IL GIUSNATURALISTA
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Canale pubblico ispirato al pensiero giusnaturalistico classico.
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L'ANGOLO DEL GIUSNATURALISTA:

CHE RAPPORTO INTERCORRE TRA LEGGE UMANA E LEGGE NATURALE?

La "lex humana", o meglio secondo una terminologia moderna il diritto positivo, non é opposta alla "lex naturalis", svolgendo la prima una funzione ordinatrice di ció che stabilisce la seconda. Detto diversamente, il diritto positivo, in primo luogo, ricava il suo contenuto direttamente dai principi universali della legge naturale. Ad esempio: dal precetto di non fare del male ad alcuno (cfr. S. Tommaso d'Aquino, S. Th., I−II, q. 95, a. 2) consegue, quale conseguenza immediata, la configurazione del reato di omicidio a livello di codice penale, oppure il reato di lesioni personali o di sequestro di persona. In secondo luogo, la legge umana deduce "per determinationes" il suo contenuto dalla "lex naturalis", ossia come specificazioni puntuali di precetti generali. Anche in questo caso puó tornare utile un esempio: punire una persona quando commette un atto di ingiustizia é principio di legge naturale, ma la misura della pena é affidata alla determinazione specifica effettuata dalla legge positiva. Questa dipenderá dal bene leso, dai soggetti coinvolti, dal contesto, dalle circostanze etc. Come si puó evincere, il diritto positivo, e dunque lo scopo del legislatore, non consiste in una mera trascrizione della legge naturale in una norma scritta, ma é qualcosa di piú. É un'arte regale, sconosciuta oggi alla politica, consistente nella realizzazione concreta, nelle vicende umane, della giustizia contemplata dalla legge naturale e che si sostanzia nel rispetto dell'ordine delle cose, dell'essere. É questo il perseguimento dell'autentico bene comune il quale, come tale, non puó essere oggetto di rappresentanza politica, dal momento che, non essendo "discutibile e bilanciabile", si impone per il suo stesso essere.
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"la commissione d'inchiesta sul Covid dovrebbe valutare quanto accaduto, ma è stata decurtata di molte sue funzioni, per cui la sua possibilità d'indagine è stata fortemente limitata"

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L'ANGOLO DEL GIUSNATURALISTA:

"PREMIERATO": UNA RIFORMA PIENA DI OMBRE

La Commisione parlamentare permanente Affari costituzionali del Senato della Repubblica ha approvato l'emendamento che riscrive l'articolo 3 del disegno di legge costituzionale (A.S. n. 935) inerente al c.d. "premierato", prevedendo in particolare l'elezione a suffragio universale e diretto del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore da parte del corpo elettorale per un massimo di due mandati (elevati a tre qualora nelle precedenti legislature il "Capo dell'Esecutivo" abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi) ed un premio di maggioranza su base nazionale (é stato tolto l'originario riferimento al 55% dei seggi) per la coalizione vincitrice delle elezioni politiche. Si stabilisce, infatti, che l'elezione del Presidente del Consiglio dei Ministri avvenga contestualmente al rinnovo dei due rami del Parlamento. Il Ministro senza portafoglio per le Riforme istituzionali della Repubblica italiana, Maria Elisabetta Alberti Casellati (Forza Italia), ha affermato, riguardo alla questione della legge elettorale, che si dovrá attendere la prima deliberazione da parte delle due Camere del disegno di revisione costituzionale. Sul punto, il legislatore statale dovrá operare all'interno dei binari delineati dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 1/2014, assicurando l'equilibrio tra rappresentanza e governabilitá. A me pare, peró, che il tema debba essere affrontato in tempi brevi: stante il rapporto di fiducia tra Governo della Repubblica e Parlamento (non sarebbe stato molto meglio un sistema presidenziale piuttosto che questo "papocchio all'italiana") che succede se c'é un voto disgiunto con inevitabili esiti differenti tra la scelta del Presidente del Consiglio dei Ministri e la maggioranza che esce dalle due Camere (un problema che non vi sarebbe in una forma di Governo di tipo presidenziale ove é preventivato il fenomeno della dissociazione delle maggioranze)? E se la soglia per il premio di maggioranza, che con l'emendamento approvato dovrá essere indicata dalla legge ordinaria dello Stato, venisse superata solo in un ramo del Parlamento e non nell'altro (anche qui non si puó non rilevare la miopia di questa maggioranza che non riflette sulla questione della oramai improcastinabile differenziazione tra Camera e Senato), che cosa si fa? Non si assegna il premio e si procede ad un riparto proporzionale, oppure si rifanno le elezioni? Insomma, un approccio superficiale con molte ombre a conferma della mancanza di visione da parte delle forze politiche che sostengono questo Esecutivo Meloni.