IL GIUSNATURALISTA
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L'ANGOLO DEL GIUSNATURALISTA:

ESSENZA, ATTO D'ESSERE ED ESISTENZA: PILLOLE DI TOMISMO PER ESSERE VERI GIUSNATURALISTI

Il grande filosofo e teologo domenicano, san Tommaso d'Aquino (1225/1274), il più illustre esponente della scolastica medioevale, chiarisce come, per ogni ente reale, sia necessario distinguere tre concetti fondamentali che in alcun modo debbono essere confusi e che costituiscono il presupposto per ogni discorso inerente al diritto naturale. Partiamo da quello di "essentia", "essenza" in lingua italiana, ossia la "quidditas", ció che rende quell'ente quello che è. Per Tommaso l'essenza non è solo la forma, ma anche la materia: ad esempio, nell'ente uomo l'essenza è data non solo dalla "ragionevolezza" (forma), bensì pure dalla "animalità" (materia). In altri termini, l'essenza, che Tommaso chiama anche natura, comprende tutto ció che è espresso nella definizione della cosa. Ora, precisa l'Aquinate nel trattato trinitario "De potentia" (q. 3, a. 5, ad. 2), "l'essenza, prima di avere l'atto d'essere, non esiste ancora". L'atto d'essere, o "actus essendi" in lingua latina, è, dunque, l'ultima perfezione metafisica dell'essenza, la sua causa (non l'effetto), ció che fa in modo che l'essenza venga ad esistenza. Esso, pertanto, continua il Dottor Angelico, sta all'essenza come l'atto sta alla potenza. Il semplice fatto dell'esistenza di un ente, cioè la presenza reale e positiva dello stesso nella realtà, non va confuso con l'atto d'essere. Infatti, l'esistenza si puó predicare anche dei difetti, delle malattie, della morte, dei peccati: tutti danni o deficienze degli enti, ma non certo perfezione di enti o enti in senso proprio. Tommaso, quindi, diversamente da Aristotele (384 a.C./322 a.C.), non si ferma alle essenze, non è un essenzialista, ma va oltre, giunge all'atto d'essere come perfezione dell'essenza. Nel pensiero aristotelico, invece, è assente il concetto di atto d'essere e l'esistenza delle cose si presenta come un dato ovvio, una categoria interna o immanente a quella di sostanza (del resto per il mondo greco la materia è eterna). Ovviamente per Tommaso è Dio, quale "Ipsum Esse Subsistens", ossia l'atto d'essere per essenza, che, attraverso la creazione, è in grado di far partecipi gli altri enti dell' "actus essendi". Per non risalire all'infinito, precisa Tommaso, dovrà esserci, allora, una realtá che sia causa dell'essere per tutte le cose. Gli enti, dunque, in quanto creati da Dio, hanno il loro atto d'essere per "partecipazione". In essi l'"actus essendi" assume un significato non identico, ma analogo, o meglio simile all'essere di Dio (la c.d. tesi della analogicità dell'essere). "Allo stesso modo che quanto è infocato (ignitum) e non è fuoco" (cfr. S. Th., I, q. 3, a. 4), così ció che possiede l'atto d'essere è non è l'essere, è ente per partecipazione.
Pure sul Corriere della Sera il convegno di domani
Link per domani ore undici
Grazie
Pronti per il convegno sul conflitto israelo/palestinese ad Unicollege di Mantova.
Grande successo