Rossella Fidanza
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Non mi ricordo neppure più da quanti anni mi dedico alla libera informazione, ho ben presente però che non è mai il momento di smettere.
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Rossella Fidanza
Si scrive Open di Mentana, ma si legge DLA Piper, lobby Dem finanziatore di Hillary e Obama. Si scrive Facebook, ma si legge Vanguard, BlackRock e StateStreet primi azionisti. Si scrive Pfizer e Moderna, ma si legge Vanguard, BlackRock e StateStreet primi…
Puglisi, dopo Fabbri, alza il tiro e inizia a fare domande su "Elastica", società di agenti che gestiscono le ospitate dei prezzemolini della tv.
"Ecco la lista degli speaker di
@Elastica_Events
, a cui domanderò un parere intorno al fatto che l'80% delle sue quote azionarie è detenuto da una società fiduciaria.

https://elastica.eu/speakers/

In buona sostanza non si sa NULLA su chi controlli un soggetto così rilevante nella definizione degli ospiti dei talk show italiani.

Gianluca Galletto DONE
Aminata Gabriella Fall –
@pecuniami

Marco Cattaneo
Marco Albino Ferrari
Antonio Polito
Greta Cristini
Edoardo Vigna
Annalisa Corrado
Michele Dalai
Annamaria Testa
Loredana Lipperini
Alberto Luca Recchi
Makkox – Marco Dambrosio
(a+b) annalisa dominoni, benedetto quaquaro
Pegah Moshir Pour
Enrico Galiano
Giorgio Vacchiano
Gaia Tortora
A m’l rum da me
Amitav Ghosh
Luca Molinari
Chiara Lico
Gianumberto Accinelli
Giulia Blasi
Luciano Canova
Valentina Petrini
Lorenzo Pregliasco
Riccardo Iacona
Mara Di Noia
Federico Rampini
Stefano Bartezzaghi
Giovanna Melandri
Salvatore Aranzulla
Maria Latella
Irene Soave
Valentina Bendicenti
Tonia Cartolano
Ester Viola
Roberto Battiston
Christian Elia
Alec Ross
Noam Bedein
Linda Raimondo
Nives Meroi
Tiziana Panella
Alessandro Baricco
Marco Congiu
Giovanna Pancheri
Mariasole Bianco
Giampiero Marrazzo
Vittorio Emanuele Parsi
Marina Cuollo
Jeffrey Schnapp
Mariangela Pira
Luca De Biase
Gianluca Dettori
Massimo Polidoro
Cristina Pozzi
Stefano Massini
Roberto Tallei
Raffaele Alberto Ventura
Michela Marzano
Etgar Keret
Gloria Aura Bortolini
Cecilia Sala
Valentina Sumini
Valerio Aprea
Giampaolo Colletti
Virginia Stagni
Giulio Costa
Andrea Grignolio
Gherardo Colombo
Elisa Palazzi
Luca Beatrice
Stefano Costa
Barbara Serra
Roberta Villa
Carlo Cottarelli
Ece Temelkuran
Mia Canestrini
Federico Marchetti
Mario Moroni
Stefano Quintarelli
Natascha Lusenti
Beniamino Pagliaro
Mario Cucinella
Roberto Burioni
Silvia Zanella
Ilaria Capua
Paolo Condò
Marco Maisano
Anna Masera
Corinna De Cesare
Azzurra Rinaldi
Nicola Palmarini
Andrea Fontana
Emilio Casalini
Andrea Segrè
Silvia Bencivelli
Chiara Alessi
Leonardo Caffo
Francesco Cicione
Simone Arcagni
Annalisa Cuzzocrea
David Monacchi
Duilio Giammaria
Sergio Della Sala
Pier Luigi Sacco
Bill De Blasio
Federico Taddia
Giuseppe Stigliano
Dario Fabbri
Emanuele Bompan
Marco Frittella
Ettore Francesco Sequi
Gino Castaldo
Stefano Mancuso
Pietro Del Soldà
Lorenzo Gasparrini
Riccardo Luna
Riccardo Staglianò
Giuseppe Morici
Tommaso Labate
Davide Dattoli
Irene Facheris
Roberto Saviano
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Pablo Trincia
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"La Chiesa anglicana ha intenzione di prendere in considerazione l'idea di un Dio di genere neutro. Cosa posso dire? Che Dio li perdoni perché non sanno quello che fanno".

