Rossella Fidanza
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Non mi ricordo neppure più da quanti anni mi dedico alla libera informazione, ho ben presente però che non è mai il momento di smettere.
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Aggiungiamo anche questo "signore". Quest'anno vacanze pagate 🥰
Rossella Fidanza
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Buongiorno a tutti e buon fine settimana... Chi ha orecchi per intendere, intenda 🤭
E domani, si ricomincia con Mr. Poffo... mi sembra che sia l'unica risposta possibile a chi vuole farci tacere. Potete scomodarvi altrove, ciao. #FreePalestine Se volete nel frattempo riascoltare le puntate precedenti, le trovate tutte a questo link 👇 https://rossellafidanza.substack.com/podcast (ahi ahi ahi Telegram... iniziamo male febbraio, già non si fanno vedere le anteprime di "cose scomode"?)
WEF_2016_2018_Network_of_Global_Future_Councils_Final_Report.pdf
5.4 MB
Nel maggio del 2019 usciva un rapporto del WEF (allegato): "La Rete dei Consigli Globali per il Futuro del WEF è la più importante rete di conoscenze interdisciplinari del mondo dedicata alla promozione di un pensiero innovativo sul futuro. La rete riunisce più di 700 tra i leader di pensiero più rilevanti e competenti". La rete è organizzata secondo diversi comitati. Uno di questi riguardante il futuro dell'informatica, ha questo obiettivo: "Esplorare come gli sviluppi dell'informatica potrebbero influire sull'industria, sui governi e sulla società in futuro, e progettare modelli di governance innovativi che garantiscano la massimizzazione dei benefici e il controllo i rischi associati". Pavel Durov, patron di telegram, siede in questo comitato. Non serve aggiungere altro. Nel documento ci sono molti nomi che meritano di essere visti, chissà mai che finalmente si finisca di credere a babbo Natale.
Rossella Fidanza
WEF_2016_2018_Network_of_Global_Future_Councils_Final_Report.pdf
Ma la "rete di controllo globalista" è solo il WEF? L'Aspen? Il Bilderberg? La Fabian Society e tutti quei nomi che abbiamo sentito ripeterci tante e tante volte in questi anni e che conosciamo così bene? NO. I nomi dei burattinai non si sentono mai alla ribalta. In questi giorni di silenzio, ho molto riflettuto se e come trattare questi argomenti, che richiedono tempo, ricerca e grandissimo studio. Beh, un passo per volta, è quello che voglio fare. Non una cosa quotidiana, ma tanti piccoli passaggi approfonditi che sicuramente avranno necessità di particolare impegno (specie perchè, come sono solita, non lesinerò l'indicazione di fonti verificabili), ma sono certa potranno essere di grande aiuto. Se proprio poi dovrò tacere, alla fine avrò detto tutto quello che posso condividere.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha annunciato che l’esercito si dirigerà a Rafah, che insieme al centro di Deir al-Balah, è tra le ultime aree non ancora travolte. «Stiamo portando a termine le nostre missioni a Khan Yunis, raggiungeremo anche Rafah ed elimineremo gli elementi terroristici che ci minacciano». Ricordo intorno a novembre quando scrivevo, RIPORTANDO FONTI ISRAELIANE, che l'IDF colpiva i palestinesi mentre si spostavano a sud della Striscia, dove LORO STESSI li stavano obbligando ad andare perchè si parlava di "posto sicuro". Sono stata accusata da alcuni "titolari di canali" di dire menzogne, e che se mai fosse successo che Israele attaccasse a sud, avrebbero riconosciuto il loro errore. Seee. Non bastano decine di migliaia di bambini trucidati e di vite stroncate, non bastano gli attacchi ad ospedali, scuole e campi profughi, ECCETERA. I sionisti continuano nella loro azione. Obiettivo sono i 1,9 milioni di palestinesi che hanno spinto a spostarsi lì. Dopo Rafah, cos'altro?
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Buongiorno e buona domenica ☕️🙌
Il FT ammette che le sanzioni economiche alla Russia sono state un completo fallimento. Come afferma Vladimir Putin nell'articolo del FT, "l'economia russa non solo ha resistito a un assalto di sanzioni da parte dei Paesi occidentali - ma ora più grande di tutti i Paesi tranne due". Ennesima prova, se ce ne fosse bisogno, dell'arroganza occidentale, dell'Occidente che vive in un glorioso universo mentale in cui pensa di poter mettere in riga il resto del mondo. Questo dimostra l'immenso divario tra ciò che credono e la realtà.
