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MediaSabato 3 Settembre alle ore 21 in Piazzetta Servalli di Leffe e il 27 Ottobre, sempre alle ore 21 nella Sala Congressi di Bergamo la Banda dell’Ortica si esiberà in un tributo ad Enzo Jannacci.Il progetto del 2023, “La Banda dell’ortica e altre storie…” è infatti dedicato al grande e indimenticabile Enzo Jannacci in occasione del decennale della sua morte. I brani, eseguiti magistralmente da Boris Savoldelli, voce di spicco del panorama jazz internazionale, e sapientemente arrangiati da Corrado Guarino, ci conducono per mano nel mondo musicale del cantastorie milanese, con il suo modo ironico ma anche crudo di raccontare la società moderna con tutte le sue sfaccettature e contraddizioni.Nell’organico della Banda di Leffe si trovano due realtà diverse: l’una che rispecchia la banda tradizionale e l’altra la Big Band stile americano. Infatti trovano spazio: la batteria di Giovanni Gelmi; il basso elettrico di Lucio Bosio; la chitarra elettrica di Alberto Zanini e solisti quali: Ugo Gelmi al sax soprano e contralto; Roger Rota al sax tenore e Fabio Brignoli alla tromba.In programma 8 brani che percorrono la vita artistica di Jannacci tra i quali: la struggente “Vincenzina e la fabbrica”, “Una fetta di Limone”, la storica “Vengo anch’io, no tu no” e l’ironica “Faceva il palo”, formano un repertorio molto gradito e apprezzato dal pubblico.Il nostro vuole essere un doveroso omaggio al mondo degli ultimi, quel mondo tanto amato da Enzo Jannacci, quella Milano “nebbia e Barbùn”.Per l’occasione la Banda affronta un gravoso impegno economico registrando su CD il progetto a cavallo tra Agosto e Settembre.Direttore: Oscar Gelmi L'articolo LEFFE – La Banda dell’Ortica ripercorre la vita artistica di Jannacci proviene da Araberara.

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MediaFabrizio ‘Faber’ Paletti, 20 anni, un microfono, una voce che vibra, una musica che compone da solo senza aver studiato musica. Perché ci sono cose che si imparano per passione. E sono le cose che restano. E che vanno. E che portano dappertutto. Fabry è a casa, pomeriggio afoso di agosto, fra pochi giorni parte per Roma, casting di Amici, dove si gioca le sue carte e il jolly è la sua voce. Come hai cominciato? “Mio padre è sempre stato un grande appassionato di musica e io in casa ne ho sempre ascoltata tantissima. Non ho mai studiato però musica, ma ascoltavo, ascoltavo, ascoltavo. Cantautori e musica rock”. Fabrizio prende il nome proprio da Fabrizio de Andrè: “Mio papà lo ascoltava e lo ascolta sempre. 4 anni ha cominciato con un tutorial a comporre musica al computer, già cantavo sporadicamente, il coretto della scuola, i vari cori, insomma, quando capitava e sapevo di avere una bella voce, così ho cominciato a scrivermi da solo pezzi e musica”. Scrivi e componi: “Sì, testo e musica nascono insieme, faccio i primi 4 o 5 accordi e poi nasce la melodia vocale. Non leggo molto ma la passione per la scrittura l’ho sempre avuta, mi è sempre stato facile scrivere e così non faccio fatica, mi viene naturale mischiare parole e note”. La prima canzone? “Si chiamava ‘Pagine’, non era granchè a pensarci ora, però ci stavo prendendo la mano”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 25 AGOSTOL'articolo #arawordbridge – SOVERE – Fabrizio ‘Faber’ Paletti: “Ho imparato ad amare la musica da mio padre. E ora mi gioco le mie carte ad Amici…” proviene da Araberara.

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MediaIn un comunicato dell’Amministrazione comunale in risposta alla pro loco (penso sia ancora in bacheca) si conclude con questo passaggio: “.. ringraziamo i gruppi e le associazioni che operano sul territorio, che organizzano iniziative e eventi senza chiedere contributi comunali, e quando li ricevono sanno anche ringraziare”. Aggiungerei, tra le righe… non come la pro loco, lazzarona ed esosa che invece li pretende. Penso che raramente ho visto condensato in poche righe tanta ottusità e mancanza di visione amministrativa, per i motivi che andrò ad illustrare. In un post di alcune settimane fa ho pubblicato la delibera del Comune di Ponte di Legno, con la quale si erogava un contributo alla pro loco di 190.000 euro, a copertura delle spese manifestazioni estive; in pratica il 90% di quanto speso. Presuppongo ci sia altrettanto per quelle invernali vista la località.Direte… ma Ponte di Legno è Ponte di Legno….Allora guardiamo Lovere, piu’ vicino a noi; penso che abbia dato esempio di un programma estivo invidiabile (e gratuito), cantanti di fama nazionale, una scenografia sul porto spettacolare, manifestazioni di richiamo a livello Regionale e Nazionale.Aggiungerei le iniziative del Tadini con mostre di richiamo internazionale.Il Comune di Lovere organizza in prima persona e solo per alcune iniziative si appoggia ai gruppi.Il comune di Lovere spenderà nel 2023 circa 200.000 euro tra turismo e cultura, parte avuti dalla Regione ma la maggior parte mettendo mano al portafoglio proprio.Ma voi direte… Lovere è Lovere…..E Bossico quanto ha speso? Penso delle briciole. Ormai abbiamo capito che alla pro loco non si darà nulla, perché non ha chiesto…Ma perché non ha chiesto? Perché a fronte di una richiesta/programma di (esempio) 10.000 euro ti danno max il 50%, poi magari disquisiscono come li hai spesi e ti tagliano pure qualcosa, come successo quest’anno.Faccio un esempio: sono state organizzate due serate musica classica, costo 1200 euro, pagati dall’Amministrazione; se le avesse organizzate la pro loco sarebbe stata risarcita solo con 600 euro… mi sembra un bell’affare.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 25 AGOSTOL'articolo BOSSICO – INTERVENTO – “W il Parroco che per fortuna fa anche l’animatore turistico…” proviene da Araberara.

