Briciole di teologia
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Briciole per nutrire il YouTube 📹 bit.ly/Robertube 📚Libri di Robert Cheaib bit.ly/cheaibook 📱 Social: Fb.com/robertcheaib; theologhia.com ☦️ #rispostalvolo #pregareinbriciole #scuoladipreghiera #pregolaParola📬 per contattarmi: bit.ly/connesso
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Cari, buon pomeriggio, mi scuso perché mi accorgo solo ora che il bot non ha inviato il commento 🙈. Uniti in preghiera. Ricordo questa piccola comunità a messa. Lui conosce le vostre intenzioni...

Quante volte, senza possessione demoniaca, facciamo il servizio per il cornuto. Confessiamo e riconosciamo che Gesù è il Cristo, il santo di Dio. Nondimeno, con garbo o con poco tatto (poco importa alla fine ), gli diciamo di lasciarci in pace, di lasciarci vivere la vita come l'abbiamo programmata noi. Non serve un diavolo per tentarci se viviamo così. Dove c'è lontananza da Dio, il nemico è solito lasciare in pace, per non suscitare ricerca o cambiamento. Esaminiamo il nostro cuore. Guardiamo se stiamo cercando la pace "da" Dio o la pace in Dio, ossia se vogliamo stare tranquilli proprio perché teniamo Dio fuori, o se vogliamo la vera pace, quella che solo Gesù può dare, vivendo in Lui, nella sua volontà, nella sua intimità.
#pregolaParola
(Lc 4,31-37)
Poi scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c'era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l'un l'altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.
«La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva». Chi è guarito veramente si mette a servizio perché è stato toccato nel profondo dall'Amore che, pur essendo nell'immagine di Dio, assume la forma di servo. Il paradigma della sanità è Colui che risana, il Salvatore. Se vuoi essere sano, imita Lui, diventa fino come Lui. Diventa dono e rifiuta chi vuole trasformarti in possedimento. Il Salvatore che sapeva donarsi pienamente a ogni persona, sapeva anche rispondere a chi voleva farne il suo amuleto privato.
#pregolaParola
(Lc 4,38-44)
Uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.
Bozze inviate ai santi di @taueditrice @miguelaserangel e @lammanni
Un libro su #johnhenrynewman non può che essere dedicato agli #amici e alle #amiche... Soprattutto a quelli che hanno contribuito, con l'ispirazione, la preghiera e l'ascolto a questo parto...
Ora tocca aspettare il 9 ottobre... 🙏🔗
📖 bit.ly/newmansanto 📚 🔗
#writer #newbook #nuovolibro #grato #dedica #amicizia
Lo zelo in tempo inopportuno è controproducente. Viviamo in tempi non nostri propensi a ciò che non abbiamo sotto mano. Così desideriamo pregare quando dobbiamo lavorare. Poi desideriamo lavorare quando siamo a riposo. E desideriamo l'estate quando è inverno. E desideriamo il freddo quando fa caldo. È questo il problema degli interlocutori di Gesù. È questo il nostro problema: Non avere gli occhi dello Spirito Santo per leggere la presenza dello Sposo nel momento presente. La vita spirituale è questione di attenzione, di equilibrio, di attesa. Non conta l'iniziativa, Lui l'ha già presa per primo nei nostri confronti. Conta la risposta. Conta dire allo Sposo, ad ogni angolo di strada: sia fatta la tua volontà. Le pratiche ascetiche non sono superflue, ma valgono quanto ci allenano ad accogliere Lui, valgono quanto sgomebrano il cuore per fare spazio all'iniziativa di Gesù.
#pregolaParola
(Lc 5,33-39)
Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: «Il vecchio è gradevole!»».
Le nostre relazioni, anche quelle più importanti e più radicali, sono relative. La relazione di un padre verso il proprio figlio non può essere totalizzante e assoluta. Qualora la relazione fosse così pervasiva, sarebbe invasiva e distruttiva. E la relazione tra due sposi non può essere assoluta. Non solo perché a livello orizzontale le persone hanno bisogno, per la sanità della stessa relazione, di altre interazioni. Ma anche e soprattutto perché nessuno può colmare l'esistenza di un'altra creatura umana. Siamo sete di Dio. Prima lo riconosciamo, meglio saranno le nostre relazioni, perché non saranno esauste sotto il peso di esigenze letteralmente sovraumane... Vista la realtà delle cose, l'esigenza di primato che Gesù chiede non solo non è lesiva dei nostri rapporti, ma ne costituisce il vero compimento. Per questo, è con i santi che si vivono le amicizie e le relazioni più belle.
