🇮🇹 "Marcato aumento" del clima di fiducia di consumatori e imprese. A giugno, l'indice passa da 110,6 a 115,1 per i primi e da 107,3 a 112,8 per le seconde. Lo certifica l'Istat, sottolineando che si tratta del terzo mese consecutivo di crescita e del massimo da ottobre 2018.
Per l’industria e i servizi di mercato gli indici superano i livelli pre-crisi, per il commercio al dettaglio siamo invece lievemente al di sotto del febbraio 2020. Per i consumatori l’indice è trainato dalle opinioni sulla situazione economica e dai giudizi sull'acquisto di beni durevoli.
I funzionari di governo del ministero dell’economia prevedono parallelamente una forte crescita dell’economia nazionale nei mesi successivi, anche in vista delle riforme che ci si aspettano dal governo draghi, che verranno organizzate con il supporto degli economisti nominati dal presidente del consiglio per gestire i fondi in arrivo dall’Europa, che garantiranno una crescita stabile al paese, dato che il governo ripone piena fiducia in loro.
Fonte: RAI
#Mercati #PIL #Crescita
-The Dome
Per l’industria e i servizi di mercato gli indici superano i livelli pre-crisi, per il commercio al dettaglio siamo invece lievemente al di sotto del febbraio 2020. Per i consumatori l’indice è trainato dalle opinioni sulla situazione economica e dai giudizi sull'acquisto di beni durevoli.
I funzionari di governo del ministero dell’economia prevedono parallelamente una forte crescita dell’economia nazionale nei mesi successivi, anche in vista delle riforme che ci si aspettano dal governo draghi, che verranno organizzate con il supporto degli economisti nominati dal presidente del consiglio per gestire i fondi in arrivo dall’Europa, che garantiranno una crescita stabile al paese, dato che il governo ripone piena fiducia in loro.
Fonte: RAI
#Mercati #PIL #Crescita
-The Dome
🇪🇺
Eurozona, per la prima volta il debito sfonda il tetto del 100% del Pil
Alla fine del primo trimestre 2021 il debito pubblico dell'Eurozona è al 100,5% del Pil, superando per la prima volta il tetto del 100%. Nel quarto trimestre 2020 si attestava al 97,8%.
Lo comunica Eurostat.
I Paesi col debito più elevato sono:
• Grecia (209,3%);
• Italia (160%);
• Portogallo (137,2%);
• Cipro (125,7%);
• Spagna (125,2%);
• Belgio (118,6%);
• Francia (118%).
I meno indebitati sono:
• Estonia (18,5%);
• Bulgaria (25,1%);
• Lussemburgo (28,1%).
Fonte: ANSA
#Eurostat #Debiti #PIL
-The Dome
Eurozona, per la prima volta il debito sfonda il tetto del 100% del Pil
Alla fine del primo trimestre 2021 il debito pubblico dell'Eurozona è al 100,5% del Pil, superando per la prima volta il tetto del 100%. Nel quarto trimestre 2020 si attestava al 97,8%.
Lo comunica Eurostat.
I Paesi col debito più elevato sono:
• Grecia (209,3%);
• Italia (160%);
• Portogallo (137,2%);
• Cipro (125,7%);
• Spagna (125,2%);
• Belgio (118,6%);
• Francia (118%).
I meno indebitati sono:
• Estonia (18,5%);
• Bulgaria (25,1%);
• Lussemburgo (28,1%).
Fonte: ANSA
#Eurostat #Debiti #PIL
-The Dome
50esimo giorno di guerra e le sanzioni proseguono, che effetto hanno avuto al momento?
L'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) ha pubblicato gli effetti delle sanzioni occidentali, sono efficaci? L'istituto ha premesso che solo ⅓ delle sanzioni economiche imposte nella storia ha raggiunto i suoi obiettivi, nel caso della Russia:
• Il 19% dei paesi hanno deciso di sanzionare i russi, questi paesi compongono il 59% del PIL globale.
• L'export russo ha subito un danno totale del 7% (1%USA, 2%UK, 4%UE) rispetto ai livelli pre-invasione.
• Il divieto di esportare prodotti di lusso ed High Tech colpisce il 12% delle importazioni russe, importazioni che si ridurranno in maniera autonoma vista la perdita di PIL attesa al -9%.
• Il 63% delle aziende straniere hanno abbandonato il paese, il 17% ha deciso di rimanere, il 12% di prendere tempo prima di una decisione e l'8% di ridurre la propria attività, la metà di chi ha preso provvedimenti drastici (31,5%) ha "solo" sospeso la produzione mantenendo comunque un piede in Russia.
