IL GIUSNATURALISTA
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Canale pubblico ispirato al pensiero giusnaturalistico classico.
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Forwarded from Byoblu
Nel suo discorso alla Sorbona, il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha dettato la sua linea per il futuro dell’Europa. E naturalmente lo ha fatto invocando una corsa al riarmo, dopo che alcune settimane fa aveva addirittura avanzato l’ipotesi di inviare truppe in Ucraina contro l’avanzata dell’esercito russo. Ipotesi, per fortuna, subito smentita dagli altri leader europei.

E mentre il suo partito, alla vigilia delle elezioni europee, arranca nei sondaggi rispetto alla destra di Marine Le Pen, Macron getta la maschera e tenta il tutto per tutto, disegnando un’Europa non più sulla strada per diventare una grande potenza, ma un’Europa “mortale”, che oggi “può morire” se non fa qualcosa. E cosa? Proprio quelle ricette economiche, politiche e militari di cui parla Macron. Ça va sans dire…
L'ANGOLO DEL GIUSNATURALISTA:

QUALE COSTITUZIONE ANTIFASCISTA?

"W la Costituzione antifascista!!!" Quante volte in seno alle forze politiche di sinistra, nelle piazze ideologicamente orientate, nei sindacati, nei quotidiani (a picco di vendite) come "la Repubblica" abbiamo sentito questa affermazione. Troppe. E anziché replicare a questa bugia con la forza dell'argomentazione scientifica, il c.d. centro-destra con i suoi "ignavi" rappresentanti corre dietro alla narrazione dominante per non essere tacciato di "fascismo". Bisogna, invece, mettere la parola fine a questa retorica vuota cui la maggior parte dell'opinione pubblica é estranea. Ora, al di là del fatto che la parola "antifascismo" nel Testo fondamentale vigente del 1948 non compare, si ritiene, comunque, che il divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista di cui alla XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione, l'accoglimento dei diritti civili e politici, il principio di eguaglianza, quello personalistico (dossettiano) etc. costituiscano il nocciolo "antifascista" del nostro "documento costituzionale". Tuttavia, ad uno sguardo piú attento si puó vedere che non é affatto cosí. In primo luogo, ben potrebbe esserci in Italia un partito di ispirazione fascista che accetta il modello democratico (con le sue aporie), il testo della Costituzione, i diritti ed i doveri in essa previsti. Il divieto costituzionale, con il termine "disciolto", fa espresso riferimento al fascismo quale forza politica affermatasi in un determinato periodo storico. É per questo che non é possibile, nonostante i continui strali della sinistra, sciogliere i partiti di ispirazione "neofascista" secondo le procedure della legge ordinaria dello Stato 20 giugno 1952, n. 645 (c.d. "legge Scelba"). In secondo luogo, la previsione dei diritti civili e politici non é una connotazione propria dell'antifascismo, essendo giá contemplati nelle Carte costituzionali ottriate ottocentesche. In terzo luogo, la parte innovativa del Testo costituzionale (sebbene anch'essa risenta della natura "anfibia" delle Costituzioni del secondo dopoguerra), ossia quella inerente al modello sociale, recepisce in pieno gli apporti della giuspubicistica e giuslavoristica fascista. Il grande storico Silvio Lanaro (1942-2013), considerato tra i maggiori studiosi di storia contemporanea, ha osservato (con buona pace di Scurati, Schlein e compagni) come il compromesso fra cattolici e marxisti, rinvenibile proprio nella normativa sociale, non sia improntato solo ad un generico solidarismo, ma si riallacci in modo netto alla gius-lavoristica del regime: ad esempio, la validitá erga omnes dei contratti collettivi di lavoro ex art. 39 Cost., la previdenza obbligatoria di cui all'art. 38 Cost. etc. Per non parlare, precisa ancora Lanaro, delle consonanze tra il progetto di Costituzione della Repubblica Sociale italiana predisposto dal Ministro dell'Educazione nazionale nel 1943, prof. Carlo Alberto Biggini, ed il testo della Costituzione italiana vigente: dal diritto al lavoro alla funzione sociale della proprietá, dai Patti del Laterano all'esproprio per pubblica utilitá. Da ultimo, per citare gli studi di Aurelio Lepre (1930-2014), c'é una perfetta continuitá tra lo Stato etico gentiliano ed il partito etico che si colloca nel solco dell'ereditá del fascismo e che si perpetua nonostante la vigenza della nuova Costituzione. Infatti, la fine dello Stato etico lasciava un vuoto che, in buona parte, fu colmato attribuendo ad alcuni partiti, il PCI in primis, ma anche la DC, "il significato etico che lo Stato aveva avuto per il fascismo" (cfr. A. LEPORE, Storia della prima Repubblica, Bologna, il Mulino, 1993, pp. 52-53). L'antifascismo, allora, di cui si riempono la bocca sindaci, parlamentari, consiglieri etc., altro non é, come ben scriveva Curzio Malaparte (1898-1957) sia pure con riferimento all'immediato dopoguerra, "una controfigura" del fascismo.
Non siamo, forse, anche oggi un Paese con capetti che non sono poi molto diversi dai gerarchi per lo piú insopportabili al popolo (Renzi, Calenda, Bonino etc.), con partiti che fanno della loro presunta superioritá morale e del loro conformismo all'ideologia dominante il fondamento del nuovo Stato etico etc. Diversamente da quanto sostiene il Presidente della Repubblica pro tempore, Sergio Mattarella, l'antifascismo non puó certo essere fattore di unitá, dal monento che, per riprendere sempre Malaparte, fu dettato dalla vendetta e non dalla giustizia.
Forwarded from Movimento Indipendenza!
Media is too big
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Considerazioni del giorno dopo sul 25 Aprile.
Forwarded from Idee&Azione
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L'ANGOLO DEL GIUSNATURALISTA:

