Briciole di teologia
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«Il cristiano è una persona con un acuto senso della presenza di Dio».
San John Henry Newman
Così era, così ci insegna ad essere.
Un piccolo estratto dalla puntata di questa mattina di A Sua Immagine #asuaimmagine #raiuno #johnhenrynewman
Quanti di noi, soprattutto quando sono posti davanti a grandi scelte, non chiedono al Signore un segno, un'indicazione per capire quale sia la sua volontà? Pensate che questa richiesta che viene da un cuore sincero irriti il Signore? No! Non in questo senso parla Gesù della generazione malvagia che chiede segni. C'è un chiedere segni, segnali, lumi e illuminazioni per vedere e per mettersi in cammino. E questo è un lavoro benedetto. Ma c'è un chiedere segni, sempre altri segni, per non vedere, per mancanza di volontà di cambiamento e di abbandono al Signore. Si chiede il segno non per avere luce, ma per avere scuse. Si vuole comprendere di più, non per donarsi di più, ma per guadagnare tempo. E mai espressione più ingannevole! Perché non si sta guadagnando tempo, si sta sprecando la propria vita, l'occasione dell'unica opera che conta: fare la volontà del Signore. Direnil proprio fiat.
#pregolaParola
(Lc 11,29-32)
Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona.
Possiamo dire che anche Newman aveva la sua piccola via come Teresina...
Piccoli passi possibili per mantenere il cuore aperto al Signore e per trasfigurare il quotidiano...
Ecco un breve video che riassume la proposta di Newman (fatto l'anno scorso, in tempi non sospetti 😊)
https://youtu.be/i6i2BI1gdCM
Non mi ero mai soffermato sull'inizio del vangelo. Mia moglie me l'ha fatto notare: un fariseo invita Gesù e il Signore accoglie ben volentieri l'invito. Se Gesù è invitato, Gesù viene. Il problema, però, è che l'accoglienza non è solo aprire le porte della propria casa. È troppo poco. L'accoglienza è aprire il proprio cuore. È uscire dai propri preconcetti e pregiudizi. L'accoglienza è la generosità di donarsi all'alterità dell'altro. In questo caso, è lasciarsi ammaestrare dalla diversità scomoda di Gesù, libererasi dalle scorie e andare dritto al cuore, alla verità delle cose. Accogliendo la verità, già si è più disposti ad accogliere Gesù.
#pregolaParola
(Lc 11,37-41)
Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro
San Giovanni Crisostomo si sofferma sul versetto delle tombe imbiancate e commenta: «Che i farisei vengano paragonati alle tombe, non è una cosa che desta stupore. Ma se noi, che siamo stati considerati adatti a diventare i templi santi di Dio, improvvisamente diventiamo tombe piene di impurità e di corruzione, questa sì che è una miseria grande». È bello che i Padri non considerano solo la lettera del testo biblico leggendolo solo nel contesto suo, ma ci riportano al nostro contesto, al nostro cammino, dinanzi al giudizio della nostra coscienza. Così le parole di Gesù diventano parole rivolte a noi, alle nostre incoerenze, alle nostre fissazioni, alle nostre tombe, per farci vivere già da ora da risorti.
#pregolaParola
(Lc 11,42-46)
Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l'amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!
«Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito». Quando ascolto queste parole, mi sento chiamato in causa in prima persona. E dovrebbero sentirsi chiamati in causa con me gli insegnanti di religione, i catechisti, i teologi, ecc. La conoscenza è un grande dono. L'uomo non può amare ciò che ignora totalmente. Il problema, quindi, non è il sapere religioso e teologico, ma è il fare della propria conoscenza religiosa uno strumento per attirare i riflettori a sé e non a Dio; il problema è la ricerca dei cavilli per fare il proprio comodo invece di cercare con cuore sincero la volontà e il volto del Signore. Il Signore ci chiama a conoscerlo e a riconoscerlo e per arrivare al riconoscimento bisogna essere disposti a deporre i propri interessi e gli occhiali delle proprie corte vedute, per abbracciare lo sguardo di Dio.
