Forwarded from Byoblu
ALL'UCRAINA MANCANO TRUPPE E MUNIZIONI, IN DUBBIO LA CONTROFFENSIVA DI PRIMAVERA
Secondo un alto militare dell'esercito ucraino, intervistato dal Washinton Post, a Kiev mancherebbero truppe e munizioni e questo mette in forte dubbio una possibile controffensiva per la primavera.
▶️ https://www.byoblu.com/2023/03/14/allucraina-mancano-truppe-e-munizioni-in-dubbio-la-controffensiva-di-primavera/
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Seminario dell'amico e collega prof. avv. Michele Borgato, nell'ambito del mio corso universitario, sul concetto crisafulliano di "Stato modernamente inteso" dopo le paci di Westfalia del 1648.
Forwarded from LR, Geopolitica e News
🇸🇾🇷🇺 Il presidente siriano Assad a Mosca
All'aeroporto di Mosca, Bashar Assad è stato accolto da una guardia d'onore e da Mikhail Bogdanov, rappresentante speciale del presidente russo per il Medio Oriente
Il Cremlino ha confermato che il presidente russo Putin terrà colloqui con il presidente siriano Assad domani 15 Marzo 2023
All'aeroporto di Mosca, Bashar Assad è stato accolto da una guardia d'onore e da Mikhail Bogdanov, rappresentante speciale del presidente russo per il Medio Oriente
Il Cremlino ha confermato che il presidente russo Putin terrà colloqui con il presidente siriano Assad domani 15 Marzo 2023
L'ANGOLO DEL GIUSNATURALISTA:
LA VERITÁ TRA STORICISMO, RELAZIONALITÁ E CHIESA:
La ricerca e la tensione verso la Veritá sono una costante nella storia dell'uomo. Per riprendere l' "Orestea" di Eschilo (525 a.C. - 456 a.C.), in particolare l' "Inno a Zeus", ogni persona, al fine di evitare il "dolore che getta nella follia", cerca quel sapere "che sta e non si lascia smentire". La Veritá, dunque, é ció che, venendo alla luce, presenta il carattere della incontrovertibilitá. Viceversa, il pensiero storicista, nelle sue vari declinazioni (idealistico, materialistico etc.), nega la validitá perenne del vero: la Veritá é tale unicamente nella misura in cui si adegua ad un determinato momento e ad un preciso compito storico. Le ricadute di questo approccio, lo vediamo in modo emblematico nei dieci anni di pontificato di Francesco (2013-2023), si traducono sul piano teologico in una nuova forma di modernismo, come ebbe ad insegnare autorevolmente san Giovanni Paolo II (pontefice dal 1978 al 2005) nella nota Lettera Enciclica "Fides et ratio" del 1998. In altri termini, in ragione del desiderio di rendere la teologia cattolica assimbile e metabolizzabile per l'uomo contemporaneo per risultare più attraente, si confonde Veritá ed errore, si piega la Veritá alla contingenza del momento e la si rende "relazionale". La relazionalitá é la cifra del cristianesimo dei nostri tempi: se Dio ha amore per noi in Cristo, ha sostenuto Papa Francesco, allora la "Veritá é una relazione". In questo modo, peró, la Veritá viene fatta coincidere con la conseguenza della conoscenza del manifestarsi della Veritá. Altrimenti si dovrebbe sostenere che la Veritá (Dio) dipende dalla scoperta dall'uomo, quando essa é tale anche prima di qualunque scoperta, altrimenti sarebbe priva di qualcosa e, pertanto, non sarebbe Veritá. Non puó sussistere alcuna relazione senza riconoscimento di Dio ed accettazione libera di quanto Lui ha rivelato nel corso della storia della salvezza. É la ragione illuminata dalla fede che, tesa alla ricerca di ció che sta", trascende il mutevole e la stessa coscienza umana e supera in questo modo la erronea coincidenza tra essere diveniente e l'"Esse ipsum subsistens". In conclusione, solo a seguito della ricerca e dell'apertura alla Veritá si puó instaurare un rapporto con la stessa in cui il vero non é "storico", ma il suo essere "ab aeterno" oltre la storia.
