Briciole di teologia
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Briciole per nutrire il YouTube 📹 bit.ly/Robertube 📚Libri di Robert Cheaib bit.ly/cheaibook 📱 Social: Fb.com/robertcheaib; theologhia.com ☦️ #rispostalvolo #pregareinbriciole #scuoladipreghiera #pregolaParola📬 per contattarmi: bit.ly/connesso
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Simone il fariseo somiglia a tanti credenti che si sentono così a proprio agio nella casa di Dio, da non avere più la reverenza a lui dovuta. Si sentono così tanto a posto da comportarsi come giudici e padroni della casa e non più umili servi timorati del Signore. C'è un tipo di familiarità con le cose di Dio che non è frutto di una sana intimità, ma di una malsana abitudine. Si prende per scontato il Signore. Quando si prega, (se si può chiamare un tale comportamento preghiera), si è talmente assorbiti dal proprio essere, da non vivere un dialogo, ma solo un monologo. A meditare il vangelo di oggi, si è quasi spinti a dire: «Felix culpa». Un peccatore che riconosce le proprie povertà è più vicino al cuore di Dio, di un sedicente immacolato.
#pregolaParola
(Lc 7,36-50)
Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di' pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace!».
«Dio non è solitario». Così recitava il titolo di un libro francese di una ventina di anni fa. Parlava della Trinità. Ma anche il Dio fattosi uomo non è solitario nella sua missione di annuncio del Vangelo. La vita cristiana, pur contemplando l'intimità, non è mai una vita individualista. È un cammino comunitario. Un vangelo come questo ci dovrebbe interpellare a pensare e ripensare la nostra coscienza cristiana, il nostro impegno parrocchiale e comunitario. Perché, in un mondo tendenzialmente individualista, il rischio è quello di abusare della fede per diventare ancor più ripiegati su se stessi, mentre la fede è un'esperienza intima e comunitaria allo stesso tempo. Ci spalanca al cielo e ci unisce ai fratelli.
#pregolaParola
(Lc 8,1-3)
In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.
Nella logica delle relazioni umane, sei apprezzato e amato nella misura in cui lo meriti. Senza questa logica, di selezione naturale direi, è difficile immaginare che le società funzionino. Anzi, a volte gli affari sociali non funzionano, proprio perché sono promosse, per raccomandazioni ed escamotage scorretti, le persone che non meritano. Non così è nella vita dello Spirito. Il nostro valore non viene dal merito, ma dalla gratuità dell'amore riversato su di noi. Valiamo perché Qualcuno, senza alcun merito nostro, ci ha guardato con amore e ci ha chiamato. Non siamo più nel dominio della selezione naturale, ma dell'elezione soprannaturale. È il Suo amore che dà valore alle nostre vite... Ed è constatabile che le persone che si accorgono di quest'amore, non di rado vengono spinte a vivere all'altezza dello Sguardo posato su di loro.
#pregolaParola
(Mt 9,9-13)
Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
L’amore che obbedisce, obbedisce anche attendendo il Signore, stando ai suoi tempi che non sono i nostri. «Non dobbiamo solo avere fede nel Signore, ma dobbiamo aspettarlo; non dobbiamo solo sperare in Lui, ma dobbiamo attenderlo; non solo amarlo, ma anche desiderarlo». Sebbene le virtù teologali siano l’esercizio più sublime verso il Signore, Newman osa coniugare l’esercizio delle virtù
teologali con l’attesa. L’attesa è l’esercizio delle virtù teologali nella storia.
#inattesa del Signore, della canonizzazione di Newman e , inutile negarlo, anche del libro che adesso ha pure la copertina 📚
#scorciatoieversoDio
Per la prenotazione 👇
📚📚bit.ly/newmansanto
A differenza di uno stile di predicazione molto politically correct e fatto per lo più di carezze, Gesù non teme di provocare e di dare qualche bastonata. L'esempio dato da Gesù disorienta a primo acchito: l'amministratore è proprio un disonesto! Usa soldi propri per farsi amici che, se non ne avesse bisogno, non avrebbe neanche guardato in faccia... Ma il nodo della questione non è qui. Se applichiamo questa parabola alla nostra vita, tutto diventa più chiaro... e corretto. Il nostro "padrone" nella vita reale è il Signore che ci dona la vita reale e i beni di questa vita. Ed è Lui stesso a invitarci, anzi, a chiamarci insistentemente, a donare, e a donare noi stessi nei doni che fscciamo. A donare la nostra presenza, il nostro tempo... La parabola vuole ricordarci che i beni che possediamo non sono nostri, sono dono Suo. La nostra stessa vita è dono Suo. E semmai ci sarà qualcosa di nostro: è ciò che avremmo donato. Si ha quel che si è donato.
