IL GIUSNATURALISTA
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Canale pubblico ispirato al pensiero giusnaturalistico classico.
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Anzi, non può proprio farlo.
La parola intelligenza, evidentemente, non dice o non dice più cosa sia l’intelligenza.
Ciò che è preoccupante su un piano più sociale e politico è che lo stesso scienziato, così come modernamente formato e troppo spesso avulso dalla conoscenza filosofica dei presupposti e fondamenti della sua stessa scienza, crede in questa intelligenza autonoma della macchina. La tentazione naturalistica, per dirla con Husserl, ancora una volta affligge la scienza moderna: lo strumento analitico del linguaggio e lo strumento analitico dell’oggetto non sostituiscono la natura ontologica di niente di ciò che è, sia esso un reale scientifico o un reale filosofico. Liberarsi dalla superstizione cartesiana di un dualismo moderno, fatto di “tutta anima” o “tutta tecnica”, è più che mai necessario se vogliamo intraprendere un rapporto che abbia un’etica con il mondo e con gli oggetti di questo mondo, fra cui le macchine, le IA create dall’uomo.
La maggior parte delle scienze moderne ha volto l’attenzione all’intelligenza come processo e sequenza complessa di processi, commettendo però l’azzardo di usare come sinonimi il verbo fare e il verbo essere: ciò che io faccio non è ciò che io sono, o perlomeno non del tutto e non basta per raccontare la mia essenza. L’errore si è più o meno volontariamente perpetrato con la costruzione di modelli interpretativi in cui la intelligenza-conoscenza-coscienza diventavano a loro volta intercambiabili. Ma è possibile, ad esempio, una intelligenza senza coscienza? E come potrebbe essere una intelligenza non cosciente, se ontologicamente fondata? O non è intelligenza, o non ha ontologia e quini non può nemmeno essere intelligenza. Se, però, spostiamo l’attenzione dal quid al quod, il quesito si risolve… perché scompare dalla nostra indagine.
C’è infatti un ulteriore equivoco che riguarda il fondamento filosofico: fintanto che si considera l’Essere, e dunque ci si deve calare nella riflessione circa l’ontologia, l’intelligenza non può non essere considerata in maniera ontologica, e dunque nel campo della metafisica; ma allorché la si voglia ignorare, relegando la propria speculazione a dati meramente materiali, di cui ignorare maldestramente i fondamenti e le origini, ecco che tutto trova facilmente il suo ordine. Già l’empirismo di Bacone e di Locke, secondo cui l’intelletto è determinato dai sensi, potrebbe bastare per giustificare filosoficamente; di più se consideriamo il positivismo logico di Carnap e Hempel, che ordinarono una teoria computazionale per produrre la conoscenza a partire dall’esperienza di base. Il problema, però, rimane. Che cosa è l’intelligenza?, è una domanda che solo nel terreno di battaglia dell’ontologia può essere discussa, e confonderla con il come funziona? o il come si fa? non può che riportare al punto di partenza. La categoria della qualità non è filosoficamente intercambiale con quella delle quantità, tantomeno della sostanza o della relazione.
Ammettiamo di tralasciare per comodità d’indagine secoli di filosofia e restiamo nel campo della coscienza così come oggigiorno intesa. Ancora una volta, ci troveremo davanti ai medesimi problemi: se per coscienza intendo una serie meccanica di operazioni di auto-individuazione, ammesso che “auto” sia per davvero, costruibili su di un algoritmo programmabile, la risposta sarà “sì, è possibile avere coscienza”; ma se con essa intenderemo ancora il latino intus-legere, “leggere dentro”, che è capacità anche di andare il calcolato, il percepibile e l’immaginabile, allora no, non vi è alcuna coscienza autosufficiente in una intelligenza creata in laboratorio. La quantistica d’altronde sta aiutando a infrangere gli assunti della scienza moderna, spesso elevati al rango di dogmi, dimostrando che il materialismo non solo è scientificamente, oltre che filosoficamente, infondato, ma conduce ad una serie di errori non soltanto di calcolo che spesso vengono sorvolati.