#pregolaParola
(Lc 14,25-33)
Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: «Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro». Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
«Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Lo mette in mezzo per ricordare a chi vede che chi cerca il Volto del Dio d'Israele deve passare per il volto del fratello; che l'«Ascolta Israele» si concretizza sia nell'ascolto della Torah, sia nell'attenzione al grido del dolore umano. E quanto è difficile ricordare che alzare gli occhi al Cielo non è distrarsi dalla terra. Il Dio incarnato riporta i nostri cuori all'incarnazione come compito primario. L'esempio del sabato non ci deve far sentire estranei come cristiani. Perché la domanda con la quale Gesù invita i suoi ascoltatori a convertirsi e a discernere vale per tutti i tempi: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?».
#pregolaParola
(Lc 6,6-11)
Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C'era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all'uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
Grandi santi nella storia avevano l'abitudine di passare la notte in preghiera prima delle scelte importanti. Di John Henry Newman si dice che portava tutte le sue intuizioni e tutti i suoi propositi davanti al Signore per capire se erano pietre preziose o soltanto sassi. L'abitudine di consultare il Signore non è solo bella, è cruciale per non sprecare la nostra esistenza, perché solo ciò che è vissuto nella sua volontà è un vero bene. Tornando al passo del vangelo di oggi, è bello vedere come la vocazione degli apostoli, la vocazione di ognuno di noi, è frutto dell'intimità di Gesù con il Padre. La mia missione nasce dal Dialogo per eccellenza... E in quel Dialogo si illumina, vive e fiorisce.
#pregolaParola
(Lc 6,12-19)
In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
Sembrano controvalori quelli annunciati da Gesù come beatitudini. E, oserei dire, lo sarebbero se vissuti senza un Volto. Chi oserebbe dire che la povertà sia un bene, se non avesse dinanzi la ricchezza dell'incontro e dell'amore di Dio, che colma quella povertà? E chi direbbe che la persecuzione sia un guadagno, se non vi fosse nella croce la presenza segreta di Gesù crocifisso è Risorto? Questo è il cristianesimo. È Gesù. È essere con Gesù. Senza di lui, sarebbe pura follia. Non quella saggia, dell'amore, ma follia e basta. La vera beatitudine, allora, è essere in Gesù.
#pregolaParola
(Lc 6,20-26)
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.
C'è una progressività nella manifestazione dell'essenza del cristianesimo che san Paolo manifesta bene nelle sue lettere. Inizialmente veniamo invitati a rivestirci di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità. Ma poi Paolo ci invita a rivestirci della carità, perché questa virtù unisce tutte le altre in modo perfetto. Se non ami, essere buono ti risulterà essere bonaccione. Se non ami, essere umile sarà umiliante. Se non ami, essere mansueto sarà espressione di debolezza e mancanza di reattività. Ma in fondo, anche l'essere rivestito della carità richiederà un senso è un perché più profondo. E allo stesso tempo, una sorgente che non abbiamo in noi stessi. Per questo il culmine della vita cristiana è essere rivestito di Cristo. È qui il cuore. È qui dove si attinge la forza per vivere secondo gli standard che Cristo ci mette davanti in questo Vangelo. Gesù ci sta chiedendo di essere come lui, di vivere in lui.
#pregolaParola
(Lc 6,27-38)
Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da' a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
La missione cristiana ha le sue radici nella autenticità. Non si tratta di essere impeccabili. Nessuna creatura umana lo è. «Tutti hanno peccato e sono venuti meno alla gloria di Dio», ci dice Paolo nella lettera ai romani. Si tratta, però, di non adagiarsi nei propri difetti e di non far diventare il male e il vizio un'abitudine serena. L'analogia della trave nell'occhio è forte. Nella sua esagerazione, ci dice che il male tenuto lì nel cuore, la menzogna non debellata dallo stile di vita, hanno almeno due effetti: ci fanno male e ci accecano a noi stessi e, di conseguenza, anche verso gli altri. Il rimedio è partire da un sano “egotismo” quale attenzione dovuta alla propria vita per permetterle di essere dono. La prima missione è verso se stessi.
