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... le flatulenze dei dinosauri...🙄
https://st.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2012-05-09/primo-effetto-serra-colpa-115622.shtml?uuid=AbC6tzZF
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PROCEDURA DEFICIT ECCESSIVO: SEMPRE LE SOLITE INUTILI REGOLE – Giuseppe Liturri
La Commissione europea ha pubblicato il documento per proporre la procedura di infrazione per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia. Che cosa succede ora? Ne parliamo con Giuseppe Liturri, economista
➡️
https://www.byoblu.com/2024/06/20/procedura-deficit-eccessivo-sempre-le-solite-inutili-regole-giuseppe-liturri/
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La Commissione europea ha pubblicato il documento per proporre la procedura di infrazione per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia. Che cosa succede ora? Ne parliamo con Giuseppe Liturri, economista
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Un onore essere nell'ultimo numero della Rivista della Cooperazione giuridica internazionale (cartacea e di fascia A).
Presentazione del Programma delle attività 2024/25 sul tema «Maria, Madre di Dio e Madre nostra» organizzate da _Doctor Humanitatis_ - Verona, 18 giugno 2024
https://youtu.be/bj24FWMkLTg
https://youtu.be/bj24FWMkLTg
YouTube
Presentazione del Programma delle attività 2024 25 di Doctor Humanitatis Verona
Presentazione del Programma delle attività 2024/25 sul tema «Maria, Madre di Dio e Madre nostra» organizzate da Doctor Humanitatis - Verona, 18 giugno 2024
Sono disponibili, presso la segreteria del Polo universitario "Unidolomiti" di Belluno della SSML/Istituto di grado universitario "san Domenico" di Roma, i seguenti corsi universitari completi del prof. Daniele Trabucco:
1) Diritto Costituzionale con parte introduttiva di Filosofia del Diritto (30,00 euro);
2) Diritto dell'Unione Europea (30,00 euro);
3) Corso sul Diritto naturale classico e moderno (30,00 euro);
4) Corso di Filosofia della Politica antica e medioevale (30,00 euro).
Chi avesse piacere di acquistare tutti i corsi, il costo complessivo é di 80,00 euro. Mentre due corsi 50,00 euro.
Per informazioni e richieste scrivere a universita@unidolomiti.it oppure telefonare al 3791075715.
1) Diritto Costituzionale con parte introduttiva di Filosofia del Diritto (30,00 euro);
2) Diritto dell'Unione Europea (30,00 euro);
3) Corso sul Diritto naturale classico e moderno (30,00 euro);
4) Corso di Filosofia della Politica antica e medioevale (30,00 euro).
Chi avesse piacere di acquistare tutti i corsi, il costo complessivo é di 80,00 euro. Mentre due corsi 50,00 euro.
Per informazioni e richieste scrivere a universita@unidolomiti.it oppure telefonare al 3791075715.
L'ANGOLO DEL GIUSNATURALISTA:
FELICITÁ, VIRTÚ E BENE PER L'UOMO IN ARISTOTELE:
Nell'Etica a Nicomaco, la raccolta di lezioni di Aristotele (384 a.C. - 322 a.C.) articolata in dieci libri ed avente ad oggetto l'etica, si precisa come il bene consista in ció a cui ogni cosa tende. Ogni cosa, infatti, mira a sviluppare la propria essenza, cioé tende a realizzare compiutamente se stessa evitando tutto quello che la allontana da sé. Ora, per l'uomo il riuscire ad essere se medesimo si chiama "felicitá". Questa, in altri termini, é lo sviluppo compiuto dell'essenza della persona uomana (rectius, della sostanza uomo). Come esiste un'opera propria del falegname, del calzolaio, del medico etc., così é necessario ammettere che l'uomo non é un ente inattivo e, pertanto, esiste un'opera precipua dell'uomo in quanto uomo. Essa non consiste nel mero vivere, nel nutrirsi, nel crescere, nell'avere delle sensazioni, dal momento che si tratta di attivitá comuni anche alle piante ed agli animali. Nemmeno il conseguimento della ricchezza, nonostante lo sfoggio che ne fanno molti, poiché essa é sempre un mezzo (per acquistare, ad esempio, una casa lussuosa) e mai un fine. L'opera propria dell'uomo, che lo differenzia da tutti gli altri e ne costituisce la forma o essenza, é "l'attivitá secondo ragione" o meglio "l'attivitá dell'anima razionale secondo virtú". Come l'opera propria del medico é curare bene una persona affetta da una patologia e quella del calzolaio di fabbricare bene le scarpe, così