• Mentre le aziende canadesi, inglesi ed americane escono dal paese quelle europee sono meno disposte a farlo, il 68% e 64% delle aziende francesi ed italiane hanno scelto di non abbandonare la Russia, secondi solo ai cinesi con il 70% di attività rimaste. (Grafico 1)
• Il 40% delle riserve valutarie di Mosca sono state bloccate con lo SWIFT facendole rimanere l'equivalente di 83 miliardi di dollari detenuti in yuan, 133 miliardi in oro ed il restante in altre valute, inizialmente riuscì comunque ad attingere alle riserve in dollari per rispettare 5 scadenze di debito sovrano giunte a maturazione tra metà marzo ed i primi di aprile.
L'istituto ha evidenziato i buchi ed i punti critici presenti, non essendoci delle sanzioni secondarie nei confronti di chi non decide di sanzionare la Russia pur bloccando un mercato pari al 59% del PIL globale la Russia può semplicemente ampliarsi nel restante 41% dirottando i propri prodotti lì e cambiando i suoi partner, fino allo scorso anno il 49% ed il 3% del greggio era acquistato da UE ed USA, lo stesso greggio che ora costa 34$ in meno del BRENT e che viene parzialmente dirottato verso altre nazioni asiatiche, riguardo il boicottaggio del petrolio russo (7Mln di barili al giorno) il segretario generale OPEC afferma che il cartello non sarà in grado di compensare il calo dell'offerta di petrolio russo al mercato mondiale.
È vero che l'Export ha avuto un calo del 7% ma osservando i grafici (grafico 2) riguardo l'export in europa di petrolio e gas vedremo che resta a livelli più alti rispetto allo scorso anno, è bastato un calo del 20-25% sulla fornitura lo scorso inverno per far lievitare i prezzi, prezzi che tutt'ora restano alti, considerando che il 51% dell'export appartenga al settore energetico e che questo non sia stato aggredito dalle sanzioni (il carbone vale solo il 3,5% dei ricavi) ci porta a concludere che la Russia può facilmente raggirare i blocchi.
Che effetto ha avuto tutto ciò su di noi?
• L'inflazione americana ha toccato l'8,5% e la FED si è già attivata per alzare i tassi visti i buoni dati sulla disoccupazione (3,8%), situazione differente per l'Eurozona in cui si ha il 7,5% d'inflazione (italia 7%) ma che non può permettersi politiche restrittive con la disoccupazione al 6,8%.
• La crescita dell'intera economia globale è stata rivista, il WTO si attende una crescita degli scambi del 3% contro i 4,7% attesi oltre ad una ripresa economica del 2,8% invece che del 4,1%.
• La crescita italiana cala dal 4% atteso all'1,9% attuale ed 1,6% per il 2023, Confindustria afferma che se il conflitto durerà per tutto il 2022 la crescita si ridimensionerà a +1,6% e +1% nel 2023 mentre se si estende al dicembre 2023 si avrà l'1,5% nel 2022 e -0,1% al 2023.
• Il Rincaro energetico per le imprese comporterà 68 miliardi di spese in più, il gas attualmente si trova a costare 105€/Mwh contro i 20€/Mwh dell'aprile scorso (grafico 3)
Fonte: ISPI, Istat, Ansa, Skytg, MilanoFinanza
#Russia #UE #USA #Guerra #Inflazione #PIL
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L'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) ha pubblicato gli effetti delle sanzioni occidentali, sono efficaci? L'istituto ha premesso che solo ⅓ delle sanzioni economiche imposte nella storia ha raggiunto i suoi obiettivi, nel caso della Russia:
• Il 19% dei paesi hanno deciso di sanzionare i russi, questi paesi compongono il 59% del PIL globale.
• L'export russo ha subito un danno totale del 7% (1%USA, 2%UK, 4%UE) rispetto ai livelli pre-invasione.
• Il divieto di esportare prodotti di lusso ed High Tech colpisce il 12% delle importazioni russe, importazioni che si ridurranno in maniera autonoma vista la perdita di PIL attesa al -9%.
• Il 63% delle aziende straniere hanno abbandonato il paese, il 17% ha deciso di rimanere, il 12% di prendere tempo prima di una decisione e l'8% di ridurre la propria attività, la metà di chi ha preso provvedimenti drastici (31,5%) ha "solo" sospeso la produzione mantenendo comunque un piede in Russia.
• Mentre le aziende canadesi, inglesi ed americane escono dal paese quelle europee sono meno disposte a farlo, il 68% e 64% delle aziende francesi ed italiane hanno scelto di non abbandonare la Russia, secondi solo ai cinesi con il 70% di attività rimaste. (Grafico 1)
• Il 40% delle riserve valutarie di Mosca sono state bloccate con lo SWIFT facendole rimanere l'equivalente di 83 miliardi di dollari detenuti in yuan, 133 miliardi in oro ed il restante in altre valute, inizialmente riuscì comunque ad attingere alle riserve in dollari per rispettare 5 scadenze di debito sovrano giunte a maturazione tra metà marzo ed i primi di aprile.