#pregolaParola
(Lc 11,47-54)
Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: «Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno», perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
Non parlate di Gesù Cristo, mentre
desiderate il mondo
- sant'Ignazio d'Antiochia
Amo la radicalità del santo che festeggiamo oggi, anche se mi fa male... come fanno male (e per questo fanno bene) gli scritti di tanti Padri della Chiesa. Hanno una fede, una radicalità (e quindi radici e radicamento) molto più di tante spiritualità zuccherose...
Condivido con voi questa riflessione dall'inaugurazione dell'anno accademico all'Augustinianum.
buon ascolto
https://www.youtube.com/watch?v=YKz30iF4-yg
Luca non ha visto Gesù. Almeno, possiamo dirlo con molta probabilità basandoci su quanto afferma all'inizio del suo vangelo indicando che il suo impegno è stato quello di raccogliere le memorie dei testimoni oculari. Ma lui, come noi, fa parte di quelli che incontrano Gesù e sono in compagnia di Gesù per la parola stessa del Signore. Proprio come questi settantadue inviati ad annunciare il vangelo, anche noi siamo inviati, non soli, ma accompagnati dal suo mandato, dalla sua parola che ci sostiene e ci illumina anche nelle occasioni di rifiuto. Sì, anche in quelle situazioni perché, perché anche lui ha subito il rifiuto. E da lui impariamo che il peso della nostra missione non viene dall'accoglienza di tutti, ma dal fatto che ci è vicino il regno di Dio, la persona stessa di Cristo. E proprio perché viviamo questa vicinanza, possiamo annunciarla.
#pregolaParola
(Lc 10,1-9)
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: «Pace a questa casa!». Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: «È vicino a voi il regno di Dio».
Per capire l'espressione «bestemmiare contro lo Spirito», che suona parecchio forte, si può ricorrere ad altre espressioni più immediate come «rattristare lo Spirito» e «spegnere lo Spirito». Si tratta di una possibilità “assurda” della nostra libertà che ci permette addirittura di chiudere i battenti della nostra vita al suo vero compimento: la relazione nuziale con Dio. Bestemmiare contro lo Spirito non è semplicemente rifiutare Dio, ma rifiutare l'eco della sua verità in noi stessi. Questa «bestemmia» inizia appunto con piccoli compromessi che rattristano lo Spirito e, pian piano, lo mettono sotto quarantena, tanto da spingere san Paolo ad avvertire: «Non spegnete lo Spirito». L'esortazione dell'apostolo contiene indicazioni concrete per evitare lo spegnimento della Fiamma del Padre e del Figlio: «Non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo!».
#pregolaParola
(Lc 12,8-12)
Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato. Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
​​Quando la persona si allena ad arrendersi allo Spirito, matura «abitudini di santità» e una specie di «istinto morale» (moral instinct) prende dimora nel suo cuore, anzi, «lo stesso Spirito regna sovrano lì». Quando la persona arriva a quello stato, «non ci sono più calcoli, né resistenze, né attenzioni a sé, né investigazioni delle motivazioni divine. Agisce a partire dall’amore». Per questo gli apostoli Giovanni e Paolo ci istruiscono rispettivamente dicendo: «Avete ricevuto l’unzione del Santo, e sapete ogni cosa» (1Gv 2,20) e «siete tempio del Dio vivente come Dio stesso ha detto: “Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò”» (2 Cor 6,16).
scorciatoie verso Dio, cap 9. bit.ly/newmansanto
Come possono le cose finite riempire un cuore capace di infinito? Noi in ogni cosa cerchiamo l'infinito, e se assolutizzaimo qualcosa è perché proiettiamo su di essa l'infinito. Se c'è un'attrattiva nelle creature, ciò è perché esse sono fatte da Colui che il nostro cuore anela. L'errore è scambiare le cose fatte da Dio per Dio. E come si esce da questa illusione che è un inganno e che è gravida di una sicura delusione? Arricchendosi presso Dio, nutrendo una costante preghiera, un vero dialogo con lui. La carne scivolerà spesso verso il meschino calcolo e possesso. Per questo dobbiamo sollevare e sostenere lo spirito con la comunione con Dio. Dobbiamo, per dirla con Gesù, arricchirci di Dio.