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Catania, Giorgia Meloni:

"Siamo convinti che l'Italia in questa sfida energetica possa addirittura puntare a essere il Lab di approvvigionamento energetico del resto d'Europa, su questo progetto strategico il Sud, il mezzogiorno d'Italia, ha il ruolo centrale dal nostro punto di vista. Voi avete visto anche tutto il lavoro che facciamo a livello di politica estera, il piano Mattei per l'Africa, all'attenzione che destiniamo anche all'Africa. Anche qui, l'Italia può diventare la porta d'ingresso di quella parte di energia che noi non possiamo produrre da soli, che altre nazioni producono e che possono esportare in Europa passando dall'Italia. Con le adeguate infrastrutture di collegamento che sono infrastrutture sulle quali stiamo lavorando".
Come promesso. Torna con noi Mr. Poffo. In questa puntata facciamo un punto della situazione d'attualità a 360 gradi, e senza bavaglio. Buon ascolto. Ah, dimenticavo. Ho aggiunto la trascrizione automatica, non è sicuramente perfetta ma lo trovo un aiuto per chi non può ascoltare ma solo leggere 😍https://rossellafidanza.substack.com/p/pillola-blu-o-ross-ep-47-dopo-una
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E buongiorno, pronti per affrontare la nuova settimana... Ehm... Più o meno 😅☕️
Avete le mani sporche di sangue. Queste le accuse di qualche giorno fa durante l'udienza al Senato che ha messo sotto torchio i social più importanti per il mancato controllo degli abusi che avvengono nei loro luoghi virtuali, in particolar modo a danno dei minori. «Mi dispiace per tutto quello che avete passato. Nessuno dovrebbe subire le cose che hanno sofferto le vostre famiglie». Così, Mark Zuckerberg si è scusato con i parenti delle giovani vittime di bullismo e abusi online. Scuse a dir poco tardive, specie considerando quante volte Zuckerberg è dovuto correre ai ripari negli scorsi anni. Nel 2007 scoppiò il caso Beacon, che faceva parte del sistema pubblicitario del social network. Lo strumento permetteva il tracciamento delle attività degli utenti su altri siti. Facebook subì una class action per la violazione della privacy e Zuck si scusò per la prima volta pubblicamente. Nel 2011 fu la Federal trade commission (l’agenzia governativa che tutela i consumatori americani) a lanciare l’allarme: senza preavviso o notifica successiva, i dati privati degli utenti erano stati resi pubblici (e condivisi con gli inserzionisti). Nel 2018 lo scandalo Cambridge Analytica. E poi tanta censura e troppa mancata regolamentazione sulla diffusione di materiale pedopornografico e sul cyberbullismo. Ieri è stato il 20esimo anniversario della nascita di Facebook, e vi voglio riproporre un articolo del 2021 di Whitney Webb che ne esamina le origini militari (lo trovate a questo link https://rossellafidanza.substack.com/p/le-origini-militari-di-facebook ). Secondo voi, Facebook ha portato qualcosa di buono?
