Rossella Fidanza
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Non mi ricordo neppure più da quanti anni mi dedico alla libera informazione, ho ben presente però che non è mai il momento di smettere.
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Rossella Fidanza
Un paio di giorni dopo, però, il ministro degli Esteri brasiliano Celso Amorim riceveva a Davos il Global Statesmanship Award del World Economic Forum a nome del presidente Lula "Questo premio accresce la mia responsabilità come leader e la responsabilità…
Non sono apocalittico, né sto annunciando la fine del mondo. Sto lanciando un grido di ottimismo e sto dicendo che, più che mai, abbiamo i nostri destini nelle nostre mani.

E ogni volta che le mani umane mescolano sogni, creatività, amore, coraggio e giustizia, riescono a portare a termine il compito divino di costruire un nuovo mondo e una nuova umanità.

Grazie. (4/5)
Rossella Fidanza
Non sono apocalittico, né sto annunciando la fine del mondo. Sto lanciando un grido di ottimismo e sto dicendo che, più che mai, abbiamo i nostri destini nelle nostre mani. E ogni volta che le mani umane mescolano sogni, creatività, amore, coraggio e giustizia…
Nel 2015, Lula rivolgeva al WEF un appello per affrontare il cambiamento climatico. A dicembre, i leader mondiali si riuniranno a Parigi per la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che dovrebbe produrre un nuovo accordo per affrontare il riscaldamento globale. Tuttavia, nel periodo che precede la conferenza, i capi di Stato e i ministri si incontreranno in vari altri eventi correlati. Avendo partecipato a innumerevoli vertici, possiamo testimoniare che, se queste altre riunioni sono preparate correttamente e i capi di Stato vi partecipano in modo significativo, le prospettive di successo a Parigi potrebbero essere migliorate.

Uno di questi incontri in particolare potrebbe essere decisivo: il vertice biennale del 10-11 giugno a Bruxelles tra l'Unione Europea e la Comunità degli Stati dell'America Latina e dei Caraibi (CELAC). Gli sforzi dell'Europa e dell'America Latina e dei Caraibi hanno gettato le basi per il più forte partenariato biregionale al mondo sul cambiamento climatico. I leader di entrambe le regioni hanno dichiarato il loro impegno a contenere l'aumento della temperatura globale al di sotto dei 2º Celsius e a raggiungere risultati giuridicamente vincolanti a Parigi.

I capi di Stato dell'UE e della CELAC possono - e devono - stringere una stretta alleanza e sfruttare le condizioni politiche favorevoli per portare avanti un'agenda climatica progressista, che dia mandato ai loro negoziatori di spingere per un accordo giusto, equo e ambizioso a dicembre. Insieme, le due regioni rappresentano quasi un terzo delle 195 parti che hanno firmato la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e sono responsabili di circa il 20% delle emissioni globali di gas serra. Data l'impennata dei costi economici legati al clima in Europa e in America Latina, entrambe le parti hanno molto da guadagnare (e da risparmiare) da un regime globale che riduca significativamente le emissioni e rafforzi la resilienza ai rischi climatici.

Questo senso comune si riflette nelle politiche delle nostre regioni. L'America Latina e i Caraibi stanno intraprendendo azioni concertate per contribuire alla riduzione delle emissioni globali e potrebbero fare molto di più con i finanziamenti e i trasferimenti di tecnologia dei Paesi sviluppati. Il Brasile, ad esempio, ha ridotto drasticamente la deforestazione in Amazzonia - un contributo importante. Il Cile è sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo di produrre il 20% dell'elettricità da fonti rinnovabili entro il 2025. Nel 2012, il Messico ha promulgato una legge sul cambiamento climatico che mira a ridurre le emissioni del 30% rispetto al livello di base entro il 2020 e del 50% entro il 2050.

Da parte sua, l'UE sta offrendo l'impegno più forte per l'accordo di Parigi: una riduzione delle emissioni nazionali di gas serra di almeno il 40%, rispetto al livello del 1990, entro il 2030. Ciò è in linea con l'obiettivo a lungo termine dell'UE di ridurre le emissioni dell'80-95% (sempre rispetto al livello del 1990) entro il 2050.