Buon compleanno Presidente Putin
Le donne trans che assumono ormoni hanno "fino al 95% di probabilità in più di soffrire di malattie cardiache".
Uno studio ha rilevato che tutte le persone transgender che assumono ormoni per la conferma del proprio genere hanno un rischio "significativamente aumentato" di patologie mortali. Secondo un nuovo studio, le donne trans che assumono ormoni hanno fino al 95% di probabilità in più di soffrire di malattie cardiache.

I ricercatori hanno scoperto che le donne trans - persone nate maschi che si identificano come donne - che assumono ormoni di conferma del genere hanno quasi il doppio delle probabilità di soffrire di malattie cardiovascolari rispetto agli uomini.

I nuovi dati sono stati pubblicati sull'European Journal of Endocrinology.

Lo studio ha rivelato che tutte le persone transgender, a prescindere dal sesso di nascita o dal sesso di transizione, presentano un "rischio significativamente maggiore" di patologie mortali come infarto, ictus, ipertensione e alti livelli di grassi e colesterolo nel sangue. https://web.archive.org/web/20231006115503/https://www.telegraph.co.uk/news/2023/10/06/transwomen-hormones-95-pc-more-likely-suffer-heart-disease/
In Israele, dopo che le sirene di allarme hanno risuonato nella zona centrale e nel sud del Paese, fino a Gaza, un nutrito lancio di razzi, parte dei quali sarebbero stati intercettati dalle batterie di difesa israeliane Iron Dome, ha colpito più parti del territorio israeliano. Hamas ha subito rivendicato: cominciata l'operazione "Alluvione al-Aqsa", lanciati 5mila razzi. Israele ha risposto, e il premier Netanyahu ha detto: "Cittadini di Israele, siamo in guerra. Non un'operazione, non un'escalation: una guerra. Hamas pagherà un prezzo senza precedenti.". Ordinato un massiccio attacco aereo su Gaza con l'Operazione Spade di Ferro. Hezbollah chiede il sostegno alla causa palestinese alle nazioni arabe e islamiche, ai popoli liberi del mondo e ai movimenti di resistenza. “La leadership della Resistenza Islamica in Libano segue da vicino gli sviluppi significativi sulla scena palestinese e segue le condizioni sul campo con grande interesse. Mantiene un contatto diretto con la leadership della resistenza palestinese dentro e fuori la Palestina e valuta continuamente gli eventi e il corso delle operazioni.” https://x.com/DD_Geopolitics/status/1710571837753868352?s=20
Rossella Fidanza
La ritorsione è iniziata. L'aeronautica israeliana bombarda obiettivi nella Striscia di Gaza.
A partire dalla mattina di sabato 7 ottobre si stanno verificando attacchi missilistici e incursioni via terra da parte di gruppi armati di Hamas in Israele.

Il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, On. Antonio Tajani, immediatamente informato, e’ in costante contatto con l’Unita’ di Crisi e l’Ambasciata d’Italia in Israele per monitorare gli sviluppi della situazione e ha invitato i connazionali residenti in Israele alla massima prudenza.