l'opera dell'uomo "virtuoso", ossia colui che sa utilizzare bene i mezzi rispetto ai fini, é quella di portare e mantenere l'anima razionale al culmine delle sue possibilitá. Qual é, peró, questo culmine? Aristotele ci risponde che esso é la "φρόνησις", cioé la saggezza che, guardando agli atti e agli eventi contingenti legati al divenire storico, delibera intorno a ció che é bene e a ció che é male per l'uomo. Detto diversamente, essa sa cogliere l'ordine dell'essere. E solo la saggezza costituisce la via d'accesso alla "σοϕία", alla sapienza, la quale é contemplazione della Veritá necessaria ed immutabile. Ecco perché nell'Etica Aristotele scrive, a riguardo di questo ultimo punto, che bisogna "farsi immortali", ovvero tendere a cogliere il senso ultimo del reale. Aristotele ovviamente é un pensatore pagano, non ha conosciuto la Rivelazione cristiana, ma, nel definire la "felicitá" dell'uomo quale contemplazione della sostanza del Dio, anticipa, sia pure con i dovuti distinguo, il concetto di "beatitudo" che si svilupperá in seguito. Il Dio, per il fondatore del "Liceo, é il Movente Immobile che muove il mondo (per Aristotele non esiste il concetto di creazione e la materia é eterna) e che, pur non producendolo, lo attrae a sé senza "com -muoversi", restando impassibile. É per questo motivo che il Movente Immobile non é la causa efficiente, bensì quella finale dell'universo.
FELICITÁ, VIRTÚ E BENE PER L'UOMO IN ARISTOTELE:
Nell'Etica a Nicomaco, la raccolta di lezioni di Aristotele (384 a.C. - 322 a.C.) articolata in dieci libri ed avente ad oggetto l'etica, si precisa come il bene consista in ció a cui ogni cosa tende. Ogni cosa, infatti, mira a sviluppare la propria essenza, cioé tende a realizzare compiutamente se stessa evitando tutto quello che la allontana da sé. Ora, per l'uomo il riuscire ad essere se medesimo si chiama "felicitá". Questa, in altri termini, é lo sviluppo compiuto dell'essenza della persona uomana (rectius, della sostanza uomo). Come esiste un'opera propria del falegname, del calzolaio, del medico etc., così é necessario ammettere che l'uomo non é un ente inattivo e, pertanto, esiste un'opera precipua dell'uomo in quanto uomo. Essa non consiste nel mero vivere, nel nutrirsi, nel crescere, nell'avere delle sensazioni, dal momento che si tratta di attivitá comuni anche alle piante ed agli animali. Nemmeno il conseguimento della ricchezza, nonostante lo sfoggio che ne fanno molti, poiché essa é sempre un mezzo (per acquistare, ad esempio, una casa lussuosa) e mai un fine. L'opera propria dell'uomo, che lo differenzia da tutti gli altri e ne costituisce la forma o essenza, é "l'attivitá secondo ragione" o meglio "l'attivitá dell'anima razionale secondo virtú". Come l'opera propria del medico é curare bene una persona affetta da una patologia e quella del calzolaio di fabbricare bene le scarpe, così l'opera dell'uomo "virtuoso", ossia colui che sa utilizzare bene i mezzi rispetto ai fini, é quella di portare e mantenere l'anima razionale al culmine delle sue possibilitá. Qual é, peró, questo culmine? Aristotele ci risponde che esso é la "φρόνησις", cioé la saggezza che, guardando agli atti e agli eventi contingenti legati al divenire storico, delibera intorno a ció che é bene e a ció che é male per l'uomo. Detto diversamente, essa sa cogliere l'ordine dell'essere. E solo la saggezza costituisce la via d'accesso alla "σοϕία", alla sapienza, la quale é contemplazione della Veritá necessaria ed immutabile. Ecco perché nell'Etica Aristotele scrive, a riguardo di questo ultimo punto, che bisogna "farsi immortali", ovvero tendere a cogliere il senso ultimo del reale. Aristotele ovviamente é un pensatore pagano, non ha conosciuto la Rivelazione cristiana, ma, nel definire la "felicitá" dell'uomo quale contemplazione della sostanza del Dio, anticipa, sia pure con i dovuti distinguo, il concetto di "beatitudo" che si svilupperá in seguito. Il Dio, per il fondatore del "Liceo, é il Movente Immobile che muove il mondo (per Aristotele non esiste il concetto di creazione e la materia é eterna) e che, pur non producendolo, lo attrae a sé senza "com -muoversi", restando impassibile. É per questo motivo che il Movente Immobile non é la causa efficiente, bensì quella finale dell'universo.