#pregolaParola
(Lc 12,13-21)
Uno della folla gli disse: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: «Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!». Ma Dio gli disse: «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?». Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Vedo una grande profondità spirituale nelle Lettere di Berlicche di Lewis, perché un filo d'arianna che attraversa le varie tentazioni del diavolo è quello della distrazione, del non essere presenti al momento presente e a sé stessi e, di conseguenza, di essere disattenti a Dio. In questo vangelo scappa un'altra beatitudine che si aggiunge alle beatitudini che conosciamo: beati quelli che il Signore troverà pronti quando arriverà. Beati, cioè, quelli nel cui cuore l'attesa e l'amore verso Gesù Cristo non si è affievolito a causa dell'impietosità del tempo. Beati perché il premio di chi dimora nell'amore è di essere ospite della mensa eterna dell'Amore.
#pregolaParola
(Lc 12,35-38)
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!
Con il tempo, anche i compiti più entusiasmanti iniziano a risentire del peso dell'abitudine, della ripetitività e delle delusioni accumulate. La cosa può avvenire nelle cose più banali, come potrebbe essere il deteriorarsi della qualità dei piatti del ristorante che era ottimo quando ha aperto, e nelle cose più serie e importanti, come il raffreddarsi dello zelo nella propria missione, nella propria vocazione. «Il mio padrone tarda a venire»: può essere l'espressione di un servo cattivo che si approfitta delle situazioni, ma può essere applicata a chi è schiacciato dalla routine e atterrito «dall'attesa del proprio Dio». Il rimedio, non facile ma efficace, è quello del fare memoria del primo amore, ovvero dell'entusiasmo della prima ora; fare un atto di fede nell'Amato presente; fare un atto di speranza nell'Amato che verrà.
#pregolaParola
(Lc 12,39-48)
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: «Il mio padrone tarda a venire» e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
Uno potrebbe chiedersi: Come può Cristo portare divisione? Ma la vera domanda sarebbe altra:Come può Cristo non portare alla divisione? In che senso? Non nel senso che Cristo divide per dividere. Ma nel senso che il suo annuncio - un annuncio non fatto di parole vuote o un continuo parlare d'amore senza volto - implica una scelta, una decisione per o contro di lui. Tante cose del vangelo rimarrebbero incomprensibili se non si superasse la moda di un cristianesimo ridotto a un budino di affetti per giungere ad abbracciare Cristo, a seguirlo, a metterlo al primo posto. Solo in questa luce possiamo capire il costo della sequela che Gesù dichiara, senza mezzi termini.
#pregolaParola
(Lc 12,49-53)
Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Il vangelo di oggi si divide chiaramente in due parti. Ognuna presenta un'immagine precisa. La prima è quella della nuvola, nunzio della pioggia. La seconda è l'immagine della controversia,la quale, il buon senso lo dice, è meglio risolverla per via amichevole, piuttosto che cadere nelle mani delle mediazioni. E che c'entra tutto questo con Gesù? Siamo nel contesto di un discorso carico di urgenza e il Signore esorta i suoi ascoltatori a non rimandare la conversione, a non rimandare la riconciliazione con lui, a non dormire sonni beati, ma a cogliere la preziosità del suo richiamo oggi, perché quest'oggi è eternità velata.
#pregolaParola
(Lc 12,54-59)
Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: «Arriva la pioggia», e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: «Farà caldo», e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo».
I Mali nella vita non capitano solo ai malvagi, per cui, anche se viene istintivo, non bisogna meravigliarsi che anche i giusti e i santi hanno la loro porzione nella disgrazie. Essere nello stato di grazia non è una garanzia contro le disgrazie. Ed essere amici di Dio non significa essere risparmiati dai dardi infuocati del nemico. Capire questo è già fare un passo grande verso la maturità spirituale. È smetterla di leggere i fatti buoni come segni immediati del favore di Dio e i fatti non buoni come segni immediati dell'ira di Dio. È mettersi in un umile ascolto che non forza la mano ai fatti per interpretarli a volontà. Ci piacerebbe un mondo dove l'interpretazione è immediata e senza ambiguità. Ma a quanto pare non ci è dato. Almeno, non è possibile senza il salto di fede.
#pregolaParola (Lc 13,1-9)
In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: «Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?». Ma quello gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai»».