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MediaNuoto da quando ho cinque anni e in questa convocazione ci credevo già da questa primavera visto che anche gli Italiani invernali erano andati abbastanza bene… è un bel risultato”, Michele Pezzoli ha 15 anni, abita a Barzizza, frazione di Gandino, ed è un vulcano di energia. La convocazione è arrivata in seguito alla 5 chilometri in mare a Piombino: “Sono arrivato quarto di categoria e secondo di età” e ora ad aspettarlo ci sono i Campionati Europei Juniores di Corfù, in programma dal 29 settembre al 2 ottobre e la coppa Comen Larnaka, a Cipro dal 5 al 9 ottobre.La passione per il nuoto arriva da lontano: “Ho iniziato a nuotare a cinque anni (da sei anni fa parte della Blu SSD e si allena nel centro sportivo di Rovetta, ndr) ed è una passione che condivido con mio papà, Ezio, che è da sempre il mio allenatore. All’inizio, se devo essere sincero, il nuoto non mi piaceva, ma poi ho iniziato ad appassionarmi e non ho più smesso”.Il tuo stile preferito? “Stile libero sulle distanze un po’ più lunghe, perché penso sia quello che rispecchia di più le mie qualità e la mia personalità”.Mare o piscina? “Piscina, senza dubbio. Il mare è più difficile, ma allo stesso tempo è abbastanza divertente”.SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 25 AGOSTOL'articolo GANDINO – Michele, il nuoto e la convocazione agli Europei: “Ho iniziato a nuotare a cinque anni, papà Ezio il mio allenatore da sempre” proviene da Araberara.

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MediaSporting Lisbona (Portogallo), Sturm Graz (Austria) e Rakow Czestochowa (Polonia), sono queste le tre squadre che l’Atalanta dovrà affrontare nel primo turno di Europa League. Così ha decretato l’urna del sorteggio che è avvenuto oggi, venerdì 1 settembre a Montecarlo, e la Dea è stata inserita come testa di serie nel gruppo D.“Si parte dal presupposto che nulla è facile, sono tutte avversarie importanti, lo Sporting ha una storia di rilievo ed è abituata al palcoscenico” ha detto il Direttore Generale Umberto Marino ai microfoni di Sky.
Si giocherà come sempre di giovedì, ma potrebbe esserci un anticipo al mercoledì per eventuali esigenze di sicurezza.Queste le date delle sei giornate previste:giovedì 21 settembre 2023giovedì 5 ottobre 2023giovedì 26 ottobre 2023giovedì 9 novembre 2023giovedì 30 novembre 2023giovedì 14 dicembre 2023Le partite si svolgeranno tutte in blocchi, alle 18.45 o alle 21. Il calendario dettagliato con date e orari precisi delle partite del girone di Europa League dell’Atalanta verrà diffuso nelle prossime ore.La finale è in programma a Dublino all’Aviva Stadium il 22 maggio 2024.L'articolo Europa League, ecco il girone dell’Atalanta: affronterà Sporting Lisbona, Sturm Graz e Rakow Czestochowa proviene da Araberara.

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MediaDa ieri sera, venerdì 1° settembre, sono in corso le disperate ricerche di una ragazza tedesca di 20 anni che si è tuffata nel Lago d’Iseo senza più riemergere. La 20enne si trovava in vacanza insieme alla famiglia al Camping Eden di Pisogne e, secondo una prima ricostruzione dei fatti, sarebbe uscita proprio con i familiari per un giro con il gommone. All’altezza della Lucchini, tra Lovere e Castro, si sarebbe tuffata ma senza riemergere. La famiglia sarebbe quindi tornata a Pisogne per lanciare l’allarme. La macchina dei soccorsi si è immediatamente attivata mandando sul posto diverse squadre di vigili del fuoco, partite da Darfo Boario Terme, Montisola, Lovere e Brescia, ma anche gli specialisti del soccorso acquatico con due mezzi nautici, inviati dai comandi di Brescia e Bergamo. In supporto alle ricerche anche la squadra di sommozzatori arrivati da Milano, i carabinieri di Breno, e per una prima parte delle ricerche anche un elicottero del 118 di Sondrio, abilitato al volo notturno. Verso le 23 si sono aggregati alla macchina dei soccorsi anche quattro sommozzatori volontari di Treviglio. Le ricerche sono continuate anche nella notte, ma per ora nessuna traccia della ragazza.L'articolo Lago d’Iseo: 20enne si tuffa e non riemerge, ricerche in corso proviene da Araberara.