Verrebbe da domandarsi: si chiede mai agli scienziati quale è la loro filosofia? Può sembrare una domanda fuori luogo, eppure permetterebbe di comprendere con maggiore precisione il valore delle loro ricerche. Se oggi il grande Muhammad ibn Musa al-Khwarizmi, il persano inventore dell’algoritmo, filosoficamente prima che matematicamente, sapesse che il suo studio è finito per essere impiegato nell’apologetica della “dottrina delle macchine”, lui che era un mago e sacerdote zoroastriano, probabilmente non la prenderebbe molto alla leggera, perché con la sua matematica cercò di svelare i misteri di Dio al mondo, non di nascondere Dio al mondo dietro la maschera di una macchina.
Molti scienziati ritengono che anche noi, esseri umani, siamo solo macchine, sofisticati sistemi di elaborazione delle informazioni basati su wetware, prima o poi replicabili. Ciò nasce da un materialismo di fondo che ignora volutamente un’ampia parte della conoscenza umana, e già di per sé questo dovrebbe far capire la grossolanità dei possibili errori. La coscienza viene relegata al solo cervello, come un insieme di calcoli complessi svolti da un macchinario biologico. Il problema della definizione della coscienza non si può esaurire in così poche battute. Io so, dentro di me, di esistere. Ma come faccio a saperlo? Sono sicuro che esisto perché lo sento dentro di me. Quindi, è il sentire il portatore della conoscenza. La capacità di sentire è la proprietà essenziale della coscienza. Tuttavia la sensazione non è l’insieme de segnali ricettivi che provengono dai sensi: tali informazioni vengono tradotte nella mia coscienza in una sensazione soggettiva, nel “ciò che io sento”. Noi non percepiamo semplicemente, noi sentiamo, attribuiamo un significato complesso e costruito dentro di noi. La coscienza potrebbe essere definita semplicemente come la capacità di sentire. Ma sentire implica l'esistenza di un soggetto che sente - un sé -, e quindi la coscienza è inestricabilmente legata a un sé. È la capacità intrinseca di un sé di percepire e conoscere attraverso le sensazioni e i sentimenti, cioè attraverso un'esperienza senziente: è una proprietà che definisce un sé. Ora, i sentimenti sono chiaramente una categoria di fenomeni diversa dai segnali elettrici e biochimici: sono incommensurabili con loro. I filosofi hanno coniato la parola quale per indicare che cosa si prova. E spiegare l'esistenza dei qualia (plurale di quale) è chiamato “il problema difficile della coscienza”, perché nessuno lo ha mai risolto. I segnali elettrici siano essi in un computer o in un cervello, non producono qualia, di cui nemmeno si conosce una legge fisica che li sappia tradurre. Come si spiega allora l'esistenza dei qualia, siano essi sensazioni fisiche, emozioni, pensieri, sentimenti spirituali? Scrive a tal proposito Faggin:
Ben lungi dall'essere un epifenomeno, la coscienza è reale. In altre parole, la sostanza di cui tutta la realtà è fatta è cosciente ab initio, e l'espressione materiale più evoluta di questa sostanza è ciò che chiamiamo "vita". Secondo questa visione, la coscienza non è una proprietà emergente di un sistema complesso, ma al contrario: un sistema complesso è una proprietà emergente della sostanza cosciente di cui tutto è fatto. Pertanto, la coscienza non può magicamente emergere dagli algoritmi, ma è già presente nei campi delle particelle elementari di cui tutto è fatto. In quest' ottica, la coscienza e i sistemi fisici co-evolvono verso complessità sempre maggiori. Sono due aspetti irriducibili della stessa realtà.