Audio
La registrazione dell' intervento tenuto sabato 22 giugno 2024 in occasione del Convegno dei Triarii a Pieve del Grappa (Provincia di Treviso).
L'ANGOLO DEL GIUSNATURALISTA:
CRITICARE IL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II PERFEZIONA IL DELITTO DI SCISMA? L' ERMENEUTICA DEL PROF. BRUNERO GHERARDINI
Papa Giovanni XXIII, pontefice dal 1958 al 1963, con la Costituzione apostolica «Humanae salutis» del 25 dicembre 1961 indiceva il Concilio Ecumenico Vaticano II. «Mentre l'umanità si avvia verso un nuovo ordine di cose, compiti vastissimi sovrastano la Chiesa», ovvero, precisa Papa Roncalli, «immettere l'energia perenne, vivificante, divina del Vangelo nelle vene di quella che è oggi la comunità umana». La questione è centrale: con quali modalità è stata immessa questa «energia perenne»? La risposta alla domanda dipende dall'ermeneutica dell'assise ecumenica, apertasi nel 1962 e chiusasi nel 1965 durante il pontificato di Papa Paolo VI. Già il fatto di ricorrere all'interpretazione certifica la non chiarezza dei documenti approvati. Ora, è indubbio che il Vaticano II si auto qualificò come «pastorale», cioè privo di un carattere dottrinale definitorio. Come ben spiega Arnaldo Xavier Vidigal Da Silveira, l'assenza di una dimensione definitoria non viene meno per la determinazione «dogmatica» che il Concilio Ecumenico Vaticano II attribuisce a due sue Costituzioni, ossia la «Lumen Gentium» e la «Dei Verbum». La loro dogmaticità risiede, infatti, nella riproposizione come verità di fede di dogmi definiti nei precedenti Concili della Chiesa Cattolica. Tuttavia, la pastoralità del Vaticano II non toglie che esso abbia un suo specifico insegnamento. Come ha ben sottolineato il prof. Brunero Gherardini (1925-2017), giá docente emerito di Ecclesiologia presso la Pontificia Università Lateranense, le dottrine del Concilio «non riconducibili a precedenti definizioni non sono né infallibili, né irreformabili e, dunque, nemmeno vincolanti. Chi le negasse (e non solo criticasse) non per questo sarebbe formalmente eretico» e, a maggior ragione, scismatico, tranne in relazione a quei punti in cui si ripropongono come verità di fede dogmi definiti in altri Concili. In tutte le altre situazioni, mancando una «voluntas definiendi» le dottrine espresse non potranno in alcun modo essere ritenute dogmatiche. Del resto, lo stesso Papa Paolo VI, pontefice dal 1963 al 1978, nel discorso del 07 dicembre 1965, il giorno antecedente la chiusura ufficiale dell'assise ecumenica, dichiarò che «il Magistero della Chiesa non ha voluto pronunciarsi con sentenze dogmatiche straordinarie». Anche la scuola bolognese (Alberigo), che insiste sul Concilio-evento-nuova Pentecoste, ha rilevato che la novità più significativa non è data dalle formulazioni dei testi del Vaticano II, ma dal fatto di essere stato convocato e celebrato (Cfr., sul punto, G. ALBERIGO, Transizione epocale. Studi sul Concilio Vaticano II, Bologna, il Mulino, 2009, p. 848). A tutto questo si potrebbe obiettare che, costituendo i testi del Concilio, approvati dal Papa Paolo VI, espressione del Magistero dottrinale della Chiesa di Roma (ma non dogmatico per le ragioni di cui sopra e che deve tener conto della natura degli atti: ad esempio, una Costituzione non è una Dichiarazione), si deve ad essi, prevede il canone 752 del Codex iuris canonici del 1983, «non quidem fidei assensus», bensì un «religiosum...intellectus et voluntatis