#pregolaParola
(Lc 16,1-13)
Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: «Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare». L'amministratore disse tra sé: «Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua». Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: «Tu quanto devi al mio padrone?». Quello rispose: «Cento barili d'olio». Gli disse: «Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta». Poi disse a un altro: «Tu quanto devi?». Rispose: «Cento misure di grano». Gli disse: «Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta». Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Mentre il versetto della lampada sul candelabro viene inserito nel vangelo di Matteo in un contesto chiarissimo e molto diretto. Per questo viene subito compreso come invito a testimoniare davanti agli uomini la luce e la gloria del nostro Padre celeste. Nel vangelo di Luca, invece, viene collocato in un contesto diverso che, pur non negando l'accezione sottolineata da Matteo, apre altre prospettive. Venendo dopo la parabola del seminatore, la luce sul candelabro non è riferita alle nostre opere, ma alla parola stessa del Signore. La domanda di fondo per Luca è: come accogli la Parola? La ascolti con mezzo orecchio, illudendoti di conoscere già “come finisce” questo film già visto? O ti lasci attraversare da questa luce, fino a dove c'è solitamente buio e sterilità, permettendo alla Parola della vita di vivificarti? «Fate attenzione dunque a come ascoltate».
#pregolaParola
(Lc 8,16-18)
Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c'è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».
Ho sentito una volta la testimonianza di un sacerdote che, raccontando la storia della sua vocazione, evocava commosso il ricordo di un suo amico credente (mentre lui veniva da una famiglia indifferente). Ciò che lo colpì e quasi scioccò del ricordo di quella famiglia era l'insegnamento che i genitori impartivano ai figli: «Saremo dei bravi genitori, se vi avremo insegnato che dovete amare Dio più di noi e prima di noi». Ho ricordato questa testimonianza mentre meditavo questo vangelo. Più che offendere Maria, ciò che Gesù fa evidenzia quanto lei l'ha educato bene. Lei che ha orientato tutta la sua vita verso il servizio del Signore non poteva che gioire del primato dato al Padre dal Figlio, suo figlio! E non poteva sentirsi esclusa perché, tra le creature, lei è in prima fila nell'ascolto del Signore e nel mettere un pratica la sua parola.
#pregolaParola n
(Lc 8,19-21)
E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
Colui che chiama è fedele e non abbandona il suo eletto. È questa la lezione che ci insegnano i santi. Non solo quelli canonizzati, ma anche quelli che hanno vissuto in semplicità l'ascolto della chiamata del Signore. «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche». Non si tratta di non curanza, ma di affidamento alla cura del Padre. E capita che tante volte, la testimonianza che dobbiamo dare sia proprio quella della Provvidenza. Prima ancora delle parole, dobbiamo testimoniare con la vita l'affidabilità della Sua Parola. Non è facile. Non ci si abitua mai del tutto alla Provvidenza. Ma la buona notizia è che la Fedeltà del Signore è più ostinata della nostra mancanza di fede.
#pregolaParola
(Lc 9,1-6)
Convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
«La coscienza, insegnava Newman, è la messaggera di Colui che, nel mondo della natura come in quello della grazia, ci parla velatamente, ci istruisce e ci guida». E com'è bello vedere che anche in una persona come Erode, che ha ucciso una persona che faceva eco della sua coscienza, comunque quella voce interiore non è stata del tutto spenta. La coscienza è in noi segno della fedeltà di Dio, che non si arrende mai e cerca di svegliare in noi il senso del buono, del vero e del bello. Che cerca, in definitva, di svegliare in noi il senso di sé. La coscienza però corre due rischi: o di essere addormentata, oppure di essere tradita con la mera cursioita. «Cercava di vederlo». Ma non basta cercare di vedere Gesù, bisogna seguirlo e bisogna lasciarci cambiare dall'incontro.
#pregolaParola
(Lc 9,7-9)
Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
Carissime e Carissimi, riprendo la pubblicazione degli episodi audio 🔉 di "briciole di teologia" dopo la sospensione estiva dovuta anche alla redazione del libro Scorciatoie verso Dio. Il genio spirituale di John Henry Newman.
Proprio per onorare questo caro santo, aprirò la stagione con due episodi sull'amicizia spirituale. Il primo è su un tema che gli habitué del canale conoscono: l'amicizia con sé.
Il secondo episodio, invece, non l'avevo mai esposto prima.
Come noterete, userò un altro canale rispetto a YouTube (continuerò comunque a usare YouTube). Lo faccio semplicemente perché ho incontrato quest'estate diverse persone che mi dicevano che preferiscono i podcast... Poi vi manderò un sondaggio per conoscere anche le vostre preferenze 😊. Intanto buon ascolto
Cosa dicono gli altri e cosa dici tu che Egli sia sono due domande molto diverse. Per rispondere alla prima ti bastano le informazioni. Per rispondere alla seconda no. Anzi, sbagli se pensi che la domanda sia soltanto informativa. «Che dici che io sia?», è una domanda sulla trasformazione che Cristo ha operato e sta operando in te. Puoi dire: «Gesù è la mia pace». Ma lo è veramente? La domanda, allora, ti tuffa nella verità e nella concretezza del tuo rapporto con il Signore. Beato chi può dire al Signore: «Mio Dio e mio tutto». Ma finché non si è arrivati a quello stato di trasformazione, riconoscerlo come Salvatore e come Messia è una cosa molto grande: è riconoscere che senza di Lui non possiamo nemmeno riconoscerlo e confessarlo.
