Pino Cabras
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Stamattina sono intervenuto a RaiNews24. Ho parlato della situazione confusa in cui il sistema ha voluto precipitare la politica italiana in vista delle inedite elezioni estive. Con un invito a far crescere la rappresentanza del dissenso. Qui l’estratto del mio intervento 👇🏻
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I reporter della Cbs hanno espresso il timore che i sistemi d’arma modernissimi che gli Usa inviano a Kiev possano finire “al mercato nero, che ha prosperato nel Paese grazie alla corruzione dal crollo dell’Unione Sovietica”. Su questo la celebre emittente americana ha fatto un documentario dal titolo “Arming Ukraine” dove il fondatore dell’ong Blue-Yellow, Jonas Ohman, ha riferito che solo il 30% degli aiuti raggiungeva il fronte. Nel documentario Andy Milburn, fondatore del gruppo Mozart (compagnia di veterani ex marine che addestra soldati ucraini in Donbas) lamenta l’assenza di logistica: “La sorpresa non è che tutta questa roba (gli armamenti) non arriva dove deve andare, ma che la gente se lo aspettasse davvero. Se la politica degli Usa è quella di sostenere l’Ucraina, non puoi fermarti a metà strada. Perché non mettere almeno delle persone sul posto a supervisionare il Paese?”. Tutto questo ha scatenato le ire del governo ucraino, portando la Cbs a cancellare il tweet in cui pubblicizzava l’inchiesta e ad un generale ridimensionamento delle accuse. A questo punto pretendiamo di sapere quale sia la verità. Le armi che anche l’Italia ha inviato in Ucraina, che fine fanno? Si sta alimentando la guerra in Ucraina o, oltre a questo, si stanno rifornendo dei criminali attraverso il mercato nero, con rischi anche per il nostro Paese? Continueremo a chiedere chiarimenti al governo italiano, fino all’ultimo giorno in cui saremo qui! #Alternativa
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I reporter della Cbs hanno espresso il timore che i sistemi d’arma modernissimi che gli Usa inviano a Kiev possano finire “al mercato nero, che ha prosperato nel Paese grazie alla corruzione dal crollo dell’Unione Sovietica”.
Su questo la celebre emittente americana ha fatto un documentario dal titolo “Arming Ukraine” dove il fondatore dell’ong Blue-Yellow, Jonas Ohman, ha riferito che solo il 30% degli aiuti raggiungeva il fronte.

Nel documentario Andy Milburn, fondatore del gruppo Mozart (compagnia di veterani ex marine che addestra soldati ucraini in Donbas) lamenta l’assenza di logistica:
“La sorpresa non è che tutta questa roba (gli armamenti) non arriva dove deve andare, ma che la gente se lo aspettasse davvero.
Se la politica degli Usa è quella di sostenere l’Ucraina, non puoi fermarti a metà strada. Perché non mettere almeno delle persone sul posto a supervisionare il Paese?”.

Tutto questo ha scatenato le ire del governo ucraino, portando la Cbs a…
---- ALTRO CHE TRE PER CENTO ----
Il primo scioglimento delle Camere mai avvenuto in estate ha un effetto devastante sul sistema politico italiano. Tutto quel che era già in crisi viene esasperato. È in crisi la funzione dei partiti come richiamata dall’art. 49 della Costituzione: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale».
La chiave della crisi è nel verbo “determinare”. Chi è che determina davvero, ormai, la politica nazionale (ora, nel trentennio dei “tecnici” al governo, di Draghi e i suoi fratelli)? Chi la determina non sono più i partiti con metodo democratico, bensì poteri legati a consorterie interne nonché a vincoli e a potentati esterni all’Italia.
Mentre poche mani esercitano il potere profondo, ai partiti più grossi rimane un’intermediazione subalterna (nei casi dei partiti di gestione con apparati) [...]
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IL LECCA-LETTA
Il solito Andrea Scanzi, l'Emilio Fede del XXI secolo, nel suo compitino pubblicato oggi, mi dà del "voltagabbana" (e anche di peggio) per non aver continuato a stare nel partito che peraltro mi aveva espulso. Lo scribacchino chiamato Amnesia dimentica infatti che la mia "colpa" è stata di non aver voluto appoggiare il governo "tecnico" di quella sciagura di Draghi. Ero cioè coerente con il programma per cui avevamo preso i voti di quei cittadini che non volevano essere traditi con la svendita di quegli stessi voti al sultano del Draghistan e ai suoi cingolani.