L'istituto ha evidenziato i buchi ed i punti critici presenti, non essendoci delle sanzioni secondarie nei confronti di chi non decide di sanzionare la Russia pur bloccando un mercato pari al 59% del PIL globale la Russia può semplicemente ampliarsi nel restante 41% dirottando i propri prodotti lì e cambiando i suoi partner, fino allo scorso anno il 49% ed il 3% del greggio era acquistato da UE ed USA, lo stesso greggio che ora costa 34$ in meno del BRENT e che viene parzialmente dirottato verso altre nazioni asiatiche, riguardo il boicottaggio del petrolio russo (7Mln di barili al giorno) il segretario generale OPEC afferma che il cartello non sarà in grado di compensare il calo dell'offerta di petrolio russo al mercato mondiale.
È vero che l'Export ha avuto un calo del 7% ma osservando i grafici (grafico 2) riguardo l'export in europa di petrolio e gas vedremo che resta a livelli più alti rispetto allo scorso anno, è bastato un calo del 20-25% sulla fornitura lo scorso inverno per far lievitare i prezzi, prezzi che tutt'ora restano alti, considerando che il 51% dell'export appartenga al settore energetico e che questo non sia stato aggredito dalle sanzioni (il carbone vale solo il 3,5% dei ricavi) ci porta a concludere che la Russia può facilmente raggirare i blocchi.
Che effetto ha avuto tutto ciò su di noi?
• L'inflazione americana ha toccato l'8,5% e la FED si è già attivata per alzare i tassi visti i buoni dati sulla disoccupazione (3,8%), situazione differente per l'Eurozona in cui si ha il 7,5% d'inflazione (italia 7%) ma che non può permettersi politiche restrittive con la disoccupazione al 6,8%.
• La crescita dell'intera economia globale è stata rivista, il WTO si attende una crescita degli scambi del 3% contro i 4,7% attesi oltre ad una ripresa economica del 2,8% invece che del 4,1%.
• La crescita italiana cala dal 4% atteso all'1,9% attuale ed 1,6% per il 2023, Confindustria afferma che se il conflitto durerà per tutto il 2022 la crescita si ridimensionerà a +1,6% e +1% nel 2023 mentre se si estende al dicembre 2023 si avrà l'1,5% nel 2022 e -0,1% al 2023.
• Il Rincaro energetico per le imprese comporterà 68 miliardi di spese in più, il gas attualmente si trova a costare 105€/Mwh contro i 20€/Mwh dell'aprile scorso (grafico 3)
Fonte: ISPI, Istat, Ansa, Skytg, MilanoFinanza
#Russia #UE #USA #Guerra #Inflazione #PIL
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🇪🇺🇮🇹
Ue: tagliate stime di crescita dell'Italia
Le stime di crescita dell'Italia vengono tagliate dalla Commissione europea:
• è previsto che il Pil scenda al 2,4% nel 2022 e all'1,9% nel 2023
• a febbraio si era stimato rispettivamente al 4,1% e al 2,3%
Positivo, invece, il debito pubblico: dal 150,8% del 2021, si prevede un calo al 147,9% quest'anno e al 146,8% nel 2023.
Negativa la disoccupazione che l'UE stima aumenti fino al 9,5% in Italia.
Fonte: Tgcom24
#Italia #UE #PIL
-The Dome
Ue: tagliate stime di crescita dell'Italia
Le stime di crescita dell'Italia vengono tagliate dalla Commissione europea:
• è previsto che il Pil scenda al 2,4% nel 2022 e all'1,9% nel 2023
• a febbraio si era stimato rispettivamente al 4,1% e al 2,3%
Positivo, invece, il debito pubblico: dal 150,8% del 2021, si prevede un calo al 147,9% quest'anno e al 146,8% nel 2023.
Negativa la disoccupazione che l'UE stima aumenti fino al 9,5% in Italia.
Fonte: Tgcom24
#Italia #UE #PIL
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The Dome 🇮🇹 | Italia / USA / UE / India
🇪🇺🇮🇹 Ue: tagliate stime di crescita dell'Italia Le stime di crescita dell'Italia vengono tagliate dalla Commissione europea: • è previsto che il Pil scenda al 2,4% nel 2022 e all'1,9% nel 2023 • a febbraio si era stimato rispettivamente al 4,1% e al 2,3%…
Dichiarazioni della Commissione europea 💬
"L'economia italiana ha avuto una buona navigazione nel prolungamento della pandemia di Covid-19 nel 2021, quando il prodotto reale ha avuto un rimbalzo del 6,6%. Tuttavia, l'aumento dei prezzi e le strozzature dell'offerta hanno iniziato a pesare sull'attività industriale nella seconda metà del 2021, mentre i prezzi dell'energia in rapido aumento hanno intaccato il potere d'acquisto delle famiglie".