obsequium». Il «doveroso ossequio», però, non implica un'accettazione acritica. A parte il fatto di voler provare il Magistero del Vaticano II con lo stesso Vaticano II, il Codice richiede solo un atteggiamento di venerazione, senza un assenso di fede, nella certezza dell’autenticità dell’insegnamento dei Sacri Pastori per la particolare assistenza dello Spirito Santo. Tuttavia, su quest'ultimo punto, va precisato come la promessa di Cristo concerne sempre e solo ciò che il Salvatore ha insegnato (Cfr. Gv 16, 13-14). Si tratta, dunque, d’un’assistenza conservativa della Verità rivelata, non d’un’integrazione in essa di verità altre o diverse da quelle rivelate, o presunte come tali.
CRITICARE IL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II PERFEZIONA IL DELITTO DI SCISMA? L' ERMENEUTICA DEL PROF. BRUNERO GHERARDINI
Papa Giovanni XXIII, pontefice dal 1958 al 1963, con la Costituzione apostolica «Humanae salutis» del 25 dicembre 1961 indiceva il Concilio Ecumenico Vaticano II. «Mentre l'umanità si avvia verso un nuovo ordine di cose, compiti vastissimi sovrastano la Chiesa», ovvero, precisa Papa Roncalli, «immettere l'energia perenne, vivificante, divina del Vangelo nelle vene di quella che è oggi la comunità umana». La questione è centrale: con quali modalità è stata immessa questa «energia perenne»? La risposta alla domanda dipende dall'ermeneutica dell'assise ecumenica, apertasi nel 1962 e chiusasi nel 1965 durante il pontificato di Papa Paolo VI. Già il fatto di ricorrere all'interpretazione certifica la non chiarezza dei documenti approvati. Ora, è indubbio che il Vaticano II si auto qualificò come «pastorale», cioè privo di un carattere dottrinale definitorio. Come ben spiega Arnaldo Xavier Vidigal Da Silveira, l'assenza di una dimensione definitoria non viene meno per la determinazione «dogmatica» che il Concilio Ecumenico Vaticano II attribuisce a due sue Costituzioni, ossia la «Lumen Gentium» e la «Dei Verbum». La loro dogmaticità risiede, infatti, nella riproposizione come verità di fede di dogmi definiti nei precedenti Concili della Chiesa Cattolica. Tuttavia, la pastoralità del Vaticano II non toglie che esso abbia un suo specifico insegnamento. Come ha ben sottolineato il prof. Brunero Gherardini (1925-2017), giá docente emerito di Ecclesiologia presso la Pontificia Università Lateranense, le dottrine del Concilio «non riconducibili a precedenti definizioni non sono né infallibili, né irreformabili e, dunque, nemmeno vincolanti. Chi le negasse (e non solo criticasse) non per questo sarebbe formalmente eretico» e, a maggior ragione, scismatico, tranne in relazione a quei punti in cui si ripropongono come verità di fede dogmi definiti in altri Concili. In tutte le altre situazioni, mancando una «voluntas definiendi» le dottrine espresse non potranno in alcun modo essere ritenute dogmatiche. Del resto, lo stesso Papa Paolo VI, pontefice dal 1963 al 1978, nel discorso del 07 dicembre 1965, il giorno antecedente la chiusura ufficiale dell'assise ecumenica, dichiarò che «il Magistero della Chiesa non ha voluto pronunciarsi con sentenze dogmatiche straordinarie». Anche la scuola bolognese (Alberigo), che insiste sul Concilio-evento-nuova Pentecoste, ha rilevato che la novità più significativa non è data dalle formulazioni dei testi del Vaticano II, ma dal fatto di essere stato convocato e celebrato (Cfr., sul punto, G. ALBERIGO, Transizione epocale. Studi sul