un altro disse: «Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi». Un altro disse: «Mi sono appena sposato e perciò non posso venire». Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: «Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi». Il servo disse: «Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto». Il padrone allora disse al servo: «Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena»».
Gesù usa l'analogia dell'essere armati per parlarci in realtà di come dobbiamo essere disarmati per riuscire a seguirlo. Sì, prima o poi nella vita spirituale - e non una volta, ma tante, per non dire sempre - ci troviamo dinanzi alla necessità di rinunciare a noi stessi, a quelli che pensavamo fossero i nostri sogni, a quella che chiamiavamo la realizzazione di noi stessi,... E tutto ciò per rimanere in ascolto, per non fare un passo davanti a Gesù, per non prendere una tangente che costruisce una bella torre, ma dove Lui non è la pietra d'angolo. Umanamente parlando, ci sembra a volte di morire, di sprecare i nostri giorni migliori, i nostri talenti, ma l'ottica della vita spirituale, non può che essere quella dello Spirito. E lì, in quelle morti, lo Spirito ci ricorda che stiamo vivendo la sequela, che non ci stiamo sprecando, ma che stiamo entrando sempre più nel mistero di Cristo, che - spoiler - vince la Lorre con la Risurrezione.
#pregolaParola
(Lc 14,25-33)
Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: «Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro». Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
È relativamente "facile" discernere tra un bene e un male, più difficile discernere e distinguere tra un bene e un meglio.
Ma è difficilissimo discernere e saper scegliere tra un bene e un bene quasi uguale. Cosa fare in queste situazioni? A questo cerca di rispondere questo video. Buon ascolto. 💓
Il testo consigliato questa volta è di san Francesco di Sales: https://amzn.to/2NqlHcI
Ma naturalmente si può meditare il testo di san Ignazio di Loyola: https://amzn.to/34F96rH

Buon ascolto https://youtu.be/_0ZJMr9tx9Y
«I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». Quanto è vero questo versetto! Ne abbiamo la prova in mille occasioni. Quando vedo, ad esempio, ciò che si fa per vendere un prodotto, magari di dubbia efficienza, suscitando speranze senza fondamento di soddisfazione e di contentezza, e penso a quanto siamo solitamente restii a dire, con lo stesso entusiasmo e la stessa gioia, la verità di quanto il Signore opera nella nostra vita. E quando penso a quanto siamo bravi a trovare la nostra strada nelle cose mondane, poi vedo quanto fatichiamo a trovare la genialità nelle vie dello Spirito. Abbiamo bisogno di essere ammaestrati nelle vie di Dio. Abbiamo bisogno della Spirito di intelligenza che illumini i nostri cuori per essere veramente «figli della Luce».
#pregolaParola
(Lc 16,1-8)
Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: «Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare». L'amministratore disse tra sé: «Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua». Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: «Tu quanto devi al mio padrone?». Quello rispose: «Cento barili d'olio». Gli disse: «Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta». Poi disse a un altro: «Tu quanto devi?». Rispose: «Cento misure di grano». Gli disse: «Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta». Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
C'è un tratto particolare della fede cristiana che la rende allo stesso tempo fedele all'eterno e fedele alla storia, che la rende libera verso i luoghi, ma affezionata ad essi. È vero che Dio si può adorare dappertutto, ma è altrettanto vero che se non ci sono luoghi precisi custoditi per il culto, e dove si esercita effettivamente il culto nello spirito e nel corpo, si finisce per adorare da nessuna parte. La pratica della fede ha bisogno di tempi, luoghi e riti, perché l'essere umano ha bisogno di queste cose. Per questo si capisce come mai Gesù, che convinto che bisogna «adorare Dio on spirito e verità», comunque non trascura la sacralità del luogo consacrato all'adorazione. Perché il vero spirituale passa per la carne, anche la pietà si poggia sulla pietra.
#pregolaParola (Gv 2,13-22)
Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
A ben vedere, i sadducei non solo non credono alla risurrezione, ma hanno una comprensione sbagliata del matrimonio. O, per dirla meglio, proprio perché non credono alla risurrezione, non riescono a cogliere il vero senso del matrimonio. Il matrimonio è, per chi è chiamato a esso, un luogo di iniziazione all'amore, alla donazione di sé, al dire a un'altra persona la sua unicità e a dare la propria totalità. In questa vita, ci spiega Gesù, noi "prendiamo" marito e moglie. Nella vita futura i nostri rapporti saranno trasfigurati. Sussisterà il dono. Ciò che abbiamo donato in questa vita non cesserà, ma risplenderà della luce del Donatore che era segretamente (e sacramentalmente) presente in ogni dono di sé.
#pregolaParola
(Lc 20,27-38)
Gli si avvicinarono alcuni sadducei - i quali dicono che non c'è risurrezione - e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcunoche ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
[...] Dinanzi all’amore, il nostro cuore è lacerato tra la tensione verso l’infinito che è insita in ogni vero e sano amore e l’incapacità di dominare il tempo e di garantire in modo assoluto la nostra fedeltà. Quale essere temporale e mortale può promettere l’eternità?
Eppure, l’amore non accetta niente di meno dell’eternità. «Colui che non si decide ad amare per sempre – ricorda Karol Wojtyla – è difficile che possa amare sinceramente un solo giorno». [...]

