Briciole di teologia
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Briciole per nutrire il YouTube 📹 bit.ly/Robertube 📚Libri di Robert Cheaib bit.ly/cheaibook 📱 Social: Fb.com/robertcheaib; theologhia.com ☦️ #rispostalvolo #pregareinbriciole #scuoladipreghiera #pregolaParola📬 per contattarmi: bit.ly/connesso
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Cosa dicono gli altri e cosa dici tu che Egli sia sono due domande molto diverse. Per rispondere alla prima ti bastano le informazioni. Per rispondere alla seconda no. Anzi, sbagli se pensi che la domanda sia soltanto informativa. «Che dici che io sia?», è una domanda sulla trasformazione che Cristo ha operato e sta operando in te. Puoi dire: «Gesù è la mia pace». Ma lo è veramente? La domanda, allora, ti tuffa nella verità e nella concretezza del tuo rapporto con il Signore. Beato chi può dire al Signore: «Mio Dio e mio tutto». Ma finché non si è arrivati a quello stato di trasformazione, riconoscerlo come Salvatore e come Messia è una cosa molto grande: è riconoscere che senza di Lui non possiamo nemmeno riconoscerlo e confessarlo.
#pregolaParola
(Lc 9,18-22)
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell'uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
... Il personaggio centrale del libro, #Giobbe, è stato presentato, fin dai Padri della Chiesa, come una delle grandi figure di Cristo nell’AT, ma è anche un paradigma in cui può rispecchiarsi ogni sofferente. È, per così dire, un punto di raccordo tra il Crocifisso e i crocifissi...
#passeggiandoneilibri 👇
https://www.theologhia.com/2019/09/Gutierrz-parlare-dio-sofferenza.html
In un celebre testo, La teologia dei tre giorni, von Balthasar riflette su come la vita di Gesù sia orientata alla croce. Egli evidenzia come tutti gli avvenimenti precedenti della vita di Gesù Cristo costituiscano già un'indicazione anticipata della croce, anzi in un certo senso già le appartengono. E il vangelo di oggi ci manifesta proprio questa coscienza del Signore. Mentre tutti sono ammirati di lui, invece di godersi il momento di gloria, Gesù ha davanti agli occhi la sua missione. Nelle sue parole - «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini» - ci sono due motivi, entrambi legati alla «consegna». Il primo è quello della consegna-tradimento. La gente che cambia bandiera secondo la convenienza tradirà Gesù è lo consegnerà alla morte. Il secondo è quello della consegna-amore. Gesù che con amore si dona, si fa eucaristia si fa corpo dato per amore, fino alla morte, la morte di croce... Per noi.
#pregolaParola
(Lc 9,43b-45)
Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.
La Vita ci viene incontro su questa terra in due volti: il primo, il volto dell'altro, soprattutto il bisognoso. È il Volto velato. «Tutto ciò che avete fatto a uno di quei piccoli, l'avete fatto a me»! Il secondo, è il Volto rivelato. ii volto manifesto nella Scrittura. Cercare altre manifestazioni, altre conferme è vano. Nei profeti e, soprattutto, nel Figlio, Dio ha detto tutto e ha dato tutto. La ricerca del di più è una ricerca del sensazionale e non del senso. È pensare che la vita spirituale sia fatta di voli pindarici. Mentre la spiritualità vera è una radicale incarnazione e un'umile quotidianità.
#pregolaParola
(Lc 16,19-31)
C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: «Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma». Ma Abramo rispose: «Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi». E quello replicò: «Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento». Ma Abramo rispose: «Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro». E lui replicò: «No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno». Abramo rispose: «Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti»».
buon pomeriggio! Qualche giorno fa ho promesso a una lettrice di inviare l'indice del libro Scorciatoie verso Dio. Il genio spirituale di John Henry Newman... in uscita fra esattamente 10 giorni da oggi. Per non far squillare i vostri telefoni 5 volte, ho preferito mandarvi l'indice/sommario in un link unico che trovate qui: https://www.theologhia.com/2019/09/scorciatoie-verso-dio-indice.html
Viene spontaneo leggere questo vangelo con in mente il dialogo di Gesù con la donna Samaritana. A quella persona, Gesù aveva detto chiamaramente che la salvezza viene dai Giudei. In altre parole, Gesù aveva espresso la sua convinzione che esiste una verità e che non tutte le ipotesi, soprattutto quelle che si contraddicono a vicenda, sono vere. Ma alla luce di questo vangelo, vediamo un'altra sfumatura del comportamento di Gesù. Tra l'affermare il vero e il mandare un fuoco su chi non accetta il vero, come suggerivano Giovanni e Giacomo, c'è una bella differenza. Su questa terra, il nostro compito non è tirare sassi o fulmini contro chi non è dei nostri, ma è quello di attirare verso il Vero con il nostro esempio, con le nostre ragioni fondate e con la nostra presenza.
#pregolaParola
(Lc 9,51-56)
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l'ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Essere bambini è la prima tappa nella vita fuori dal grembo. Non ci si sforza per esserlo, lo si è semplicemente. Casomai è vero l'opposto, ovvero, se uno non si sforza rimane bambino nell'uno o nell'altro aspetto della propria vita (anche se magari il copro continua il suo naturale corso di crescita fisica). E rimanendo così "desincronizzato", uno non è più un bambino, ma diventa un ridicolo bambinone o un patetico infantile... Diverso è il caso dell'infanzia spirituale. Gesù ci dice che bisogna convertirsi, bisogna diventare come i bambini. Bisogna farsi bambini. E cosa significa ciò? Tante cose, ma soprattutto deporre il delirio dell'onnipotenza per rivestirsi della fiducia filiale. Non so come sono le vostre madri, ma mia mamma continua a chiamarmi con il nomignolo dell'infanzia quando mi chiama. E penso che si ha diritto a un po' di infanzia (non infantilismo) finché c'è qualcuno per cui siamo bambini (non bambinoni). E tutti, proprio tutti, abbiamo questo Qualcuno. Il vangelo di oggi ce ne parla chiaro e tondo.
#pregolaParola
(Mt 18,1-5.10)
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
Per le amiche e gli amici di ROMA --> Data l'ottima accoglienza del corso proposto l'anno scorso sul discernimento, anche quest'anno la parrocchia di san Giuseppe all'Aurelio (Roma) propone un corso a numero chiuso. Restano alcuni posti aperti a persone non appartenenti alla parrocchia.