Il vertice UE-CELAC può anche beneficiare degli sforzi diplomatici all'interno della CELAC, che comprende tutti i 33 Paesi della regione. Uno sforzo regionale guidato da Brasile e Cile sta promuovendo il dialogo tra i Paesi della CELAC per creare fiducia, con l'obiettivo di identificare posizioni comuni per i negoziati sul clima delle Nazioni Unite.

La CELAC ha sottolineato che un nuovo accordo globale sui cambiamenti climatici dovrebbe trattare in modo equilibrato l'adattamento e la mitigazione. In linea con il suo impegno per il tetto di 2º C all'aumento della temperatura globale, la CELAC non solo sostiene un accordo giuridicamente vincolante, ma chiede anche che i Paesi ricchi mantengano la loro promessa di fornire ai Paesi in via di sviluppo 100 miliardi di dollari all'anno in finanziamenti per il clima entro il 2020. (1/2)
Rossella Fidanza
Non sono apocalittico, né sto annunciando la fine del mondo. Sto lanciando un grido di ottimismo e sto dicendo che, più che mai, abbiamo i nostri destini nelle nostre mani. E ogni volta che le mani umane mescolano sogni, creatività, amore, coraggio e giustizia…
I Paesi ricchi che non hanno rispettato gli impegni di riduzione delle emissioni sanciti dal Protocollo di Kyoto del 1997 hanno questo debito con il pianeta. La CELAC cerca regole che garantiscano la trasparenza e la verifica delle azioni dei Paesi in materia di clima e invita i Paesi sviluppati ad aumentare il loro trasferimento di tecnologia e gli sforzi per lo sviluppo delle capacità a sostegno dei Paesi membri.
I Paesi dell'America Latina e dei Caraibi possono anche sfruttare l'imminente vertice di Bruxelles per rassicurare l'UE sul fatto che è un partner prezioso. Possono chiedere all'Europa una maggiore prevedibilità dei flussi finanziari e un allineamento sugli obiettivi climatici e di sviluppo, in particolare per ridurre le disuguaglianze e la povertà, promuovere l'energia pulita e costruire trasporti urbani sostenibili e altre infrastrutture.

Dopo i difficili negoziati sul clima di Copenaghen nel 2009, comprendiamo perché alcuni leader europei possano ridimensionare le aspettative per i colloqui di Parigi. Sono comprensibilmente riluttanti a spendere troppo capitale politico chiedendo un accordo di ampia portata. Tuttavia, in un momento in cui la preoccupazione per il riscaldamento globale cresce tra i cittadini di entrambe le regioni, non è il momento di essere indecisi. I leader europei dovrebbero mostrare con coraggio il loro impegno per un risultato ambizioso a Parigi e che l'Europa rafforzerà il suo sostegno alle azioni climatiche della CELAC. Secondo le stime della Banca Interamericana di Sviluppo, la CELAC è in grado di soddisfare il proprio fabbisogno energetico futuro grazie alle fonti di energia rinnovabili, tra cui il solare, l'eolico e il geotermico. Tali risorse sono infatti sufficienti a coprire il fabbisogno elettrico previsto per il 2050 per ben 22 volte. L'UE può svolgere un ruolo di primo piano nella promozione della cooperazione in materia di energie rinnovabili, in parte trasferendo tecnologie adatte alle nostre condizioni tropicali, che sosterrebbero gli sforzi dei Paesi della CELAC per ridurre le emissioni e l'inquinamento, aumentare la loro resistenza ai cambiamenti climatici e creare posti di lavoro.

Questo tipo di cooperazione rafforzata e di diplomazia potrebbe dare grandi frutti. I progressi compiuti a Bruxelles la prossima settimana aumenterebbero la fiducia dei Paesi della CELAC, incoraggiandoli così a offrire gli impegni più forti possibili - noti tecnicamente come "contributi nazionali previsti" - a Parigi. Più in generale, un incontro di successo a Bruxelles potrebbe contribuire ad avvicinare tutte le parti in causa su questioni spinose, come l'entità e la portata degli sforzi che i Paesi a diversi livelli di sviluppo dovrebbero compiere per affrontare il cambiamento climatico.