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MediaSono ancora in corso le ricerche della 20enne tedesca dispersa da ieri sera nelle acque del Lago d’Iseo. Secondo una prima ricostruzione la ragazza, che era in vacanza al Camping Eden di Pisogne, si sarebbe tuffata alle 20:30 tra Castro e Lovere, nei pressi della Lucchini, senza più riemergere.La ricostruzione dell’accaduto invece ora si concentra sull’ipotesi di un incidente. Una delle altre ragazze che erano sull’imbarcazione avrebbe infatti preso i comandi accelerando all’improvviso e causando la caduta della 20enne in acqua.Come riporta Ansa, i carabinieri hanno denunciato la giovane – 23 anni, anche lei tedesca – che ha effettuato la manovra. Il pm di turno Giovanni Tedeschi sta valutando le ipotesi di reato.La ragazza era con alcuni coetanei tedeschi sulla barca e tutti, secondo quanto è stato riferito, avevano bevuto, tranne il figlio del proprietario a cui era stata affidata l’imbarcazione. La ventenne pare si sia posizionata a prua, dove c’è pochissimo spazio per sostare e, secondo la ricostruzione dei carabinieri, l’amica di 23 anni si è messa all’improvviso ai comandi accelerando e causandone la caduta in acqua. La giovane non è più riemersa e gli amici hanno lanciato l’allarme. L’episodio è avvenuto nelle acque all’altezza di Pisogne.L'articolo Ragazza dispersa nel Lago d’Iseo: ipotesi di una manovra azzardata proviene da Araberara.

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MediaIl comitato organizzatore del 21^ Memorial Mario Stoppani si unisce al dolore dei familiari della ragazza tedesca dispersa nelle acque antistanti il Comune di Pisogne a seguito del tragico incidente avvenuto nella serata di ieri sul lago d’Iseo.Nel rispetto di questa drammatica vicenda, a seguito di un lungo confronto con le autorità competenti, il comitato organizzatore dell’evento ha deciso di annullare la parte volata relativa al Comune di Pisogne (BS).  Sono quindi cancellati i voli in elicottero di ELIMAST con partenza da X-Beach.La parte del programma relativa al comune di Pisogne non volata (laboratorio aerei di carta e letture per bambini) si svolgerà regolarmente come il resto della manifestazione sui comuni di Lovere e Costa Volpino.Il Comune di Lovere, Costa Volpino, Pisogne, Autorità di Bacino dei laghi d’Iseo, Endine e Moro, l’AeroClub di Sondrio e l’ASD Comandante Mario Stoppani si stringono ai famigliari in questo momento di profonda apprensione. L'articolo 21° Memorial “Stoppani” annullamento parte volata sul Comune di Pisogne dopo la scomparsa della ragazza tedesca proviene da Araberara.

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MediaNel primo pomeriggio di oggi, sabato 2 settembre, si è verificato un tragico incidente a Castione della Presolana. Un motociclista di 49 anni ha perso la vita poco prima delle 14:30 lungo la strada che porta al Passo della Presolana all’altezza della via Gler.Secondo una prima ricostruzione il 49enne avrebbe perso il controllo della sua moto e sarebbe caduto a terra. Subito sono scattati i soccorsi, da Bergamo è arrivato l’eliambulanza, ma per il motociclista non c’è stato più nulla da fare.(immagine di repertorio)L'articolo Tragedia a Castione, muore motociclista 49enne proviene da Araberara.

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MediaDall’8 al 10 settembre si svolgerà, a Valbrembo presso il Centro Sportivo di via Don Milani, l’ottava edizione del “Torneo di Yara”, manifestazione calcistica dedicata ai Pulcini organizzata dall’associazione ‘La Passione di Yara’.La manifestazione, che ha ottenuto il sostegno di importanti partner istituzionali, vedrà la partecipazione nella fase finale di ben 24 squadre di livello e spessore nazionale e internazionale, quattro in più rispetto allo scorso anno. Un livello altissimo di organizzazione raggiunto grazie all’ASD Accademia Calcio di Valbrembo e del GSD Paladina Calcio, da sempre vicini all’Associazione La Passione di Yara, presente in campo con la formazione dell’ASD La Passione di Yara, una squadra pulcini dell’Accademia Calcio che porta il nome dell’ente.Ecco il programmaVenerdì 8 Settembre
– ore 16: inaugurazione Torneo
– dalle 16.30 alle 19: inizio fase a gironiSabato 9 Settembre
– dalle 10 alle 12: partite fase a gironi
– alle 15: presentazione di tutte le squadre
– dalle 16 alle 17.30: partite maschili e partite del torneo femminile
– alle 17.30: premiazioni torneo femminile
– dalle 17.45 alle 18: momento di “Calcio Speciale” in collaborazione con F.C Internazionale
– dalle 18.30 alle 19: ultime partite della giornataDomenica 10 settembre
– dalle 10 alle 11: partite fase a gironi
– alle 11: La Passione di Yara presenta “Mirko Ferrari, una storia da raccontare”
– dalle 11.30 alle 12: ultime partite della fase a gironi
– dalle 14.30 alle 16.30: partite fase finale
– alle 16.30: consegna Premi alla memoria di Morosini e di Astori
– alle 17: finale del Torneo
– A seguire premiazioni con tutte le squadre L'articolo Un fine settimana di calcio per ricordare Yara proviene da Araberara.