Scanzi imbroglia come sempre i suoi malcapitati lettori. Uscire dal M5S per preservare il programma dello stesso M5S dimostra che - eventualmente - voltagabbana è chi ci è rimasto dentro per votare le peggiori schifezze del governo.
[...]
Il resto del post si può leggere qui:
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IL LECCA-LETTA Il solito Andrea Scanzi, l'Emilio Fede del XXI secolo, nel suo compitino pubblicato oggi, mi dà del "voltagabbana" (e anche di peggio) per non aver continuato a stare nel partito che peraltro mi aveva espulso. Lo scribacchino chiamato Amnesia dimentica infatti che la mia "colpa" è stata di non aver voluto appoggiare il governo "tecnico" di quella sciagura di Draghi. Ero cioè coerente con il programma per cui avevamo preso i voti di quei cittadini che non volevano essere traditi con la svendita di quegli stessi voti al sultano del Draghistan e ai suoi cingolani. Scanzi imbroglia come sempre i suoi malcapitati lettori. Uscire dal M5S per preservare il programma dello stesso M5S dimostra che - eventualmente - voltagabbana è chi ci è rimasto dentro per votare le peggiori schifezze del governo. Il M5S è ormai un PD di seconda fascia che ha solo interesse a scalzare quel partito sostituendo qualche pezzo della sua Nomenklatura ma facendo esattamente le stesse identiche politiche. Scanzi è organico a chi sta cercando di ricostruire l'imene a "Giuseppi 55 Fiducie", il politico che oggi - rispetto a Draghi - dice che non c'era e se c'era dormiva. I suoi insulti - oltre al fatto che me l'ha giurata perché ho detto la verità quando dicevo che lui è l'Emilio Fede del XXI secolo - sono finalizzati a costruire una narrativa totalmente falsa, per conto di chi ritiene sia funzionale al sistema una falsa opposizione moderata e nostalgica come quella messa in piedi da Conte, piuttosto che una vera forza critica che innanzitutto faccia auto-critica (cosa che nella melassa contiana è del tutto assente). Ad esempio nessuna autocritica sulla scellerata gestione della crisi covid. Nell'universo distorto di Scanzi (un'italietta provinciale incapace di vedere il resto del pianeta) il mondo deve far crepare infatti i cosiddetti novax, cioè tutti coloro che ritengono orribili le sue aggressioni maccartiste a chi voleva gestire la crisi con mezzi non autoritari, come nella stragrande maggioranza dei paesi (che in quel modo del resto se la son cavata molto meglio del nostro Paese). Non poteva mancare anche la sua scomunica di coloro che chiama pro-Putin, dimostrandosi così anche un Lecca-Letta qualsiasi, di quelli pronti a censurare Alessandro Orsini, per dire. A proposito, Scanzi, l'hai letto il libro di Orsini? Lui cita per intero il mio discorso in cui ho difeso in parlamento la sua libertà di parola. Non cita nessun intervento analogo dei tuoi protetti del M5S. E sai perché non li cita? Perché nessuno di loro l'ha pronunciato. Erano zitti, allineati e coperti, come quando non votavano la nostra mozione su Assange. Tu non vuoi un parlamento libero dai voltagabbana. Vuoi un parlamento con un'opposizione disinnescata, da barzelletta, con tanti mediocri signorsì. Perciò, anche se non mi candido, invito comunque i cittadini a votare fuori dal mazzo dei partiti che hanno appoggiato Draghi su guerra e altre miserie, fuori dal perimetro consigliato dagli sciacalli da riporto. Fuori dal tuo perimetro servile, Scanzi.