La comprensione è una proprietà fondamentale della coscienza, ancora più importante della percezione dei qualia e definisce la natura della vera intelligenza da una prospettiva che può tornare nuovamente a un piano ontologico. Se non c'è coscienza non c'è comprensione, senza comprensione non c'è intelligenza, e senza intelligenza un sistema non può essere autonomo a lungo, laddove per “autonomo” si intende il significato etimologico del termine.
Le IA, i computer, possono arrivare al punto di convertire segnali elettrici in informazioni, attraverso procedimenti di elaborazione. Nell’uomo, però, queste informazioni vengono convertite in conoscenza semantica proprio nella nostra coscienza, creando la rappresentazione del mondo esterno, o se si preferisce costruendo la rappresentazione soggettiva del mondo esterno oggettivo portato dentro di noi. È una percezione senziente. Attraverso ciò, giungiamo alla comprensione, che è ciò che ci permette di capire il significato, in maniera olistica, integrata. La comprensione quindi è il passo necessario prima che possa essere fatta una scelta intelligente. È la comprensione che ci consente di decidere se un' azione sia necessaria o meno e, in caso affermativo, quale azione sia quella ottimale. Il grado di coinvolgimento della coscienza nel decidere quale azione intraprendere ha una vasta gamma, passando da nessun coinvolgimento, quando l'azione (o l'inazione) è automatica, fino a una riflessione cosciente prolungata, che può richiedere giorni o settimane di riflessione sul da farsi prima di decidere quale azione intraprendere.
Quando la situazione corrente è giudicata simile ad altre situazioni note in cui una determinata azione ha prodotto buoni risultati, la stessa azione può essere scelta inconsciamente, producendo essenzialmente una risposta condizionata. Questo comportamento è simile a un comportamento meccanico. All’estremo opposto ci sono situazioni mai incontrate prima, nel qual caso le varie scelte possibili, basate sulla precedente esperienza, sono inapplicabili.  
Qui è dove la nostra coscienza viene coinvolta, permettendoci di trovare una soluzione più o meno creativa. È questo l'aspetto cruciale dove la coscienza è indispensabile: nel risolvere non problemi banali, ma problemi mai prima affrontati. Pertanto, la vera intelligenza è la capacità di giudicare correttamente una situazione e di trovare una soluzione creativa qualora la situazione la richieda. La vera intelligenza richiede comprensione.
Perché l’artificio rimane: l’IA è un prodotto di una intelligenza. Confondere l’artificio con l’artista è un errore lecito, ma non per questo giova.
Dunque, volendo concludere questa riflessione, laddove il titolo del nostro incontro recita con punto di domanda “Intellego ergo sum?”, parafrasando il Cartesio, una risposta alla sfida della possibilità di una intelligenza artificiale, potrebbe essere la seguente: è possibile riconoscere il proprio essere a partire dalla propria intelligenza, e l’intelligenza ci dà la capacità di cogliere il nostro essere; ma essa deve essere vera intelligenza, ontologicamente fondata, quale potenza dell’Anima; se tale non è, allora non è intelligenza e dunque non può riconoscere alcun essere. Ciò che chiamiamo Intelligenza Artificiale è un binomio costruito su di un inganno filosofico nella sua ontologia, scientifico nella sua epistemologia.
Bibliografia di riferimento
Agostino d’Ippona, La Trinità, Città Nuova, Roma 1973.
Alessandro di Afrodisia, L’Anima, Laterza, Roma 1996.
Aristotele, De Anima, Bompiani, Milano 2001.
Aristotele, Metafisica, Bompiani, Milano 2000.
Avicenna, Metafisica, Bompiani, Milano 2002.
Averroè, Il trattato deciso sulla connessione della religione con la filosofia, Rizzoli, Milano 1994.
Richard Dales, The problem of the Rational Soul in the Thirteenth Century, Brill, New York 1995.
Ernst Heinrich Weber, La personne humaine au XIIIe siècle, Vrin, Paris 1991.
Étienne Gilson, La Filosofia nel Medioevo, BUR, Milano 2014.
