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POLITICAMENTE MOLTO SCORRETTO
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Durante i lockdown dove erano? Ah sì, sono quelli che hanno approvato il green pass e il vaccino per andare a vedere una partita, ma prima fingevano di prendersela con la tessera del tifoso e inveivano contro la Digos? Sciascia li catalogherebbe tra i quaquaraquà.
Il Kosovo che riesplode per i disastri della Nato

Massimo Fini
30 maggio

A ottobre ho pubblicato sul Fatto Quotidiano un articolo intitolato “In Jugoslavia riesploderà la polveriera”. Sono stato facile profeta.

A sei mesi di distanza a innescare delle polveri che aspettavano solo di prendere fuoco sono stati stolidamente i kosovari. Lo scorso aprile c’erano state nel nord del Kosovo, nazione mai riconosciuta dalla Serbia e da altri 91 Stati del mondo fra cui la Russia, elezioni comunali nei paesi di Leposavic, Zubin, Potok e Zvecan.

Non riconoscendo il Kosovo, i serbi della regione avevano disertato le urne tanto che al voto era andato solo il 3% della popolazione. Il che voleva semplicemente dire che in quella regione del Paese il 97% della popolazione era serba e solo il 3% kosovara/albanese.

Ma il governo fantoccio di Pristina, lo definisco tale perché è stato imposto dagli americani dopo l’illegittima aggressione alla Serbia del 1999 (l’Onu si era detta esplicitamente contraria), ha voluto ugualmente insediare i sindaci.

Da qui sono nati scontri furibondi fra i serbi e l’esercito “regolare” di Pristina con un bilancio di numerosi feriti da entrambe le parti che è ancora da definire. Ieri, a fare le spese del nuovo incendio, sono state le truppe della forza Nato in Kosovo, con il ferimento di 41 militari, di cui 11 sono alpini italiani.

Dubito molto che i serbi si fermeranno qui.
Se solo la guerra in Ucraina dovesse volgere a favore della Russia, i serbi – che sono storicamente alleati dei russi per ragioni che non sono solo politiche ma anche culturali ed etniche (sono entrambi popoli slavi e Jugoslavia sta a designare letteralmente gli “slavi del sud”) – potrebbero non esitare a togliersi quella dolorosa spina nel cuore rappresentata dal Kosovo che è considerato storicamente “la culla della Nazione serba”.

L’atteggiamento del campione serbo Djokovic (“il Kosovo è serbo e rimarrà per sempre serbo”) che oltre a essere un grande tennista e persona educatissima e un uomo di grande cultura, che non ha nei suoi geni la ferocia di quasi tutti i suoi connazionali che sono per questo considerati, sul terreno, i migliori combattenti del mondo (vedi Maledetta Sarajevo di Francesco Battistini e Marzio Mian che tratta della guerra nella ex Jugoslavia combattuta con belluini corpo a corpo e non a forza di missili e droni) non lascia adito a dubbi.

Mutato il quadro geopolitico mondiale potrebbe entrare in gioco anche la Cina di cui nei bombardamenti del 1999 su Belgrado gli americani riuscirono a colpire, nel loro consueto ‘ndo cojo cojo, l’ambasciata. Non a caso, qualche mese fa la Cina ha fornito alla Serbia sei aerei militari Y-20 da trasporto strategico. Questa fornitura è avvenuta alla luce del sole, ma è molto probabile che altre armi siano state fornite dai cinesi alla Serbia e che altre ancora potrebbero arrivarne in seguito.

L’ordine in Kosovo/Serbia è mantenuto ora dalla Nato, ma la Nato è impegnata su un’infinità di fronti molto più interessanti per gli Stati Uniti e potrebbe sganciarsi dallo scacchiere balcanico che non gli dà alcuna utilità concreta e nello stesso tempo è una spina nel fianco per l’Unione europea e in particolare per l’Italia perché nei Balcani oggi, dopo la guerra del 1999, predomina la componente islamica con annesse cellule Isis che, a un centinaio di chilometri da noi, sono pronte a colpire appena se ne presenti l’occasione.

Ma la questione Kosovo è solo un assaggio. Presto, io credo, esploderà la Bosnia, uno Stato inesistente e mai esistito, tenuto insieme con lo sputo, vale a dire ancora dalla Nato e con una forza europea, chiamiamola così, sul campo, con presidente un islamico e dove i serbi sono ridotti a un’enclave.

Credo che i serbi di Bosnia o muoveranno guerra ai croati di Bosnia e agli islamici di Bosnia o più probabilmente si uniranno alla contigua Serbia.