“Il Governo condanna con la massima fermezza gli attacchi a Israele”, ha dichiarato Tajani. “Sono a rischio la vita delle persone, la sicurezza della regione e la ripresa di qualsiasi processo politico. Hamas cessi subito questa barbara violenza. Sosteniamo il diritto di Israele ad esistere e difendersi”. https://www.esteri.it/it/sala_stampa/archivionotizie/comunicati/2023/10/nota-del-ministero-degli-affari-esteri-e-della-cooperazione-internazionale-sugli-attacchi-in-israele/
Rossella Fidanza
A partire dalla mattina di sabato 7 ottobre si stanno verificando attacchi missilistici e incursioni via terra da parte di gruppi armati di Hamas in Israele. Il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, On. Antonio Tajani, immediatamente informato…
Medvedev: Lo scoppio delle ostilità tra Hamas e Israele nel 50° anniversario dell'inizio della Guerra del Giorno del Giudizio è un evento che era prevedibile. È quello che Washington e i suoi alleati avrebbero dovuto fare. Il conflitto tra Israele e Palestina dura da decenni. E gli Stati Uniti sono un attore chiave.
Ma invece di lavorare attivamente a una soluzione palestinese-israeliana, questi idioti si sono intrufolati e sono impegnati ad aiutare i neonazisti, mettendo due nazioni vicine l'una all'altra.
Cosa può fermare la passione maniacale dell'America nell'accendere conflitti ovunque sul pianeta? https://t.me/medvedev_telegram/395
Rossella Fidanza
"quei tizi hanno conquistato più terra dall'esercito più forte della regione in un sabato mattina che da Kiev dopo 4 mesi di controffensiva pianificata dalla NATO contro russi ubriachi con le pale - tanto per dire." https://t.me/geromanat/11618
Finora l'offensiva di Hamas e della Jihad islamica sta procedendo bene.

Israele conferma la perdita di controllo su già SETTE n.p.s. nel sud del Paese.

Inoltre, le tattiche utilizzate dal nemico sono molto ragionevoli e basate sull'esperienza dei recenti conflitti (uso di gruppi mobili, ricognizione con l'utilizzo di UAV, ecc.)

Gli arabi non hanno bisogno di spendere le loro forze per la difesa (le loro retrovie sono forti e monolitiche). Hanno solo gruppi mobili, che "strappano" la difesa del nemico in più direzioni contemporaneamente, per decine di chilometri lungo il fronte (e sono in grado di formare i loro gruppi sotto la copertura di fitti edifici nella Striscia di Gaza).

Inoltre, il loro avanzamento verso il luogo del combattimento avviene in pochi minuti, il che non permette loro di essere colpiti durante la marcia. Inoltre, gli UAV permettono loro di controllare completamente il movimento delle unità dell'IDF e di attaccarle nei punti più vulnerabili.

Gli israeliani, al contrario, hanno bisogno di coprire il confine ovunque e non possono lasciare nessun insediamento senza protezione. Pertanto, finché l'intero perimetro del fronte non sarà completamente coperto, gli attacchi delle unità arabe continueranno con successo. Credo che Israele abbia bisogno di almeno mezza giornata per prendere il controllo della situazione. E questo controllo sarà incompleto.

A giudicare dai filmati in rete, le perdite dell'IDF ammontano già a decine di morti e catturati, almeno due carri armati e più di 10 unità di veicoli corazzati leggeri.

https://t.me/yurasumy/10883
Alle 14:00 del 6 ottobre 1973 gli eserciti di Siria ed Egitto attaccarono Israele a sorpresa, da nord e da sud mentre gran parte della sua popolazione ebraica stava celebrando la festa dello Yom Kippur (che in ebraico significa “giorno dell’espiazione”), una delle più solenni della religione ebraica: fu l’inizio di quella che divenne nota come Guerra dello Yom Kippur, il conflitto più vasto combattuto in Medio Oriente fino alla prima Guerra del Golfo, quasi 20 anni dopo.