Rossella Fidanza
Cosa si fa a seguito dell'ordinanza della Corte? Beh, indaghiamo l'ONU, equipariamolo al terrorismo e tagliamo i fondi a Gaza. USA e Italia i primi, a ruota gli altri. Lo capite cosa sta succedendo? https://t.me/RTnews_unc3/22903
Questo è tanto grave quanto assolutamente PREVEDIBILE (e previsto dalla sottoscritta, ahimè). Faccio un brevissimo riassunto: il giorno della prima decisione della Corte Internazionale sul caso di genocidio intentato dal Sud Africa contro Israele, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (UNRWA) ha licenziato alcuni dipendenti accusati di aver aiutato Hamas negli attacchi compiuti contro Israele il 7 ottobre. Il licenziamento è avvenuto dopo che le autorità israeliane hanno condiviso con l’UNRWA e con gli Stati Uniti informazioni contenute in un dossier di 6 pagine, riguardante in particolare una dozzina di impiegati dell’agenzia. Contestualmente ai licenziamenti, l’UNRWA ha annunciato un’indagine per accertare i fatti. Nel frattempo, alcuni paesi, tra cui l'ITALIA (sic!), hanno deciso di sospendere i finanziamenti all’Agenzia. Ebbene, in molti hanno sostenuto che non vi fossero prove di quanto scritto nel dossier israeliano: diciamocelo, non è una novità che Israele lanci accuse senza poi dimostrarle e con il tempo arrivando addirittura a ritirarle. Peccato però che il lancio abbia un'enfasi ed una copertura mediatica ben più importante delle successive ritrattazioni. E chi ha sostenuto questo probabilmente non ha sbagliato. Hanno infatti un peso specifico enorme le affermazioni di ieri del Capo dell'Agenzia ONU, Lazzarini, secondo il quale Israele non ha fornito prove a sostegno delle accuse all'UNRWA. Lazzarini ha dichiarato che, pur prendendo sul serio le accuse mosse all'organizzazione, non poteva commentare i progressi dell'indagine dell'Ufficio dei servizi di supervisione interna dell'ONU.
Il FT ha dichiarato di aver visto la valutazione dell'intelligence che non ha fornito alcuna prova delle affermazioni, tra cui l'accusa che un membro del personale abbia rapito una donna. La revoca dei finanziamenti all'UNRWA, secondo Lazzarini, potrebbe costringere l'agenzia a terminare l'assistenza e le operazioni salvavita nella Striscia di Gaza entro la fine di febbraio. Mi piacerebbe conoscere la posizione di Tajani, oggi. Dopo le parole di Lazzarini. Un minimo di vergogna, no?
https://www.farsnews.ir/en/news/14021115000710/Head-f-UN-Agency-Israel-Prvided-N-Evidence-Back-UNRWA-Accsains#:~:text=4%2019%3A00-,Head%20of%20UN%20Agency%3A%20Israel%20Provided%20No%20Evidence%20to%20Back,in%20the%20October%207%20attacks.
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Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu:

"L'obiettivo necessario è innanzitutto l'eliminazione di Hamas. Per raggiungere questo obiettivo sono necessarie tre cose: innanzitutto è necessario rovesciare i battaglioni di Hamas. Ad oggi abbiamo abbattuto 17 battaglioni su 24. La maggior parte dei battaglioni rimasti si trovano nel sud di Gaza e a Rafah, e ci occuperemo anche di loro. In secondo luogo, sono necessari rastrellamenti operativi dopo che i battaglioni sono stati rovesciati, come le nostre forze stanno facendo con determinazione in raid decisivi nel nord e nel centro della Striscia di Gaza. In terzo luogo, è necessaria la neutralizzazione dei tunnel, come stanno sistematicamente facendo le nostre forze a Khan Younis e stanno facendo in tutte le parti della Striscia, e ciò richiede ancora più tempo".
(segue)
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Benjamin Netanyahu:

"Non porremo fine alla guerra prima di aver raggiunto tutti i suoi obiettivi, l’eliminazione di Hamas, il ritorno di tutti i nostri ostaggi e la promessa che Gaza non rappresenterà più una minaccia per Israele. Gli sforzi per liberare i nostri ostaggi continuano tutto il tempo. Come ho sottolineato anche nel Consiglio dei Ministri, non accetteremo nessun accordo. Molte cose che vengono dette dai media come se fossimo d'accordo, come ad esempio ciò che riguarda il rilascio dei terroristi, semplicemente non le accetteremo".
La sentenza della ICJ non basta, ecco la via da seguire – ILAN PAPPE Se gli attivisti avessero bisogno di spiegare ulteriormente come mai quel che stanno facendo è essenziale e giusto, allora la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia si potrebbe usare come agghiacciante promemoria della posta in gioco.
L’approccio morale, e coraggioso, del Sud Africa alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), che sperava in una sentenza in grado di porre fine al genocidio dei palestinesi a Gaza, non è stato eguagliato dalla Corte venerdì 26 gennaio 2024.
Non sottovaluto il significato della sentenza. La Corte ha confermato il diritto del Sudafrica a rivolgersi alla Corte Internazionale di Giustizia, e ha convalidato i fatti presentati, includendo che le azioni di Israele possano essere definite genocidio secondo i termini della Convenzione sul Genocidio.