Formando un'alleanza ambiziosa - che potrebbe essere allargata ad altri gruppi, come l'Alleanza dei piccoli Stati insulari e il gruppo dei Paesi meno sviluppati - i capi di Stato dell'UE e della Celac possono contribuire a definire la rotta che il mondo deve seguire per creare un futuro a basse emissioni di carbonio, sostenibile e resiliente. Li esortiamo a compiere a Bruxelles, la prossima settimana, i passi necessari per raggiungere questo obiettivo. (2/2)
Rossella Fidanza
I Paesi ricchi che non hanno rispettato gli impegni di riduzione delle emissioni sanciti dal Protocollo di Kyoto del 1997 hanno questo debito con il pianeta. La CELAC cerca regole che garantiscano la trasparenza e la verifica delle azioni dei Paesi in materia…
Per quanto riguarda la questione giudiziale di Lula, la Corte Suprema ha annullato le sue condanne emesse dal Tribunale di Curitiba – che faceva riferimento alla task force di Sergio Moro - sulla base di un cavillo, non ritenendo il Tribunale che le ha emesse competente territorialmente. Non è entrata nel merito delle condanne, che sono state annullate per questo motivo, non ribaltate in giudizio. I processi dovrebbero ripetersi presso la Corte di Brasilia. A essere annullata è solamente la sentenza, mentre tutti gli indizi che la Polizia Federale si procurò attraverso perquisizioni, intercettazioni e addirittura la rottura del sigillo della Procura che aveva secretato per scadenza dei termini la telefonata intercettata da Moro, nella quale Dilma Rousseff offriva una carica di ministro a Lula per consentirgli di rientrare nel Foro Privilegiado di Stf – che sottrae le cariche istituzionali alla giustizia ordinaria – sono state riammesse nell’impianto probatorio del nuovo processo.
Ma non è tutto: se una corte è dichiarata non competente, il procedimento viene annullato e il percorso di prescrizione si ferma, cosicché quei 5 anni non verranno conteggiati, e quindi anche se Lula ha più di 70 anni – e la legge brasiliana dimezza i termini di prescrizione a 10 anni nel suo caso – dovrà comunque ripartire da zero all’apertura del nuovo processo, che potrebbe iniziare tra altri 5 anni secondo Fachin. Nel 2016, Lula è indagato nella mega inchiesta sulla corruzione e il riciclaggio di denaro che ha fatto trenare l'establishment brasiliano. L'ex presidente viene accusato di aver intrattenuto relazioni illecite con diverse aziende edilizie, offrendo favoritismi politici in cambio della disponibilità di alcune residenze. Luiz Inácio Lula da Silva si è sempre dichiarato innocente, puntando il dito contro quello che aveva definito iun vero e proprio accanimento giudiziario finalizzato a delegittimarlo.
Nel 2017, Lula viene condannato in primo grado dal giudice Sergio Moro a nove anni e mezzo di carcere, restando libero in attesa dell’appello. Successivamente, in secondo grado, la pena viene drasticamente aumentata fino a 12 anni di detenzione. Nel 2018, il capo dello Stato si consegna spontaneamente alle forze dell’ordine, nonostante le proteste di piazza dei sostenitori del leader politico.
Nel frattempo, Bolsonaro ha vinto le elezioni e il giudice che ha supervisionato la condanna di Da Silva, Sergio Moro, è diventato il suo ministro della giustizia.
Rossella Fidanza
Per quanto riguarda la questione giudiziale di Lula, la Corte Suprema ha annullato le sue condanne emesse dal Tribunale di Curitiba – che faceva riferimento alla task force di Sergio Moro - sulla base di un cavillo, non ritenendo il Tribunale che le ha emesse…