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MediaLuca Mariani«Ottenere il certificato di malattia per l’assenza dal lavoro è un’odisseaPaolo Danese l’ha provato sulla sua pelle. La mattina di martedì 1 agosto la sveglia suona come sempre alle sette spaccate. A differenza di tutti gli altri giorni però Paolo si sente debilitato, affannato. Ha la febbre e non se la riesce ad andare in ufficio.Appena posato il termometro che certifica il malessere iniziano le peripezie del quarantottenne di Clusone. Il motivo è semplice. Paolo non ha più un medico di base. Come altri 1700 cittadini dell’altopiano clusonese era paziente della dottoressa Maria Esposito che dal 29 giugno si gode la strameritata pensione.Così, nonostante l’indisposizione fisica, Paolo si veste e si reca alla sede della continuità assistenziale di Clusone. Ma le stanze di quella che si chiamava guardia medica sono vuote, la luce è spenta e la porta in vetro è chiusa a chiave. «Allora ho chiamato il numero indicato, ovvero il 116117.» Spiega l’impiegato febbricitante. «L’operatore mi ha detto che per quella notte a Clusone non c’era nessun medico.» Così Paolo con gentilezza e disponibilità incalza. «Ho chiesto quale fosse la guardia medica più vicina per andare a farmi compilare il certificato di malattia». Qui arriva la seconda doccia fredda di quella mattina già sorta con il piede sbagliato. «Mi ha risposto che non era possibile che io mi recassi in altre sedi perché il medico di turno non era tenuto a ricevere pazienti provenienti da altri territori.» A questo punto l’operatore rilancia proponendo di chiamare il 118. Malgrado il fisico infiacchito Paolo resta lucido mentalmente e risponde con pacatezza: «Che senso ha chiamare il 118 che io ho soltanto un po’ di sintomi influenzali, ma nulla di particolarmente grave?»SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 25 AGOSTOL'articolo CLUSONE – Paolo e l’odissea per un certificato di malattia dopo la pensione della dottoressa Esposito: “Con la febbre alla ricerca di una Guardia Medica, da Clusone a Gromo…” proviene da Araberara.

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MediaFlora Fiorina compirà 76 anni l’8 dicembre. Un giorno importante per la Chiesa. E con i dovuti paragoni anche per la gente di qua. Perché Flora Florina, sindaca di Gandellino, è un Medico, di quelli con la ‘M’ maiuscola, e non date per scontato la cosa, per niente.Lei di pubblicità ne farebbe volentieri a meno, però di storie come queste ce ne sono davvero poche e già di suo fa notizia, e le belle notizie sono sempre un toccasana, quasi come le diagnosi e l’assistenza che mette a disposizione, senza averne l’obbligo. In questo tsunami della sanità dove i medici non si trovano, dove quelli che si trovano se ne guardano bene dall’andare ad esercitare in montagna, dove chi viene a fare qualche sostituzione si fa pagare a peso d’oro, questa è una storia da raccontare.Flora Florina ha già pagato dazio alla sua vita da medico, suo marito, Luciano Sozzi (già sindaco di Castione) è morto di Covid nel terribile 2020. Ma Floria Fiorina il camice bianco ha continuato ad amarlo. Tanto che ora che il dottor Presepio è ‘fuggito’ dall’Alta Valle, il camice se lo rimette per andare a visitare a domicilio anziani e disabili.SUL NUMERO IN EDICOLA DALL’8 SETTEMBREL'articolo GANDELLINO – La dottoressa Floria Fiorina, 76 anni fra poco: “Mi rimetto il camice per aiutare la mia gente che non ha più il medico” proviene da Araberara.

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MediaIl vento soffia caldo e dolce. Quasi a coccolare La Capitanio, che brilla lì, in mezzo al lago. Che a salirci è già una sorpresa ma entrare dentro è un incanto. Già. Benvenuti a bordo della motonave La Capitanio. Si sale a bordo del barcarizzo sulla impavesata (si dice così, mi dicono) di dritta e ci si porta sulla prua. A bordo Max Barro e Federica Forcella che insieme ad altri hanno salvato la Capitanio da una brutta fine. Ma partiamo dall’inizio.La Capitanio: perché si chiama cosìIl battello venne chiamato La Capitanio in onore di Bartolomea Capitanio (Lovere, 13 gennaio 1807 – Lovere, 26 luglio 1833), fondatrice, con Vincenza Gerosa della Congregazione delle Suore di Maria Bambina, dette anche suore della Carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa.Proprio il 30 maggio 1926 (lo stesso mese e anno del varo del piroscafo) Bartolomea Capitanio venne beatificata e successivamente canonizzata insieme alla consorella, il 18 maggio 1950 dando vita ad un ordine religioso diffusosi in breve tempo in tutto il mondo. Curiosità: La Capitanio, La Signora del Sebino, è il più antico battello navigante del Lago d’Iseo ed è la prima imbarcazione iscritta nella sezione motonautica dell’ASI ad aver ricevuto l’ambita Targa Oro che da allora mostra con orgoglio sulla faccia prodiera della plancia di comando.La Motonave è attualmente immatricolata come unità da diporto batte bandiera italiana e porta il guidone della Lega Navale Italiana essendo iscritta al registro del naviglio della sezione di Bergamo, vanta inoltre il guidone dell’ASI e della Riva Historical Society   ottenuto durante due memorabili raduni Riva sul lago d’Iseo in ricordo di Carlo Riva fondatore dell’omonimo cantiere conosciuto in tutto il mondo.  ‘La Capitanio’ fu varata nel lontano 1926, ritorna a Lovere dopo un’assenza di 25 anni nell’anno in cui Bergamo e Brescia sono Capitali della Cultura.La vita de La Capitanio è lunga quasi 100 anni, ha trascorso varie epoche trasformando la sua destinazione d’uso da battello per il trasporto passeggeri (1926-1944) a rimorchiatore (1950-1965) e successivamente in unità da diporto per uso privato (dal 1965-ad oggi).Dopo quasi cento anni di navigazione sul lago, è arrivata a noi attraversando le insidie dello spazio e del tempo. Costruita sulla spiaggia di Genova Voltri quasi cento anni fa è stata trasportata via terra attraverso gli appennini liguri e la Pianura Padana è stata armata ad uso commerciale da Società di Navigazione e dal grande stabilimento siderurgico sul promontorio di Lovere ora proprietà Lucchini, una volta dismessa venne salvata dal disarmo da vari armatori privati che uno dopo l’altro con passione, rapiti dal fascino irresistibile di questo splendido scafo, l’hanno salvata e custodita con grandi sforzi logistici ed economici.Il racconto di Max e Federica è coinvolgente, intanto ci spostiamo sul ponte di poppa passando dal fianco sinistro.SUL NUMERO IN EDICOLA DALL’8 SETTEMBREL'articolo LAGO D’ISEO – La Capitanio attraverso lo spazio ed il tempo verso il centenario del 2026 proviene da Araberara.