A lungo termine, il linguaggio e le definizioni utilizzate dalla Corte Internazionale di Giustizia nella sentenza, costituiranno un’enorme simbolica vittoria sulla via della liberazione della Palestina.
Ma non è questo il motivo che ha spinto il Sud Africa a rivolgersi alla Corte Internazionale di Giustizia. Il Sudafrica voleva che la Corte fermasse il massacro.
Pertanto, da un punto di vista pratico, la Corte Internazionale di Giustizia ha perso l’occasione di fermare il genocidio, soprattutto perché ha trattato Israele come una democrazia, e non come uno stato canaglia.
I palestinesi, e chiunque sostenga ogni lotta contro i crimini commessi dai paesi del nord del mondo, da tempo non si lasciano impressionare dalle azioni simboliche. Le azioni contro gli stati canaglia hanno senso solo se concrete.
Le azioni suggerite dall’ICJ si sono ridotte, in sostanza, alla richiesta di presentare, entro un mese, un rapporto sulle misure adottate da Israele per prevenire il genocidio a Gaza.
Non stupisce che il governo israeliano abbia già lasciato intendere che questo incarico non rientra tra le loro priorità, e inoltre non ha alcun impatto politico sul campo.
Anche se la Corte Internazionale di Giustizia avesse chiesto un cessate il fuoco, e avrebbe dovuto farlo, sarebbe stato necessario molto tempo per metterlo in atto, data l’intransigenza israeliana. Ma il messaggio a Israele sarebbe stato chiaro, ed efficace.
Licenza di commettere un genocidio
Bisogna sempre ricordare, in ogni affare con Israele, che ciò che conta non è il messaggio, ma come viene interpretato dai politici israeliani.
La solidarietà occidentale verso Israele, manifestata dal 7 ottobre 2023, è stata intesa dai politici come una licenza per uccidere, per commettere un genocidio.
Similmente, optare per un rapporto anzichè per un’azione, è stato interpretato in Israele come un leggero schiaffo sulle mani, che offre a Israele almeno altri 30 giorni per continuare una politica genocida.
Se così fosse, cosa rimarrebbe di Gaza tra un mese?
Quale potrebbe essere la portata del massacro tra un mese, se non solo l’Occidente, ma anche la Corte Internazionale di Giustizia, si rifiutano di chiedere un cessate il fuoco immediato? Temo non sia necessario rispondere a questa terribile domanda.
Inoltre, il delitto è già stato commesso, è tardi per fermarlo. A meno che l’ICJ non ritenga le azioni di Israele correggibili, la Corte sta inviando un messaggio davvero confuso. Sembra suggerire che, sebbene le azioni costituiscano un crimine, una carneficina limitata potrebbe essere accettata.
Storia del fallimento in Palestina
La Corte Internazionale di Giustizia ha peccato di vigliaccheria, si è astenuta dal chiedere ciò che molti paesi del sud del mondo, e un gran numero di persone nella società civile globale, stanno invece chiedendo da tre mesi. Se l’intero processo dovesse chiudersi nel consueto epilogo, ovvero dimostrando che il diritto internazionale non ha alcun potere per fermare la distruzione della Palestina e del suo popolo, questo avrà un impatto enorme sulla questione palestinese.
Potrebbe minare gravemente la fiducia, già molto scarsa, del Sud del mondo riguardo l’universalità del diritto intenzionale.
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Dalla sua istituzionalizzazione definitiva, dopo la Seconda guerra mondiale, il diritto internazionale non è riuscito a trattare in modo adeguato il colonialismo, considerandolo un crimine, e non è mai stato in grado di sfidare progetti colonialisti come quello di Israele.
È ormai chiaro che le politiche imperialiste perseguite da Stati Uniti e Gran Bretagna, in violazione del diritto internazionale, sono totalmente esenti dalla giurisdizione. Gli Stati Uniti sono riusciti a invadere l’Iraq attraverso una grave violazione del diritto internazionale, la Gran Bretagna ora prevede di inviare i richiedenti asilo in Rwanda, e senza alcun timore di ritorsioni.