Per molti Lula è stato un difensore dell'Amazzonia e per certo ha costruito la sua campagna elettorale su questo argomento, oltre che sulle accuse alla gestione del covid. Da qualche anno sentiamo ripetere che Bolsonaro ha preso delle decisioni a favore dei grandi capitali e non in tutela delle popolazioni indigene. Se poi ci si prende la briga di andare a cercare nel periodo pre Bolsonaro, andando indietro negli anni, decenni, si fatica a trovare un bombardamento meditatico di questo tipo, a meno che non si sappia cosa andare a cercare. I miracoli dei media. Ora, partendo dal presupposto che la tutela dell'Amazzonia e degli indigeni, spiace dirlo, non è mai stata una grande preoccupazione per nessun governo sudamericano (perchè non dovremmo dimenticarci che la foresta pluviale non è solo in Brasile), è difficile non pensare che siccome Bolsonaro rappresentava un certo elettorato ha avuto i media contro, mentre altri li hanno avuto quanto meno taciturni. Ad esempio, nel 2008 Lula si preoccupava di mitigare le polemiche sulla deforestazione, che definiva "allarmismo", e rifiutata categoricamente la sua connessione con l'agricoltura, che invece è stato appurato essere una delle cause principali. Sarà probabilmente un caso che le multinazionali, in primis Monsanto, abbiano il monopolio dell'agricoltura in Brasile da decenni, nessuna correlazione. "Il dottore rileva un piccolo tumore e invece di fare una biopsia e scoprire la migliore forma di cura, dice di avere il cancro", Lula ha risposto criticamente a coloro che hanno messo in guardia sui rischi che il cosiddetto "Polmone della Terra " corre. In contemporanea, sempre nel 2008, durante la seconda presidenza Lula, il ministero dell'Ambiente riferiva che l'Amazzonia aveva perso 3.235 chilometri quadrati di foresta negli ultimi cinque mesi del 2007, descrivendolo come un aumento "mai visto" dei tassi di deforestazione. Non solo, allora, l'Istituto nazionale per la ricerca spaziale aveva avvertito che l'area di foresta persa negli ultimi mesi del 2007 avrebbe superato i 7.000 chilometri quadrati, non appena saranno disponibili dati consolidati. IN UN ANNO. Lo sapevate? E caso strano, quando a partire dal 2020 è iniziata la campagna mediatica contro la deforestazione indicando Bolsonaro come unico colpevole, si adduceva come motivo il fatto che fosse proprio l'agricoltura la causa principale, i roghi accesi come quelli che partono in Italia, stesso meccanismo. Se poi guardiamo i dati ufficiali, in Brasile, dal 2001 al 2021, il 70% della perdita di copertura arborea si è verificata in aree in cui i fattori dominanti della perdita sono stati la deforestazione. E' stato solo Bolsonaro? Tra l'altro, una delle accuse lanciate dal mainstream contro Bolsonaro era di non intervenire e lasciare andare avanti lo sterminio delle popolazioni indigene. Eppure, lo stesso Bolsonaro si era presentato personalmente nelle zone dove imperversavano le rivolte indigene nel 2021, avrebbe potuto fare di più, SI. Ma attribuire solo a lui lo scempio accaduto per decenni è fantascienza. Ad esempio, nel 2010, sempre durante la sua seconda presidenza, Lula firmava un contratto che permette l’avanzamento dei lavori della controversa mega diga Belo Monte sul fiume Xingu, in Amazzonia. “Penso che questa sia una vittoria per il settore energia del Brasile” ha dichiarato Lula. All'epoca gli Indiani e i rappresentanti di varie organizzazioni umanitarie e ambientaliste si sono recati nella capitale del paese Brasilia per protestare contro la firma del contratto di Lula. “Il governo ha siglato una condanna a morte per il fiume Xingu e ha condannato migliaia di residenti allo sfratto” hanno dichiarato. (1/2)
Rossella Fidanza
Per quanto riguarda la questione giudiziale di Lula, la Corte Suprema ha annullato le sue condanne emesse dal Tribunale di Curitiba – che faceva riferimento alla task force di Sergio Moro - sulla base di un cavillo, non ritenendo il Tribunale che le ha emesse…
Organizzazioni brasiliane e internazionali hanno pubblicato una Dichiarazione contro la diga Belo Monte descrivendo la sua approvazione come una “sentenza di morte per il fiume Xingu” e uno “scandaloso affronto alle convenzioni internazionali sui diritti umani, alla legge e alla costituzione brasiliane”. Marcos Apurinã della COIAB (Organismo per la Coordinazione delle Organizzazioni Indigene dell’Amazzonia brasiliana) ha dichiarato: “Il nostro governo si vanta di essere un esempio per il mondo. Ma qui in Brasile, almeno per quanto riguarda i popoli indigeni, il suo comportamento non è per nulla esemplare!” Ne avete mai sentito parlare? Eppure, la centrale idroelettrica di