#pregolaParola
(Lc 6,39-42)

Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio», mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello
Un pensiero per la festa dell'esaltazione della SANTA CROCE
dal libro in uscita: Scorciatoie verso Dio. Il genio spirituale di John Henry Newman:
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Vegliare con Cristo è un vegliare innamorato che, in definitiva, ci riveste di Cristo: «Veglia con Cristo chi fa memoria e rinnova ancora nella sua persona la croce e l’agonia di Cristo, e riveste con gioia questo mantello di afflizione che il Cristo ha portato quaggiù e ha lasciato dietro a sé quando è salito al cielo».
È così, in quest’attesa innamorata, che si custodisce la verginità dell’anima. Il paradigma di quest’attesa è la vergine Maria, la quale è stata sì per nove mesi in attesa carnale di Dio, ma ciò che la rende più sublime è che è stata sempre in attesa spirituale del suo Amato: «Tu, o Maria, sei la vergine delle vergini. Avere un’anima verginale è non amare nulla sulla terra al pari di Dio, e amare tutto per Lui. L’anima vergine è quella che guarda costantemente verso il Suo Amato che è nei Cieli, e che Lo vede in tutto ciò che è amabile sulla terra, amando gli amici terreni molto caramente, ma mantenendoli nel loro posto, come doni Suoi e rappresentanti Suoi, amando soltanto Gesù con un amore sovrano, rimanendo pronta a perdere tutto, per conservare Lui».
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Le citazioni tra parentesi sono di John Henry Newman. Che verrà canonizzato fra esattamente un mese. Il libro è già prenotabile in tutte le librerie e anche online:
bit.ly/newmansanto
La meditazione trascendentale cerca la serenità. La meditazione cristiana cerca la santità.
La meditazione trascendentale cerca un mondo alternativo. La meditazione cristiana trasfigurare il mondo.
La meditazione trascendentale cerca l'io. La meditazione cristiana incontra Gesù.
Per gli amici che capiscono il francese 🇫🇷... Non che ci voglia tanto per capire il mio tanto artigianale... Un'intervista con il simpaticissimo Cyril Lepeigneux per la rubrica un cœur qui écoute Per la tv cattolica francese KTO
https://youtu.be/q1OHpU3dFEg
Dio è un Padre di figli prodighi. Giova sostare su questa verità per alleggerire le coscienze di genitori che hanno fatto tutto il possibile, ma i loro figli, ciò nonostante si sono allontanati. Non vi preoccupate. Ciò che state soffrendo, lo patisce Dio da quando ci ha creati liberi. E tra quei prodighi ci siamo noi, te e io. E in questa nostra distanza, Gesù ci dice, Dio non sta la con le braccia conserte. Ma si mette a cercarci, a parlarci in ogni modo, a sollecitare in noi la sete di lui. Non siamo soli nella lotta contro le nostre ombre. Dio, il Dio di Gesù Cristo, è il protagonista più attivo della nostra conversione, del nostro ritorno. Facciamo il primo passo: «Allora ritornò in sé».
#pregolaParola
(Lc 15,1-32)
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta». Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto». Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: «Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta». Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: «Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati». Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: «Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio». Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: «Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo». Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: «Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso». Gli rispose il padre: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mi
o è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato»».
«Dio, nostro Salvatore, [...] vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità», dice San Paolo. E di fatti, egli usa tutti i mezzi possibili per raggiungere i suoi figli e per farsi raggiungere da loro. L'episodio del centurione è un esempio felice di questa volontà salvifica di Dio. Quell'uomo non apparteneva al popolo di Israele e non si dice nel testo che era un converso. Ma due cose ci vengono dette di lui. La prima è che era una persona buona e caritatevole, tanto che il popolo, per ricambiargli la sua bontà, manda una ambasceria da Gesù. La seconda è la sua umiltà che si manifesta nel non sentirsi in diritto di essere servito perché è qualcuno. Bontà e umiltà: non sono ancora la fede esplicita, ma sono il suo inizio e la sua custodia. E il Signore usa questo mezzo per farsi trovare e per farsi riconoscere. Non a caso, è da questo centurione che impariamo i sentimenti per prepararci ad accogliere Gesù ogni volta che ci accostiamo alla santa comunione eucaristica. Se andrai a messa oggi, metti tutto il cuore nelle sue parole che ripeterai.