Nel caso della Palestina, durante i 75 anni di Nakba, ancora in corso, il diritto internazionale – attraverso rappresentanti ufficiali e informali, professionisti e delegazioni – è stato completamente inefficace. Non ha impedito l’uccisione di un solo palestinese; non ha portato al rilascio di un solo prigioniero politico palestinese, né ha impedito la pulizia etnica della Palestina. L’elenco dei fallimenti è troppo lungo per essere sintetizzato qui.
Eppure, c’è speranza.
Una nuova, importante lezione dovrebbe plasmare le nostre attività e speranze per il futuro.
Abbiamo ormai compreso che non c’è speranza di cambiamento all’interno della società israeliana, una lezione ignorata da tutti coloro che sono coinvolti nel cosiddetto processo di pace.
L’incapacità di capire il DNA della società sionista ha permesso a Israele, dall’inizio, di uccidere i palestinesi in modo incrementale e massiccio, sia direttamente, sparandogli, sia indirettamente, negando loro le condizioni di vita basilari.
Questo processo, guidato dagli Stati Uniti, si basa su una formula secondo la quale solo dopo il ripristino della “pace”, Israele sarebbe obbligato a modificare le spietate politiche sul campo.
Questo falso paradigma è completamente crollato, anche se l’amministrazione Biden tenta di resuscitarlo, insieme a pochi palestinesi che, per qualche ragione, ripongono ancora fiducia nella soluzione a due Stati.
E adesso arriva la nuova, importante lezione: non solo non possiamo sperare in un cambiamento all’interno di Israele, ma non possiamo nemmeno fare affidamento sul diritto internazionale per proteggere i palestinesi dal genocidio.
Tuttavia, non significa che non ci sia speranza per la liberazione e la decolonizzazione, in futuro. Il progetto sionista, infatti, è sul punto di implodere dall’interno.
La società ebraica israeliana si sta disintegrando, l’economia sta fallendo e l’immagine internazionale si sta deteriorando.
L’esercito israeliano non ha funzionato a ottobre, il governo è a brandelli e incapace di fornire servizi di base ai suoi cittadini. Date le circostanze, solo le guerre e i cinici interessi occidentali manterranno vivo questo progetto, e per quanto tempo?
Un tale processo di implosione nella storia può essere lungo, brutale e violento, invece si manifesta davanti ai nostri occhi in questi giorni.
Non siamo solo spettatori. Gli attivisti hanno già capito che dobbiamo raddoppiare, triplicare ciò che abbiamo sempre fatto.
Continuiamo, fuori della Palestina, a leggere la “B” e la “D” come Boicottaggio e Disinvestimento, la “S”, come Sanzione.
(2/3) https://it.palestinechronicle.com/la-sentenza-della-icj-non-basta-ecco-la-via-da-seguire-ilan-pappe/
Lo sforzo può essere più intenso spingendo in due direzioni. Da un lato dovremmo esercitare maggiore pressione sui governi del sud del mondo, affinché siano più attivi, in particolare nel mondo arabo e musulmano. Dall’altro dobbiamo trovare modi efficaci per aumentare la pressione elettorale sui nostri rappresentanti nel nord del mondo.
Non c’è bisogno di dire alla Resistenza palestinese cosa fare per difendersi e difendere il suo popolo. Non c’è bisogno di dire al movimento di liberazione come elaborare una strategia per il futuro. Ovunque si trovino, i palestinesi coinvolti nella lotta continueranno a perseverare e ad essere resilienti. Ciò di cui hanno veramente bisogno è che ogni sforzo esterno sia più efficace, realistico e coraggioso.
Non posso che ammirare ciò che il movimento di solidarietà con la Palestina ha già realizzato, soprattutto negli ultimi tre mesi.
Tuttavia, se gli attivisti leali e impegnati avessero bisogno di spiegare ulteriormente come mai quel che stanno facendo è essenziale e giusto, allora la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia si potrebbe usare come agghiacciante promemoria della posta in gioco.
Se c’è una speranza per fermare il genocidio in tutta la Palestina storica, questa risiede nelle capacità della società civile globale. Ormai è fin troppo evidente che i governi e gli organismi internazionali non vogliono, o non possono farlo. (3/3) https://it.palestinechronicle.com/la-sentenza-della-icj-non-basta-ecco-la-via-da-seguire-ilan-pappe/