Belo Monte, che sorge sul fiume brasiliano Tapajós, nonostante l’accertata violazione della costituzione brasiliana e del diritto internazionale, ha iniziato a produrre energia nel novembre 2015. Il grave impatto della diga sulla biodiversità fluviale e sulle popolazioni indigene è stato subito evidente. Il danno arrecato alle popolazioni ittiche, con la distruzione di numerosi siti di riproduzione, era chiaro fin dalla costruzione della diga, ma è aumentato esponenzialmente con l’entrata in funzione dell’immensa centrale idroelettrica. Non male per chi ha fatto della difesa dell'ambiente uno dei suoi cavalli di battaglia. Leggetevi questo articolo del 2016 che spiega molto dettagliatamente come le popolazioni indigene siano state sacrificate: "lo studio rivela che, tra il 2000 e il 2012, il tasso annuo di deforestazione all’interno delle foreste i cui diritti di proprietà erano stati garantiti agli indigeni sono stati molto inferiori rispetto al tasso in aree esterne." (2/2)
Rossella Fidanza
Organizzazioni brasiliane e internazionali hanno pubblicato una Dichiarazione contro la diga Belo Monte descrivendo la sua approvazione come una “sentenza di morte per il fiume Xingu” e uno “scandaloso affronto alle convenzioni internazionali sui diritti umani…
Potrebbe essere che il grande problema che ha scatenato i media contro Bolsonaro sia stata la sua decisione del 2019 di rifiutare gli aiuti del G7 per far fronte alle devastazioni causate dagli incendi dolosi appiccati in Amazzonia? “Non possiamo accettare che un presidente, Macron, scateni attacchi irragionevoli e gratuiti sull’Amazzonia, né nasconda le sue intenzioni dietro l’idea di una “alleanza” dei paesi del G7 per “salvare” l’Amazzonia, come se fossimo una colonia o la terra di nessuno” Queste le sue parole. Onyx Lorenzoni, capo di gabinetto del presidente: “Apprezziamo (l’offerta, ndr), ma forse queste risorse sono più utili per il rimboschimento dell’Europa”. Il capo di gabinetto di Bolsonaro aveva sottolineato che “il Brasile è una nazione democratica e libera che non ha mai provato pratiche colonialiste e imperialiste, che forse è l’obiettivo del francese Macron”.
Rossella Fidanza
Potrebbe essere che il grande problema che ha scatenato i media contro Bolsonaro sia stata la sua decisione del 2019 di rifiutare gli aiuti del G7 per far fronte alle devastazioni causate dagli incendi dolosi appiccati in Amazzonia? “Non possiamo accettare…
E potrebbe essere che la scelta di Bolsonaro sulla gestione covid e soprattutto il rifiuto netto dell'obbligatorietà dei sieri, oltre al suo legame con Trump, abbia dimostrato che sarebbe stato un soggetto difficilmente manovrabile? Tra l'altro, proprio nel periodo in cui magicamente dopo anni la Corte Suprema annulla le condanne a Lula. E potrebbe essere che la sua presa di posizione contro le sanzioni alla Russia, i suoi accordi con Putin ed il fatto di non essere considerato dalla Russia paese ostile abbiano definitivamente portato a sostenere Lula nella corsa presidenziale, evidenziando delle problematiche che, invero, lo stesso Lula aveva contribuito ad incrementare e comunque aveva sdrammatizzato? Ebbene, mi si chiede perchè mi piace Bolsonaro. Credo che non esista la persona perfetta, Bolsonaro ha fatto i suoi errori sicuramente, ma attribuire a lui solo il disastro in Amazzonia è assolutamente strumentale. Mi piace il modo in cui ha affrontato la pLandemia, come ha difeso i bambini, come si è schierato contro i sieri. Magari Lula avrebbe fatto lo stesso, non lo so. Magari Lula è innocente per le gravissime accuse per le quali è stato condannato in più gradi, e poi "assolto". Non posso non chiedermi, se Lula fosse stato di destra, per quanto possa ancora significare questa distinzione, avrebbe avuto tanto appoggio? Vedremo con l'andare avanti se quello che è stato detto in campagna elettorale verrà mantenuto, personalmente, in virtù di questo, dovendo scegliere avrei scelto Bolsonaro.
Forwarded from Saker Italia
Colpi al settore energetico dell'Ucraina: i punti princiapali
(analisi di Military Chronicles)