Federico Faggin, Silicio. Dall’invenzione del microprocessore alla nuova scienza della consapevolezza, Mondadori, Milano 2019.
Immanuel Kant, Critica della ragion pura, UTET, Torino 2013.
Immanuel Kant, Prolegomeni ad ogni futura metafisica che possa presentarsi come scienza, La Scuola, Brescia 2016.
Tommaso d’Aquino, Commento alle sentenze di Pietro Lombardo, ESD, Bologna 2001.
Tommaso d’Aquino, Le questioni disputate, ESD, Bologna 2001.
Tommaso d’Aquino, La Somma contro i Gentili, ESD, Bologna 2001.
Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae. 4 voll.
, ESD, Bologna 2014.
Tommaso d’Aquino, Unità dell’intelletto contro gli averroisti, Bompiani, Milano 2000.
Platone, Fedro, Bompiani, Milano 2000.
Platone, Fedone o sull’anima, Feltrinelli, Milano 2015.
Platone, L’Anima, Theoria, Milano 2021.
Platone, Timeo, Bompiani, Milano 2000.
 
Cercasi personale medico presso il nostro Centro Clinico Psichiatrico a Bellinzona (My Way Services SA):
1 medico assistente 
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Le candidature sono da inviare a:
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Forwarded from Giubbe Rosse
MUSK: IL VACCINO MI HA QUASI MANDATO IN OSPEDALE. OLTRAGGIOSO L'OBBLIGO, NON AVREI MAI LICENZIATO I NON VACCINATI. SERVE INDAGARE SUI VACCINI
"Preferirei andare in prigione piuttosto che licenziare brave persone che non vogliono vaccinarsi. Quanto a me, ho contratto il Covid originale prima che fosse disponibile il vaccino (lievi sintomi del raffreddore) e ho dovuto fare tre vaccini per i viaggi. Il terzo vaccino mi ha quasi mandato in ospedale. Quante altre persone là fuori hanno sintomi che derivano effettivamente dal vaccino o dal trattamento Covid, piuttosto che dal Covid stesso? Per quanto riguarda coloro che non hanno preso alcun vaccino, beh Djokovic ho appena vinto un numero record di tornei del Grande Slam... Non è che non creda nei vaccini, ci credo. Tuttavia, la cura non può essere potenzialmente peggiore della malattia. E il dibattito pubblico sull’efficacia non dovrebbe essere interrotto".

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L'ANGOLO DEL GIUSNATURALISTA:
Forwarded from Byoblu
COSTITUZIONE SENZA FUTURO? - Chiara Pernechele, Paolo Sceusa, Daniele Trabucco

In questi anni la Costituzione italiana è stata disattesa, calpestata e spesso interpretata ad uso strumentale. Eppure la nostra Carta è più bella del mondo, come può non rappresentare il principio della sovranità popolare? Bisogna riformarla, superarla o renderla intoccabile?

➡️ https://www.byoblu.com/2023/09/29/costituzione-senza-futuro/
Forwarded from La terza ROMA
Media is too big
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Il quotidiano"La Repubblica" noto per la sua feroce propaganda anti russa e il continuo utilizzo di fake news pubblicava un articolo dove diceva che la città di Melitopoli viveva nel terrore. I miliziani ceceni avevano quasi introdotto la Sharia e i cittadini vivevano nel terrore.
Siamo andati a vedere con i nostri occhi e non abbiamo visto niente di tutto questo. Anzi la città nonostante la tanto decantata controffensiva ucraina sta tornando alla normalità e soprattutto non c'è nessun problema religioso e né "terrore" creato dalle milizie cecene.