Concilio Vaticano II, Bologna, il Mulino, 2009, p. 848). A tutto questo si potrebbe obiettare che, costituendo i testi del Concilio, approvati dal Papa Paolo VI, espressione del Magistero dottrinale della Chiesa di Roma (ma non dogmatico per le ragioni di cui sopra e che deve tener conto della natura degli atti: ad esempio, una Costituzione non è una Dichiarazione), si deve ad essi, prevede il canone 752 del Codex iuris canonici del 1983, «non quidem fidei assensus», bensì un «religiosum...intellectus et voluntatis obsequium». Il «doveroso ossequio», però, non implica un'accettazione acritica. A parte il fatto di voler provare il Magistero del Vaticano II con lo stesso Vaticano II, il Codice richiede solo un atteggiamento di venerazione, senza un assenso di fede, nella certezza dell’autenticità dell’insegnamento dei Sacri Pastori per la particolare assistenza dello Spirito Santo. Tuttavia, su quest'ultimo punto, va precisato come la promessa di Cristo concerne sempre e solo ciò che il Salvatore ha insegnato (Cfr. Gv 16, 13-14). Si tratta, dunque, d’un’assistenza conservativa della Verità rivelata, non d’un’integrazione in essa di verità altre o diverse da quelle rivelate, o presunte come tali.
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Salis, media: il tribunale di Budapest chiede all'Europarlamento la revoca dell’immunità
https://www.imolaoggi.it/2024/06/25/salis-budapest-chiede-revoca-immunita/
https://www.imolaoggi.it/2024/06/25/salis-budapest-chiede-revoca-immunita/
Imola Oggi
Salis, media: tribunale Budapest chiede a Europarlamento revoca dell'immunità • Imola Oggi
Il Tribunale di Budapest avrebbe contattato la presidenza del Parlamento UE per richiedere la revoca dell'immunità parlamentare di Ilaria Salis
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POPOLO DEL SUD - SVEGLIATI!
#AUTONOMIADIFFERENZIATA L'INTERVENTO DI Gigi Lista SU METAPOLITICA - IL FUORISCENA DEL POTERE.
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Forwarded from Gianni Alemanno
ILARIA SALIS CON GLI OCCUPANTI DI CASE: ECCO LA SINISTRA ISTERICA CHE SERVE AL SISTEMA.
Ilaria Salis è ormai l’icona della sinistra più isterica, quella che vive di odio antifascista e di un antagonismo nemico della gente comune. Presentare, con l’avvallo di Fratoianni, l’occupazione di case altrui come una forma di protesta contro la mancanza di alloggi popolari è una follia. Una follia che serve solo a fomentare le occupazioni e a colpire le tante famiglie che attendono da anni un alloggio.
Invece di dividere la gente tra le minoranze di disperati che occupano e la maggioranza di famiglie povere che attendono, bisogna denunciare il vero motivo per cui in Italia non si trovano case per tutti: i vincoli finanziari europei che ci impediscono di varare un vero piano casa con adeguati investimenti
Ma questo è un ragionamento troppo scomodo per la Salis, non può attaccare le oligarchie europee che l’hanno difesa contro l’Ungheria e portata in parlamento a Bruxelles Meglio fomentare l’odio e la guerra tra poveri.
Ilaria Salis è ormai l’icona della sinistra più isterica, quella che vive di odio antifascista e di un antagonismo nemico della gente comune. Presentare, con l’avvallo di Fratoianni, l’occupazione di case altrui come una forma di protesta contro la mancanza di alloggi popolari è una follia. Una follia che serve solo a fomentare le occupazioni e a colpire le tante famiglie che attendono da anni un alloggio.