tratto da #ilgiocodellamore 👉📖 bit.ly/Giocoamore

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https://www.theologhia.com/2019/11/il-per-sempre-in-cristo-sara-per-sempre.html
Siamo soggettivi con noi stessi e oggettivi con gli altri. Per questo siamo solitamente ingiusti con gli altri e accomodanti con noi stessi. Gesù ci chiama a vivere l'opposto di ciò. A impegnarci per non essere motivo di scandalo, riconoscendo oggettivamente quando siamo nell'errore e nel peccato, e a essere pronti ad accogliere il ravvedimento dell'altro, non una volta, ma sette volte (e non parliamo di quando Pietro gli fa la domanda su quanto bisogna perdonare...). Eppure, quello che noi facciamo ci sembra così naturale. Ci è così naturale giustificare noi stessi e giustiziare gli altri... mentre l'insegnamento di Gesù sembra proprio “cose dell'altro mondo”. Per questo, il vangelo ci invita ad avere fede, a chiedere la grazia di una fede che, pur nella sua piccolezza, è capace di spostare il gelso del nostro egocentrismo scomodo e di gettarlo nel mare dell'amore di Dio per imparare ad amare come Cristo ci insegna.
#pregolaParola
(Lc 17,1-6)
Disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: «Sono pentito», tu gli perdonerai». Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: «Sràdicati e vai a piantarti nel mare», ed esso vi obbedirebbe.
⭐️Vivere è in gran parte saper attendere... attendere non significa essere passivi... ⭐️

Nell'ultimo sondaggio, che ho dovuto interrompere dopo poche ore sia per le tante risposte sia per alcuni problemi con il modulo, ho ricevuto diverse richieste di più attività/incontri su Roma. In risposta alla richiesta degli amici approfitto della mia permanenza (ancora) a Roma per dare appuntamento alle amiche e agli amici che lo desiderino presso la Libreria San Paolo di Via della Conciliazione, 16 per riflettere, alla luce del pensiero di John Henry Newman (e non solo) sull'Avvento, sull'arte di attendere.
L'appuntamento è alle 18 e l'incontro durerà un'oretta circa.
🔵🔵Siccome lo spazio non è molto grande, la libreria dovrebbe gestirlo bene per mettere le sedie secondo il numero previsto di partecipanti, perciò vi sarei grato se mi lasciaste in risposta a questo post un avviso della vostra partecipazione, in modo da poter comunicare a mia volta alla libreria un numero approssimativo dei partecipanti. Grazie <3

#johnhenrynewman Libreria San Paolo Via della Conciliazione
bit.ly/newmansanto
#scorciatoieversoDio
#appuntamenti
#Avvento2019
#attesa
Diversi Padri della Chiesa interpretano questo arare o pascolare il gregge come la missione dell'annuncio del vangelo. E Sant'Ambrogio, commentando il passo, dice: «Il sole obbedisce e la luna si sottomette,... non cerchiamo allora la lode per noi stessi»... È come dire: come il sole splende e come la luna gira nella sua orbita, così anche noi siamo chiamati a spendere la nostra esistenza e a splendere della luce di Cristo. E questo non è un titolo di vanto, ma una grazia a cui siamo partecipi e di cui non dobbiamo vantarci, bensì esercitare come la parte più naturale del nostro vivere. «Guai a me se non annuncio il Vangelo».
#pregolaParola
(Lc 17,7-10)
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: «Vieni subito e mettiti a tavola»? Non gli dirà piuttosto: «Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu»? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»».