I Balcani sono stati storicamente l’autentica polveriera d’Europa. L’Ucraina, in fondo, è solo un incidente di percorso.
Doveva essere morta, ma non lo sapeva
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TARDI, MA CI STANNO ARRIVANDO...
Il 29 marzo 2023, James Lindsay ha tenuto un discorso al Parlamento europeo in cui ha esposto l'ideologia del "woke" come marxismo. Se non vogliamo fare la fine della Cina, dobbiamo lottare contro questa ideologia e tutte le sue frasi vuote (inclusione, solidarietà, diversità, uguaglianza ecc.).
https://www.youtube.com/watch?v=OVZPYQS1dFA&t=296s
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(Falsi Allarmismi sul Riscaldamento Globale)
Il farmaco antivirale contro il Covid di Pfizer?Parafrasando Citro: Ma guarda che nome, un acronimo di Pax/Love/IdentitàDigitale.
Non solo questi ammazzano le persone su mandato dei governi, ma ci prendono anche per culo!
STUDIO SUDCOREANO SULLA MIOCARDITE POST-VACCINO
di Redazione
Uno studio sudcoreano su 44.276.704 individui con almeno 1 dose di vaccinazione contro il COVID-19 conferma il non trascurabile rischio di miocardite tra i giovani e sfata una serie di miti creati dalla televirologia negli ultimi due anni.

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(M.G.)
Viktor Orban ha ragione: la controffensiva sarà un bagno di sangue per l’Ucraina
I@C Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha avvertito che l’imminente controffensiva di Kiev, sostenuta dalla NATO, sarà un bagno di sangue per l’Ucraina, il che, come prevedibile, provocherà un’altra serie di sfuriate occidentali contro di lui, ma è comunque una valutazione accurata. A suo avviso, lo squilibrio demografico tra queste due ex Repubbliche sovietiche condanna la più piccola alla sconfitta, soprattutto perché si prevede che la parte che attacca subisca il triplo delle perdite rispetto a quella che si difende.
Poiché ha stimato che l’Ucraina ha circa 5-7 volte meno abitanti della Russia, includendo presumibilmente nel calcolo i milioni di persone fuggite dalla prima, l’imminente controffensiva potrebbe essere catastrofica per la sua esistenza come nazione se subisse troppe perdite. Per questo motivo, Orban ha dichiarato che “dobbiamo fare tutto il possibile prima del lancio di una controffensiva per convincere le parti che il cessate il fuoco e i colloqui di pace sono necessari”.
Purtroppo, dal momento che “la rielezione di Biden dipende dal successo della controffensiva di Kiev”, il dado è già stato tratto per ragioni puramente politiche e non c’è quasi certamente alcuna possibilità che la pistola di Cechov non venga sparata. Anzi, potrebbe addirittura essere sparata in quattro direzioni contemporaneamente, proprio come si aspetta lo Stato dell’Unione, come dimostrano gli avvertimenti condivisi dal presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko e dal capo dell’FSB Alexander Bortnikov durante la riunione dei capi della sicurezza della CSI di giovedì a Minsk.
Il primo ha messo in guardia dai piani di colpo di Stato dell’Occidente nei suoi confronti, mentre il secondo ha accusato la NATO di essere dietro i recenti atti di sabotaggio nei loro due Paesi. Bortnikov ha anche aggiunto che il blocco sta cercando di convincere la Moldavia a unirsi alla guerra per procura russo-normanna invadendo la Gagauzia e la Transnistria. Questi tre fronti – Bielorussia, Moldavia e Russia – potrebbero quindi vedere un’azione contemporanea a quella primaria lungo la Linea di contatto in quegli ex territori ucraini che Kiev rivendica come propri.
Gli Stati Uniti hanno un disperato bisogno che il loro proxy guadagni terreno su uno qualsiasi di questi quattro fronti che potrebbe poi essere venduto come una “vittoria” agli elettori in vista delle elezioni del prossimo autunno, ed è per questo che la sua leadership ha preso la decisione politica di dare il via libera alla controffensiva nonostante il bagno di sangue previsto da Orban. Tutte le parti concordano sul fatto che i colloqui di pace porranno inevitabilmente fine al conflitto, ma gli Stati Uniti non permetteranno all’Ucraina di partecipare a questo processo finché non otterrà una “vittoria” che soddisfi le aspettative degli elettori dopo i 75 miliardi di dollari che hanno dato a Kiev.
Qualsiasi cosa in meno potrebbe compromettere la rielezione di Biden e imitare le prospettive dei suoi colleghi democratici che parteciperanno alle prossime elezioni. Detto questo, le probabilità che Kiev riesca a mantenere il terreno guadagnato su uno di questi potenziali fronti sono estremamente basse a causa della “gara logistica”/”guerra di logoramento” della NATO con la Russia, dichiarata a metà febbraio dal Segretario Generale Jens Stoltenberg. La dinamica si sta orientando a favore della Russia, come dimostra la sua vittoria nella battaglia di Artyomovsk, che non fa presagire nulla di buono per Kiev. (continua nei commenti...)
Ma che esempio può dare ai giovani un allenatore (del Casalecchio Basket) che sta in campo, il 4 Giugno del 2023, con la museruola Ffp2?
#'nculetSUMAR