STATO DI NATURA E STATO DI SOCIETÁ: LA LEZIONE DI JOSEPH DE MAISTRE:

L'invenzione di una natura diversa dalla società è un prodotto del pensiero filosofico moderno a partire da Thomas Hobbes (1588-1679). É, infatti, con l'autore del «Levitano» del 1651 che la dottrina della legge naturale (non intesa in senso classico) è divenuta essenzialmente una dottrina dello stato di natura in cui vige il «bellum omnium contra omnes», ossia la guerra di tutti contro tutti. A Joseph De Maistre (1753-1821), suddito e diplomatico del Regno di Sardegna tra i più importante filosofi reazionari del periodo post-rivoluzionario, non interessa sapere se questo stato di natura, anteriore alla società organizzata, vada inteso in senso cronologico o teorico: per il savoiardo lo stato di natura, sulla scia dell'insegnamento aristotelico, è la vita all'interno di una società sana e non la vita anteriore alla società civile. Pertanto, nella sua riflessione, c'è una perfetta identificazione tra stato di natura e stato di società (Fisichella). In questo modo, De Maistre non solo respinge le teorie contrattualistiche nelle loro differenti declinazioni, ma anche l'individualismo che del contrattualismo ne è il presupposto. L'uomo, allora, lungi dal poter disporre tutto in prima persona e, dunque, dal poter compiere quell'atto supremo che è la «creazione di una società», è chiamato ad ordinare «le vedute dell'artefice» (Dio). Siamo, come si può facilmente intuire, ben lontani dall'affermazione dell'esistenza di diritti naturali individuali e pluralizzati i quali si storicizzano nelle dichiarazioni costituzionali rientrando in questo modo nella disponibilità del legislatore. Rispetto, dunque, alla dottrina moderna dei diritti, il pensiero maistrano, conformemente al giusnaturalismo antico e medioevale, insiste sui doveri dell'uomo indirizzati, grazie all'opera di colui che «ha cura della comunità» (per utilizzare un'espressione tomista), al bene comune concepito non come la somma dei beni singoli, bensì come il bene dell'uomo in quanto sostanza individuale razionale che non può mai essere oggetto né di mandato, né di rappresentanza politica. Questo non significa negare l'esistenza dei diritti, ma riconoscere che questi derivano dai doveri e non dalla «funzione dinamizzante» degli ordinamenti mediante le tecniche di bilanciamento. Una riflessione forte, originale, che dovrebbe aiutarci a riflettere seriamente sui falsi miti del costituzionalismo.
Forwarded from Idee&Azione
Evviva la libertà. Il dramma è l’indifferenza o l’incredulità dei più, nonostante l’evidenza della manipolazione. Lo sapeva Lev Tolstoj nell’indimenticabile descrizione dello scialbo, conformista fratello di Anna Karenina, l’inquieta eroina del suo romanzo. “Il giornale che riceveva Stepan Arkadievic era liberale senza essere troppo avanzato e di tendenza adatta alla maggioranza del pubblico. Sebbene Oblonsky avesse poco interesse per la scienza, l'arte e la politica, su tutte queste questioni si atteneva comunque fermamente alle opinioni del suo giornale e cambiava punto di vista solo quando lo cambiava la maggioranza del pubblico. Per meglio dire, le sue opinioni lo abbandonavano da sole dopo essere arrivate a lui senza che si prendesse la briga di sceglierle; le adottava come le forme dei suoi cappelli e delle sue redingote, perché tutti le portavano e, vivendo in una società dove una certa attività intellettuale diventa obbligatoria con l'età, le opinioni gli erano necessarie quanto i cappelli.”
(di Roberto Pecchioli)

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