Invece di dividere la gente tra le minoranze di disperati che occupano e la maggioranza di famiglie povere che attendono, bisogna denunciare il vero motivo per cui in Italia non si trovano case per tutti: i vincoli finanziari europei che ci impediscono di varare un vero piano casa con adeguati investimenti
Ma questo è un ragionamento troppo scomodo per la Salis, non può attaccare le oligarchie europee che l’hanno difesa contro l’Ungheria e portata in parlamento a Bruxelles Meglio fomentare l’odio e la guerra tra poveri.
*Indennizzi Retroattivi per Vaccinazioni: La Vicenda del Minore Affetto da Autismo*
Una recente sentenza della Corte di Cassazione stabilisce che lo Stato deve risarcire chi ha subito danni da vaccinazioni raccomandate, anche retroattivamente. La vicenda riguarda un minore affetto da autismo dopo una vaccinazione antimeningite. La decisione, basata su principi costituzionali, sottolinea l'ingiustizia di far pagare ai singoli il costo di un ipotetico beneficio collettivo.
Per approfondire, leggi l'articolo completo qui: *https://sindacatodazione.com/2024/06/26/indennizzi-retroattivi-per-vaccinazioni-la-vicenda-del-minore-affetto-da-autismo/*
Per informazioni: info@sindacatoazione.it
Unisciti al gruppo Telegram: *https://t.me/sindacatodazione*
Sostienici al link: *https://www.sindacatoazione.it*
Una recente sentenza della Corte di Cassazione stabilisce che lo Stato deve risarcire chi ha subito danni da vaccinazioni raccomandate, anche retroattivamente. La vicenda riguarda un minore affetto da autismo dopo una vaccinazione antimeningite. La decisione, basata su principi costituzionali, sottolinea l'ingiustizia di far pagare ai singoli il costo di un ipotetico beneficio collettivo.
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L'ANGOLO DEL GIUSNATURALISTA:
MODERNITÁ E POLITICA NEL PENSIERO DI SAN PIO X
Appena salito al soglio di Pietro, il grande Papa san Pio X, pontefice dal 1903 al 1914, si trovó innanzi ad una duplice preoccupazione: da un lato tutelare l'identitá della Chiesa, dall'altro custodire integra la fede. La modernitá, per il pensiero sartiano, era indice di pluralitá di opinioni e, dunque, di relativismo. Queste avrebbero annacquato il Credo mediante patteggiamenti e compromessi con il mondo. Da qui, allora, il suo diniego verso quei cattolici che desideravano entrare ed impegnarsi nella vita politica del Regno d'Italia. C'era e c'é ancora oggi una specifica ragione logica sottesa a questo divieto: la politica, nella sua accezione moderna, non é regalitá, ma per sua stessa natura compromissoria e, come tale, assolutamente incompatibile con le fede. Tutto questo non implica affatto una separazione tra il potere temporale e quello spirituale, bensì una collaborazione chiamata a rinvenire il suo fondamento nei principi perenni della morale.
MODERNITÁ E POLITICA NEL PENSIERO DI SAN PIO X
Appena salito al soglio di Pietro, il grande Papa san Pio X, pontefice dal 1903 al 1914, si trovó innanzi ad una duplice preoccupazione: da un lato tutelare l'identitá della Chiesa, dall'altro custodire integra la fede. La modernitá, per il pensiero sartiano, era indice di pluralitá di opinioni e, dunque, di relativismo. Queste avrebbero annacquato il Credo mediante patteggiamenti e compromessi con il mondo. Da qui, allora, il suo diniego verso quei cattolici che desideravano entrare ed impegnarsi nella vita politica del Regno d'Italia. C'era e c'é ancora oggi una specifica ragione logica sottesa a questo divieto: la politica, nella sua accezione moderna, non é regalitá, ma per sua stessa natura compromissoria e, come tale, assolutamente incompatibile con le fede. Tutto questo non implica affatto una separazione tra il potere temporale e quello spirituale, bensì una collaborazione chiamata a rinvenire il suo fondamento nei principi perenni della morale.