#pregolaParola
(Lc 7,1-10)
Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede - dicevano -, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di' una parola e il mio servo sarà guarito. Anch'io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: «Va'!», ed egli va; e a un altro: «Vieni!», ed egli viene; e al mio servo: «Fa' questo!», ed egli lo fa». All'udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Pensando al dolore di qualche persona cara, non mi riesce questa volta che a commentare questo vangelo con una preghiera di supplica: Signore, ci sono tante vedove e madri che piangono figli morti precocemente, o in preda a mali che rendono la morte desiderabile. Ci sono tante persone che soffrono, che toccano con mano l'ingiustizia del male. Vieni Signore, vieni a dire loro: «Non piangere». Vieni, Dio della vita, Dio del bene, vieni a lenire i dolori. Vieni a dire a tanti giovani morti: «Dico a te, alzati». So che questo tuo dono sarà generalizzato solo al tuo ritorno. Ma anticipa Signore l'eschaton, regna nei cuori, regna nel mondo, regna nella nostra storia. Amen.
#pregolaParola
(Lc 7,11-17)
In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
Mi è capitata di recente sott'occhio questa frase: «Se vuoi rendere tutti contenti, non essere un leader, vendi gelato». Possiamo dire che essa potrebbe costituire una parafrasi diluita del detto popolare che Gesù cita: «Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!». Né Giovanni il Battista è piaciuto al popolo né Gesù. Ognuno aveva comunque da ridire sullo stile dell'uno e dell'altro. Ciò che Gesù dice ci invita alla contemplazione, a vedere come Dio si compromette nella storia, come esprime un carattere, delle scelte, delle opinioni... Accetta di essere opinabile! Nel senso che le persone possono approvare o disapprovare delle sue iniziative. E il mondo resta quello spazio dove ognuno può rimanere cieco nei propri pregiudizi o può vedere nella misura in cui il suo cuore è aperto e pronto alla sorpresa di Dio.
#pregolaParola
(Lc 7,31-35)
A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: «Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!». È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: «È indemoniato». È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e voi dite: «Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!». Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».
Simone il fariseo somiglia a tanti credenti che si sentono così a proprio agio nella casa di Dio, da non avere più la reverenza a lui dovuta. Si sentono così tanto a posto da comportarsi come giudici e padroni della casa e non più umili servi timorati del Signore. C'è un tipo di familiarità con le cose di Dio che non è frutto di una sana intimità, ma di una malsana abitudine. Si prende per scontato il Signore. Quando si prega, (se si può chiamare un tale comportamento preghiera), si è talmente assorbiti dal proprio essere, da non vivere un dialogo, ma solo un monologo. A meditare il vangelo di oggi, si è quasi spinti a dire: «Felix culpa». Un peccatore che riconosce le proprie povertà è più vicino al cuore di Dio, di un sedicente immacolato.
#pregolaParola
(Lc 7,36-50)
Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di' pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace!».
«Dio non è solitario». Così recitava il titolo di un libro francese di una ventina di anni fa. Parlava della Trinità. Ma anche il Dio fattosi uomo non è solitario nella sua missione di annuncio del Vangelo. La vita cristiana, pur contemplando l'intimità, non è mai una vita individualista. È un cammino comunitario. Un vangelo come questo ci dovrebbe interpellare a pensare e ripensare la nostra coscienza cristiana, il nostro impegno parrocchiale e comunitario. Perché, in un mondo tendenzialmente individualista, il rischio è quello di abusare della fede per diventare ancor più ripiegati su se stessi, mentre la fede è un'esperienza intima e comunitaria allo stesso tempo. Ci spalanca al cielo e ci unisce ai fratelli.
#pregolaParola
(Lc 8,1-3)
In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.
Nella logica delle relazioni umane, sei apprezzato e amato nella misura in cui lo meriti. Senza questa logica, di selezione naturale direi, è difficile immaginare che le società funzionino. Anzi, a volte gli affari sociali non funzionano, proprio perché sono promosse, per raccomandazioni ed escamotage scorretti, le persone che non meritano. Non così è nella vita dello Spirito. Il nostro valore non viene dal merito, ma dalla gratuità dell'amore riversato su di noi. Valiamo perché Qualcuno, senza alcun merito nostro, ci ha guardato con amore e ci ha chiamato. Non siamo più nel dominio della selezione naturale, ma dell'elezione soprannaturale. È il Suo amore che dà valore alle nostre vite... Ed è constatabile che le persone che si accorgono di quest'amore, non di rado vengono spinte a vivere all'altezza dello Sguardo posato su di loro.
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(Mt 9,9-13)
Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».