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Sto guardando a basso volume la puntata odierna di "Zona Bianca", su Rete4. Una roba vomitevole. Liquame antidemocratico. Un'aggressione sistematica a chi dissente dalla narrazione dominante sulla gestione del Grande Morbo del XXI secolo. Nonostante i decibel li abbia tenuti sotto quel livello di guardia necessario a preservare la salute psichica, mi è arrivata lo stesso tutta l'impostazione davvero disturbante della trasmissione: una tonnara piena di violenza verbale e scorrettezze sguaiate, trucchi continui per mettere in ridicolo con interruzioni, diversioni, allusioni malevole le posizioni altrui. Risatine, spalle girate, scie chimiche citate a cazzo, servizi preparatori montati nel modo più tendenzioso possibile. L'unica cosa che il conduttore Giuseppe Brindisi evita di fare è scorreggiare in faccia agli ospiti, ma unicamente perché non vuole darsi delle arie. Per il resto Brindisi carica a molla due degli intellettuali organici della sindemia, David Puente e il minimo virologo dei nostri tempi, Fabrizio Pregliasco, per aizzarli ad ogni sorta di frizzi e lazzi, ad ogni tipo di insinuazione e accusa di falsità da rivolgere agli ospiti-bersaglio. Le vittime di questa puntata, oltre alla verità e i telespettatori, erano più specificamente il dottor Andrea Stramezzi e il professor Alberto Contri, ai quali va la mia più sentita solidarietà. Si dà il caso che Stramezzi sia anche candidato di Italexit, un partito impegnato nella campagna elettorale dal lato dell'opposizione, per cui questa conduzione televisiva (sleale fino all'indecenza assoluta) va ancora di più contro la deontologia giornalistica e la correttezza del dibattito politico. Si pone un problema che in passato un presidente della Repubblica affrontò introducendo nel dibattito pubblico italiano il termine "par condicio". L'attuale presidente non sente l'urgenza di non far imbarbarire ulteriormente la campagna elettorale? Serve un suo intervento, e non a ridosso del 25 settembre, ma subito. Non ho visto ancora ad esempio la puntata di oggi di "Mezz'ora in più", il talk condotto da Lucia Annunziata, dove un trattamento comunque scorretto è stato riservato agli esponenti di Italia Sovrana e Popolare, altra lista di opposizione. Trattamento che di certo non vediamo dedicare ai partiti della grande melassa draghistaniana. Ribadisco: serve un intervento di Mattarella.
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Stamattina sono intervenuto nella trasmissione radiofonica “Il Meridiano” di Alessandro Cisilin. L’Unione Europea si è ormai trasformata in un'entità belligerante. L’UE vuole seguire a tutti i costi gli Stati Uniti d’America e la Nato. La conseguenza di questa scelta porterà dritti dritti verso la guerra e porterà milioni di cittadini europei alla fame. Dobbiamo far valere i nostri interessi in una nuova scelta di pace. Qui la mia intervista 👇🏼 #Alternativa Alternativa
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Da direttore di Megachip, testata fondata fa Giulietto Chiesa, ho avuto il raro privilegio di avere come inviato a Mosca proprio lui, il miglior corrispondente. Giulietto era diventato amico di Mikhail Sergheevic Gorbaciov, una figura notevole e controversa del XX secolo, che gli offriva infiniti spunti per comprendere la fragilità degli imperi e delle civiltà, compresa la nostra nel secolo attuale. Gorbaciov fu al centro di un’enorme dinamica storica che schiacciò le sue azioni. Molti sono critici perfino rabbiosi degli errori di Gorbaciov, visto nel nucleo di una “catastrofe geopolitica”. Ma tanti di loro a mio avviso sbagliano a vedere lui come una “causa causans” di quella catastrofe. La storia è più complessa e a Giulietto interessava vederla anche attraverso le vicende di un grande sconfitto di quella storia. Oggi Gorbaciov è morto. Ripropongo qui - anziché cose più pensose – l’articolo leggero che Giulietto Chiesa mi inviò da Mosca il 2 marzo 2011 in occasione dell’ottantesimo compleanno di Gorbaciov. _____ I PRIMI 80 ANNI DI GORBACIOV Dal nostro corrispondente Giulietto Chiesa – Megachip. 