https://t.me/terzaroma
L'ANGOLO DEL GIUSNATURALISTA:

IL "FATTO" DELLA LEGGE NATURALE

Il tema della legge naturale non si inserisce all'interno di una teoria, ma costituisce un fatto. Questo significa che ció cui diamo il nome di "lex naturalis" è un dato di esperienza. Pertanto, la c.d. teoria della legge naturale altro non è che la spiegazione scientifica di questo dato. La ragione dell'uomo, indipendentemente dalle epoche storiche e dal contesto politico/culturale, non considera indifferenti tutte le azioni che concretamente si possono attuare. Emette, infatti, dei veri e propri giudizi vincolanti: si deve tenere questo comportamento, si deve evitare quest'altro. Questi giudizi "deontologici" sono anteriori alla decisione di agire e non debbono essere confusi con il giudizio personale mediante il quale il soggetto giunge a prendere la decisione di assumere questo o quel conportamento. Detto diversamente, i giudizi "deontologici" costituiscono "le leggi dell'agire" cui si puó obbedire o disubbidire (Esempio: di fronte ad un bene altrui il precetto della legge naturale ci dice di "non rubare", ma il giudizio personale puó condurre a sottrarre il bene del prossimo perchè c'è un interesse a portarglielo via in modo illecito. Questo interesse non è "legge dell'agire", ma norma e decisione soggettiva). Se la "lex naturalis" non fosse inscritta nella natura dell'uomo, da intendersi non in senso biologico, nè meccanicistico ma filosofico, ossia natura come essenza della persona, ció che la rende quello che è e la diversifica da altri enti, non si potrebbe spiegare la dissociazione che spesso si sente tra ció che ci rendiamo conto bisogna fare e ció che vogliamo fare. Si potrebbe obiettare che questa possibile discrasia dipende dalla cultura del tempo quale "sovrastruttura" e non dalla natura del soggetto. In realtà, se l'uomo non fosse naturalmente morale, se non avesse una struttura tale da consentirgli di cogliere la legge naturale ed i suoi precetti, giammai um fatto culturale avrebbe potuto produrre codesta struttura, poichè ció richiederebbe una mutazione ontologica che non è alla portata di alcun fatto culturale. L'influenza sociale e culturale, semmai, puó comportare giudizi di convenienza e di opportunità, ma non certamente "deontologici". Ora, la dinamicità dell'agire umano non è priva di senso, altrimenti le azioni dell'uomo non avrebbero alcun tipo di significato e rientrerebbero nella dimensione della non/logica. Invece, l'uomo, con la sua "ragion pratica", tende alla corretta espansione del suo essere ed è in questa prospettiva che la legge naturale assume il significato di manifestazione, sotto forma di doveri, delle esigenze naturali della persona umana conformemente alla sua essenza. Il mancato rispetto, da parte della legge positiva, o "humana", per utilizzare un termine caro a san Tommaso d'Aquino (1225/1274), ha conseguenze ben precise nell'ordine sociale, determinando un vero e proprio perturbamento: il divorzio debilita la famiglia e pone le premesse per la moltiplicazione delle "famiglie" con evidenti ripercussioni sui figli, il permissivismo una spirale di violenza, l'interruzione volontaria della gravidanza una volontà di potenza sul concepito che esiste e che, quindi, è già essere (la sua esistenza non è in potenza, ma già in atto). Scriveva il grande retore romano Marco Tullio Cicerone (106 a.C./43 a.C.) nel "De legibus": la vera legge è solo quella norma " che distingue ciò che è giusto e ciò che è ingiusto secondo la natura stessa delle cose … In caso diverso, una legge non solo non dovrebbe essere considerata tale, ma neppure dovrebbe averne il nome".
Forwarded from La terza ROMA
Il capodelegazione del PD a Strasburgo lo spezzino Brando Benifei, dice che il partito del vincitore delle elezioni in Slovacchia, Robert Fico, sarà probabilmente espulso dal PSE se dovesse scegliere di governare con l'estrema destra e disimpegnarsi dal sostegno all'Ucraina.

La foto non è stata scelta a caso,faccia da mascherina e 1800 miliardi di bugie!!!
https://t.me/terzaroma