Le radici di questa guerra, parte del lunghissimo conflitto fra gli stati arabi e Israele, iniziato nel 1948, sono fondamentalmente nella grande sconfitta militare subita sei anni prima dalle forze di vari paesi arabi, in seguito alla Guerra dei Sei giorni del 1967: l’esercito israeliano ottenne una vittoria rapidissima con un attacco preventivo, occupando vari territori dei paesi confinanti: la Cisgiordania e Gerusalemme est della Giordania, le alture del Golan siriane, la striscia di Gaza e il Sinai egiziani. In Egitto e in Siria erano nel frattempo saliti al potere rispettivamente Anwar al Sadat e Hafez al Assad (padre dell’attuale dittatore siriano Bashar al Assad), due dittatori per certi versi simili: entrambi erano leader nazionalisti e laici, che fondavano cioè il proprio mandato su una comune appartenenza etnica araba, più che sulla religione islamica. Il nazionalismo panarabo, che proponeva un’unione dei vari paesi a maggioranza araba, aveva portato a diversi esperimenti, tutti falliti, come la Repubblica Araba Unita (un’unione durata tre anni tra Siria ed Egitto) e, proprio in quegli anni, alla Federazione delle Repubbliche Arabe.

Entrambi i paesi inoltre affrontavano una situazione economica abbastanza difficile, erano osteggiati dalle organizzazioni islamiste (in particolare dai Fratelli musulmani in Egitto) ed erano spinti dai ceti più istruiti e nazionalisti, cioè la base del loro consenso, a riprendersi i territori sottratti da Israele con la guerra del 1967. Sadat e Assad decisero quindi di attaccare a sorpresa Israele. L’attacco fu programmato per il 6 ottobre, che quell’anno corrispondeva allo Yom Kippur (che è una festa mobile come la Pasqua, e ogni anno cade in un giorno diverso: nel 2023 era il 24-25 settembre). I fedeli ebrei, e i soldati israeliani, erano impegnati nel digiuno e nella preghiera. Per una coincidenza, il 6 ottobre del 1973 era durante il Ramadan, il mese del calendario islamico in cui i musulmani digiunano dall’alba al tramonto: all’inizio del conflitto entrambi gli eserciti erano a digiuno.

La sorpresa iniziale colse l’esercito israeliano impreparato: nella mattina del 6 ottobre, a otto ore dall’attacco, il capo di stato maggiore David Elazar propose al ministro della difesa Moshe Dayan e alla prima ministra Golda Meir di colpire preventivamente le forze aeree, missilistiche e di terra della Siria: Meir si rifiutò sostenendo che se Israele fosse apparso come l’aggressore, non avrebbe più potuto contare sull’appoggio statunitense: supposizione che in effetti il segretario di Stato statunitense Henry Kissinger in seguito confermò. Il sostegno degli Stati Uniti, che organizzarono un ponte aereo per rifornire di mezzi militari Israele dopo il 13 ottobre, si rivelò essenziale per recuperare le grosse perdite subite dall’esercito israeliano nelle prime fasi del conflitto.

Gli eserciti dei due paesi arabi riuscirono inizialmente a ottenere discreti successi nell’offensiva. Nonostante l’ordine di mobilitare l’esercito, le truppe israeliane erano molto impreparate, e non riuscirono a contrastare l’avanzata degli avversari: da ovest gli egiziani oltrepassarono il canale di Suez che divideva il Sinai, occupato da Israele, dall’Egitto, e nel primo giorno di ostilità portarono 100 mila uomini e circa 1.500 carri armati sulla sponda israeliana. Lo stesso successo lo ebbero i siriani, che riuscirono ad occupare le alture del Golan nel primo giorno di combattimenti. (1/3)
Fu un grande shock per la popolazione israeliana, che era molto fiduciosa nella capacità dell’esercito, e in particolare dell’aviazione, di difendere i confini dello stato. Ma le forze aeree di Israele, pur dotate di moderni mezzi di produzione statunitense, furono subito messe in difficoltà dai sistemi missilistici antiaerei forniti all’Egitto dall’Unione Sovietica: come buona parte dei grandi conflitti della seconda metà del Novecento, anche la Guerra dello Yom Kippur fu influenzata dal più ampio contrasto fra le due potenze della Guerra Fredda.

Gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica avevano creato due sfere di influenza contrapposte in Medio Oriente: i primi sostenevano, e sostengono tuttora, Israele, mentre l’Unione Sovietica tendenzialmente sosteneva i paesi arabi, una parte dei quali in quel periodo era governata da partiti di ispirazione socialista. Questo si riflette anche nei mezzi e negli armamenti usati dai due schieramenti: di produzione sovietica per i paesi arabi, di produzione occidentale per Israele. Le nuovi armi anticarro sovietiche dell’Egitto si rivelarono molto efficaci contro i carri armati israeliani, che furono inviati disperatamente al fronte mentre il resto dell’esercito veniva mobilitato. Nelle città israeliane tutti i giorni c’erano blackout e suonavano le sirene antiaeree. Per qualche giorno sembrò che la guerra potesse portare alla sconfitta e, forse, alla fine dello stato di Israele.

Nel giro di una settimana, però, l’esercito israeliano riuscì a riorganizzarsi. Sfruttando la sua superiorità organizzativa e tecnologica, riconquistò le alture del Golan, il 14 ottobre, e dopo una settimana di combattimenti durissimi alcuni carri armati israeliani entrarono in territorio egiziano oltrepassando il canale di Suez. Il contrattacco era guidato dal generale Ariel Sharon, che molti anni dopo divenne primo ministro del paese. Fu un evento che in Israele venne celebrato come una festa nazionale.

Il 22 ottobre, dopo 16 giorni di guerra, l’ONU impose il cessate il fuoco, lungamente negoziato tra Stati Uniti e Unione Sovietica, con la risoluzione 338. Le ostilità terminarono definitivamente solo il 28 ottobre, quando gli Stati Uniti imposero la fine delle operazioni israeliane in Egitto, al di là del canale di Suez.

Le stime dei morti e dei feriti di quei 22 giorni di ostilità hanno un certo grado di incertezza: si ritiene che siano morti fra i 10mila e i 20mila soldati, di cui fra i 2mila e i 3mila israeliani, e i feriti siano stati fra i 25mila e i 40mila.

Nonostante la vittoria militare israeliana, l’Egitto riuscì comunque a trattare una pace considerata accettabile dai nazionalisti, anche perché il conflitto venne bloccato quando le truppe israeliane stavano per annientare l’esercito egiziano. Israele occupò alcune zone a ovest del canale di Suez, ma si accordò con l’Egitto per ritirarsi da lì e dal Sinai dopo pochi anni. Dopo la guerra l’Egitto normalizzò le proprie relazioni diplomatiche con Israele: fu il primo paese arabo a farlo, subendo per un periodo ripercussioni diplomatiche con gli altri paesi della regione, fra cui la sospensione dalla Lega Araba fino al 1989.

In generale, gli stati arabi si resero conto che la possibilità di una sconfitta militare diretta di Israele era poco realistica, cosa che diede nuovo impulso alle trattative di pace. In effetti quella dello Yom Kippur, anche detta la Quarta guerra arabo-israeliana, dopo la Guerra del 1948, la Crisi di Suez e la Guerra dei Sei giorni, è l’ultimo dei grandi conflitti fra coalizioni di stati arabi e Israele. I conflitti successivi hanno riguardato essenzialmente il Libano, con l’intervento di Israele nella sua guerra civile, e i territori palestinesi, occupati da Israele dal 1948. (2/3)
La guerra scosse molto la popolazione israeliana, per la prima volta dal 1948 minacciata direttamente dagli eserciti di paesi ostili. Il governo fu molto criticato per la sua gestione del conflitto, e questo portò alle dimissioni della prima ministra Meir e segnò l’inizio della fine di un lungo periodo in cui Israele era stato governato da partiti di sinistra, culminato con la vittoria del Likud, di destra, alle elezioni del 1977.