3 Marzo 2011 MOSCA – Non c’è nessun rappresentante del governo russo questa sera, come la vede Mikhail Sergheevic? “Si sono persi una bella festa”. Ride di gusto, Mikhail Gorbaciov, gli occhi che lampeggiano sarcastici in tutte le direzioni. Sta festeggiando i suoi 80 anni in mezzo a tutta la generazione della perestrojka, quelli ancora vivi. Ci sono proprio tutti: trecento e oltre tra amici di sempre ed ex nemici, ritornati amici dopo avere assaggiato i frutti amari di un rinnovamento che fu ammazzato quando appena stava cominciando. Tutti riuniti in un grande abbraccio nell’enorme sala banchetti del nuovo megagalattico edificio Europeiskij sulla Piazza Kiev. Qualcosa di simile al salone del matrimonio dell’oligarca nel film di Michaileanu “Il Concerto”, per chi l’ha visto. Gorbaciov non potrebbe essere più lontano dagli oligarchi, anche se uno di loro è presente in sala ed è suo amico. Ma è, appunto, un’eccezione. E’ una serata piena di ringraziamenti: tutti gli devono qualche cosa. Ma non solo e non tanto nel senso della ricchezza e del successo. Come canta Stas Namin, gli devono l’aria fresca delle finestre che lui ha spalancato, e dei cambiamenti epocali che ha prodotto ai quattro angoli del mondo, dopo avere rivoltato come un calzino niente di meno che il gigante sovietico. Ci sono quelli che non l’hanno mai abbandonato, anche nella sconfitta e nell’umiliazione; ma c’è anche chi lo tradì. C’è l’ex sindaco di Mosca Gavrijl Popov; c’è l’ex candidato alla presidenza che voleva battere Boris Eltsin, Grigorij Javlinskij; c’è un altro candidato alla presidenza che voleva battere Putin, Evghenij Primakov. Ma ci sono anche molti giornalisti, sia quelli vecchi, sia i nuovi. Tra lo stupore generale c’è perfino il direttore generale del Primo Canale, Konstantin Ernst. Essendo uomo del potere, tra i piu’ importanti, non c’è dubbio che è in libera uscita. Sale perfino sul palco per fare gli auguri. Tra lo stuolo di giornalisti ce ne sono molti che non l’hanno mai amato come segretario generale, ma che sono venuti a inchinarsi, oggi, un po’ per fare il punto della loro vita, misurandola sull’ipotesi del “e se non ci fosse stato lui, come sarei io oggi, e dove sarei?’. E’ Vladimir Pozner che esplicita questa domanda a nome di tutti. Ma c’è anche il grandissimo satirico Shvanetskij , che gli dedicò prose ferocissime e che sale sul palco per ricordare quello che tutti ricordano: a suo tempo, in quel lontano 1985, lui e molti intellettuali democratici avevano fatto una scommessa su quattro cavalli sicuri, certi com’erano che Gorbaciov non avrebbe soddisfatto le loro aspettative: uscire dall’Afghanistan, permettere agli ebrei russi di andare dove volevano, far tornare Andrei Sakharov dall’esilio di Gorkij, pubblicare Orwell. “Accidenti! Li ha fatti tutti e quattro!’ Applausi e risa.
Il post completo QUI:
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Perché Speranza e i suoi ministri sono andati avanti ostinatamente con “tachipirina e vigile attesa”, negando altre cure covid, nonostante l’evidenza dei fatti li smentisse? Un errore clamoroso che ha riempito le terapie intensive, come fa notare il nostro Andrea Colletti. Oggi il ministero della salute cambia versione, ma le responsabilità degli errori compiuti restano nei confronti di tantissimi italiani che potevano essere salvati. #Alternativa Alternativa
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Dopo non so quanti giorni ho riacceso la TV. C'è Mentana che dice che ormai si avverte che le sanzioni stanno facendo male alla Russia. Un minuto dopo ha detto che sta per iniziare - in Europa, non in Russia - "quel che si può definire razionamento". Non male per aver appena acceso il tabernacolo infernale Infatti ho subito beccato uno spettacolare esempio di «bispensiero» orwelliano, praticamente lo stesso meccanismo psicologico del romanzo 1984, dove il Partito del Grande Fratello pretendeva da chi era bombardato dai contenuti dei teleschermi che credesse contemporaneamente a due verità normalmente incompatibili: doveva sostenere un’idea e il suo contrario, così da non stare mai al di fuori dell’ortodossia, scordando sia di aver cambiato opinione sia l’atto stesso dello scordare. Cioè un principio opposto a quello del XXVII canto dell’Inferno di Dante, «la contradizion che nol consente».