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MediaNon possono che andare di… corsa le emozioni di Roberto Rigali, rientrato pochi giorni fa nella sua Borno, dopo la gioia mondiale di Budapest. Una medaglia d’argento che vale quanto un oro quella conquistata nella staffetta 4×100 con i compagni (e campioni olimpici) Azzurri Marcell Jacobs, Filippo Tortu e Lorenzo Patta. Per Roberto, che è l’unico non professionista (non fa parte di un corpo militare ed è uno dei pochi atleti azzurri a non esserlo), è ancora come vivere in un sogno.Come ci si sente con una medaglia d’argento mondiale al collo tra l’altro all’esordio? “Se devo dire la verità non ho ancora realizzato, ma è una sensazione davvero bella, che ripaga tanti sacrifici”, sorride dall’altra parte del telefono.Una medaglia che Roberto ha portato nella sua casa di Bergamo e “l’avevo appoggiata sul forno microonde e non la volevo guardare ma ora l’ho portata con me a Borno, l’ho messa in un cassetto e resterà qui. Sai, non sono uno che guarda molto le medaglie…”.Ma questa è… particolare: “Sì, è vero, ma non ho ancora pensato a dove metterla, magari resterà sul tavolo in sala, vedremo…”.Insieme a Roberto riavvolgiamo il nastro, torniamo a quella gara che resterà nel cuore per sempre: “Le emozioni sono iniziate molto prima, quando ho messo piede sull’aereo che mi stava portando al Mondiale. Sapevo di correre e quindi l’unica preoccupazione che avevo era quella di stare bene fisicamente, di non avere nessun acciacco altrimenti mi avrebbero sostituito… non avrei potuto rischiare niente. Abbiamo fatto delle prove e sono andate tutte bene. Il giorno prima della batteria ho dormito poco… ho perso un appoggio a metà curva però sono andato bene lo stesso e quindi la finale non la potevo sbagliare e non ho sbagliato, sono andato un pelo più forte. Emozioni? L’emozione era fuori di testa con tutto quel pubblico attorno, ma io cercavo di non guardare, guardavo il mio blocco e basta…”.Come si fa ad isolarsi in mezzo a tutti quegli occhi puntati addosso? “Per forza devi cercare di isolarti, sentivo urlare il mio nome ma non mi sono mai girato”.E i pensieri? “Nella nostra gara non pensi a cosa sta succedendo, non pensi a nulla, chiudi il cervello, vai a manetta e basta. Devi solo pensare a quando chiamare il nome per l’avversario per fargli tirar fuori il braccio. Per il resto ti godi la gara e guardi i tuoi compagni correre”.SUL NUMERO IN EDICOLA DALL’8 SETTEMBREL'articolo L’INTERVISTA ALLA MEDAGLIA D’ARGENTO AI MONDIALI DI ATLETICA – Roberto Rigali: “Ho giocato 10 anni a calcio, ma da piccolo volevo fare il pilota come Valentino Rossi” proviene da Araberara.

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MediaSe è vero che ‘il buon giorno si vede dal mattino’, il vecchio adagio sembra calzare  perfettamente a Nicola Tagliaferri, 33 anni, nativo di Pezzolo di Vilminore, ed alla sua avventura imprenditoriale, che inizia quando giovanissimo, appunto, insieme alla sua compagna Jessica Paccani – 21 anni lui e 20 lei – con l’aiuto di un cugino, mette in piedi un’azienda agricola che alleva bovini:“I miei genitori, papà Maurizio e mamma Lidia Tomasoni, avevano maturato una lunga esperienza nel settore della ristorazione: dal ristorante ‘La Torre’ a Vilmaggiore a ‘Le Paghere ’ di Schilpario, da ‘La Brasca’ di Clusone ai due alberghi sulle piste di sci di Colere… La mamma gestisce tuttora il locale ‘Peccati di gola ‘ a Vilminore e papà la ‘Cascina delle noci’ a Bratto. Fino al 2007 anche mio fratello Massimo ed io li aiutavamo, ma mentre Massimo ha seguito le loro orme diventando un bravo cuoco, a me l’attività di ristorazione non piaceva, io nutrivo una grande passione per gli animali e segnatamente per i bovini. E così eccomi, insieme a mio cugino Lorenzo Boni, mettere su una stalla e ad allevare vacche, producendo il latte che poi vendevamo alla Latteria Sociale di Scalve”.I margini di guadagno, tuttavia, non sono soddisfacenti e perciò Nicola si trova davanti ad un bivio: o cambiare mestiere oppure trovare il modo di far fruttare al meglio l’investimento fatto con l’azienda agricola.“Mi misi a frequentare corsi sul formaggio e su altri prodotti agricoli, per concentrarmi infine  sulla prestigiosa scuola per gelatai ‘Università Carpigiani’. Forte delle conoscenze acquisite realizzai un piccolo laboratorio per la produzione di gelato che commercializzavo soprattutto fuori dalla Val di Scalve: producevamo gelato, yogurt e formaggi freschi d’estate ed altri tipi di formaggio d’inverno”.Nel 2014 Nicola apre un punto-vendita nella frazione Dorga di Castione della Presolana e poi un altro a Treviglio, che poi cede ad un’azienda locale. Nel 2018 ne sorge uno nuovo a Borno, per la vendita diretta di gelato e di formaggi.SUL NUMERO IN EDICOLA DALL’8 SETTEMBREL'articolo VILMINORE – Nicola e Jessica dall’azienda agricola in Val di Scalve alle gelaterie-pizzerie in California: “Noi e i nostri due bimbi e ora…” proviene da Araberara.