LA VERITÁ TRA STORICISMO, RELAZIONALITÁ E CHIESA:
La ricerca e la tensione verso la Veritá sono una costante nella storia dell'uomo. Per riprendere l' "Orestea" di Eschilo (525 a.C. - 456 a.C.), in particolare l' "Inno a Zeus", ogni persona, al fine di evitare il "dolore che getta nella follia", cerca quel sapere "che sta e non si lascia smentire". La Veritá, dunque, é ció che, venendo alla luce, presenta il carattere della incontrovertibilitá. Viceversa, il pensiero storicista, nelle sue vari declinazioni (idealistico, materialistico etc.), nega la validitá perenne del vero: la Veritá é tale unicamente nella misura in cui si adegua ad un determinato momento e ad un preciso compito storico. Le ricadute di questo approccio, lo vediamo in modo emblematico nei dieci anni di pontificato di Francesco (2013-2023), si traducono sul piano teologico in una nuova forma di modernismo, come ebbe ad insegnare autorevolmente san Giovanni Paolo II (pontefice dal 1978 al 2005) nella nota Lettera Enciclica "Fides et ratio" del 1998. In altri termini, in ragione del desiderio di rendere la teologia cattolica assimbile e metabolizzabile per l'uomo contemporaneo per risultare più attraente, si confonde Veritá ed errore, si piega la Veritá alla contingenza del momento e la si rende "relazionale". La relazionalitá é la cifra del cristianesimo dei nostri tempi: se Dio ha amore per noi in Cristo, ha sostenuto Papa Francesco, allora la "Veritá é una relazione". In questo modo, peró, la Veritá viene fatta coincidere con la conseguenza della conoscenza del manifestarsi della Veritá. Altrimenti si dovrebbe sostenere che la Veritá (Dio) dipende dalla scoperta dall'uomo, quando essa é tale anche prima di qualunque scoperta, altrimenti sarebbe priva di qualcosa e, pertanto, non sarebbe Veritá. Non puó sussistere alcuna relazione senza riconoscimento di Dio ed accettazione libera di quanto Lui ha rivelato nel corso della storia della salvezza. É la ragione illuminata dalla fede che, tesa alla ricerca di ció che sta", trascende il mutevole e la stessa coscienza umana e supera in questo modo la erronea coincidenza tra essere diveniente e l'"Esse ipsum subsistens". In conclusione, solo a seguito della ricerca e dell'apertura alla Veritá si puó instaurare un rapporto con la stessa in cui il vero non é "storico", ma il suo essere "ab aeterno" oltre la storia.
L'ANGOLO DEL GIUSNATURALISTA:
JOSEPH DE MAISTRE: IL DIRITTO NATURALE CONTRO IL RAZIONALISMO ED IL CONTRATTUALISMO
Joseph De Maistre (1753-1821) é un pensatore poco conosciuto ai piú, ma grande sul piano della forza del pensiero. Laureatosi in Giurisprudenza nel 1772 presso l'Universitá di Torino, capitale del Regno di Sardegna, entró nel 1772 in magistratura e nel 1788 venne nominato senatore. Nel 1792, con l'invasione francese della Savoia, inizió il suo esilio e, dal 1803 al 1813, fu Ministro plenipotenziario a san Pietroburgo presso la Corte zarista, esercitando un certo influsso sullo zar Alessandro I. Al rientro nella capitale sabauda, nel 1818, venne nominato Reggente della Cancelleria del Regno. Morì nel 1821. Tra le sue opere rileva il "Saggio sul principio generatore delle Costituzioni politiche e delle altre istituzioni umane" del 1814. De Maistre, alla luce della conclusione tragica della Rivoluzione francese sfociata nel Terrore, osserva come nessuna istituzione stabile e durevole sia il risultato delle deliberazioni umane: queste generano, infatti, soltanto opinioni divergenti e dispute, portando alla dissoluzione di qualunque vincolo non fondato sull'ordine naturale. É necessaria, allora, la sovranitá che metta fine al