La Guerra dello Yom Kippur ebbe anche grandissime ripercussioni sull’Occidente: per sostenere i paesi arabi e mettere in difficoltà gli alleati di Israele, i paesi arabi dell’OPEC (Organizzazione paesi esportatori di petrolio) decisero un forte aumento del prezzo del petrolio a livello globale e la diminuzione del 25 per cento delle esportazioni, oltre a un embargo nei confronti dei paesi maggiormente filoisraeliani. In pochi mesi il prezzo del petrolio quadruplicò, causando la prima crisi energetica del Dopoguerra, che segnò la definitiva conclusione degli anni del cosiddetto “boom economico”. Nell’inverno del 1973-1974, il periodo chiamato spesso austerity, agli italiani furono imposte misure drastiche che avevano lo scopo di contenere i consumi energetici, seppure per un numero limitato di mesi. (3/3) https://www.ilpost.it/2023/10/06/guerra-yom-kippur-50-anni-fa/
"In coerenza con il Piano d’Impresa 2022-2025 che fa dell’innovazione uno dei suoi principali pilastri, Intesa Sanpaolo investe in SpaceX (Space Exploration Technologies Corp). SpaceX è un’azienda privata con sede a Hawthorne in California ed è leader mondiale nel settore dell’esplorazione spaziale.
SpaceX è diventata nota a livello mondiale per una serie di imprese storiche. È l’unica azienda privata capace di lanciare in orbita e riportare a terra un veicolo spaziale. Nel 2012 Dragon è stato il primo veicolo spaziale commerciale a consegnare un cargo per e dalla Stazione Spaziale Internazionale e nel 2020 è stata la prima compagnia privata a trasportare delle persone nella medesima stazione. Il suo Falcon 9 è tutt’ora il primo e l’unico modulo spaziale (rocket) riutilizzabile. Questo permette a SpaceX di riutilizzare le componenti più costose del veicolo, riducendo quindi i costi di accesso ai viaggi spaziali.
Grazie a questi importanti risultati, SpaceX sta sviluppando il progetto Starship, una nuova generazione di veicoli spaziali di lancio completamente riutilizzabili che saranno i più potenti mai realizzati, capaci di trasportare persone su Marte e verso altre destinazioni del sistema solare.
SpaceX può contare, inoltre, sulla sua vasta esperienza nel campo dei vettori spaziali e delle operazioni in-orbita per sviluppare i più avanzati sistemi di comunicazione internet a banda larga. Starlink è il primo sistema satellitare internet più capillare a livello mondiale capace di offrire connessioni ad alta velocità in tutto il mondo, supportando servizi di streaming, giochi online, video-chiamate e altro.
Intesa Sanpaolo, in tale contesto, ha riconosciuto al settore aerospaziale un ruolo di particolare rilievo nello sviluppo delle economie mondiali e ha pertanto deciso di investire in un player che ha dimostrato una visione d’avanguardia del prossimo futuro.
" Beh, la visita di Musk in Italia continua a dare buoni frutti, per lui. https://group.intesasanpaolo.com/it/sala-stampa/comunicati-stampa/2023/10/intesa-sanpaolo-investe-in-spacex
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Chissà se Zelenskyj chiederà ancora copertura ad Israele dopo le scene di stamani... A quanto pare, la guerra moderna sta distruggendo i miti militari occidentali uno dopo l'altro... chi c'è dietro tutto questo secondo voi? Davvero solo Hamas?
Dichiarazione | Il Regno dell'Arabia Saudita segue da vicino gli sviluppi della situazione senza precedenti tra diverse fazioni palestinesi e le forze di occupazione israeliane, che ha portato a un alto livello di violenza su diversi fronti.
La Svizzera pagherà agli ucraini oltre 4.000 dollari per tornare a casa

Il Segretariato di Stato svizzero per la migrazione ha sviluppato un concetto in base al quale i rifugiati ucraini che decidono volontariamente di tornare in patria riceveranno, tra le altre cose, pagamenti fino a 4.000 franchi svizzeri (4.380 dollari).

Secondo quanto riferito, le autorità svizzere sono convinte che stimolare la partenza dei migranti sia più redditizio che continuare a dare loro sussidi mensili.