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<a href="https://www.araberara.it/wp-content/uploads/2023/09/WhatsApp-Image-2023-08-31-at-16.41.33-e1694155492900.jpeg">Media</a>Luca Mariani«<em>Sono sempre stata curiosa, anche prima di diventare operatrice sociale. Mi ricordo che mi fermavo sempre a parlare con i ragazzi stranieri che si incontravano lì a Clusone, fuori dal supermercato o quello che chiedeva l’elemosina sotto la chiesa del Paradiso. Così quando c’è stata l’occasione di lavorare con i migranti ho risposto subito sì</em>.» <strong>Zaira Bergamini</strong> spiega con naturale leggerezza perché nel 2015 ha scelto di occuparsi di accoglienza di migranti durante il suo tirocinio universitario, nel corso del suo ultimo anno di magistrale in Diritti umani e cooperazione internazionale presso la UniBg. «<em>Erano gli anni in cui c’era quella “emergenza” data dall’arrivo in valle dei migranti. Sapevo che stavano aprendo dei centri in provincia di Bergamo. Era un contesto in cui mi sarebbe piaciuto approfondire sia la parte lavorativa, sia conoscere queste persone. Volevo capire io perché queste persone arrivano in Italia, senza ascoltare gli altri. Volevo capire cosa potessi fare per aiutarli.» </em>Così, grazie ad una amica di sua mamma, Zaira entra in contatto con la cooperativa Ruah di Bergamo che la assume prima come tirocinante e poi come operatrice sociale. «<em>È stato super interessante sin dall’inizio. È bello conoscere queste persone, le loro storie e le ragioni della loro decisione di lasciare il proprio paese. È intrigante capire come funziona il sistema dell’accoglienza da noi.»</em>Per due anni e mezzo Zaira lavora nei centri di accoglienza di Rovetta, Castione della Presolana e negli appartamenti destinati all’accoglienza diffusa sia a Clusone che in val Cavallina. Di questi trenta mesi l’operatrice sociale clusonese non riesce a scordare alcuni episodi negative come quando «<em>hanno imbrattato il muro esterno del centro di Rovetta. Era stata anche indetta una raccolta firme per mandare via i migranti. Obbrobrioso proprio!» </em>Anche nel cerchio delle sue relazioni personali Zaira ha dovuto fare i conti con questa sua scelta umanitaria, ma in contro tendenza rispetto alla maggioranza rumorosa della popolazione seriana: <em>«È stata dura all’inizio. Un’amica stretta di mia mamma quando ha saputo del mio lavoro si è inalberata e hanno fatto una mega litigata. È stato difficile anche con alcune mie amicizie che poi si sono rilevate per quello che erano. Se non riesci ad accettare che io faccia questo lavoro, questa vita e ho questi interessi allora non abbiamo nient’altro da condividere. Non lavoro con i numeri. Lavoro con le persone. Non è un lavoro di fabbrica che la notte spegni la macchina e vai a casa.» </em>In questa prima esperienza sul campo l’operatrice classe 1991 incontra soprattutto ragazzi provenienti dalla rotta mediterranea quindi originari dell’Africa subsahariana. Poco più che ventenne si trova a dover gestire uomini, più adulti di lei e musulmani. «<em>All’inizio è stato impattante. Mi ricordo che quando ero una novellina del settore ho avuto un po’ di difficoltà. Ci sono state discussioni con i ragazzi, perché dovevo imporre loro delle regole. Dovevo anche intervenire per risolvere i battibecchi tra di loro. In un primo momento è stato abbastanza peso affrontare questo.»</em>Pur essendo un ostacolo iniziale le diversità culturali e linguistiche per Zaira rappresentano anche una grande occasione per approfondire e ampliare il proprio bagaglio di conoscenze: «<em>Una volta con i ragazzi abbiamo organizzato una lezione in francese e in inglese aperta a tutti. C’era gente da tutta l’alta valle. È stata un’occasione per fare conoscere i ragazzi arrivati dall’Africa e le loro storie. Ma anche per far capire che il centro non è recintato e può interagire in maniera costruttiva con il territorio.»</em>Malgrado tutti questi scogli Zaira conserva un ricordo positivo dei suoi primi trenta mesi da operatrice sociale: «<em>Sono stata fortunata perché dove ho lavorato io non è mai successo nulla…
MediaPer fortuna, non di sola variante vive l’uomo (e la donna) della Valle Cavallina (mi si conceda questa ‘rivisitazione’ dell’evangelico “non di solo pane vive l’uomo”). Già, perché se la famosa variante Trescore/Entratico/Zandobbio, attesa da anni, fosse importante come l’aria, beh, in Valle saremmo tutti morti soffocati!Nei giorni scorsi si è tornati a parlare e a scrivere di questo tema sempre scottante, che come un fiume carsico a volte scompare dalla vista per poi riemergere. E, di solito, quando si torna a parlarne, è quasi sempre per qualcosa di negativo. In effetti, anche stavolta sembra che la variante in questione (che secondo politici e amministratori locali sarebbe stata la ‘panacea di tutti i mali’ della martoriata Statale 42 della Valle Cavallina) abbia fatto un ulteriore passo del gambero, cioè un passo indietro.Adesso, da quanto raccontano vari giornali (a partire da chi ha lanciato la notizia, cioè il brillante Sole 24 Ore), la variante della SS42 sarebbe in procinto di essere stralciata dall’elenco delle opere previste per le Olimpiadi invernali di Milano/Cortina del 2026 (va infatti ricordato che i fondi per la realizzazione dell’opera sono stati già stanziati da molto tempo, facendola rientrare tra i lavori previsti per l’appuntamento olimpico). Il Governo Meloni, preoccupato per i ritardi di molte opere, sembrerebbe intenzionato a puntare su quelle effettivamente realizzabili e a stralciarne tre che, in ogni caso, non potrebbero essere concluse entro il 2026. Tra queste tre opere c’è, appunto, la variante di Trescore.SUL NUMERO IN EDICOLA DALL’8 SETTEMBREL'articolo RUBRI42 – La variante, tra ‘De profundis’ e promesse non mantenute. La Val Cavallina/Cenerentola aspetta il ‘progetto che non c’è’ proviene da Araberara.