Il tema quest'anno è trasversale e percorre le parole dell'angelo a san Giuseppe: "Alzati, non temere di prendere Maria tua sposa".

Chi volesse partecipare, deve necessariamente informare preventivamente il parroco.

I relatori/docenti sono: Robert Cheaib, Rosalba Manes, Rosanna Virgili.

Il primo incontro si terrà martedì prossimo, 8 ottobre, alle 20.00

Per TUTTE le informazioni rivolgersi al parroco, padre Giuseppe. Il numero da chiamare è: 06/6628000
Quel «li inviò a due a due» potrebbe passare inosservato. In realtà è un cardine importante nel vivere tutto il seguito di questo vangelo. Siamo mandati come agnelli in mezzo ai lupi, senza molte risorse, esposti al rifiuto e all'incomprensione. E come reggere a tutto questo vento contrario se non con l'aiuto di una Grazia che ci previene dall'Alto e una grazia di amicizia che ci accompagna sulla terra? Tante volte, in una vita spirituale condotta solitariamente, cadiamo in “loop” che ci paralizzano, o ci tengono fermi, senza progresso, dandoci l'illusione del movimento. Tante volte la nostra preghiera privata si inaridisce e non sappiamo come elevare e risollevare lo spirito, perché in primo luogo ci manca con chi condividere la vita nello Spirito... Preghiamo pire il Padrone delle messe che mandi operai per le sue messe, ma preghiamo anche per avere quelli amici spirituali con i quali vivere il nostro invio a due a due. E, dato che ci siamo, apriamo gli occhi per vedere gli amici in Cristo che forse già ci sarebbero.
#pregolaParola
(Lc 10,1-12)
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: «Pace a questa casa!». Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: «È vicino a voi il regno di Dio». Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: «Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino». Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
Il secondo episodio di questa miniserie si concentra sull'amicizia in John Henry Newman.
Il nostro santo riflette sull'importanza di costruire rapporti particolare per poter arrivare a un amore più generale e universale.
L'episodio si ispira al capitolo 3 del libro Scorciatoie verso Dio. Il genio spirituale di John Henry Newman. Trovi il libro qui: bit.ly/newmansanto
----- NOVITA' -----
Potete inviare i vostri audio attraverso l'app anchor.fm e quelli utili a un confronto verranno inseriti in episodi prossimi per creare un dialogo. Pian piano gli audio, almeno alcuni, saranno disponibili in formato di podcast. La piattaforma di base è anchor.fm, ma da essa i podcast vengono distribuiti su spotify e altre risorse Podcast https://youtu.be/nimQSNO47aM
Si racconta di San Francesco nello Specchio della perfezione (Cap. 53), che un giorno venne da lui un dotto frate dell'ordine dei predicatori e gli espose una perplessità su un passo biblico. Francesco, pur non avendo gli studi del predicatore, aveva la scienza dell'esperienza umile del Signore. E, di fatto, la sua risposta chiarì i dubbi del frate che se ne andò esclamando: «Fratelli miei, la teologia di quest'uomo, attinta a purità e contemplazione, è aquila che vola; mentre la nostra Scienza striscia con il ventre a terra». Un'immagine e un contrasto eloquenti per dire che c'è una scienza che viene dallo studio dei libri e una scienza che viene dalla contemplazione del Volto. La prima rischia di gonfiare, la seconda, fondata sulla semplicità dell'amore edifica e illumina. Beato chi sa congiungere entrambe le scienze.
#pregolaParola
(Mt 11,25-30)
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
C'è una novena che si sta tenendo oggi in diverse parti del mondo, antecedente alla canonizzazione di Newman, ve la allego qualora voleste recitarla anche voi (e così avremo un altro motivo per essere in comunione). Purtroppo ce l'ho solo in inglese. Buona preghiera
«Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». È troppo poco che tu metta la tua gioia in quello che fai. È insufficiente misurare il tuo valore con i tuoi antagonismi. Tu vali l'amore che ti è donato. Vali tutto il bene che Dio ha riversato su di te. Vali anche quando non fai e non produci, perché non sei una fabbrica, sei un figlio/una figlia. È questo ciò che Cristo ci rivela. Che siamo figli in lui. Che per Dio non siamo numeri, ma nomi, volti... Amatissimi.