La mattina del 31 ottobre, le forze armate russe hanno sparato diverse decine di missili Kalibr-NK, Kh-101 e Kh-555 in Ucraina.

Le armi di alta precisione erano dirette ai quadri elettrici aperti di alcune grandi centrali idroelettriche in Ucraina.
Sono stati attaccati i seguenti impianti:
- Kanev HPP (Kanevsk, regione di Cherkassy) con una capacità di 500 MW
- 2° stadio della cascata HPP del Dnieper, Kremenchug HPP (Svetlovodsk, regione di Kremenchug) con una capacità di 625 MW
- 3° stadio della cascata HPP del Dnieper, DneproHPP (Zaporozhye) con una capacità di 1578,6 MW
- 5° stadio della cascata HPP del Dnieper e anche Dnestrov HPP nella regione di Chernovits con una capacità di 1296 MW.

Tutti gli impianti di generazione hanno registrato colpi sulle sottostazioni da 110/330 kV e sui quadri elettrici aperti (OSG).

Sono stati colpiti da missili da crociera anche i locali macchine delle TPP-5 e TPP-6 (Kiev), i serbatoi di olio combustibile e i quadri elettrici della TPP di Leopoli.
Sono stati colpiti anche impianti energetici nelle regioni di Poltava, Vinnytsya, Krivoy-Rog, Ivano-Frankivsk e Volyn.

Sono stati messi fuori uso non solo gli impianti di generazione ma anche gli elementi critici delle linee di trasmissione dell'energia: le sottostazioni di trasformazione e di conversione, le sottostazioni principali di step-down, le sottostazioni di derivazione e di nodo.

Fino a poco tempo fa, le compagnie energetiche ucraine sono riuscite a compensare le carenze di energia elettrica in alcune regioni dell'Ucraina, ma sarà difficile farlo dopo il 31 ottobre.

@milchronicles
L'inflazione annuale dell'area dell'euro ha superato le previsioni raggiungendo un nuovo record del 10,7% in ottobre.

Si tratta di un aumento rispetto al 9,9% di settembre, secondo la stima flash di Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione Europea. Gli economisti si aspettavano un aumento più modesto al 10,3%.

Il costo dell'energia è salito al 41,9% dal 40,7%, seguito da cibo, alcol e tabacco (13,1%, dall'11,8% di settembre), mentre l'inflazione dei beni industriali è salita al 6% e quella dei servizi al 4,4%. https://www.theguardian.com/business/live/2022/oct/31/wheat-prices-soar-russia-pulls-grain-deal-eurozone-inflation-expected-hit-new-record-live
Forwarded from Laura :)
ipercoop grosseto.
1 confezione da 4 x 80 gr di tonno "al naturale" mare aperto
3,39 eur settembre
3,69 metà ottobre
3,99 ieri.

è il 17,8% di aumento.
Rossella Fidanza
ipercoop grosseto. 1 confezione da 4 x 80 gr di tonno "al naturale" mare aperto 3,39 eur settembre 3,69 metà ottobre 3,99 ieri. è il 17,8% di aumento.
Il problema non è solo l'inflazione... è se questi aumenti verranno mai assorbiti... se l'esperienza insegna, nel passaggio tra lira ed euro, direi di no.
L'Occidente collettivo usa i più sporchi trucchi di ingegneria geopolitica contro Mosca e Pechino nel tentativo di mantenere la propria egemonia, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in un discorso video ai partecipanti alla conferenza internazionale intitolata "Il ruolo della diplomazia pubblica nella creazione, nel recupero e nello sviluppo delle relazioni Russia-Cina", dedicata al 65° anniversario dell'Associazione di amicizia Russia-Cina.