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GIUSEPPE CONTE, PRIVATE SNAFU. Ecco un altro esempio di bispensiero orwelliano. C'è questa frase di "Giuseppi 55 fiducie", uno dei pilastri del Draghistan, il leader del M5S Giuseppe Conte. Il quale sostiene che "le sanzioni alla Russia non funzionano, ma vanno comunque conservate”. A prima vista è puro nonsense, ma non va sottovalutata la nobile tradizione a cui si riferisce. Tipo: "Il paziente è morto, ma l'operazione è perfettamente riuscita". Ma c'è di più. Durante la seconda guerra mondiale, le forze armate USA produssero una serie di cartoni animati tramite la Warner Bros con un protagonista inventato dal grande regista Frank Capra, un soldato semplice (private nel gergo militare) sempliciotto, di nome Private Snafu. Snafu è un acronimo che sta per "Situation Normal: All Fucked Up" ("situazione normale: è andato tutto a put***e"). Ora che c'è una nuova guerra, c'è dunque bisogno di un nuovo Private Snafu. Non ci pensa più la Warner Bros, ci pensa Casalino. Va ricordato che il maldestro Snafu aveva una funzione pedagogica: i guai che combinava, tra una risata di intrattenimento e l'altra, servivano da monito ai soldati su cosa NON fare, visto che maneggiavano materiali pericolosi. Lo Snafu di oggi maneggia con garrula inconsapevolezza materiali molto più pericolosi ancora, tanto che abbiamo meno voglia di ridere (sebbene i protagonisti del Draghistan virino tutti sul pagliaccesco andante). L'Italia rischia di essere travolta in pochi mesi da una crisi gigantesca sullo sfondo di una guerra voluta da una classe dirigente irresponsabile che ha anticipato le elezioni in estate per non pagare il prezzo della penuria e della disperazione. Snafu può tuttavia servire ancora da monito. Non fare quel che fa lui. Togliere le sanzioni è l'unica cosa saggia da fare e un buono spunto su come votare e su chi non votare.
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GOD JUDGE THE QUEEN Non sembri irriverente una considerazione sull'affetto che lega molti britannici, australiani, neozelandesi e canadesi all'icona regale rappresentata da Elisabetta II (1926-2022): si può dire che da intere generazioni ogni persona di quei paesi - per il solo fatto di maneggiare i soldi nella quotidianità - ha un contatto visivo intenso con il volto che fin dall'infanzia la osserva o l'ignora dalle banconote e dalle monete che passano di mano in ogni transazione, da quelle lecite a quelle illecite, ovunque i contanti siano il sigillo contabile di una relazione di scambio. La cosa contrasta assai con Eurolandia, dove l'anaffettività regna, (sperabilmente meno del lungo passaggio di Elisabetta): qui ogni banconota è tristemente pietrificata in scorci architettonici senza sguardo. È una sovranità che non vuole nemmeno rappresentarsi con il volto di un esemplare di homo sapiens, seppure particolare come una regina, tranne che in qualche sparuto conio che scampa ai margini della spirale della moneta-debito e dei dittatori dello spread.
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Altri 22 miliardi dall’Italia per l’acquisto di armamenti. Ancora un altro regalo all’industria bellica, mentre i cittadini sono distratti dalla crisi e dalla campagna elettorale. A Camere sciolte, quando il governo dovrebbe occuparsi solo degli affari correnti, l’esecutivo Draghi approva programmi pluriennali di acquisto di armamenti per un miliardo e calendarizza la discussione di altri per 6 miliardi, con il totale annuale che sale a oltre 12,5, destinati a crescere ulteriormente però sino a 22 in base ai piani già impostati per i prossimi anni. E per la legge sull’ergastolo ostativo per impedire ai boss mafiosi non pentiti di essere liberati, non si è trovato tempo?! L’acquisto di armi viene prima del contrasto alle mafie e di ogni altra cosa. E i soldi per le armi si trovano sempre, mentre per gli aiuti alle famiglie e alle imprese in difficoltà bisogna fare i salti mortali. Il Fatto quotidiano ha sentito alcuni esperti (che chiedono l’anonimato), i quali spiegano che il numero di programmi presentati nell’ultimo mese supera quelli dell’intero 2021, che già era stato un anno record. Attenzione: l’aiuto al popolo ucraino è solo una scusa, spiegano. Questi programmi daranno frutti concreti solo tra svariati anni, anche una ventina, senza alcuna utilità effettiva immediata. La guerra in Ucraina diventa la scusa per giustificare programmi già nel cassetto, presenti come piani per la difesa. Nessuno, tranne noi di Alternativa e pochi colleghi nel gruppo misto, in questi anni di governo Draghi si è opposto alla folle corsa al riarmo, con l’alibi dell’Ucraina. Nemmeno M5S e Fratelli d’Italia. Tutti devono conoscere l’ipocrisia dei partiti. Queste sono le loro reali priorità, altro che famiglie e piccole imprese! #Alternativa Alternativa
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Questa sera potete seguirmi alle 21:30 su TgCom24 per parlare del D.L. "Aiuti" e delle emergenze del malgoverno.