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Media“I  mesi estivi hanno registrato anche in Valvertova un afflusso notevole di turisti e di escursionisti, anche se rispetto all’anno scorso stiamo registrando un -17% di accessi, calo dovuto soprattutto alle condizioni meteo  non sempre favorevoli dei mesi di giugno e di luglio. A tuttora comunque, in questi primi giorni di settembre, è stato raggiunto il numero di 28.000 accessi”.Elio Paganessi, consigliere delegato alla gestione della Valvertova,  fa un primo bilancio della stagione per quanto riguarda la presenza turistica, le cui dimensioni numeriche  negli anni scorsi, ritenute eccessive ed insostenibili, avevano  convinto l’Amministrazione ad adottare provvedimenti di contenimento quali l’accesso contingentato, le prenotazioni a pagamento, l’obbligo di lasciare l’auto nei parcheggi del paese e di proseguire tutti a piedi data la soppressione del servizio di bus-navetta: “Il regolamento relativo , preparato da un’apposita Commissione,  era stato approvato in Consiglio nel maggio del 2021, conteneva tutte le norme per una corretta fruizione  della Valvertova e prevedeva che e fino al 15 settembre, nella fascia oraria tra le 8 e le 17, l’accesso alla Val Vertova fosse a numero chiuso: non più di 1400 persone al giorno per evitare assembramenti. Prevedeva anche un presidio gestito dai Volontari delle associazioni, per superare il quale bisogna essere in possesso di regolare biglietto, un pass pedonale da prendere online tramite i siti internet www.vallevertova.it oppure www.vallevertova.com,  oppure, più avanti, tramite un totem- parchimetro posizionato in piazza Vittorio Veneto, all’inizio della strada per la valle”.SUL NUMERO IN EDICOLA DALL’8 SETTEMBREL'articolo VERTOVA – 28.000 accessi di turisti alla Valvertova. 17% in meno rispetto al 2022. Costi e maltempo tengono lontani i visitatori proviene da Araberara.