Si prevede che nel 2024 o 2025 lo status di protezione temporanea per gli ucraini sarà cancellato, e a quel punto circa 70.000 rifugiati avranno lasciato il Paese.
Forwarded from 🐾ZAMPETTI
I leader mondiali condannano la violenza di Hamas e chiedono la fine degli attacchi

Sabato i leader mondiali hanno chiesto la cessazione immediata delle violenze, dopo che Hamas ha lanciato migliaia di razzi contro Israele e si è infiltrato nelle comunità del sud, uccidendo civili e portando il primo ministro Benjamin Netanyahu a dichiarare che Israele è in guerra. "Condanno fermamente gli attacchi terroristici che attualmente colpiscono Israele", ha dichiarato il presidente francese Emmanuel Macron. "Esprimo la mia piena solidarietà alle vittime, alle loro famiglie e a chi è loro vicino". Macron ha condiviso questo sentimento sulla piattaforma di social media X, precedentemente nota come Twitter. Il ministro degli Esteri britannico James ha intelligentemente espresso la ferma posizione della Gran Bretagna, affermando: "Il Regno Unito condanna inequivocabilmente gli orribili attacchi di Hamas contro i civili israeliani. Il Regno Unito sosterrà sempre il diritto di Israele a difendersi". Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha ulteriormente amplificato questo sentimento, esprimendo il suo shock per gli attacchi e consigliando: "Siamo in contatto con le autorità israeliane e i cittadini britannici in Israele dovrebbero seguire i consigli di viaggio". Anche il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock ha condannato fermamente gli attacchi lanciati da Hamas: "Condanno fermamente gli attacchi terroristici contro Israele da Gaza. La violenza e i razzi contro civili innocenti devono finire adesso. Siamo pienamente solidali con Israele e i suoi diritti diritto internazionale per difendersi dal terrorismo". L'Alto Rappresentante dell'Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, ha condiviso la prospettiva unità dell'Europa, sottolineando: "Condanniamo inequivocabilmente gli attacchi di Hamas. Questa orribile violenza deve cessare immediatamente. Il terrorismo e la violenza non risolvono nulla. L'UE esprime la sua solidarietà a Israele in questi tempi difficili."Il ministro degli Esteri svedese, Tobias Billström, ha individuato il gruppo terroristico dietro gli attacchi, affermando con fermezza: "Non ci sono scuse per gli attacchi violenti del gruppo terroristico Hamas contro Israele. Devono cessare immediatamente". Il ministro degli Esteri belga, Hadja Lahbib, ha sollecitato il ritorno al dialogo. Ha detto: "La violenza e il terrore non fanno altro che perpetuare la sofferenza e ostacolare il cammino verso il dialogo. I nostri pensieri sono con tutte le persone colpite. Stiamo monitorando attentamente la situazione". Anche il Ministero degli Affari Esteri ucraino ha risposto a X: "L'Ucraina condanna fermamente gli attacchi terroristici in corso contro Israele, compresi gli attacchi missilistici contro la popolazione civile a Gerusalemme e Tel Aviv. Esprimiamo il nostro sostegno a Israele nel suo diritto di difendere se stesso e i suoi persone." Il sostegno è arrivato anche dal primo ministro della Moldavia Dorin Recean, che ha dichiarato: "La Moldavia è solidale con Israele dopo i massicci attacchi contro il popolo israeliano. La violenza diffusa contro civili innocenti deve finire. In questi momenti difficili, restiamo uniti contro il terrorismo". Il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Lettonia ha sottolineato i pericoli di un'escalation: "La Lettonia condanna fermamente i recenti attacchi di Hamas contro Israele, che hanno provocato vittime civili. Tali attacchi sono deplorevoli e alimentano l'escalation in una situazione altamente instabile". L'Egitto, un attore chiave della regione, ha lanciato un avvertimento sulle "gravi conseguenze" dell'escalation delle tensioni e ha chiesto "la massima moderazione ed evitare di esporre i civili a ulteriori pericoli". Inoltre, sabato il ministero degli Esteri saudita ha chiesto la fine immediata degli atti di violenza tra Israele e palestinesi.

https://m.jpost.com/israel-news/defense-news/article-762084