IL GIUSNATURALISTA
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Canale pubblico ispirato al pensiero giusnaturalistico classico.
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💥 𝗩𝘂𝗼𝗶 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗺𝗼𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗶𝗻𝗰𝗹𝘂𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶 𝗶𝗻 𝗽𝗿𝗼𝘃𝗶𝗻𝗰𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝗕𝗲𝗹𝗹𝘂𝗻𝗼?
👍 𝗖𝗮𝗻𝗱𝗶𝗱𝗮𝘁𝘂𝗿𝗲 𝗮𝗽𝗲𝗿𝘁𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝟭 𝗯𝗼𝗿𝘀𝗮 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮 “Per l'emersione: ricerca azione, neet e ritiro sociale volontario”
Durata: 12 mesi
📅 Scadenza bando: 2 aprile 2024

👉 La borsa si propone di indagare come stanno i giovani bellunesi e come affrontano la solitudine e il ritiro sociale. Inoltre si propone di far emergere metodologie e modalità attuative utili all'Emersione e primo contatto con i ragazzi in un'ottica di Ricerca Azione sia in modalità OnLine che OnLife.

⬇️ Scarica il bando > https://www.dpss.unipd.it/bando-di-selezione-il-conferimento-di-n1-borsa-di-ricerca-dal-titolo-l%E2%80%99emersione-ricerca-azione-neet

ℹ️ Michele Verdolini
📬 michele.verdolini@centroconsorzi.it
📞 0437 851331
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L'ANGOLO DEL GIUSNATURALISTA:

LA COSTITUZIONE "DUTTILE ED ELASTICA" OVVERO IL FALLIMENTO DEL COSTITUZIONALISMO

Il Presidente della Repubblica pro tempore, Sergio Mattarella, in occasione di un incontro di "creator" al Palazzo del Quirinale, dialogando sulla Costituzione italiana vigente l'ha definita "estremamente giovane" e caratterizzata da una "duttilitá ed elasticitá" che la rendono idonea ad adattarsi a situazioni nuove e non previste rispetto al momento storico della sua entrata in vigore. L'agenzia Ansa, nel comunicare la notizia, ha parlato addirittura di "lezione di Diritto Costituzionale". Che cosa nasconde, in realtá, questa prospettiva e qual é la reale conseguenza di questo approccio? Ritenere il Testo fondamentale del 1948 "duttile ed elastico" significa ammettere che "la Costituzione" sia "la societá nel suo radicamento" (cfr. M. BERTOLISSI, Un giorno dopo l'altro, Napoli, Jovene, 2010, p. 98). Ora, dovrebbe essere la Costituzione la regola per la societá, come ha sapientemente insegnato il prof. Danilo Castellano dell'Universitá degli Studi di Udine, e non la societá il "vestito" del Testo costituzionale, ossia lo strumento giuridico per la realizzazione di qualsivoglia progetto (lo sostiene il costruttivismo) o di qualunque compromesso politico-sociale (lo afferma la dottrina politologica dello Stato). Infatti, le societá che intendono porsi come criteri delle Costituzioni, piegandole, in nome della loro "duttilitá ed elasticitá" ai diversi mutamenti storici, economici, sociali e culturali, sono "senza Costituzione". Detto diversamente, pur partendo da un testo scritto, la Costituzione formale, il significato delle disposizioni deve essere continuamente costruito con la conseguenza che il Testo fondamentale assume una "normativitá variabile", dando vita, in virtú della sua continua adattabilitá, ad un ordinamento giuridico modulare e necessariamente sempre aperto. Questo significa che il vitalismo sociale permea il significato delle disposizioni, facendo della "liquiditá" la caratteristica della normativitá della Costituzione la quale consentirebbe la conservazione di qualunque contenuto presente nella societá con l'unico limite, imposto dalla dogmatica costituzionale, di mantenere sempre la coesistenza dei diversi contenuti (ad esempio, si riconosce il diritto alla tutela del concepito ai sensi degli artt. 2 e 31 Cost., ma al contempo si sostiene che il diritto in esame possa collidere con altri beni meritevoli di tutela costituzionale: cfr. sent. n. 27/1975 precedente la legge ordinaria dello Stato n. 194/1978 sull'interruzione volontaria della gravidanza). Si possono, allora, intravvedere gli orizzonti cui conducono le tanto decantate "elasticitá e duttilitá": favorire l'accentuazione del conflitto dove ognuno punta "l'arma dei propri diritti soggettivi contro gli altri", precludendo la costruzione di un autentico ordine politico che é tale nella misura in cui rispecchia la Costituzione naturale. In questo modo, per l'effetto irradiante della Costituzione evolutivamente realizzata (Miguel Ayuso), si pongono le condizioni che minano le fondamenta stessa della convivenza civile. Il rischio, pertanto, é quello di tornare ad un nuovo "stato di natura" da cui il costituzionalismo moderno ha creduto di aver liberato l'uomo. Forse, sarebbe stato meglio indirizzare la "lezione di Diritto Costituzionale" quirinalizia verso un altro approccio filosofico-giuridico.
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GERMANIA - Il ministro dell’Istruzione ha appena dichiarato: “dobbiamo preparare gli studenti tedeschi alla guerra”!