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<a href="https://www.araberara.it/wp-content/uploads/2023/09/reticolati.jpg">Media</a>Per gentile concessione dell’autore riportiamo il primo capitolo del nuovo libro dello storico Mimmo Franzinelli “Schiavi di Hitler – i militari italiani nei lager nazisti” (Le Scie – Mondadori). <strong>Mimmo Franzinelli</strong>, storico del fascismo e dell’Italia repubblicana, membro della Fondazione «Ernesto Rossi – Gaetano Salvemini» di Firenze, è autore di numerosi volumi, fra cui, da Mondadori: Le stragi nascoste, Squadristi, Guerra di spie, Il piano Solo, Il prigioniero di Salò, Il Duce e le donne, Bombardate Roma!, Disertori, Il Tribunale del duce, Tortura, Fascismo anno zero, Il filosofo in camicia nera, L’insurrezione fascista e, con Alessandro Giacone, 1960. L’Italia sull’orlo della guerra civile.*  *  *<strong>Mimmo Franzinelli</strong>La storia degli Internati Militari Italiani (IMI) è una vicenda dolente. A distanza di ottant’anni da quel fatidico 8 settembre 1943 che segnò lo sfacelo del Regio Esercito risalta nella sua dimensione tragica, negli abusi di potere che determinarono da parte di Badoglio e del re l’abbandono alla vendetta tedesca della gioventù italiana, sacrificata dall’ambizione criminale del duce in una guerra di conquista e di rapina.E per poi di più tradita una seconda volta da Mussolini che, rimesso dai nazisti a capo di uno Stato vassallo, li ha lasciati alla mercé del Terzo Reich come ritorsione al rigetto del fascismo da parte della massa dei deportati.Una storia complessa, che richiede approcci molteplici. Il rilievo delle testimonianze è notevole, e straordinaria la capacità dei reduci di trasmettere ai posteri il patrimonio di sofferenze, stenti e dignità di quell’armata del lavoro forzato.Ma la ricostruzione dal basso, attraverso parole e scritti di soldati e ufficiali, recupera soltanto un aspetto – per quanto importante – del composito mosaico del 1943-45, nel quale ebbero parte fondamentale le strategie diplomatiche di governi, l’atteggiamento dei Comandi militari, l’orientamento delle popolazioni…Serve dunque una ricostruzione articolata su più piani, per dare giustizia a quella che è stata «una lotta non armata, ma non inerme», per dirla con Vittorio Emanuele Giuntella, egli stesso deportato, e successivamente studioso dell’internamentoGli oltre seicentomila Internati militari italiani, sono figli di un dio minore. La loro sorte, sin dal momento della cattura e poi dell’utilizzo forzato come preda bellica, è stata quella della trascuratezza e della dimenticanza, in quanto scomodi per chiunque.Il governo Badoglio, che ha abbandonato le Forze Armate alla mercé dei tedeschi, ha ben altre priorità che la tutela di soldati e ufficiali pur prevalentemente ostili ai nazifascisti. Per la Repubblica di Salò, essi rappresentano la più clamorosa smentita della legittimità del governo collaborazionista, rifiutato in massa nonostante lusinghe e minacce. Per gli Alleati, essi sono ex nemici, della cui sorte non ci si preoccupa, accampando ragioni di forza maggiore. La Croce Rossa Internazionale accetta la situazione di fatto preordinata dai capi del Terzo Reich: il disconoscimento dello status di prigionieri di guerra, con la cancellazione delle garanzie che ne conseguirebbero. La Segreteria di Stato della Santa Sede – attraverso la Nunziatura apostolica a Berlino e la Pontificia Commissione Assistenza Reduci – s’interessa di loro, ma deve sottostare ai Diktat germanici, che stendono attorno agli IMI una barriera impenetrabile.L’odissea degli internati militari italiani è rimasta a lungo trascurata, sottovalutata, fraintesa. In parte, ciò è dovuto alle difficoltà di trasmettere un’esperienza – quella della deportazione, della fame, del lavoro forzato, in condizioni d’isolamento dalla patria e dai propri cari – quanto mai ardua da descrivere. Per dirla con <strong>Giovannino Guareschi</strong>, spiegare caratteri e senso di questa forma particolare di prigionia, «è perfettamente inutile»: «per comprenderla bisogna averla vissuta» (eppure, le sue descrizioni…
MediaC’era un ragazzo che qualche anno fa, per l’esattezza nel maggio del 2011, è stato eletto sindaco di Ardesio, aveva 33 anni, poi è diventato presidente della Comunità Montana e uno dei riferimenti del PD. Ha guidato Ardesio, paese notoriamente leghista, per 5 anni, poi alla conclusione del primo mandato, quando molti davano per scontata la sua ricandidatura e la conseguente continuazione a guidare la Comunità Montana, ha detto basta. Ha salutato tutti ed è sparito. Nel senso della vita amministrativa. Alberto lo aveva anticipato qualche settimana prima ma pochi ci avevano creduto: “Il mio percorso era nato per durare cinque anni e ora è giusto che vada avanti qualcun altro”. Detto fatto. Ma il candidato che prese il suo posto non venne eletto sindaco. Già per avere staccato dopo 5 anni e aver lasciato tutte, ma proprio tutte le cariche che aveva, e aver detto addio a una potenziale carriera politica nel PD, è già una notizia di primo piano. Ma poi c’è il resto. Alberto arriva in redazione un pomeriggio di settembre “Ora vivo a Scanzorosciate, ho un bimbo di 9 mesi, Giulio, e vivo con la mia compagna Sara (Pagliaroli ndr, che ha una casa editrice, e in passato ha collaborato con Araberara), mi occupo di informatica e amo la musica”. E proprio per la musica Alberto è qui. Alberto che di anno ora ne ha 45, è uno dei membri del gruppo Sushi Cornucopia, che il nome è già tutto un programma: “Il nome suonava bene, e poi pensare che da una cornucopia uscisse sushi è talmente strano da funzionare, diciamo un nonsense che ci ha convinto subito”. Detto fatto. Il sodalizio nato prima con ‘Ghila & Giorgio’ nel 2000 (Giorgio Sala e Mauro Ghilardini) si allarga poi al bassista Alberto Bigoni, visioni artistiche particolari e una conoscenza reciproca e musicale di quelle che lasciano il segno. Negli anni seguenti, la band ha accolto volentieri il prezioso supporto degli altri musicisti che hanno voluto condividere il percorso musicale con essa.SUL NUMERO IN EDICOLA DALL’8 SETTEMBREL'articolo ARDESIO – C’era un ragazzo… Alberto Bigoni, ‘fuggito’ dalla politica: “Ero sindaco e Presidente della Comunità Montana. Ora papà di Giulio, 9 mesi e sto per suonare a 2000 metri con il mio gruppo il disco dei Pink Floyd…” proviene da Araberara.

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