"Oggi l'Occidente collettivo cerca freneticamente di mantenere la propria egemonia, utilizzando metodi di ingegneria geopolitica del tutto privi di scrupoli contro la Russia e la Cina, che ha scelto come suoi principali avversari", ha osservato l'alto diplomatico russo.

Secondo lui, data la situazione, Mosca e Pechino mantengono uno stretto coordinamento in politica estera. "I legami tra Mosca e Pechino sono uno dei fattori chiave in termini di sforzi per democratizzare le relazioni internazionali e stabilire un ordine mondiale multipolare più giusto", ha sottolineato Lavrov.

Il ministro degli Esteri russo ha inoltre sottolineato che il fermo sostegno a questi sforzi da parte dell'opinione pubblica rimane uno strumento importante per migliorare il sistema di cooperazione bilaterale su larga scala. "Le attività dei nostri politici e diplomatici sarebbero meno efficaci senza il sostegno della diplomazia pubblica. Il suo contributo alla promozione di un'immagine imparziale dei nostri Paesi e alla divulgazione dei migliori risultati reciproci nei campi della scienza, della cultura e dell'arte è rilevante e di peso", ha sottolineato Lavrov. https://tass.com/politics/1530043
Lunedì il vice capo dell'Ufficio presidenziale ucraino Kirill Timoshenko ha dichiarato che in tutta l'Ucraina saranno effettuati tagli di corrente di emergenza a causa di danni alle infrastrutture critiche.

"Ci saranno tagli di corrente di emergenza a causa di attacchi su larga scala alle infrastrutture critiche", ha scritto su Telegram. "Le squadre di risposta stanno lavorando per affrontare le conseguenze", ha aggiunto Timoshenko.

Lunedì mattina in tutta l'Ucraina sono suonate le sirene dei raid aerei e diverse regioni del Paese hanno segnalato danni alle strutture energetiche. https://tass.com/politics/1530051
Forwarded from SocialTv Network (STN Admin)
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Anche Barilla ci si mette.
Ps: sapete che la Barilla non è più da tempo italiana e che il grano che usa è veramente pessimo?
Forwarded from Davide Cristaldi - Temporary Outlet (Davide Cristaldi)
La crisi del costo della vita potrebbe erodere il sostegno pubblico alle sanzioni anti-russe, scrive il canale televisivo britannico Sky.

Il 32% degli intervistati dai sociologi incaricati dalla compagnia televisiva ha affermato che non sosterrebbe le sanzioni se i prezzi dell'energia continueranno a salire.
Leggevo questo "suggerimento" degli USA alla UE... "Gli Stati Uniti hanno sollevato con gli alleati dell'UE l'idea di trarre insegnamenti dal regime di controllo delle esportazioni che stanno usando per punire la Russia per colpire la Cina". Le conversazioni sono emerse quando i funzionari dell'Unione Europea e degli Stati Uniti stanno negoziando l'agenda per il loro prossimo forum commerciale ad alto livello all'inizio di dicembre. Gli alleati hanno cooperato per limitare le esportazioni a Mosca da quando il presidente Vladimir Putin ha invaso l'Ucraina e l'amministrazione Biden sta esplorando l'utilizzo di alcune delle stesse informazioni sulla condivisione e il coordinamento dell'applicazione per rafforzare le proprie restrizioni bilaterali sulle esportazioni in Cina, ha affermato il popolo, che ha chiesto anonimato per affrontare argomenti delicati". Imponendo restrizioni radicali alle esportazioni di semiconduttori a Pechino, Washington ha abbattuto l'ambizione del leader cinese Xi Jinping di trasformare il suo paese in una potenza tecnologica.

I controlli senza precedenti, volti a impedire alla Cina di ottenere e produrre chip all'avanguardia, potrebbero avere implicazioni di vasta portata poiché Washington cerca di rallentare l'ascesa tecnologica e militare di Pechino e pesa imponendo restrizioni ancora più onerose.