"Il Pil reale ha subito una contrazione nel primo trimestre del 2022 e le prospettive a breve termine rimangono modeste, poiché le ripercussioni economiche dell'aggressione dell'esercito russo contro l'Ucraina hanno inciso negativamente sul sentimento economico e hanno aggravato gli ostacoli all'espansione esistenti".
"L'economia dovrebbe tornare a un percorso di espansione più sostenuto il prossimo anno, grazie agli investimenti finanziati dal Rrf"
Fonte: Tgcom24
#Italia #UE #PIL
-The Dome
"L'economia italiana ha avuto una buona navigazione nel prolungamento della pandemia di Covid-19 nel 2021, quando il prodotto reale ha avuto un rimbalzo del 6,6%. Tuttavia, l'aumento dei prezzi e le strozzature dell'offerta hanno iniziato a pesare sull'attività industriale nella seconda metà del 2021, mentre i prezzi dell'energia in rapido aumento hanno intaccato il potere d'acquisto delle famiglie".
"Il Pil reale ha subito una contrazione nel primo trimestre del 2022 e le prospettive a breve termine rimangono modeste, poiché le ripercussioni economiche dell'aggressione dell'esercito russo contro l'Ucraina hanno inciso negativamente sul sentimento economico e hanno aggravato gli ostacoli all'espansione esistenti".
"L'economia dovrebbe tornare a un percorso di espansione più sostenuto il prossimo anno, grazie agli investimenti finanziati dal Rrf"
Fonte: Tgcom24
#Italia #UE #PIL
-The Dome
🇮🇹 💲
Sono i piccoli comuni il motore dell'economia produttiva italiana
Lo dimostra un'indagine della Cgia di Mestre: nelle amministrazioni con meno di 20 mila abitanti è ubicato il 41% sia delle imprese italiane sia del totale dei lavoratori dipendenti (esclusi quelli pubblici).
Altresì in questa classe si "produce" il 39 per cento del valore aggiunto nazionale. Se alziamo la soglia, nei comuni sotto i 100 mila abitanti, il Pil prodotto è il 66% del totale, si impiega il 69% degli addetti nelle imprese private e le imprese ubicate sono addirittura il 71%.
Se si separa il valore aggiunto totale prodotto dalle imprese private nelle due branche che lo compongono, industria e servizi, emerge la grandissima vocazione manifatturiera dei Comuni sotto i 20 mila abitanti dove sono insediate il 54% delle imprese industriali (514.069), il 56% degli addetti (3.029.993) e addirittura il 53% del Pil (182,8 miliardi di euro).
Viceversa, il settore dei servizi è concentrato in particolar modo nelle grandi realtà urbane: nelle città con più di 100 mila abitanti, infatti, vi è il 32% delle unità locali di questo settore, il 37% degli addetti e il 44% del valore aggiunto.
Fonte: AGI
#Italia #Comuni #PIL
-The Dome
Sono i piccoli comuni il motore dell'economia produttiva italiana
Lo dimostra un'indagine della Cgia di Mestre: nelle amministrazioni con meno di 20 mila abitanti è ubicato il 41% sia delle imprese italiane sia del totale dei lavoratori dipendenti (esclusi quelli pubblici).
Altresì in questa classe si "produce" il 39 per cento del valore aggiunto nazionale. Se alziamo la soglia, nei comuni sotto i 100 mila abitanti, il Pil prodotto è il 66% del totale, si impiega il 69% degli addetti nelle imprese private e le imprese ubicate sono addirittura il 71%.
Se si separa il valore aggiunto totale prodotto dalle imprese private nelle due branche che lo compongono, industria e servizi, emerge la grandissima vocazione manifatturiera dei Comuni sotto i 20 mila abitanti dove sono insediate il 54% delle imprese industriali (514.069), il 56% degli addetti (3.029.993) e addirittura il 53% del Pil (182,8 miliardi di euro).
Viceversa, il settore dei servizi è concentrato in particolar modo nelle grandi realtà urbane: nelle città con più di 100 mila abitanti, infatti, vi è il 32% delle unità locali di questo settore, il 37% degli addetti e il 44% del valore aggiunto.
Fonte: AGI
#Italia #Comuni #PIL
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