https://www.bild.de/politik/inland/politik-inland/stark-watzinger-schueler-sollen-auf-krieg-vorbereitet-werden-87538010.bild.html
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Biden: "Putin è in marcia sull'Europa"🤡
L'ANGOLO DEL GIUSNATURALISTA:

LA COSTITUZIONE...DELLA DISFATTA

Dalla "Costituzione piú bella del mondo" del comico Roberto Benigni alla "Costituzione estremamente saggia e giovane" del Presidente della Repubblica pro tempore, Sergio Mattarella, in occasione dell'incontro al Quirinale con alcuni "influencer". Tutte affermazioni intrise di una retorica e di un "patriottismo costituzionale" molto lontani dalla realtá. In primo luogo, la Costituzione repubblicana, entrata in vigore il 01 gennaio 1948, é il Testo fondamentale conseguente una disfatta ed una sconfitta bellica. Lo scopo dell'Assemblea Costituente era quello di giustificare il giá intervenuto mutamento del regime politico determinato dalla vittoria delle "Potenze alleate e associate" e dell' Unione della Repubbliche Socialiste Sovietiche. In altri termini, la Costituzione aveva come fine quello di stabilire un "modus vivendi" tra le forze politiche aderenti al CLN (Comitato di Liberazione Nazionale), pervenendo ad un compromesso tra l' "interpretazione democratica formale dell'Occidente" e quella "progressiva" sovietica secondo lo spirito di Yalta. Non era, dunque, possibile prevedere un modello diverso (alla faccia della "saggezza"). Si commise l'errore, peró, come ammoniva intelligentemente Carlo Costamagna (1880–1965), di aver reso questo "spirito" definitivo e di averne fatto l'animatore del nuovo corso politico repubblicano. In secondo luogo, se l'ordinamento precedente aveva insistito sui concetti di Patria e di comunitá politica, i redattori della Costituzione italiana non solo si abbandonarono ad una vera e propria "orgia ideologica" fondata sui motivi del piú aberrante individualismo (oggi favorito dalle interpretazioni "dinamizzanti" del giudice delle leggi), ma scelsero una versione razionalista di civiltá, l'anticamera della omologazione in corso che nega pure le differenze biologiche: mai un Testo costituzionale ha abusato delle "dichiarazioni dei diritti" che su 139 articoli ne occupano ben 54 e che, lo sottolineava il prof. Oreste Ranelleti (1868–1956), costituiscono mere "enunciazioni di ideologie politiche e sociali" modulabili dal legislatore a seconda delle risorse finanziarie disponibili e del sentire sociale, nonché mancanti di una chiara fisionomia orientatrice (cosí Arturo Carlo Jemolo (1891–1981) sul principio personalistico di cui all'art. 2 Cost.). In terzo ed ultimo luogo, in nome della "ciambella di salvataggio" espressa nell'art. 11 del Testo costituzionale, abbiamo sia giustificato il percorso di integrazione europea nonostante gli scopi perseguiti dall'attuale Unione Europea siano contrari all'interesse nazionale, sia qualunque possibile intervento militare (con la sola esclusione, forse, della "guerra di aggressione"): dalla guerra di difesa alle operazioni militari di "peace keeping", dalla dotazione di armi ed equipaggiamenti alla Repubblica di Ucraina voluta dai Governi Draghi e Meloni al possibile invio di soldati Nato (anche italiani) qualora la sconfitta di Kiev dovesse risultare sempre piú evidente. Di una Costituzione la quale, anziché essere strumento ordinatore dell'essere, ha codificato, secondo la lezione di Giuseppe Capograssi (1889–1956), "le esigenze passionali e letterarie piú che effettive" di quel momento storico, possiamo fare una cosa sola: studiare un modello di come un Testo fondamentale non deve essere, ovvero un'antologia di tutti i piú illustri luoghi comuni che la letteratura giuridica sull'argomento abbia mai presentato (cfr., sul punto, sempre G. CAPOGRASSI, Dubbi sulla Costituzione, in "Opere", vol. VI, Milano, Giuffré, 1959, pp. 105–108).
Un grande evento del nostro Polo universitario "Unidolomiti" di Belluno della SSML/Istituto di grado universitario "san Domenico" di Roma. I due relatori esprimeranno rispettivamente le ragioni di Israele e del popolo palestinese. Per poter seguire in presenza o ricevere il link si puó scrivere a universita@unidolomiti.it oppure telefonare al seguente numero di rete mobile +39 379 1075715. Vi aspettiamo numerosi per un confronto serio, rispettoso e pacifico.
Gli indirizzi del nostro Polo.