Definita da alcuni come una delle decisioni politiche statunitensi più consequenziali dalla fine della Guerra Fredda, l'ultimo round di restrizioni all'esportazione di semiconduttori statunitensi nei confronti della Cina è di gran lunga il più punitivo finora.

Annunciate all'inizio di ottobre dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, le nuove misure richiedono ai fornitori di ottenere una licenza di esportazione per vendere in Cina semiconduttori, componenti, software di progettazione di chip e apparecchiature di produzione all'avanguardia realizzati con tecnologia statunitense.

https://news.bloombergtax.com/international-trade/us-suggests-eu-consider-using-export-limits-to-target-china-1
Rossella Fidanza
Leggevo questo "suggerimento" degli USA alla UE... "Gli Stati Uniti hanno sollevato con gli alleati dell'UE l'idea di trarre insegnamenti dal regime di controllo delle esportazioni che stanno usando per punire la Russia per colpire la Cina". Le conversazioni…
In sostanza, facendosi sempre scudo della famigerata sicurezza nazionale, gli USA impongono nuove regole hanno lo scopo di limitare la capacità di Pechino di "acquistare e produrre alcuni chip di fascia alta utilizzati nelle applicazioni militari". Dato che i semiconduttori di fascia alta vengono utilizzati anche in applicazioni civili, si prevede che i controlli recentemente imposti influiranno su settori dell'economia cinese senza legami diretti con l'esercito del paese.

Ciò ha spinto gli esperti ad affermare che l'obiettivo più ampio dell'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden è quello di frenare lo sviluppo e la distribuzione in Cina di applicazioni che richiedono intelligenza artificiale o calcolo ad alte prestazioni, garantendo al contempo la leadership statunitense e occidentale in questo settore vitale.

"Washington ha segnalato che mantenere un concorrente strategico una o due generazioni indietro in termini di capacità tecnologiche non è più una strategia praticabile e che deve passare da una politica di 'ritardo' a una di 'degrado' delle capacità di un concorrente", ha affermato Benson . "Stiamo attualmente vivendo quel cambiamento". Secondo la US Semiconductor Industry Association, gli Stati Uniti detengono il 46% della quota di mercato mondiale dei semiconduttori, rispetto al 7% della Cina, poiché le aziende statunitensi hanno mantenuto il loro vantaggio competitivo nei microprocessori e altri dispositivi all'avanguardia nel corso degli anni.

Ciò significa che mentre la Cina può produrre diversi tipi di chip per computer, inclusi molti di quelli meno sofisticati, dipende dalle società con sede negli Stati Uniti e dagli alleati degli Stati Uniti per i chip all'avanguardia che alimentano smartphone, supercomputer e sistemi basati sull'intelligenza artificiale. https://foreignpolicy.com/2022/10/12/biden-china-semiconductor-chips-exports-decouple/
Rossella Fidanza
In sostanza, facendosi sempre scudo della famigerata sicurezza nazionale, gli USA impongono nuove regole hanno lo scopo di limitare la capacità di Pechino di "acquistare e produrre alcuni chip di fascia alta utilizzati nelle applicazioni militari". Dato che…
Quindi, ricapitolando. Gli USA stanno caldamente consigliando alla UE di continuare lo schema delle sanzioni, questa volta nei confronti della Cina, non "motivate" da alcun tipo di invasione o guerra, ma semplicemente per un discorso commerciale e per permettere loro di mantenere la propria posizione predominante. A riprova di quanto l'amministrazione Biden ritenga la UE un chiaro agnello sacrificale che si può e si deve immolare per consentire agli Stati Uniti di mantenere il proprio autoreferenziale ruolo di potenza mondiale. E chi se ne frega se le conseguenze saranno simili a quelle delle sanzioni alla Russia, che stanno distruggendo il tessuto economico e sociale europeo, perchè, allo stesso modo, gli Stati Uniti riusciranno a specularci esattamente come stanno facendo ora per quanto riguarda la questione energetica...
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Elon Musk "È uno dei 'miliardari buoni' che, guarda caso, promuove tutti i punti fondamentali dell'agenda globalista"... tratto da "Vi presento Elon Musk, il piazzista tecnocratico"
https://corbettreport.com/musk/ sottotitoli di Miia_2018