#pregolaParola
(Lc 9,18-22)
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell'uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
... Il personaggio centrale del libro, #Giobbe, è stato presentato, fin dai Padri della Chiesa, come una delle grandi figure di Cristo nell’AT, ma è anche un paradigma in cui può rispecchiarsi ogni sofferente. È, per così dire, un punto di raccordo tra il Crocifisso e i crocifissi...
#passeggiandoneilibri 👇
https://www.theologhia.com/2019/09/Gutierrz-parlare-dio-sofferenza.html
In un celebre testo, La teologia dei tre giorni, von Balthasar riflette su come la vita di Gesù sia orientata alla croce. Egli evidenzia come tutti gli avvenimenti precedenti della vita di Gesù Cristo costituiscano già un'indicazione anticipata della croce, anzi in un certo senso già le appartengono. E il vangelo di oggi ci manifesta proprio questa coscienza del Signore. Mentre tutti sono ammirati di lui, invece di godersi il momento di gloria, Gesù ha davanti agli occhi la sua missione. Nelle sue parole - «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini» - ci sono due motivi, entrambi legati alla «consegna». Il primo è quello della consegna-tradimento. La gente che cambia bandiera secondo la convenienza tradirà Gesù è lo consegnerà alla morte. Il secondo è quello della consegna-amore. Gesù che con amore si dona, si fa eucaristia si fa corpo dato per amore, fino alla morte, la morte di croce... Per noi.
#pregolaParola
(Lc 9,43b-45)
Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.
La Vita ci viene incontro su questa terra in due volti: il primo, il volto dell'altro, soprattutto il bisognoso. È il Volto velato. «Tutto ciò che avete fatto a uno di quei piccoli, l'avete fatto a me»! Il secondo, è il Volto rivelato. ii volto manifesto nella Scrittura. Cercare altre manifestazioni, altre conferme è vano. Nei profeti e, soprattutto, nel Figlio, Dio ha detto tutto e ha dato tutto. La ricerca del di più è una ricerca del sensazionale e non del senso. È pensare che la vita spirituale sia fatta di voli pindarici. Mentre la spiritualità vera è una radicale incarnazione e un'umile quotidianità.
#pregolaParola
(Lc 16,19-31)
C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: «Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma». Ma Abramo rispose: «Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi». E quello replicò: «Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento». Ma Abramo rispose: «Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro». E lui replicò: «No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno». Abramo rispose: «Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti»».
buon pomeriggio! Qualche giorno fa ho promesso a una lettrice di inviare l'indice del libro Scorciatoie verso Dio. Il genio spirituale di John Henry Newman... in uscita fra esattamente 10 giorni da oggi. Per non far squillare i vostri telefoni 5 volte, ho preferito mandarvi l'indice/sommario in un link unico che trovate qui: https://www.theologhia.com/2019/09/scorciatoie-verso-dio-indice.html
Viene spontaneo leggere questo vangelo con in mente il dialogo di Gesù con la donna Samaritana. A quella persona, Gesù aveva detto chiamaramente che la salvezza viene dai Giudei. In altre parole, Gesù aveva espresso la sua convinzione che esiste una verità e che non tutte le ipotesi, soprattutto quelle che si contraddicono a vicenda, sono vere. Ma alla luce di questo vangelo, vediamo un'altra sfumatura del comportamento di Gesù. Tra l'affermare il vero e il mandare un fuoco su chi non accetta il vero, come suggerivano Giovanni e Giacomo, c'è una bella differenza. Su questa terra, il nostro compito non è tirare sassi o fulmini contro chi non è dei nostri, ma è quello di attirare verso il Vero con il nostro esempio, con le nostre ragioni fondate e con la nostra presenza.
#pregolaParola
(Lc 9,51-56)
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l'ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Essere bambini è la prima tappa nella vita fuori dal grembo. Non ci si sforza per esserlo, lo si è semplicemente. Casomai è vero l'opposto, ovvero, se uno non si sforza rimane bambino nell'uno o nell'altro aspetto della propria vita (anche se magari il copro continua il suo naturale corso di crescita fisica). E rimanendo così "desincronizzato", uno non è più un bambino, ma diventa un ridicolo bambinone o un patetico infantile... Diverso è il caso dell'infanzia spirituale. Gesù ci dice che bisogna convertirsi, bisogna diventare come i bambini. Bisogna farsi bambini. E cosa significa ciò? Tante cose, ma soprattutto deporre il delirio dell'onnipotenza per rivestirsi della fiducia filiale. Non so come sono le vostre madri, ma mia mamma continua a chiamarmi con il nomignolo dell'infanzia quando mi chiama. E penso che si ha diritto a un po' di infanzia (non infantilismo) finché c'è qualcuno per cui siamo bambini (non bambinoni). E tutti, proprio tutti, abbiamo questo Qualcuno. Il vangelo di oggi ce ne parla chiaro e tondo.
#pregolaParola
(Mt 18,1-5.10)
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.