dis-ordine, tuttavia questa, cosí come la societá e la Costituzione, non sorgono né su basi razionali, né contrattualistiche le quali pongono un ordine convenzionale, contingente, artificiale, relativo. Il contrattualismo, inoltre, é un meccanismo che, affrancando la res publica dalla natura e dunque dalla socialità, mira alla fondazione di una nuova moralità per la quale l’uomo aspira a trovare solo in se medesimo la regola esclusiva del proprio destino politico. Contro il giusnaturalismo moderno settecentesco, che si abbevera a quello sfrenato individualismo giá emerso con la Riforma protestante e che sostiene l'esistenza di diritti naturali pluralizzati poi storicizzati nelle dichiarazioni costituzionali, De Maistre, negando che si possa parlare di diritti intesi alla maniera del secolo "astratto e costituzionale ", afferma al contrario che nella società non ci sono diritti, ci sono solo doveri, mostrando piuttosto la convergenza sui presupposti del giusnaturalismo classico e medievale, atteso che le dottrine della legge naturale premoderne insegnavano i doveri dell’uomo e, quando prestavano attenzione ai suoi diritti, li concepivano come sostanzialmente derivati dai suoi doveri.
JOSEPH DE MAISTRE: IL DIRITTO NATURALE CONTRO IL RAZIONALISMO ED IL CONTRATTUALISMO
Joseph De Maistre (1753-1821) é un pensatore poco conosciuto ai piú, ma grande sul piano della forza del pensiero. Laureatosi in Giurisprudenza nel 1772 presso l'Universitá di Torino, capitale del Regno di Sardegna, entró nel 1772 in magistratura e nel 1788 venne nominato senatore. Nel 1792, con l'invasione francese della Savoia, inizió il suo esilio e, dal 1803 al 1813, fu Ministro plenipotenziario a san Pietroburgo presso la Corte zarista, esercitando un certo influsso sullo zar Alessandro I. Al rientro nella capitale sabauda, nel 1818, venne nominato Reggente della Cancelleria del Regno. Morì nel 1821. Tra le sue opere rileva il "Saggio sul principio generatore delle Costituzioni politiche e delle altre istituzioni umane" del 1814. De Maistre, alla luce della conclusione tragica della Rivoluzione francese sfociata nel Terrore, osserva come nessuna istituzione stabile e durevole sia il risultato delle deliberazioni umane: queste generano, infatti, soltanto opinioni divergenti e dispute, portando alla dissoluzione di qualunque vincolo non fondato sull'ordine naturale. É necessaria, allora, la sovranitá che metta fine al dis-ordine, tuttavia questa, cosí come la societá e la Costituzione, non sorgono né su basi razionali, né contrattualistiche le quali pongono un ordine convenzionale, contingente, artificiale, relativo. Il contrattualismo, inoltre, é un meccanismo che, affrancando la res publica dalla natura e dunque dalla socialità, mira alla fondazione di una nuova moralità per la quale l’uomo aspira a trovare solo in se medesimo la regola esclusiva del proprio destino politico. Contro il giusnaturalismo moderno settecentesco, che si abbevera a quello sfrenato individualismo giá emerso con la Riforma protestante e che sostiene l'esistenza di diritti naturali pluralizzati poi storicizzati nelle dichiarazioni costituzionali, De Maistre, negando che si possa parlare di diritti intesi alla maniera del secolo "astratto e costituzionale ", afferma al contrario che nella società non ci sono diritti, ci sono solo doveri, mostrando piuttosto la convergenza sui presupposti del giusnaturalismo classico e medievale, atteso che le dottrine della legge naturale premoderne insegnavano i doveri dell’uomo e, quando prestavano attenzione ai suoi diritti, li concepivano come sostanzialmente derivati dai suoi doveri.