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Questa sera potete seguirmi alle 21:30 su TgCom24 per parlare del D.L. "Aiuti" e delle emergenze del malgoverno.
Per Roberto Cingolani il nucleare “è l’unica alternativa per uscire da carbone e gas”. Sì, il ministro della Transizione Ecologica, voluto dal M5S per far nascere il governo Draghi e stimato dalla Meloni che è tentata di riconfermarlo, insiste sul nucleare “di nuova generazione” come unica via per l’indipendenza energetica del Paese! Non si cavalchi l’onda emotiva della crisi energetica di oggi per proporre false soluzioni che non hanno nulla a che fare con essa! Parlando del nucleare di “quarta generazione” (quello a cui puntano Cingolani, Salvini, Calenda e gli altri) gli esperti dicono che i Paesi occidentali dovranno aspettare almeno altri dieci anni - dunque oltre il 2030 - prima di poter effettivamente attivare un impianto nucleare di questo tipo. E per costruire una centrale servono circa 14 anni! È incredibile che non esista una forza politica in corsa per il governo che sia in grado di avere una visione nuova sulla produzione e la gestione di energia pulita, nell’interesse dell’Italia e dei suoi abitanti. #Alternativa Alternativa
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Per Roberto Cingolani il nucleare “è l’unica alternativa per uscire da carbone e gas”.

Sì, il ministro della Transizione Ecologica, voluto dal M5S per far nascere il governo Draghi e stimato dalla Meloni che è tentata di riconfermarlo, insiste sul nucleare “di nuova generazione” come unica via per l’indipendenza energetica del Paese!

Non si cavalchi l’onda emotiva della crisi energetica di oggi per proporre false soluzioni che non hanno nulla a che fare con essa!

Parlando del nucleare di “quarta generazione” (quello a cui puntano Cingolani, Salvini, Calenda e gli altri) gli esperti dicono che i Paesi occidentali dovranno aspettare almeno altri dieci anni - dunque oltre il 2030 - prima di poter effettivamente attivare un impianto nucleare di questo tipo. E per costruire una centrale servono circa 14 anni!

È incredibile che non esista una forza politica in corsa per il governo che sia in grado di avere una visione nuova sulla produzione e la gestione di energia…
Alternativa ha sempre difeso il #Superbonus. L’accordo raggiunto ieri sulle nuove norme per lo sblocco della cessione del credito non assolve Draghi e i partiti che ora rivendicano una finta soluzione dalla grave responsabilità dello stallo che ha creato in questi mesi e che ha già portato migliaia di aziende a chiudere battenti. Il tempo perso può creare non pochi problemi. Con l'aumento dell’inflazione e quindi del rendimento dei titoli di Stato, oggi le banche hanno meno convenienza nel comprare i crediti. Poste e Cassa depositi e prestiti hanno chiuso i rubinetti di acquisto seguendo i diktat del governo. Bankitalia sta ancora facendo controlli maniacali negli istituti, per la parte dei crediti. In generale non si è tornati alla cedibilità totale, come nel 2020. Questo è importante farlo sapere, per non creare false illusioni. Qui il mio intervento a #TgCom24 👇 #Alternativa
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Ultima giornata in Aula della XVIII Legislatura. La crisi dell'istituzione parlamentare italiana si consuma rapidamente. Seguirà una nuova legislatura dominata da un sistema di partiti sempre più chiuso e sottomesso a potentati lontani, pronti ad assaltare i risparmi di tante generazioni in nome di nuove emergenze. Come Alternativa non saremo in Parlamento, ma daremo una mano a un fronte dell'opposizione molto esteso, che dovrà riorganizzarsi profondamente. Abbiamo combattuto alcune battaglie, siamo in vista di nuove. A presto!
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