#pregolaParola
(Lc 10,17-24)
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».
Questo passo ci mette davanti a una coscienza che è rara ai nostri giorni. La coscienza che se ci relazioniamo a Dio, non lo dobbiamo fare soltanto o semplicemente per un nostro benessere, ma per un senso di giustizia che, per le generazioni passate era molto forte. Veniva chiamato la «virtù di religione» e consisteva nel riconoscersi creatura che deve onore e servizio al proprio Creatore. Sembrano tutti termini arcaici e quasi non evangelici, ma il vangelo ne parla e ci invita, oltre al riconoscimento di quanto Dio è buono, amico e a portata di mano, a riconoscere che Dio è Dio e a capire che il mio vero benessere non è cercare me stesso, ma è cercare lui. E che servendo lui, in fondo, ci facciamo il servizio migliore.
#pregolaParola
(Lc 17,5-10)
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: «Sràdicati e vai a piantarti nel mare», ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: «Vieni subito e mettiti a tavola»? Non gli dirà piuttosto: «Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu»? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»».
Cristo si è fatto per noi buon Samaritano. Ha assunto la nostra carne e ha camminato per le nostre strade. Ha portato il nostro corpo ferito e ci ha condotto in un luogo chiamato Chiesa affinché, in attesa del suo glorioso ritorno, troviamo ristoro e cura. All'albergatore ha lasciato in dono i sacramenti, soprattutto l'Eucaristia, e quindi se stesso, come alimento e sostegno. Ricevendo questa cura, veniamo inviati anche noi, cristificati, come buoni samaritani, sulle vie della nostra vita.
#pregolaParola
(Lc 10,25-37)
Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno». Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così».
Qualche anno fa, un amico mi raccontò di un suo dialogo con un vescovo libanese che, nonostante il carico eccezionale di lavoro da portare avanti quando veniva a Roma, custodiva i suoi prolungati momenti davanti al Santissimo. Al suggerimento dell'amico che un giorno disse al vescovo: «Eccellenza, non sarebbe meglio, in questo tempo così stretto e sovraccarico a Roma, pregare un po' meno e riposare un po' di più? Tanto ha tutto il tempo per tornare al ritmo della sua preghiera quando torna in Libano», il vescovo rispose: «Se non mi incontrassi tutti i giorni con Lui, tutti gli altri incontri sarebbero vuoti e vani». Penso che questa risposta indichi un po' il senso della parte migliore e dell'unica cosa necessaria che Maria sceglie. Tutte le cose buone perdono di senso se non vertono nel rapporto cuore a cuore con lo Sposo dell'anima.
#pregolaParola
(Lc 10,38-42)
Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Stasera appuntamento con il profeta Elia presso la parrocchia San Giuseppe all'Aurelio... con l'occasione ho finalmente aggiornato il calendario (accorgendomi che era da marzo che non lo aggiornavo... )
appuntamenti a Cagliari, Assisi, e altri luoghi.
Tutte le info che ho per ora sono nei link.

https://www.theologhia.com/2019/10/appuntamenti-di-ottobre-e-alcune.html
Non so se capita anche a voi, a me personalmente capita che quando vedo una persona che prega profondamente, vengo colpito da un desiderio di pregare come lei. O, meglio, vengo ricondotto dalla nostalgia alla mia preghiera, a quella fonte profonda innescata nel mio cuore dallo Spirito Santo. Possiamo solo immaginare l'impatto della preghiera di Gesù sui suoi discepoli: «Signore, insegnaci a pregare...». La Risurrezione stava già esercitando i suoi effetti, risuscitando il desiderio di Dio, la sete di comunione con lui. Ora, il Padre nostro, più che una preghiera, è un programma di preghiera e di vita. E la porta di ingresso è già eloquente: non si prega un'idea o un concetto, si prega un Padre, il Padre; non può esserci preghiera combattendo contro i mulini a vento, si prega quando ci si butta, ci si arrende alla presente viva ed amante di Dio, di un Papà.
#pregolaParola
(Lc 11,1-4)
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».